giovedì 7 luglio 2011

CRITICA E POESIA
Marcella Corsi
su testi di Augusto Villa:
un esempio


Presentiamo anche sul blog - finora l'avevamo fatto solo all'interno della mailing list - un esempio incoraggiante e  ben riuscito di "critica dialogante" tra partecipanti al Laboratorio MOLTINPOESIA. Qui il ruolo  del critico è assunto senza la prosopopea e l 'arroganza che troppo spesso  si ritrova tra i critici "di professione" ma anche senza il diplomatismo  un po' ipocrita del "parere amicale". Va precisato che Marcella Corsi ha letto e riflettuto sui testi proposti al suo giudizio senza conoscere il nome dell'autore, che solo a lavoro compiuto è stato svelato.
[E.A.]


Marcella Corsi / breve commento al file con prima poesia dal titolo Mattino domenicale


Anche in questo caso premetto che non sono un critico letterario. Leggo i testi e li commento a partire dalla mia visione dello scrivere versi. Con il piacere di leggere e di riflettere sugli scritti, con l’intenzione di contribuire alla riflessione altrui, in primis dell’autore, qualora ritenga le mie osservazioni pertinenti e utili. E consapevole che esiste ampia possibilità di critica al critico.
E infatti importante che, a partire dalle letture altrui, l’autore inizi ad elaborare una sua lettura critica di quegli stessi testi, anche in contrasto con l’opinione del lettore di turno. Metta a fuoco cioè criteri e modi della sua scrittura, affini la sua capacità di sentire dove il testo va o non va (non risponde, salvo le deviazioni feconde, a quello che intendeva esprimere e/o a come intendeva farlo) e come può su di esso intervenire per migliorarne la resa…



Dico subito che nel complesso queste poesie mi hanno ‘parlato’(questo è per me fondamentale) e il più delle volte mi sono piaciute per la sincerità, l’aggettivazione sobria, alcune immagini efficaci, e  una certa capacità di collegare le necessità dell’io poetante con le ragioni del mondo.
Segnalo anzi quelle che mi hanno più convinto sia per contenuto che per forma (sulle quali dunque, salvo eccezioni, non avanzerò alcun rilievo critico): Mattino domenicale. Expo, Milanese, 5.A.M,  Intimestizie, Saluti da Gaza, Colpi di coda, Pensionati al minimo, Sicurezza, Filanda, Imperfetto, Alla luce di fatti, Morte di un curioso, Halloween, Paradiso, Safari (in grassetto quelle che mi hanno colpito in modo particolare).

Una prima annotazione critica riguarda l’ordine con cui sono presentati i testi: non sembra troppo pensato, appare quasi casuale. Invece il singolo testo può acquistare di significato o di intensità espressiva posizionato accanto ad un altro che in qualche modo ad esso rimanda o per vicinanza di tema o di atmosfera o al contrario per contrasto. Per esempio Milanese e Mattino domenicale credo guadagnerebbero ad essere una di seguito all’altra. Così  Paradiso e Morte di un curioso. L’invito è, anche a partire dagli stessi testi, a ‘pensare’ una piccola raccolta.

Una seconda annotazione riguarda la buona capacità di titolare che osservo in queste poesie. Solo qualche volta (in Alla luce dei fatti, in Cuore mio o in Proiezioni  per es.) il titolo mi sembra superfluo (lo è, a parer mio, quando non aggiunge nulla al testo).


Qualche considerazione a partire dai singoli testi:

Pensieri di notte: perché tanta (e per tutta la durata del testo) frammentazione del respiro?

Expo: qui la cesura rapida ha il suo senso

Stiamo svegli: non mi convince proprio “Allo sbadigliar del sole”

Posto di movimento: questo testo mi sembra poco definito nell’ideazione e nella resa. Anche la scansione data dai fine verso e dai righi bianchi non mi convince. Volendo comporre una raccolta, lo escluderei.

Figlio del vento: in questa poesia, che ha una sua grazia, uno dei due verbi costruiti alla latina (posizionato alla fine della frase), per me, è di troppo. Finirebbe molto meglio con un semplice “si fa derviscio”.

Sogno africano: prendo spunto da questo testo per far notare come una poesia non debba necessariamente essere tutta ‘composta’ nei suoi versi, coerente nelle cesure dall’inizio alla fine. Talvolta la varietà (nella misura dei versi, nell’atmosfera, …) aggiunge. Applico questo suggerimento a Saluti da Gaza: a me piacerebbe di più se all’atmosfera ‘lirica’ e rarefatta della prima parte corrispondessero due soli versi più lunghi (con cesure solo dopo gialla e negate); il ritmo cambierebbe negli ultimi tre versi (lasciati così come sono), diventando sincopato, in corrispondenza con un dolore che rattrappisce.

Assenze: perché “ombra non ha” invece di non ha ombra? Il verso tronco aggiunge qualcosa? O non interrompe invece l’andare del pensiero…

Saluti da Gaza: mi chiedo in “da macerie riemerse” quel da con la lettera iniziale minuscola è un refuso (tendo a credere questo dopo aver letto sin qui i testi)? Voglio dire che ogni scelta di punteggiatura deve avere un suo perché. In poesia c’è molta libertà (e talvolta bisogna prendersela). Basta che le scelte di distanza dalla norma siano motivate, coerenti e personali.

L’alito della verità: assolutamente da modificare, a mio parere, il penultimo verso. Potrebbe diventare: sul collo il fiato di una verità o qualcosa di simile.

Imperfetto: davvero bello il finale (una sorpresa e ben riuscita).

Halloween: meno male, qualche verso diverso dai soliti brevissimi…

Eccessi: qui il ritmo sincopato proposto dall’inizio alla fine invece ci sta benissimo…

Cuore mio: qui il titolo mi sembra aggiunga una nota di troppa emotiva soggettività. C’è già tanto io emotivo nel testo e così il titolo non è necessario, anzi…

Proiezioni: il secondo “ricordi” (in sostanza il secondo verso) mi sembra superfluo.


In finale:
grazie all’autore  – che ora vorrei sapere chi è – per la sua disponibilità a farsi conoscere senza paura, e per aver proposto versi che aiutano a riconciliarsi con l’umanità. Mi spiace di non saper fare di più. Un caro saluto


Riproduco qui di seguito i testi :



Mattino domenicale

Alle finestre guanciali stanchi.
Alzo il bavero
do voce ai miei passi
per il piacere dell’edicola
del caffè e del tabacco.
Il sole rimane in pigiama
la domenica mattina
e pare, la gente, volersi più bene.

Pensieri di notte

S'agita
il verde, mio
mare di fiele e
muta
è la rabbia
che sale
che cresce
travolge
tradisce

la notte

che svuota
sfinisce.



Expo

Dea bendata
ben-di Dio
Christian Dior.

Orgoglio la patria
gol gol gol.



Stiamo svegli

Stiamo svegli amore mio
per la magia di un cielo
che ne vale la pena,
stiamo svegli ancora un poco.
Allo sbadigliar del sole
nasceranno nuove stelle in mare.



Posto di movimento

Notte magica
quella notte, fra i binari

a torear coi treni e
le stelle

gettavano rose
al buio delle lucciole.

Milanese

Non ci si accorge
di morire
fra le vie di Milano.

Sul trenino dei doveri.

In questa città di latta.

Di vecchi.



Roulotte

Mi regalo un concerto
a ricercar melodiche emozioni
nel canto estatico
di una Lavatrice rom
libera dall'incubo dei watt
e dal calcare.



Figlio del vento

Fa danzare, il canto delle cince
i fiori di questo prato vivo.
Del tarassaco invidio l'ultimo seme
che giusta folata attende.
Mi consola la carezza del vento
mano di madre
mentre il bombo dall'ala sporca
derviscio si fa.

5.AM
Scalda le mie spalle
il profumo del caffè.

Al sole di questa lampadina
il mistero comprendo

del salto dei biscotti

della gioia

e dei pianeti tutti.

“Intimestizie”

D’ogni colore
sono le vesti del cielo.

Ondeggiano
sotto queste magie,

spighe al vento,

le mie tristezze.



Cercatore

Immergo
stanco, nel mio fiume
setacci a maglia fine
cercando
pepite di tempo
pagliuzze di vita.
A monte rivolgo lo sguardo
anelando a preziosa vena.

A tumulto d’acque
me stesso oppongo.


"Sogno Africano"

Riva fangosa
vista tramonto,
bimbo seduto.
Non un lamento.

Un bimbo soldato,
cadaveri a galla,
ripone i suoi sogni
in un tubo di colla.


Assenze

Rintocco di campana
battito di ciglia.
In questa piazzetta
di pietre antiche
il senso delle cose
ombra non ha.



“Saluti da Gaza”

S’ode
in quest’aria gialla
solo il canto sublime
di madri negate.

Senza più lacrime.

da macerie riemerse
senza più figli.



Proiezioni

Io che
regalo il mio dramma
alla foglia, al capello
soldato che cade,
son fiore che secca
nell’acqua che corre.



Colpi di coda

Danzano
virtuosi settantenni
Da corsetto ortopedico
il busto eretto.
Esperte, le comari
si fan portare.
Vecchie galline,
la cresta alta
e qualche penna
ancora da perdere.

Pensionati al minimo

A fine mercato
ombre con passo incerto
quel che rimane
raccolgono.
Rondini d'inverno
le carte d'arance danzano.


Sicurezza

Non uscire
resta in casa
stai con noi
di Tele Rinco,
selezione d'orrori
poi, cosce e culi.

Ipnosi da pixel e
applauso di monchi.




Filanda

Rammendo i miei giorni
con fili di vita
sempre più preziosa
sempre più rara.
Saprei filarla ma
il baco ha capito
e non fa bozzoli.




L’alito della verità

Non fingiamo di non sapere,
non illudiamoci
di un mondo che brilla.

Tutti, si vive,
nel braccio della morte,

con l'alitosi di una verità
che nessuno vuole ascoltare.

Bestie

Il buco della ciambella
rimase intero
sul piatto
e nonostante
tutto fosse finito e
il tavolo reso sgombro
nessuno, fra gli ospiti, lo notò.

Conobbi la notte, così,

all'amara luce del sole.




Baci baci


I sorrisi, gli abbracci, gli auguri
i baci e i regali.

La corsa, le cozze
la macchina in seconda fila

lo spumante
non c'è ghiaccio
la multa.

I sorrisi, gli abbracci, gli auguri
i baci e i regali.

La corsa, le cozze
la macchina in seconda fila

lo spumante
non c'è ghiaccio
ma la neve sul balcone.




Periplum

Volteggio celesti spazi
e la demenza attorno danza
sul tappeto dei
non ti scordar di me.

"Imperfetto"
Non so di che
ma chiedo scusa.

Per non averlo fatto
detto, sentito,
visto e guardato.

Per non esserci arrivato.

Umano
e di ciò non mi perdono.


Alla luce dei fatti

Mi sorprende, a volte

lo sconforto antico
della non accettazione.

Come un gatto, mi sento

sopra un piano
inclinato ed unto.

A nulla servono
le unghie abili.

Forse carezze

a riportar la pace.


Morte di un curioso

Potrò viaggiare
finalmente
al di là degli specchi
cavalcando comete
sulla linea del tempo
e sarò felice.




Halloween

Notturno, cammino argini di fango
a consumar le suole.

In una vita che è scherzo, manciata di coriandoli
sento le mie campanelle.

Ho la lebbra
la lebbra dell'anima.

Eccessi

Buono il Negroni
all'ombra del chiostro
che scioglie la lingua
e pure l'inchiostro.
Buono il Negroni
bevanda dei ganzi
M'incorono, stasera
Re degli stronzi.




Paradiso

Trafiggi il mio cuore e portalo via!
All'ottava superiore.
Stringilo, toglimi il respiro
e lascialo cadere
ai piedi tuoi e del Do centrale.
In Paradiso.


Safari

Circospetto avanzo

fra rovi e
pigre serpi.

Cacciatore di sogni

di certezze negate

Di speranze armato
sparo.


Cuore mio

Traccerò sentieri
attorno a queste mura
Camminerò
finché le forze
non m'avranno abbandonato

Siederò
all'ombra della rosa
stanco e saldo
Cocci di vetro nemici
spettacolo si faranno
di lucciole e falò lontani

Mi perderò in
caleidoscopici
giochi di lacrime

M'assopirò sognando
speranze fatte terra
Saluterò il sole
raccontando l'incanto.



Proiezioni

Ricordi?
Ricordi
di quella gita
al lago, sul battello
che pareva, al tramonto,
tagliar la seta che
legava le sponde,
ricordi,
in quella gita mai fatta,
quanto parlammo?




2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non sarà una colpa rispondere amichevolmente ad un amico, anche perchè se una cosa non piace basta non rispondere. Un amico resta un amico prima di essere critico. Il critico faccia il critico sempre e non solo quando gli conviene.Bravo Augusto! Ciao Emy

navaneedh ha detto...

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Tappeto Su Misura