mercoledì 24 novembre 2010

DISCUSSIONE
Tomaso Kemeny
e Giorgio Linguaglossa
a proposito della bellezza











Tomaso Kemeny, 9 ragioni per ribellarsi all’Impero del Brutto

  1. L’Impero del Brutto ha conseguito lo scollamento tra il mondo degli ideali-valori e il mondo effettuale, determinando la cassazione dei desideri umani più elevati, anche nella dimensione della pubblica simbolizzazione.
  2. La mancata simbolizzazione degli ideali nel tempo presente rovescia la tensione verso l’infinita bellezza-sublime nell’infinitamente piccolo e miserabile.
  3. Così il lavoro artistico finisce per focalizzare trovatine non essendo, l’artista come tale, più in grado di elaborare le tecniche necessarie per dare una forma ispirata alla materia.
  4. L’Impero del Brutto devasta la Natura in nome di una pretesa migliore qualità della vita.
  5. L’Impero del Brutto designa il Denaro come fondamento del potere.
  6. L’Impero del Brutto impone il Denaro come misura non solo estrinseca ma anche intrinseca delle Opere d’Arte.
  7. Se non fossimo tutti complici di questa situazione, l’Impero del Brutto crollerebbe.
  8. Il nostro destino di donne e uomini liberi ci rende responsabili della condanna a morte della Bellezza, che se non è un valore in sé,  è il fondamento di tutti i valori.
  9. Se agli ignavi ribellarsi all’Impero del Brutto, in nome della Bellezza, pare impossibile, la rivolta si rivela invece ineluttabile per tutti coloro che sanno dare ascolto al Demone della Poesia.



Tomaso Kemeny
28/X/2010
Milano, La casa della Poesia

Giorgio Linguaglossa a T. Kemeny

Caro Tomaso,

apprezzo e ammiro il tuo tentativo di ripristinare l’anelito all’Impero della Bellezza ma mi chiedo (e ti chiedo) è ancora possibile? È ancora possibile impiegare (senza arrossire) la parola «bellezza»? Tu credi veramente che questa parola sia «innocente»? O che sia ancora oggi possibile, nelle attuali condizioni dell’economia politica, una parola «innocente»? È ancora possibile impiegare la parola «bellezza» nel Dopo il Moderno? E siamo sicuri che la «questione della  bellezza» possa essere propugnata senza una preventiva disinfestazione del suo entourage?
Cercherò di condensare la questione (le antinomie) della bellezza in nove punti:

1) Il Bello quale regressus in infinitum?-, emblematicamente personificato dalla ricostruzione etimologica, non conduce in nessun luogo, se non a ricordarci del Bello come a ciò da cui abbiamo già da sempre preso congedo. Se l’essere si dà nella forma del Geschick (invio, destino) e della Ueberlieferung (la trasmissione), in quale forma si dà il Bello?
2) Non è il Bello qualcosa da cui noi abbiamo già da sempre preso congedo?
3) Il linguaggio del bello, il logos-kalon è un linguaggio separato o unito a quello del Bene?; entrambi sono fini per se stessi o sono valori cercati in vista di altro? – ricordiamoci che la bellezza da Platone a Gadamer, è la percepibilità dell’idea del bene, il suo risplendere (cfr. Verità e metodo).
Qualunque razionalità dell’esperienza storica (di singoli o gruppi) è possibile solo in riferimento al logos che è, insieme, mondo e linguaggio.
4) È ancora possibile, oggi, parlare del Bello senza parlare della critica dell’economia politica e della critica dell’economia estetica? Non sarebbe più utile ed istruttivo parlare di «critica del Bello?»
5) Mi chiedo (e ti chiedo): che senso ha parlare, oggi, del Bello in un’epoca di stagnazione stilistica e di conformismo retrogrado?
6) Mi chiedo (e ti chiedo): che rapporto c’è tra il Bello ed il novum? – cioè tra il Bello e l’ideologia del progresso?
7) Perché non provare a sostituire la parola «bellezza» con quella meno evanescente di «esperienza della verità» o «messa in opera della verità»?
8) E che cos’è l’«esperienza della verità» se non l’apprestamento di regole e retorizzazioni (procedure linguistiche tematizzate e formalizzate) nell’ambito di un Discorso artistico?
9) Se il nichilismo è il rotolare via dal centro verso la periferia di un punto X, come dice Nietzsche, come porre l’esperienza del Bello nelle nuove condizioni del nichilismo compiuto? Della dissoluzione dell’oggetto e della deterritorializzazione del soggetto?

Roma, da casa mia
lì 17 novembre 2010

2 commenti:

Anonimo ha detto...

S’ode a destra il delirio di Tomas,
A sinistra lo fa Linguagrossa,
Incistato ognun sta nel suo fosso,
Tutto fiero parlandosi addosso.

La bellezza insultata e rimossa
Si vergogna, che schiava non è.

L’esperienza, il discorso ed il novum
Innocente, entourage, infinitum,
Questo gergo mostruoso accapiglia.

Verità, punto X, nichilismo,
Così il bello, il denaro ed il brutto
In un western-spaghetti attorciglia
Il Geschick ed il logos-kalon.

Parapon-parapon-ponzipon.


by Virgulino Folhetos Bahamar Jr.

Anonimo ha detto...

In un vero naso brutto
un naso bello vi trovai
in un falso seno bello
un seno brutto vi trovai
col denaro del brutto ladro
un quadro falso mi comprai
con la lente della verità
vidi bello un uomo storpio
vidi brutta la mia voglia
di sapere
dove vive la bellezza.

Dentro il bello il brutto sta
dentro il brutto il bello sta
nella lente sta la verità.

Trallallero lero là

BYEMY