giovedì 26 maggio 2011

SEGNALAZIONE
Maria Maddalena Monti
a Saronno
sabato 11 giugno ore 18

1 commento:

Anonimo ha detto...

da Beppe Provenzale

E’ bello questo libello*. Vi palpita il sentimento giovane, quello della poesia appresa sui banchi di scuola, quando il cuore e i sentimenti sorprendevano nel profondo.

Quando il tempo ha girato un qualche (spaventato?) evento è cominciato il bilancio del tempo amaro.
Suggerendo scene di sentimenti e un “completa tu lettore” con invito alla partecipazione. “Quelli del dritto uguali a quelli del rovescio” (p. 30). Un suggerimento fatto di punti uguali, al diritto quelli raccontati, al rovescio quelli sottintesi o celati.
La reticenza come antitodo all’autocelebrazione.

Sono poesie intimiste che filtrano paesaggi e luoghi di spazi e colori personali. Scoraggiati in Stagioni diventati “quasi escrementi/poltiglia di foglie” o “cupa lama rossa/di estivi ardori”. Non c’è pace meridiana nel pieno dell’estate calda tra i canneti, anche i “calabroni sbandano”. Sbandano, uno dei vocaboli che nelle poesie di Maria meriterebbero più attenzione. Baluginano, impavido, pozza, sciabolate, smozzica…
Dolore eppure distanza dal dolore, un’indifferenza da autodifesa che cambia il ritmo della poesia e sposta persino le rime inesistenti inserendole all’interno dei versi. Pag. 12, Passano/in ordinati stormi/stranieri uccelli/ a remote distanze/ destinati/A occhieggiante pozza/la sete lor profonda/non indugia/ né ferma/ lor volo calcolato/ sciame goloso di frequenti/ insetti /Solo riposa/ sguardo inquietato/ di farfalle/ variopinto volo.

Poi la svolta, o almeno un pensiero sospeso, di un nuovo essere (p. 18) che porge al cuore “Gesti di culla” o un raccolto in Omino della luna.
Solo una pausa e Marta (p. 32) ha un tale bisogno di raccontarsi e raccontare, che il presente e l’ordinario non le bastano e vede se stessa sposa passata.
E’ un dolore tratto da ricordi non storicizzati che però producono ancora.
Farli diventare bagaglio azzurro? Un restare giovani con le rughe aggiunte ai piani dell’essere e alle memorie dei tempi? Senza amarezze?


(*) da Marco Valerio Marziale