domenica 23 gennaio 2011

CONTRIBUTI
Enzo Giarmoleo
Una sera al
Centro Sociale “COX 18”
di Milano


















Milano18 dicembre 2010   
“Slam X”  Proposto dalla Casa Editrice “Agenzia X”
Una sera al Centro Sociale “COX 18” di Milano
 
Oggettivamente nessuno avrebbe potuto dire che ad assistere  c'erano solo i familiari o gli amici  dei poeti o solo quelli del centro sociale o solo gli addetti ai lavori. La folla fuoriusciva dallo spazio intorno al palchetto, teatro delle performance musicalpoeticoletterarie, e inondava il cortile dove erano stati allestiti sotto un grande gazebo, banchetti per esporre i libri dell’editoria indipendente. Il flusso umano continuava fino alla Calusca, la Libreria Tempio, dove facilmente si possono trovare - cosa rarissima in Italia - anche libri in lingua originale della City Lights di S. Francisco. Una forza gigantesca, un esempio storico di ripresa della cultura. Mi chiedo quanti giornali abbiano parlato di questo momento magico.
Le performance si sono avvicendate con un ritmo equilibrato dovuto alla sapiente regia di Marco Philopat e Andrea Scarabelli che nulla hanno lasciato all’autoreferenzialità. Lodevole il lavoro dei tecnici del suono e delle luci, veri e propri professionisti, animatori del centro da lungo tempo. Il pubblico eterogeneo colto, straordinario, religiosamente in piedi quasi per cogliere tutte le possibili emozioni che scaturivano dalle performance. I partecipanti, scrittori, musicisti e attori che rappresentano stili, sensibilità e opinioni differenti, ma pronti a salire sul palco come dei combattenti per leggere testi che descrivono con grande forza un’idea di città, un’idea della vita diversa da quella corrente. E’ in questi momenti che la poesia che viene fuori dalle parole ti fa venire un brivido lungo la schiena e si ha la netta sensazione dell’utilità della cultura specie quando come in questo caso, essa esprime forme di ribellione e di antagonismo. Momenti in cui la scrittura tocca punte di alta poesia come nel caso del delicato ritratto che Gianni Biondillo, conosciuto anche come il “cantore di Quarto Oggiaro”,  fa dello “zio” Armando, milanese,  fraterno amico di suo padre, testa calda e nullafacente dotato di esagerata fantasia e di una punta di ironia. Lo zio Armando è capace di dire a Gianni bambino, mentre attraversano il ponte di Quarto Oggiaro, che quel ponte l’aveva fatto lui. La verità è che Zio Armando, al di là della sua condizione, è sempre presente anche nei momenti meno gioiosi della famiglia Biondillo.  Uno sconfitto che ribalta gli stereotipi della città ambrosiana che qualche volta sa essere generosa .
Che dire poi di Roberto Mandracchia, giovanissimo scrittore di Agrigento che ha recentemente pubblicato il suo primo romanzo “Guida pratica al sabotaggio dell’esistenza”. Il suo palcoscenico è quello di una Sicilia immutabile e su questo esprime tutta la sua rabbia. Per Roberto “l’amore è solo violenza, la famiglia psicosi, la religione brutalità e le droghe fuga sedante.” Quale Ideologia, quale Bellezza? La sua è un’inquietudine venata di nichilismo ma anche di grande ironia. Sono diventato un suo fan!
Mentre ascolto penso alle domande del nostro laboratorio sul futuro della poesia, sulla questione della forma e del contenuto, sulla poesia a forma di prosa,  sulla prosa a forma di poesia. Forse se ci si confrontasse con altre realtà in movimento (non solo centri sociali) rifiutando la logica del club che non accetta alcuna contaminazione, si potrebbero trovare  alcune risposte già nell’ascolto di differenti stili, nei contenuti del mondo giovanile, nell’osservazione di atteggiamenti ribelli, nel modo di porsi, nel modo di essere organici alla propria condizione. Il che significherebbe soltanto ascoltare altri interlocutori, e nel caso specifico, il centro sociale, pur conservando la propria specificità.
Gli interventi continuano. Se gli spettatori si stancano possono cambiare posizione, girare su se stessi di 90 gradi e vedere la differenza tra l’immagine dal vivo e la stessa su un grande schermo. Quella sullo schermo non ha nulla da invidiare a quella dal vivo, ambedue arricchiscono in modo differente l’espressività dei lettori.
E’ la volta di due grandi milanesi Giancarlo Ascari e Matteo Guarnaccia che con grande ilarità ci raccontano la Milano “fredda e coraggiosa” di un tempo. Una città ribelle, resistente,creativa, magica e persino anticonformista descritta nel libro “Quelli che Milano”, un viaggio ironico e curioso nello spazio e nel tempo. Sul grande schermo viene proiettato un film  inedito sul periodo fascista e i due autori lo commentano destando l’ilarità del pubblico. La domanda è: Che ci fa un bacino d’atterraggio per idrovolanti (l’idroscalo) nel bel mezzo della pianura padana a centinaia di chilometri dal mare? E’ una brillante idea del regime fascista! Nel 1927 mentre nel resto del mondo ci si dedica alla costruzione di grandi aeroporti, la Provincia di Milano, unica in Italia, si applica con fervore alla realizzazione dell’idroscalo che serve anche a far atterrare il duce allora ministro dell’aeronautica…  Tra una performance e l’altra sempre un piacevole stacco musicale   contribuisce a migliorare lo scambio di energie.
Arriva Aldo Nove scrittore solitario ed eretico che non appartiene ad alcun codice letterario, reduce dalla sua ultima fatica “La Vita Oscena”, nella quale traccia un cammino esistenziale tanto profondo quanto doloroso. Nove, al passo con i tempi, afferma  “A me sembra che l'oscenità, oggi, sia il non saper dare confini alle cose. Tra … realtà e finzione, tra politica e pornografia” … “abbiamo trasferito nelle merci parte delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti.” Legge una pagina dalla “Vita Oscena”, opera autobiografica, emozionato come un esordiente. Il pubblico apprezza il racconto e applaude calorosamente. 
Verso mezzanotte la folla è traboccante, chi non riesce a raggiungere l’area del palco segue il reading sui monitor piazzati nella zona dell’ingresso che consentono una buona visione.
 Arriva  Pap Khouma, senegalese naturalizzato italiano, vittima di numerosi episodi di razzismo e autore del libro “Io venditore di elefanti”. Pap  scalda subito la platea leggendo uno stralcio di un suo scritto sui drammatici fatti di Rosarno in Calabria. E’ ben documentato sulla vicenda che ha messo a nudo il razzismo degli italiani.
Si susseguono numerosissimi altri straordinari artisti.
Sono uscito dal Centro all’una di notte in tempo per poter prender l’ultimo tram. Ho scoperto poi che l’ultimo 29 che va in Stazione Centrale passa dal quartiere Ticinese oltre le ore 2,00. La festa  secondo le previsioni andava avanti almeno fino alle 3,00.
Il pericolo ora, finita la kermesse, è che tutto possa rientrare nel tran tran quotidiano ma sono sicuro che la brace della cultura non si spegnerà e continuerà a covare. L’idea degli organizzatori della serata era quella di usare le copertine dei libri e le nuove istanze culturali come scudo per difendersi dall'arroganza dei governi sempre più chiusi nella loro ossessione monetaria e oscurantista.
Credo si possa capire attraverso l’ascolto dei vari narratori che questo alto momento culturale non è fine a se stesso e che c’è invece una volontà abbastanza palese di fermare, pur tra mille difficoltà, la deriva in cui si sta cacciando il sistema paese. Gli stessi organizzatori nella presentazione della serata dicono:“Produrre cultura in Italia è oggi inevitabilmente un atto politico di resistenza, che sia  consapevole o meno; se costruita in maniera indipendente, autoprodotta poi, lo è ancora di più. La resistenza di chi lavora con passione e qualità nonostante i tagli dei finanziamenti, nonostante il labirinto di speculazione burocratica della Siae, i contratti inesistenti che poi “se riesci a farmelo gratis è meglio, sai, con ’sta crisi”. È opporre idee, novità e dibattito alle compravendite stagnanti dei palazzi, ai dirigenti politici che in nome della propria privacy e della democrazia tentano d’incarcerare l’informazione. Slam X è la proposta di andare controcorrente in un Paese alla deriva e mettere la cultura prima di tutto, scopo finale e punto di partenza………..”

8 commenti:

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:



Dunque non c’erano solo i familiari o gli amici dei poeti o gli organizzatori, ma «la folla». Posso capire il tuo entusiasmo. Posso persino fingere un po’ d’invidia. Ma che questo sia «un esempio storico di ripresa della cultura» mi pare un’esagerazione. E poi un pubblico «religiosamente in piedi» mi preoccupa. Vogliamo fare della poesia una religione? Avere anche noi dei "fedeli"?
E poi – scusa Enzo, eh! – il «brivido lungo la schiena» a te o ad altri è venuto «fuori dalla parole» eccezionalmente belle, incisive, poetiche dette dai poeti o artisti presenti al reading o per il contenuto di «ribellione e antagonismo» espresso o per il senso di comunità accogliente e fraterna dovuto alla folla?
Con queste obiezioni non voglio denigrare questa serata, ma solo ricordare che un bell’evento affollato non risolve i problemi della poesia oggi e che una seria discussione fra poeti e amici dei poeti può aiutare a metterli a fuoco.

Anonimo ha detto...

Creatività, resistenza , magia,folla,emozioni,cultura,passione, partenza.
Che bellezza! BRAVI!BRAVO! Io non c'ero, peccato! Ciao Emy.

Anonimo ha detto...

che belle notizie da leggere per qualcuno che da milano è scappato a gambe levate....

Irish Mary ha detto...

trovo molto bello e poetico l'entusiasmo e ed il contenuto emotivo con cui si descrive la serata
non ho partecipato a session di poesia ma di musica e canto sì; ognuno può suonare o cantare, se vuole, e, ovviamente, qualcuno è più gradevole di altri, ma il bello è lo spirito di stare insieme, partecipando attivamente o ascoltando, per qualcosa di cui "godere" insieme, che piace
e allora, caro Ennio, perchè censire le modalità con cui si esprime quel che si sente per come lo si percepisce e lo si vuol comunicare? e tu? c'eri?


Sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze.
Italo Calvino

Anonimo ha detto...

I agree with Irish Mary....bravo Enzo, Jo

Anonimo ha detto...

Ennio Abate:

Gentile Irish Mary,
no, a questa serata io non c'ero. Sono vecchio e sono stato invece ad altre serate e giornate (anni Settanta) dove "l'entusiasmo ed il contenuto emotivo" furono simili o ancora più alti, ma purtroppo il "godimento", anche allora,
restò tra simili, inter nos e presto - per repressione o svuotamento dall'interno - finì con morti, incarcerati e giovani distrutti dall'eroina.
Le mie obiezioni - ripeto- non volevano sparlare o disprezzare quella serata, ma
far riflettere sul rischio di cui ho qui sopra detto.

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente ciò che Ennio dice ad Iris, ma la droga ci fu e c'è anche dove c'è noia. L'esuberanza e l'entusiasmo,dicono tipiche dei giovani, non si può frenare con un "attenzione ci son passato anch'io...", ma secondo me, dovremmo tener sempre alto l'entusiasmo a tutte le età e non avere fretta di non sbagliare... tanto sbagliamo ugualmente noi poveri vecchi! Ciao Emy

Anonimo ha detto...

E'vero,ho usato termini come "Libreria Tempio","religiosamente", "momento magico","centro sociale", "emozioni".Se ti fossi spinto un po di più con la tua logica avresti potuto dire che lo scrivente è un mago, un religioso, un buddista zen,un appartenente ad una setta,un antagonista. Ma non ti sei accorto che ho usato parole come libri, ripresa della cultura,alta poesia, ironia, confronto con i luoghi dove nasce la poesia,(non solo "serie discussioni"), club della poesia, ribellione,arroganza dei governi, scrittori resistenti etc...???? (enzo)