venerdì 1 ottobre 2010

CERTI RAGAZZI di Lucio Mayoor Tosi

Silloge 21

Certi ragazzi sono tappetti dal cuore disperato
marginale stil novo, barbagli dell’acqua nella luce matura
barche vuote, sedie disabitate.

Chi non ha tempo per l’amore vive dentro lunghe gambe sportive
e scopa da gentleman come fanno gli uomini canguro del sesto piano
quello delle dirigenze. Una razza satellitare bene attenta a non
riprodursi senza garanzie di spettacolo tra le rubinetterie
i divani di pelle e la cruscotteria del 2000.

Certi ragazzi vorrebbero avere il sedere basso e svestito
invece le ragazze conservano una castità di ferro anche mentre la danno
come fosse una domanda, il ricciolo di un mazzo di primavere
e sanno di cucinotto, di lavanda e di una birra, una per tutta la sera.

Ai miei tempi Pecos Bill moriva di un solo sentimento, solo come
un ferro da stiro, come l’arca dell’alleanza e come le canzoni di Piero Ciampi.
Bob Dylan cantava ai passanti mentre la luna si faceva effervescente

Ieri ho comperato un barattolo di quelli per fare le bolle di sapone
voglio soffiarle alla finestra del mio fratello suicida
fratello dolce come il miele invecchiato nella credenza e bello come un cavallo
imperiale. Volevo soffiare bolle di sapone nella sua finestra invece
di fargli una telefonata, ma le bolle se ne volavano via.
Servirebbe una magia che non conosco, un faro diurno pulsante
un albero di gomma elastica, un grido di protesta melodico, una vittoria.

Chi non ha tempo per l’amore si aggira tra i tavolini del bar
con la bottiglietta dell’acqua gassata in mano. E’ giovanile già a vent’anni.
Quell’altro che ne ha quaranta non sa educare il cane
anche se ha il patentino per la barca. Ha messo in piega i suoi corpi sottili
e li ha sommersi di belle parole quella volta che si sentiva ispirato nel parcheggio
appena fuori l’autostrada. Una giornata indimenticabile da 120 mila euro
che avrebbero potuto essere di più se avesse avuto il brevetto di volo.

2 commenti:

Moltinpoesia ha detto...

Se la Fortuna in persona avesse l'onore di giacere accanto a Mayoor saprebbe che cosa la sostiene e cosa sono le stelle raccontate da lui.
Il linguaggio alto ma non ridondante é pur sempre la cifra minore di questa silloge di poesie. Il gradiente vero é nell'equilibrio assoluto tra osservazione e pensiero; nella capacità di vedere aldilà di ogni apparenza. Con ironia e sempre amore.

Giuseppe Beppe Provenzale

Anonimo ha detto...

Accidenti Giuseppe... questo non è un commento, è una preghiera. I commenti lusinghieri, si sa, sono gratificanti per chi li riceve, ma la loro utilità è dubbia in quanto mettono il poeta nella condizione di ritenersi per qualche istante anche un autore meritevole. In realtà il poeta è meritevole per il fatto di aver sostenuto con decisione la propria penna biro, così come un calzolaio è meritevole per aver confezionato, cucendo, tagliando e incollando, un buon paio di scarpe. I complimenti però, poi andranno alle scarpe.
Per una preghiera è diverso, la preghiera è una goccia d'acqua che sa far sentire deserto il deserto. E deserto è chiunque non sia avvezzo a ricevere.
Mayoor