venerdì 28 gennaio 2011

CONTRIBUTI
Ennio Abate
Da quali nemici e falsi amici
devono guardarsi i poeti (esodanti) [Prima puntata]


Il Laboratorio MOLTINPOESIA è stato  percorso fin dai suoi inizi da spinte che potrei chiamare endogamiche ( la poesia è autonoma, occupiamoci di poesia e basta, qui si parla di poesia e basta) e da spinte eterogamiche (l’autonomia della poesia è relativa, la poesia non vive d’aria ma si nutre di  quotidianità, storia, vita sociale). Guardandoci attorno i discorsi non sono diversi. Ci sono quelli che ritengono che la poesia possa avere rapporti più o meno intimi ma tra “simili” ( tra saperi simili)  e, quindi,con le altre arti “sorelle” come pittura o oggi arti visive o a massimo con  discipline “consolidate” come filosofia,  teologia, psicanalisi (delle scienze nessuno parla o se ne parla a mezza bocca).  Solo pochi “retrogradi” come me vengono accusati di volerla spingere tra le grinfie della politica o distoglierla da un rapporto  che sembrerebbe monogamico ed obbligato con la bellezza (o Bellezza) e portarla a sporcarsi con le “cose brutte” o con gli orrori del mondo in guerra o in ebollizione.
Allora, evitando “scomuniche” o “etichettature”, e mantenendo il discorso sul piano del confronto tra opinioni  e interpretazioni diverse,  tento qui di approfondire il discorso. E lo farò in tre puntate: la prima per riepilogare e documentare come si è presentato nel Laboratorio MOLTINPOESIA  il contrasto tra poesia  e politica (in particolare); la seconda per analizzare l’articolo di LeonardoTerzo, Ridare funzione politica alla poesia: leggere attentamente le istruzioni per  segnalare i punti d’accordo e quelli di disaccordo; la terza per precisare  la mia posizione favorevole a una poesia che chiamerei (spiegherò perché) «esodante».

  1. Prima puntata: Promemoria:  Siamo seri, qui nessuno vuole ridurre la poesia a politica immediata


Scrivevo l’11 marzo 2010 in occasione di una discussione sorta nella nostra mailing list in seguito a “malumori antipolitici” serpeggianti fra i partecipanti di allora:
Per essere chiaro. Tra i partecipanti al Lab. ci sono  posizioni politiche di tutti i tipi. Siamo differenti e lo sappiamo. E non vedo alcuna ragione seria per nascondercelo o dissimularlo ipocritamente.
 Questo è uno spazio di libera discussione. Anche politica. Con una chiara condizione però: nel Lab. Moltinpoesia  la politica deve passare attraverso il filtro della poesia. E cioè il contenuto politico di un testo non è di per sé ragione sufficiente per essere dichiarato poesia.  Venissero qui il cattolico Dante Alighieri senza la Commedia, il comunista Brecht senza le Poesie di Svendborg, l’antisemita Céline senza il Viaggio al termine della notte, il filonazista Benn senza i Frammenti  e pretendessero  di esser dichiarati  poeti o grandi scrittori senza queste opere ma solo perché cattolici, comunisti, antisemiti, filonazisti, dovremmo dirgli: no, ripassate!
Perciò – e anticipo qui la risposta a uno dei rimproveri che mi muove Leonardo Terzo - io non faccio nessuna confusione tra  poesia e contenuto politico. E del resto l’ho scritto anche stavolta: «una poesia politica  è per me una cosa seria (Brecht per fare un nome, Fortini un altro): non si riduce alla propaganda travestita da poesia o alla poesia che della politica assorbe solo gli elementi superficiali, ma tiene conto anche dell'ambivalenza intrinseca del linguaggio poetico, che anche quando  parla di politica è comunque altro della politica».  Dunque ciò che differenzia il Laboratorio MOLTINPOESIA da un partito o  da un’associazione politica è che il primo non si basa su criteri unicamente o prevalentemente  politici.
Una persona sospettosa potrebbe dire che è un trucco. Non lo è.

E qualche mese prima (febbraio 2010):

Si vede che la cerimonia del duello tra Politica e Poesia è destinata a ripetersi almeno una volta l'anno. Infatti il 18 gennaio 2009, stuzzicato da Raffaele D'Isa, poi dileguatosi dal nostro Laboratorio,  forse  anche per aver visto “profanare” dal sottoscritto la Poesia, scrissi quanto qui vi riporto:

Comizio e miss Poesia

Ahimè. D’Isa  non vuole
che tu, Poesia
In mia compagnia
stia.

Limonando tra noi
si rischia
che tu  in Comizio ti muti
e io in Poesia.

Oh, padre mio!
Eppure  Raffael
per l’oppositorum coniunctio
era.

Che male c’è, adunque?
Continuiamo a limonare
almeno fino all’equinozio.
Poi tornerò all’usato servizio
da zio Ozio.


L’11 marzo 2010, inseguito da vari strali, avendo ancora osato mescolar sacro (poesia) e profano (politica) me la cavai  così:

Poesia politica? Ohibò!

Ohibò!
Emilia, Giorgio e  Leonardo
han detto: no!
La poesia politica?
Questo no!

E d'un botto
la Commedia
di Bonifazio e Farinata
si svuotò,
Fortini con Brecht
precipitò:
là, più in basso che non si può.

Così attorniata da piangenti moltinpoesia
morì d'anoressia nostra sora Poesia.

Ultima puntata

Ora nell’anno 2011 una nuova puntata della polemica è ripartita dalla mia  Cronaca di performer  giudicata “brutta” e persino “razzista” da Terzo (Cfr. commenti in DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA Ennio Abate, Cronaca di performer ).

 Non ci capiamo, anche se su certi punti la pensiamo quasi allo stesso modo? Oppure esiste, al di là della convergenza su alcuni punti un contrasto di fondo che è bene chiarire lealmente e senza ricorrere a forzature dell’altrui pensiero? Io propendo per questa seconda ipotesi. Alla prossima puntata.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Giuseppe Beppe Provenzale scrive:

Con un po' di humor si potrebbe dire che trattasi di guerra di cuscini.