martedì 7 dicembre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Giuseppe Provenzale
S’è fermata a Eboli













Sul far di Messina
non è una poesia,
ma un finire d’ore

Quattro
di sole del tuo ultimo giorno
Venti buon natale      
auguri Clara, auguri Teresa, auguri Laura....
Quattro
ancora ore di vento pietoso a fermare di pioggia
il minuto
di falsa calma e l’occhio del ciclone
che ha girato il precipizio


Un attimo dopo
sono finite le rose
i ricami
e il tuo racconto

Il Dio del Ritorno non ti ha scritto nel suo libro
né sul tuo            segnato di preghiere per marito e figli
sopra il tavolo
pronto alla notte
di uno sperato passaggio nel sonno                                       

Ti ha affidato a un vortice
pneumatico
impazzito nelle trasparenti braccia prensili
dei passatori della strada che ha fermato Cristo a Eboli

Freddo e sasso                                                          
sotto la testa  
il tramonto trattiene la luce per non spaventarti di buio
mentre il sangue aperto rosso ti svena all’aria                                                                               
e
sui mille fili d’erba sotto la schiena torpida
Benvenuta nel cielo delle stelle più brillanti
Così?

Così rosso festeggi la Vigilia e il Natale  Novantatré?

una civetta ieri sera ha bussato alla mia finestra
e ha fatto nido dentro i miei occhi
Dov'é la coturnice cenere e corallo che planava nei miei sogni più belli?

Così non prepari il Presepe, le luci e il più affetto. Non vedi il dolore intorno?
io sorrido loro piangono
qualche parte di me
non sento più il cuore
mi fa stare male

Sono finite le tue parole.
Ciao ai ricami
e alle rose piccole fiorite meno profumate
e alle spine rigogliose di questo inverno
Finiti il letto
e la spiga di ragazza Ines,
i tuoi polpastrelli affettuosi
i baci teneri e
la mano bianca
di una sola palma di sorrisi.

Ma sbocciavano i calicanti
e
sorrido ancora
sono di nuovo una bambina
dal gran fiocco in testa
e dai piccoli occhi scuri                           stelle lucenti
dentro profili di porcellana

li ho ritrovati vivi e  perfetti
in chi mi ha preceduto
tra amaranti ed edera

Ora guardo sopra tutto e
sulla tua spalla sinistra
di più figlio caro


15 commenti:

Anonimo ha detto...

Questa incantevole poesia piena di tutto , dolore , amore, rabbia , bella come un giardino, preziosa come una filigrana, tenera come un petalo, ti prego raccontaci: perchè?.

Emilia Banfi

Anonimo ha detto...

Mi associo ad Emy. Aiutateci a comprendere meglio le circostanze velate di questa poesia.

Giuseppina Broccoli

Anonimo ha detto...

Ma una volta tanto, invece di farsi svelare le "circostanze velate di questa poesia", non sarebbe il caso di scervellarsi a capire quello che il testo svela?
E magari farsi svelare dopo le circostanze?
Parliamo insomma della pupa e non ( o dopo) della o delle partorienti ( le circostanze)!

Ennio Abate

Anonimo ha detto...

Veramente bella la tua poesia,ricca di immagini evocative e di suggestivi significati.
L'esperienza riportata,certamente drammatica, non viene raccontata, ma,velandosi, suscita emozione profonda e stimola l'immaginazione.
"Il Dio del Ritorno non ti ha scritto nel suo libro.".Qualcuno non è più tornato...
Mi colpisce il modo con cui traduci in versi dolenti la perdita di un mondo sereno, fatto di piccole cose, come la vita di questa donna. Una madre?
Ad esempio l'uso del verbo "finire".
La parola viene ripetuta più volte con diversi significati e in vari punti del testo: " finire d'ore..finite le rose..i ricami..finite le tue parole..finito il letto.."
Si percepisce un senso di ineluttabilità,ma questa specie di refrain accompagna come un canto.
Di fronte ad una realtà così incomprensibile, non vengono utilizzate molte immagini drammatiche, o almeno io non le ho percepite, ma elementi consueti ,quotidiani:" le rose.. i ricami..però quasi rarefatte, ricercando una lontananza dal contingente e consegnando i fatti alla poesia.
La parte in corsivo,poi(ho provato a trascriverla,è quasi una poesia a sè stante, oltre ad essere un procedimento stilistico efficace a rafforzare il pensiero, contiene alcuni richiami al mondo antico.
L'esperienza personale dolorosa viene così collocatain un contesto più ampio: "una civetta ieri sera ha bussato alla mia finestra...dov'è la coturnice cenere e corallo che planava nei miei sogni più belli?"
Il testo non scade mai nella retorica come dimostra l'ultimo gruppo di versi, in cui la tenerezza, sempre presente, si rinnova nella figura della bambina dal "gran fiocco in testa" immersa in una natura insolita e profumata, non più le rose piccole e meno profumate dei versi precedenti, ma piante antiche,il calicanto, gli amaranti,l'edera.
Colei che non è più con noi, contempla, in una dimensione senza tempo, la vita che scorre e più ancora di quanto abbia fatto un tempo quella del "figlio caro"

Maria Maddalena Monti

Anonimo ha detto...

Ho letto la tua ultima poesia...Molto, molto bella. Da studiare!

Donato Salzarulo

Anonimo ha detto...

Caro Ennio, ho cercato di capire ciò che il testo svela, ma non sono riuscita a mettere bene insieme i pezzi. Questa poesia mi sembra un puzzle criptico sebbene sia ricca di immagini che suscitano grandi emozioni ed evochi sensazioni suggestive di colori vitali. Vediamo se ho inteso bene.
Giuseppina

SUL FAR DI MESSINA
NON È UNA POESIA,
MA UN FINIRE D’ORE
Il tempo è scaduto in un luogo in Sicilia, vicino a Messina e la poesia non è poesia, ma soltanto tempo che passa e conclude le ore.
QUATTRO
DI SOLE DEL TUO ULTIMO GIORNO
VENTI BUON NATALE
AUGURI CLARA, AUGURI TERESA, AUGURI LAURA....
QUATTRO
ANCORA ORE DI VENTO PIETOSO A FERMARE DI PIOGGIA
IL MINUTO
DI FALSA CALMA E L’OCCHIO DEL CICLONE
CHE HA GIRATO IL PRECIPIZIO
Il concetto di tempo è ridotto prima a matematica, a numeri, poi a ricorrenze, al turbine della tempesta. La natura gestisce tutto con lo stesso metodo aspro e neutro, siano essi eventi, siano essi persone, siano essi scrosci di pioggia in un precipizio.
UN ATTIMO DOPO
SONO FINITE LE ROSE
I RICAMI
E IL TUO RACCONTO
Repentina arriva la perdita. La perdita della natura “sono finite le rose”, la perdita del gesto “sono finiti i ricami” e della parola “ e il tuo racconto”.
Percepisco un non detto disperato, una drammaticità estrema, inaspettata e volutamente occultata. Per pudore. Quando il dolore è troppo grande le parole chiedono aiuto all’immaginazione per appropriarsi della giusta duttilità.
IL DIO DEL RITORNO NON TI HA SCRITTO NEL SUO LIBRO
NÉ SUL TUO SEGNATO DI PREGHIERE PER MARITO E FIGLI
Tanti non sono segnati sul libro del Ritorno e hanno qualcosa che non ricomincia più. Hanno qualcuno che se ne è andato per sempre. Il figlio, il fidanzato, il padre, la madre, la propria terra, ecc …..
SOPRA IL TAVOLO
PRONTO ALLA NOTTE
DI UNO SPERATO PASSAGGIO NEL SONNO
Mi fa pensare a una donna vestita di nero che prega perché non può fare altro. Aspetta che le arrivi il sonno mentre recita orazioni per i suoi cari.
TI HA AFFIDATO A UN VORTICE
PNEUMATICO
IMPAZZITO NELLE TRASPARENTI BRACCIA PRENSILI
DEI PASSATORI DELLA STRADA CHE HA FERMATO CRISTO A EBOLI
Qui si agglutina la geografia intima con quella dei luoghi
FREDDO E SASSO
SOTTO LA TESTA
IL TRAMONTO TRATTIENE LA LUCE PER NON SPAVENTARTI DI BUIO
MENTRE IL SANGUE APERTO ROSSO TI SVENA ALL’ARIA
La freddezza della morte in netto contrasto con il calore che può suscitare il tramonto di un sole caldo che però cerca di trattenere la luce per non infondere la paura. Il rosso del crepuscolo si scioglie nel rosso del sangue,


Madripadrifiglifiglietuttiuniti

Anonimo ha detto...

(Il testo è lungo e ho dovuto dividerlo in due per caricarlo, qui di seguito c'è l'altra parte). Giuseppina

E
SUI MILLE FILI D’ERBA SOTTO LA SCHIENA TORPIDA
i fili d’erba ricordano che la natura deve fare il suo corso sotto quella schiena irrigidita dalla fine.
BENVENUTA NEL CIELO DELLE STELLE PIÙ BRILLANTI
COSÌ?
COSÌ ROSSO FESTEGGI LA VIGILIA E IL NATALE NOVANTATRÉ?
UNA CIVETTA IERI SERA HA BUSSATO ALLA MIA FINESTRA
E HA FATTO NIDO DENTRO I MIEI OCCHI
Il presagio negativo la fa da padrone riempiendo lo sguardo di pena e malinconia
dOV'É LA COTURNICE CENERE E CORALLO CHE PLANAVA NEI MIEI SOGNI PIÙ BELLI?
La fine dei sogni pieni di colore
COSÌ NON PREPARI IL PRESEPE, LE LUCI E IL PIÙ AFFETTO. NON VEDI IL DOLORE INTORNO?
La fine delle tradizioni
IO SORRIDO LORO PIANGONO
QUALCHE PARTE DI ME
NON SENTO PIÙ IL CUORE
la fine dei sentimenti
MI FA STARE MALE
SONO FINITE LE TUE PAROLE.
La fine delle parole
CIAO AI RICAMI
La fine dei gesti
E ALLE ROSE PICCOLE FIORITE MENO PROFUMATE
E ALLE SPINE RIGOGLIOSE DI QUESTO INVERNO
la fine del dolore
FINITI IL LETTO
La fine delle possibili gioie coniugali
E LA SPIGA DI RAGAZZA INES,
I TUOI POLPASTRELLI AFFETTUOSI
I BACI TENERI E
LA MANO BIANCA
DI UNA SOLA PALMA DI SORRISI.
La fine della gioventù e delle tenerezze
MA SBOCCIAVANO I CALICANTI
Ma mi ricordo del tempo passato
E
SORRIDO ANCORA
SONO DI NUOVO UNA BAMBINA
DAL GRAN FIOCCO IN TESTA
E DAI PICCOLI OCCHI SCURI STELLE LUCENTI
DENTRO PROFILI DI PORCELLANA
mi intenerisco al ricordo di quella bambina
LI HO RITROVATI VIVI E PERFETTI
IN CHI MI HA PRECEDUTO
TRA AMARANTI ED EDERA
mi intenerisco al ricordo della famiglia collocata in una natura colorata come l’amaranto e attaccata come l’edera
ORA GUARDO SOPRA TUTTO E
SULLA TUA SPALLA SINISTRA
DI PIÙ FIGLIO CARO

Madripadrifiglifiglietuttiuniti

Moltinpoesia ha detto...

Caro Beppe,
sai che non ho mai tempo per commentare, ma alla tua poesia non posso non dedicare un attimo.
Non voglio sapere niente del dramma che t'ha ispirato. E' tutto lì, nelle tue parole. Non so e non voglio fare analisi critica. Già il parlarne indica il mio apprezzamento per quello che cogli in un lampo e per quello
che lasci solo intravvedere. Ti segnalo solo i due versi che ho preferito:

il tramonto trattiene la luce per non spaventarti di buio...

una civetta ieri sera ha bussato alla mia finestra e ha fatto nido dentro i miei occhi.

Grazia De Benedetti

Moltinpoesia ha detto...

"La scorsa notte di Natale, a Eboli, in un incidente che ha coivolto altre 39 vetture é morta Dn. Caterina Provenzale in viaggio da Milano con figlio e consorte. L'auto - una grossa berlina Mercedes - é stata speronata da una Duna Fiat che non si é fermata a prestare soccorso." (Gazzetta del Sud del 26 dicembre 1993)
Due mesi dopo le indagini scoprirono che lo speronamento era avvenuto per rapina.
Quanta rapina!

Giuseppe Beppe Provenzale

Moltinpoesia ha detto...

Carissimo Beppe, sono sconfortata ora per allora. Intuivo l’arte di un macchiaiolo, molteplici sprazzi di commovente spessore…un evento gravissimo, ma… mi sfuggiva qualcosa, volevo capire fino in fondo. Scusami per l’insistenza nel voler scavare nella tua poesia, non sapevo fossi stato toccato da un dolore così oneroso. Con la sensibilità e la maestria eccellente che parte dal tuo profondo hai reso partecipi della tragicità di quell’evento tutti noi che ti abbiamo letto.

Giuseppina Broccoli

Moltinpoesia ha detto...

Certo che sei veramente imprevedibile: mentre tout le monde si sofferma(giustamente)sulla tua joycianamente tenera poesia tu torni ad occuparti di merli.
Alberto Accorsi


Ndr: i "merli" sono quelli di Contributi, due poesie di Alberto Accorsi e Luciano Roghi. Stesso blog.

Anonimo ha detto...

Trovo cinematografiche queste spaziature tra i versi. Suggeriscono un tempo per la lettura fatto di silenzi che dà all'insieme il senso dell'evento della scrittura.
Finalmente una poesia che accompagna la morte, non sulla morte.
C'è un significato medianico nella poesia, forse in tutte le poesie, è il suo lato oscuro, quello che accomuna i poeti alla magia.
Grazie

mayoor

Moltinpoesia ha detto...

La bella poesia di Provenzale merita un commento. Mentre il gruppo dei Moltinpoesia merita un complimento. Perché non si è lasciato sfuggire questo denso testo poetico che è passato sullo schermo assieme a tanti altri, ma
ne ha colto subito il valore e si è fatto toccare dell'intensità espressiva
dei versi. Sensibile il commento che ne fa Maria Maddalena, accurato pure il lavoro di Giuseppina che tenta di smontare il testo per farne emergere significati, per indicarci i passaggi più riusciti. E anche altri sono
intervenuti a commentare, a descrivere le proprie emozioni.
Cosa posso aggiungere a quanto è stato detto?
Per me la riuscita della poesia sta nel suo equilibrio: parte da un
sentimento forte, radicato nel dolore, ma si fa parola poetica rarefatta. Che non cerca facili effetti lacrimogeni, ma si mantiene essenziale e carica di potere evocativo.
Alcuni versi sostengono una composta enumerazione (Quattro/di sole del tuo ultimo giorno Venti buon natale/auguri Clara, auguri Teresa, auguri Laura.../Quattro ancora ore di vento pietoso a fermare di pioggia il minuto) che però ha forza evocativa di fatti e di sentimenti. Altri versi si addensano in efficaci metafore (Il Dio del Ritorno non ti ha scritto nel suo libro... impazzito nelle trasparenti braccia prensili... e ha fatto nido dentro i miei occhi), validi strumenti per rendere il linguaggio poetico corrispondente all'intensità del vissuto.

Mario Mastrangelo

Anonimo ha detto...

Enzo Giarmoleo replica e corregge il suo precedente commento:

Dopo il saggio silenzio,bello il ritorno di Provenzale,con questo scritto. Un lavoro lavorato a testimonianza che non ci sono solo poesie scritte di getto. Geniale la metafora del vortice pneumatico.Il verso poetico libero si fonde al prosastico senza distinzioni nulla togliendo alla tensione poetica.Le rose e i ricami fanno venire in mente Gozzano senza indulgere nel romanticismo di quest'ultimo.Fa nascere quasi un po' d'invidia nel lettore,la grande tenerezza di Provenzale per "le cose che vivono". E' vero che spesso la "bellezza" non ha bisogno di essere spiegata con molte parole.

Enzo Giarmoleo

Moltinpoesia ha detto...

L'ho letta d'un fiato, e poi riletta, e sono entrata in una poesia di luce. E' tragedia e morte ma parole inaspettate con dolcezza sostengono il peso gigante di un dolore e concedomo il sollievo delle lacrime. E ci lasciano rivedere le ombre amate, che è carezza per chi rimane.

Giovanna Ferrante