sabato 6 novembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Lucio Mayoor Tosi
Muhammad è un uomo religioso













Abbiamo trasmesso l’attenzione dei gatti. Buongiorno.  
Quel cappellino ti sta proprio bene, adesso che la luce è un lampo 
di chilometri , conviene farsi belli.  Il buio, il buio è il nuovo giorno 
dei capelli colorati, fiori sui giacconi scuri, parole a passeggio 
tra il denaro che dorme. Anche oggi abbiamo lavorato per lui
vecchio arido, bavoso mondo non terrestre.



Abbiamo trasmesso la vertigine dei palazzi e la loro ombra
ora solo riflessi di lago sul marciapiede. Chiuse le finestre degli uffici 
cessa  ogni pericolo, le strade borbottano la musica sordomuta dei dinosauri 
dalle frecce lampeggianti. Essere ricchi è avere spiccioli.



Ci sono occhi in giro che non sono fatti per dormire
occhi di notte che sorridono, antichi fotografici ballerini orientali tecnologici
schiene zainetto, eleganze vocali, silenzi e confidenze. 
In questo niente-denaro la nuova economia è fare marchette.  
“Psicologicamente non è facile”
Disperazione snob, non merda del vivere ma pensare cagando, che è un’arte 
per tutti. Non meditatori ma pensierosi cagatori.  Divertente.



Abbiamo trasmesso i tuoi capelli rossi. Così bella che non sembri 
pensierosa.  L’ho visto. E’ stato un attimo. Grazie.  Ci sono storie d’amore 
così, che hanno tempi brevissimi, svizzeri che nessuno ci pensa.  
Amare è davvero facile, è una qualità della vista in maschera
lontano dai carnevali.  Amori miei vicini, mai senza di voi chiunque. 



Abbiamo trasmesso l’insegna del Luca’ bar. Qui non lo sanno che ci scrivo 
dentro. E dentro, dentro questo quadernetto.  E’ una piscina la notte
ha parole di voce, non libri.  E’ acqua, è abisso, non morte, non margherite.  
La notte ha bottoni e sciarpette.



Abbiamo trasmesso matematici sotto il berretto di lana 
che contano i sorsi di birra, i gradini delle scale, le fette delle arance. 
Non ancora poeti, quindi matti come  pensieri. 
Non mi guardi.  Oh, che storia d’amore la nostra, di due secondi.



Per vivere faccio il motociclista, fumo sigarette. Per vivere 
mi faccio la doccia, prendo il tram. Per vivere mangio un gelato.  
Qualcuno confonde il denaro con la vita, qualcuno fa politica.  
E’ come guardare gli aerei passare, scivolare in un pensiero 
e non essere qui.


Salute. Domani se mi riesce interagisco.  
Ora vado a fare due passi nel verde, tra le vetrine.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi piace questa mia poesia. Certo qui e là sarebbe ancora da sistemare, alcune immagini arrivano confusamente anche a me. D'altra parte siamo in un blog e, per me, questo significa che di dovrebbe avere l'agio di essere severi quanto appassionati e divertiti.
L'informazione che mi premeva dare però, al di là dei giudizi di merito o demerito, è un'altra. E cioè il fatto che il verso breve lo si potrebbe anche discutere. E con esso anche la metrica degli accenti. E con essi anche gli a capo. E con tutto questo anche il cosiddetto verso libero.
Oggi, lo dico anch'io, non si inventa niente, sia chiaro. Sto scrivendo così da qualche tempo e, se mi perdonate la presunzione, facendolo mi sono tornate nella mente alcune poesie "recitative" di Pagliarani, Rosso Corpo Lingua Oro Pope-Papa, mi pare, ora non ricordo bene. Va be'. Un caro saluto.

mayoor