venerdì 27 maggio 2011

CONTRIBUTI
Paolo Pezzaglia
"Partire"
Una poesia dedicata
a stanziali e giramondo

La bella “lezione” di Donato Salzarulo su Zanzotto dell’altra sera [24 maggio 2011] alla Palazzina Liberty a Milano mi ha fatto ripensare alla condizione di quelli che sono restati nel loro paese tutta la vita, lieti di starci, ma insieme agli altri, che di quel paese si sono sempre sentiti prigionieri. Vincolati dalle circostanze, avrebbero sempre voluto partire ma non ci sono riusciti.
A stanziali e giramondo (anche solo virtuali) dedico la mia poesia “Partire”.

Non è attinta al mio antico breviario… questa volta è recente. E’ ispirata ai grandi miti dell’Egitto; in particolare alla psicostasia di Boris de Rachewiltz , genero di E.Pound, per me un grande maestro. Mischiare antichi miti e vita personale è il mio mitomodernismo.
In ”Partire”, ho inventato un mio paesello natio, in realtà inesistente, essendo io nato a Milano in una molto concreta Via Leoncavallo-Piazza Durante, poi bersaglio degli indimenticabili bombardamenti alleati del ‘43. [P.P.]


Partire

A chi pensa ancora col cuore
e interroga il cielo dico:
era ovale ieri la luna,
questa sera sarà piena,
e le stelle,
per il suo splendore,
saranno offuscate.
Anche l’antico porto,
tra Sirio ed Orione,
sarà così nascosto,
e il mio cuore senza pace
non potrà levarsi in volo
con la necessaria leggerezza.
Per volare occorre afferrare
d’Iside la fulgida veste,
ma non vedo fili d’argento.
Attendo, nell’indistinto buio.
Avrei dovuto rimanere
in quel mio paese
dove ancora forse
mi aspetta nella piazza
ogni mattino quella mia
improbabile corriera?
O è al porto che
mi attende, quella barcaccia
di legno muffo.
L’ho intravista in sogno:
caicco? gozzo?
- non sono marinaio –;
mi serve una barca
per il cuore
che navighi via
dal “golfo senza pace” (1)
nel blu dell’orizzonte,
e poi nella notte scura
dove i fuochi lievi
delle guardiane stelle
indicano il mio
ultimo cammino.
Come riconoscere
i dimenticati antichi segni?
Come ricordare il nome
che apre la porta
del mio celeste paese,
se del sacro rito
ho tutto dimenticato?
Come ritroverò il luogo
dove finalmente stare?
Lì gli amici dicono
il mio nome ad alta voce:
“Finalmente sei arrivato!
Dopo l’ultima purificazione,
sei ora pacificato?
Dimentica quei disperati:
sporchi del fumo della vita,
non sanno chi sono;
frustano e uccidono
noi, strani, noi, sempre
pronti a partire,
con la luce vera
dell’antico Egitto,
negli occhi e nel cuore”.


(1) autocitazione da “L’Imbuto rovesciato", Prometheus, Milano 1990

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutti abbiamo un paese che ci accoglie e tutti abbiamo un paese che ci dimentica. Si parte ma il nostro paese resta là , sempre là. Complimenti e saluti . Emilia

Anonimo ha detto...

Pertire è un poco morire ma è anche rinascere
Luisa

Anonimo ha detto...

Luisa Colnaghi:

Contributo a "Partire" di PAOLO PEZZAGLIA

Nomade

Lasciare la casa andare via
tornare e poi ripartire
trovare nuove case
nuove strade.

Perdere la casa antica,
semmai le immagini
custodite nella mente
nei pensieri del passato.

Tornare da assente
ritrovare i pioppi, la quercia
l’olmo, il vecchio sambuco
il mare di erba verde

gli amici che non ci sono, le
abitudini lasciate e il rosseggiante
Marte della sera, che brilla
alla stessa ora allo stesso punto .




Milano, Maggio 2011