Luca Chiarei del Laboratorio MOLTINPOESIA ha pubblicato questa raccolta di poesie.
Qui sotto una lettera inviatagli da Jack Hirschman
Caro Luca,
ho scritto queste parole dopo aver letto il tuo libro. Il tuo metodo di composizione è quello di un sibilo concentrato, un intero universo di significati che svela al lettore il suo senso più profondo. La tua missione è quella di portare alla luce l'anima attraverso una serie di implosioni liriche, epifanie laiche che creano brillanti radure illuminando l'interazione tra il suono e il silenzio. Da parole quasi sussurate emerge l'eterna dialettica tra le dimensioni visibile e invisibile della vita e della poesia.
Jack Hirschman
*
Io ti sento ferita aperta
taglio che non fa male
risalita
tu racconti di cicatrici
nella neve di anestesie
ad invertire gravità
carne aperta d’ambo i lati
consumiamo sui fuochi
ogni ora cercando
perimetri nel cielo
*
Ci sono silenzi
che non sai sentire
sillabe senza suono
per dire del tuo tornare
ci sono silenzi
che sanno di ferro
prati che scalano pareti
c'è un silenzio tra le parole
un mare sotto pelle
un vento fermo tra la carne e l'osso
*
Sono stralci di grigio come somme
sono strisce di scelte
al fondo di un imbarco
sottrai la differenza delle impronte
in ogni notte aspettando
restando
nell’indifferenza
nella circonferenza
mancata dei tornanti
*
Tu non sai quanto resta
ancora da scavare quanta pancia
quanto cielo di Milano sommerge
la tua ombra d'astronauta in frantumi
mentre la luna sale alla ringhiera
della mia bocca
la neve evapora dai boschi radi
e fa di vetro le morene
luci ai lati di ogni ferita
distesa con il freddo dei pensieri
quelli che scarti come aerei di carta
quelli che poi ti vengono a cercare
*
Quando l’aria si ferma si fa sfera
come bolla si tende si fa vuoto
sono poi quei punti in cui
il tempo solca lascia un eco come
una stilo sospesa
sul bianco che attende
con un senso raffermo nell’anima
*
Millesimali i sussulti del cuore
Lievi e diagonali in cerca di lati
cateti che nei fianchi sono amore
Incerti desideri trasudati
di tutta la mia voglia in te riassunta
con ogni senso che scava scompiglio
io ti tengo poi sulla mia lingua in punta
e con te vengo dalla caviglia al ciglio
e poi ritorno e nel silenzio sento
il tuo fiato cadere sul mio viso
così un velo sospeso oggi divento
sul confine m’intesso al tuo sorriso
osmosi che dal tacco fino al mento
cerco nel timbro dalla vita intriso
1 commento:
Queste poesie di Luca Chiarei le leggo nella realtà riflessa da uno specchio alchemico che la trasforma rendendola ancor più luminosa che alla sorgente, ma con naturalezza e sapientemente.
Derive: venire da, e poi dirlo; perché dove si è, è incertezza e ciò che ci racconta è intorno?
"Io ti sento ferita", comincia così. Stiamo quindi leggendo di una realtà riflessa, specchiata, che ci racconta grazie all'altro? L'io è derivato. Ecco, mi sembra proprio un valido esempio dell'io in poesia.
Grazie. Davvero molto belle.
mayoor
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