giovedì 8 settembre 2011

CONTRIBUTI
Ennio Abate
Il Tarlo della Libia.
Riflessioni e domande
di un esodante

La pubblicazione di questo articolo ha avuto un percorso travagliato. L'avevo scritto per "Nazione Indiana" e al dibattito svoltosi su quel sito tra febbraio e marzo 2011 mi richiamavo. Avrebbe dovuto uscire senza più problemi dopo il chiarimento avuto con uno dei redattori di NI. Sono invece intervenuti degli ostacoli (Cfr. Nota* alla fine) che mi hanno indotto a proporlo ad altri siti (Sinistra in rete, Megachip) che l'hanno accolto. Lo propongo, contro ogni censura o autocensura, anche su questo blog. [E.A]

                                                                    […] Amici,
                                                davvero,
a chi sotto i piedi la terra non gli brucia al punto che paia
meglio qualunque cosa piuttosto che rimanere, a colui
io non ho nulla da dire». Così Gotama, il Budda.
Ma anche noi, che non più ci occupiamo dell’arte della pazienza
ma piuttosto dell’arte dell’impazienza, noi che tante proposte
di natura terrena formuliamo, gli uomini scongiurando
a scuoter da sé i propri carnefici dal viso d’uomo, pensiamo
                                               che a quanti,
di fronte ai bombardieri del capitale, già in volo, domandano
e troppo a lungo, che ne pensiamo, come immaginiamo il
                                              futuro,
e che ne sarà dei loro salvadanai e calzoni della domenica, dopo
tanto sconvolgimento, noi
non molto abbiamo da dire.
(B. Brecht, La parabola di Budda sulla casa in fiamme, in Poesie 1933-1956, p. 189)

Ricordo le discussioni quando Barack Obama e Hillary Rodham Clinton si contendevano la candidatura presidenziale. Alcune femministe invitavano ad appoggiare Hillary perché era donna, altre afroamericane invitavano ad appoggiare Obama perché era di colore. Il tempo ha dimostrato che lassù in alto non contano né il colore della pelle né il genere.
             (supMarcos,Terza Lettera a Don Luis Villoro nello scambio su Etica e Politica, luglio-agosto 2011)


Cari/e amici/che di Nazione Indiana,

circa sei mesi fa qualcuno s’illuse che la guerra in Libia sarebbe stata “lampo”.[1] (E l’Afghanistan? E l’Irak?). Ecchè - si diceva, si scriveva, anche su NI - «lasciamo che il rais bombardi quelli che lui chiama i ribelli?». Si sospendano, orsù, «le questioni di principio». Tacciano i cacadubbi di turno pronti a ricordare che «i droni americani stanno facendo stragi quotidiane di civili in Afghanistan». Che patetici quelli che vedono negli insorti dei «pupazzi eterodiretti dal Capitale Globale o dai vertici del complotto demoplutopippoquiquoqua». E basta - si diceva, si scriveva - con ‘sto Valentino Parlato, deplorevole esempio di «una “sinistra” che sta sempre coi [dittatori] più deboli» (perché, invece, c’è da stare subito, senza se e senza ma, con quelli forti).

Riflettiamo. So che nessuno di voi avrebbe stretto la mano a Gheddafi neppure quand’era stato pur riaccolto in cima, tra i Potenti. Ma ve la sentite, oggi, di stringerla ai “volenterosi” della NATO, a Sarkozy, a Camerun, a Frattini, a La Russa, allo stesso Obama, che - premio Nobel per la pace - continua, pure lui, a fare la guerra (cioè ad ammazzare)? Riflettiamo. Qui, per dirla tutta, non si chiude una guerra e già se ne apre un’altra e poi un’altra ancora. E in Libia, anche se stessimo assistendo al “declino di un tiranno” o se Gheddafi venisse catturato o ucciso (adesso anche tale ipotesi, fino ad ieri ipocritamente esclusa, passa per “normale”) o riuscisse ancora a resistere (finendo per apparire giustamente eroe tradito e martire coraggioso) o persino a patteggiare il suo destino dopo il pollice verso dei suoi infidi amici, c’è un paese niente affatto liberato dal basso, ma devastato da una guerra “asimmetrica” (militarmente impari). In tutto il Nord Africa, poi, i vecchi regimi rottamati vengono sostituiti da altri politicamente non meno dubbi (a voler essere generosi) dei precedenti, ma di sicuro più controllati dalla NATO.
Non potendo fermare questa ennesima guerra “democratica”, è comunque importante giudicarla. Distinguere se i loro promotori e tifosi sono per noi (dirò più avanti su tale problematico pronome plurale) amici o nemici mi pare ancora essenziale. Anche se dovessimo rimanere (a lungo o per sempre) dei servi, dei dominati (chiarisco: dagli Usa) o al massimo dei sub-dominanti, è preferibile esserlo consapevolmente piuttosto che fingersi liberti. Perciò ho insistito affinché sul vostro sito si rompa il silenzio-assenso su questa guerra, divenuto assoluto dopo la benedizione (costituzionale?) del presidente della Repubblica. Alla quale si è aggiunta, con una improvvida e depistante equiparazione degli “insorti” di Bengasi ai partigiani della nostra Resistenza, quella (sorprendente) di una intellighenzia (Rossanda, Farid Adly, altri), che pur viene dal secolo breve e l’ha studiato.
Oggi che almeno certe falsità - le fosse comuni a Tripoli, i diecimila civili uccisi secondo Al Jazeera in soli due giorni da Gheddafi all’inizio di una protesta pacifica in piazza, gli stupri di massa - spacciate per verità dai giornali che contano, tutti quasi all’unisono favorevoli all’intervento “umanitario”, hanno perso vigore (purtroppo solo in settori minimi dell’opinione pubblica più critica); e si è chiarita l’inconsistenza sia della “spontaneità della rivolta” che dell’appoggio della popolazione ai “ribelli democratici”, i quali nulla avrebbero combinato senza il massiccio intervento aereo e, al di fuori di ogni mandato ONU, persino terrestre della NATO, mi pare possibile e doveroso verificare il senso delle parole spese da tanti di noi su questo sito nei 206 commenti al post firmato da Antonio Sparzani Andiam, andiam, andiam a guerreggiar (19 marzo 2011) e negli altri 52 scritti sotto il post La mia sconfitta, la nostra salvezza di Farid Adly (26 marzo 2011). Vi invito perciò oggi - inizi di settembre 2011 - che tutti sappiamo più cose a fare un bilancio a mente fredda. Vi sottopongo, dunque, un bel po’ di domande tra le tante possibili. Le ho raccolte per temi, formulandole ovviamente dal mio punto di vista. E chiedo a chi se la sente di riprendere, se possibile, la discussione.

1. Intervento sì, intervento no.
Si doveva intervenire? E chi doveva/poteva intervenire? I “chirurghi” a cui si sono affidati gli “insorti” erano affidabili (o della stessa “banda”)? Ammesso che si dovesse comunque “far qualcosa”, si è fatto quello che si era deciso di fare (portare cioè aiuto alla popolazione civile repressa dal “tiranno”)? O forse l’operazione, invece che a bravi “chirurghi”, rispettosi dei valori della Democrazia e dei Diritti umani, è stata messa nelle mani di “falsi chirurghi” e costoro non solo non hanno rispettato le risoluzioni dell’ONU, che s’erano impegnati (certo, non per puro altruismo) ad attuare, ma hanno fatto di testa propria, mossi anzi da tutt’altre esigenze, definibili - all’antica e volgarmente - colonialiste e/o imperialiste? Pare, poi, che siano intervenuti, ma non sappiano più cosa fare in Libia; e che, dopo aver bombardato comodamente dagli aerei per ogni dove (si parla di «20mila raid aerei dei quali 8mila di attacco con bombe e missili»), effettuino da tempo altre non previste operazioni di terra. Tra febbraio e marzo 2011 molti discettarono seriosamente di “no-fly zone”, di Risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza. Quella Risoluzione - leggo - era, di per sé, già una cancellazione dello Statuto dell'ONU, che ammette un intervento dall'esterno solo se un paese minaccia con le sue azioni la pace internazionale, mentre Gheddafi non lo stava facendo. Inoltre essa permetteva che venisse bombardato l’esercito di Gheddafi a vantaggio delle milizie degli “insorti” e stop. È stato rispettato questo mandato? O ancora una volta l’ONU ha svolto il bizzarro e umiliante ruolo di un arbitro che, dopo aver fischiato l’inizio della partita, s’addormenta e non vede più che i prepotenti giocano senza regole o con regole non pattuite? Qualcuno tra i tanti (intellettuali) “interventisti” (Omar Calabrese su http://www.alfabeta2.it/) ha sostenuto che l’intervento militare in Libia «non lo si doveva fare nella maniera con cui, inizialmente ma forse anche adesso, le azioni si sono svolte». Mi dico: in quali occasioni una guerra è stata fatta come si doveva fare? I passati e indiscutibili atti di macelleria, rinnovatisi orrendamente in tutte le “guerre lampo”, o i sistematici errori delle “bombe intelligenti” non bastano ad ammutolire certe bocche?

2. Informati o disinformati?

Solo pochi esempi. Alcuni hanno sostenuto che la Tv di stato libica (quella di Gheddafi), che ha mostrato scene di danni causati sui civili dai bombardamenti NATO, non è attendibile. Cosa dire allora di Al Jazeera, di cui ho riferito sopra? Mentisce Giulietto Chiesa quando in proposito afferma: «I 10 mila morti non c'erano e nessuno li ha mai visti, le fosse comuni lo stesso, i bombardamenti sui cortei della popolazione non c'erano. Ho lavorato su tutte le fonti disponibili e non ho trovato una sola immagine, una sola notizia attendibile. La notizia è stata data da Al Jazeera, ma era palesemente non credibile nel momento in cui è stata data. Perché dopo due giorni dall'inizio delle rivolte qualcuno doveva aver contato i 10 mila morti, e io vorrei sapere come si fa» (http://www.alternativa-politica.it/)? Altri dicono che tutto sia partito da una spontanea protesta pacifica davanti ad un tribunale di Bengasi e che «le forze dell’ordine hanno tentato di fermare le proteste, non con gas lacrimogeni, non con proiettili di gomma ma con proiettili di artiglieria pesante. I cellulari della polizia venivano utilizzati per schiacciare le persone. Come reazione la gente ha assalito i posti di polizia, hanno rubato le armi etc.. e si sono ribellati a 42 anni di dittatura sanguinaria. Civili contro l’esercito del dittatore» (http://www.alfabeta2.it/2011/07/24/ a-libia-e-il-pacifismo-a-orologeria/). Non sono in grado di smentire tali affermazioni. Per valutarne la portata reale, però, esigerei che siano esaminate accanto a quelle che documentano una preparazione di “qualcosa” da parte di Stati Uniti, Francia e Inghilterra nei mesi precedenti l’intervento in Libia, come sostiene ancora Giulietto Chiesa: «Io ho una teoria, che merita di essere verificata. Su Megachip.info, il mio sito, ho pubblicato la notizia che francesi e inglesi si stavano da tempo esercitando militarmente in vista di un attacco da organizzare contro un paese che minacciava i loro interessi. Nessuno l'ha smentita. Secondo: si sapeva benissimo che in Cirenaica c'erano già gruppi armati paracadutati dai servizi segreti americani e britannici. Terzo: si sapeva benissimo che esisteva un governo provvisorio rappresentante la Cirenaica a Londra. Composto di persone i cui legami con i servizi americani e le fondazioni americani sono ben noti e accertati. A un certo punto si è deciso evidentemente che bisognava modificare gli equilibri all'interno del Nord Africa.» ( http://www.alternativa-politica.it/)? Stropicciatevi, dunque, gli occhi, giornalisti e intellettuali “interventisti”, che all’inizio ci avete voluto convincere della urgente necessità di «bombardare il dittatore che bombarda il suo popolo» (tra l’altro, in quasi perfetta coincidenza con gli «italici festeggiamenti» per i 150 anni del Risorgimento). Dovessimo fermarci un attimo alla sola aritmetica dei morti, diteci oggi: perché anche la NATO s’è messa a bombardare civili libici? E quanti morti, feriti, menomati ha prodotto in questi sei mesi? E quanti ne ha fatti (mettiamo pure in tutta la sua carriera) Gheddafi?

3. La geopolitica: da snobbare?

Agli snob, che storcono il naso davanti alla geopolitica (perché noiosa, perché raffredda i facili entusiasmi per le masse in rivolta, perché presuppone l’invarianza del lato aggressivo dell’homo homini lupus e della razionalità calcolatrice degli apparati di Stato), si dovrà pur far notare che certe teorie apparentemente complottiste non siano affatto tali, se poi sul pianeta si susseguono eventi micidiali come attentati, colpi di stato, eliminazioni con droni di “terroristi” , scandali ad orologeria per far fuori avversari politici scomodi. Qualcuno (singoli pazzi?) pur appronterà meticolosamente questi gesti. O vogliamo semplificare la storia, riducendola allo scontro cinematografico del Bene contro il Male, di ribelli alla Robin Hood contro tiranni obbligatoriamente sadici, paranoici e perversi?
Che certi “normali” tiranni improvvisamente diventino più tiranni, mentre altri proseguano indisturbati la loro noiosa carriera, che certi Stati vengano d’un tratto stigmatizzati come “stati-canaglie” da chi, a Washington, ha il bollo per farlo (e quando serve a lui e non all’Umanità, alla Democrazia, alla Civiltà), rivela o no che la politica è faccenda tremenda e oscura e niente affatto trasparente?
E che non è facile spiattellarla sotto il naso della cosiddetta “società civile”, la quale grazie alla sua innata “partecipazione democratica”, l’annuserebbe e prenderebbe “democraticamente” le decisioni che i capi di Stato rispetterebbero?
Far notare che «Libia e Siria, oltre alla Giordania a dire il vero, sono gli unici due paesi del Mediterraneo che non erano ancora integrati nel sistema militare di difesa della NATO» (http://www.alternativa-politica.it/) può suggerire o no cosa ci aspetta nei prossimi mesi o anni?
E l’idea che gli Usa, più che impantanarsi in Libia per il piacere di stare nel pantano (e magari contemporaneamente in vari pantani: in Somalia, in Pakistan, nello Yemen, in Siria, in Libano e addirittura in Iran), abbiano adottato una nuova strategia, per cui «se non posso più tenere sottomessa una regione strategica devo cercare di fare in modo che nessun altro possa impiantarvi la propria egemonia. E per far ciò devo creare il caos.»(P. Pagliani su http://www.megachipdue.info/tematiche/guerra-e-verita/5970-lesportazione-del-caos-imperiale-.html ) faremmo bene a rimuginarcela un po’ nella capoccia o è fastidiosa propaganda paranoica?

4. Che democrazia è questa se…
In Italia (e non solo) si è così assuefatti all’idea che la Democrazia - in primis quella degli USA - sia, malgrado i suoi limiti, il regime migliore, che neppure ci si allarma più (in particolare dalla Guerra del Golfo del 1990) quando i “democratici” cominciano ad esportarla continuamente mediante guerre travestite da operazioni “umanitarie”. Una volta i “sinceri democratici” erano talmente sinceri da criticare pure la Democrazia. Poi non più.
Sempre più spesso io, che mi ero formato sulla critica della Democrazia esistente, mi chiedo: Che ci faccio, ora che la Democrazia è Pensiero Unico, in mezzo a tutti ‘sti “sinceri democratici” sempre più o assopiti o fanatici, o disincantati o ringhiosi, i quali vogliono che ad Essa mi rassegni, tanto il Comunismo è fallito (vero…) e, non accettandoLa (assieme alle guerre “umanitarie”), si rischia Il Peggio? Che posso fare? Esodare, appunto! E già sento qualcuno che dice: E allora che ci fai su Nazione Indiana, un sito certamente frequentato da “sinceri democratici”? Se non ti va la Democrazia, alla larga! Esoda e basta!
Eh, no! - controbatto - perché c’è Il Tarlo (della Libia). Lo sento io e lo possono sentire pure i “sinceri democratici” (e chissà quanti altri). Anche durante i bombardamenti fatti dagli eserciti democratici? Sì, sì. Ssst! Parla e dice: E se la Democrazia si fosse ridotta a “oppio dei popoli”? E se il nemico della Democrazia fosse innanzitutto in mezzo a voi o addirittura alla vostra testa. E se fosse in cima al Paese Liberatore per eccellenza che ammirate di più? Al Paese, cioè, che ha forgiato con lagrime e sangue, senza farle poi più vedere, il suo potere e il più alto grado di civiltà (capitalistica) comunque raggiunto dall’umanità? (Dice qualcosa la guerra civile americana del 1861-65? lo sterminio dei pellirosse? lo sganciamento dell’atomica su Hiroshima e Nagasaki?).
E se non vi apparisse nemico perché è attorniato, sostenuto, applaudito, in tutti i Paesi suoi alleati subordinati, non solo da giornalisti schiettamente cortigiani e venduti, ma da grandi intellettuali, scienziati, economisti, romanzieri, registi, attori, cantanti, ai quali vi sentite legati?
E se questo Paese Liberatore per eccellenza lo rispettaste non tanto perché perbene e modello del vostro stile di vita, non Tanto perché condividiate con lui la medesima religione della Democrazia e dei Diritti dell’Uomo, ma soprattutto (non osate dirvelo? ve lo dice però Il Tarlo nel fondo buio di qualche nottata insonne) perché è soltanto il più forte e il più ricco, non il più ragionevole o civile o saggio? (E essere il più forte e il più ricco significa essere anche il più pronto a liquidare con le maniere spicce e sporche di sempre - da Caino a Guatanamo - chi tenta di scalzarlo dal suo piedistallo, il più abile nel pentirsi dopo aver assassinato, il più deciso a giurare sulla Bibbia e sulle Sacre Carte della Democrazia e dei Diritti Universali dell’Uomo e, perciò, anche il più audace e deciso nell’andare contro la Democrazia e i Diritti dell’Uomo).
E se - sempre Il Tarlo! - vivere in questa traballante e claudicante democrazia, brutta copia ormai di quella, peraltro mitizzata, dell’antica polis, e godere dei suoi vantaggi metropolitani comportasse - inevitabilmente, necessariamente - fare la guerra (commerciale, ideologica, militare) contro altri Stati più o meno a turno “canaglie” (o comunque “inferiori”), come dal 1990 in poi sta accadendo in Irak, Afghanistan e ora in Libia e domani forse in Iran o in America Latina, e dopodomani ,secondo seri studiosi, in Cina o in Russia?
Se comportasse, cioè, che voi “sinceri democratici” doveste essere - civilmente, democraticamente - cannibali (Lu Hsun) e ammirare ed esaltarvi alla Tv davanti alle performance degli Oscar del cannibalismo globale e locale (commerciale, militare, coloniale, sessuale, intellettuale, estetico)?
E se mantenere la Democrazia e il benessere democratico per i propri figli e nipoti e concittadini, comportasse trasmettere in segreto (ma sempre democraticamente, eh!) ad alcuni corpi specializzati e ben selezionati il mestiere attivo del cannibale e costringere ceti medi e popolo ad essere servitori zelanti dei cannibali più autorevoli, a rispettarli, a chiamarli Mr. Lamb invece che Mr.Wolf?
(Questione che in Occidente si risolve ancora con le buone, cioè con più TV e società dello spettacolo e camere di tortura meno in vista, mentre negli “stati-canaglie” e arretrati vige un cannibalismo “antidemocratico”, “tirannico”, “dittatoriale”, “totalitario” con meno TV e società dello spettacolo e, dunque, con più camere di tortura di stile dozzinale ed eserciti che sparano a vista appena usciti dalle caserme).

5. Noi. Chi siamo noi oggi?
Oh, ma Il Tarlo non la smette! Dopo aver fatto la predica ai “sinceri democratici”, continua a farla anche agli esodanti come me e a quei noi, simili a me, non rassegnati all’esistente democratico e che - inquieti, utopici, carbonari, donchisciotteschi, estremi, radicali, borderline - vorrebbero ancora “fare qualcosa”, “cambiare il mondo”, “fare una rivoluzione”. E in blog, siti, riviste, fanzine, scrivono manifesti più o meno fuori riga e gridati, che cominciano all’ingrosso così: noi popolo; noi classe operaia; noi intellettuali; noi giovani; noi donne (e femministe); noi omosessuali; e ora, persino, noi sessantenni (http://www.alfabeta2.it/2011/08/22/manifesto-per-i-sessantenni/).
E a loro e a me Il Tarlo dice: Quando rifletterete meglio sulla consistenza effettiva di questo noi, di questo pronome plurale, che dite Soggetto? È davvero un noi? O un io-noi ? O ancora più io che noi? E se foste fuori gioco, masse di manovra, che - entusiasticamente, invidiosamente, narcisisticamente, artisticamente - si parlano e si scrivono addosso?
E se tutto questo parlare fosse chiacchiera, rumore di fondo (come appare all’occhio clinico e cinico dei capi di stato, dei generali, dei banchieri, dei politici, dei manager)?
E se non aveste più , come diceva il vecchio comunista B. Brecht il difetto di pensare?
E se i pensierini che producete si ponessero - spontaneamente, automaticamente, istintivamente, liberamente, logicamente - dalla parte dei più forti e più ricchi, pur snobbandoli a ogni più sospinto? E se solo pochissimi pensieri (da Tarlo!) vi ponessero - un secondo, due secondi, faticosamente, anormalmente - di fronte alla orrida Realtà?
E se nessuna rivoluzione fosse più possibile?
E ai venti di guerra nulla più potessero opporre i pacifisti veri e finti, i politici di destra o di sinistra, i grandi e i piccoli statisti, chini tutti dinanzi al Paese Liberatore per eccellenza (come hanno dimostrato, in occasione di questa ennesima guerra in Libia, l’Italia, la Russia, la Cina, la Turchia, l’Iran stesso, per calcolo, per tattica, per salvare affari, per preparare nuovi piani e, appena possibile, nuove guerre anche loro)?
E se i movimenti - gli indignados, i riots inglesi, le “primavere arabe” - non riuscissero mai più a farsi indipendenti e rivoluzione vera?
E fossero schiuma di onde, tsunami deboli, che si sollevano ma mai sommergono gli eserciti, i burocrati, i poteri occulti, le banche che dovrebbe sommergere?
E se non dovesse più spezzarsi la gabbia d’acciaio, in cui la maledetta storia ha rinchiuso questa umanità mezzo disumana, questa civiltà sempre in fondo semibarbara? Volete una buona volta chiedervi che fare? che non sia aspettare un Dio che vi salverà, un Capo che vi guiderà?
E, se solo poteste usare la parola su un blog, un sito, un giornale, una rivista, in un partito politico, in una facoltà universitaria, un laboratorio di ricerca, volete chiedervi come usarla al meglio, come non sprecarla, privatizzarla, agitarla in un bicchier d’acqua, farne scolastica, commercializzarla, lasciarla appesa come una cetra a uno dei Grandi Miti (a piacimento della Tradizione antica, moderna, della neoavanguardia, del postmoderno?
Ammesso che possiate o dobbiate ancora scrivere sulla sabbia di questa Democrazia…

3 settembre 2011


[1] Da un commento: «non appena – spero tra poche ore – saranno cessati i combattimenti e il rais si sarà in qualche modo levato dai coglioni».

Nota*


Il 26 agosto 2011 15:10, Ennio Abatemailto:ennioabate@alice.it    ha scritto:

Ho più volte  collocato sotto l'ultimo post pubblicato da NI questo
messaggio e mi è stato eliminato dagli amministratori.

AI GESTORI DI QUESTO SITO

A quando un post sul macello in corso in Libia?
A quando un giudizio sulla taglia da Far West per la cattura di Gheddafi
"vivo o morto"?
La "nazione indiana" dorme?

[Copia  a memoria del commento che mi avete censurato]
 

Il 29/08/2011 09:27, nazione indiana ha scritto:

Salve Abate,
i messaggi sono stati cancellati dal redattore (sempre che non siano
finiti automaticamente nello spam) non per una forma di censura,
questo va da sé, ma perché inseriti nel posto sbagliato.
Con la redazione, per suggerire un argomento o per per sottoporre un
articolo, si comunica usando la nostra casella di posta elettronica.
Ma questo lo sa già, visto che adesso se ne sta servendo.
Mi dispiace constatare come anche nel suo caso si rimproveri a NI di
non fare - è ciò accade con una regolarità inquietante - esattamente
quello che lei stesso avrebbe potuto, cioè scrivere una riflessione
sulla Libia e spedirla a un redattore quale che fosse. Oppure avrebbe
potuto segnalare un articolo di particolare utilità, noi l'avremmo
ripreso volentieri.
Vorrei perciò invitarla a contribuire alle discussioni, in avvenire,

fuori dal riflesso condizionato "armatevi e partite". Se ha da dire
qualcosa, lo faccia, scriva una sua nota e la invii.
Cordialmente,
[...]

Il 29 agosto 2011 10:52, Ennio Abatemailto:ennioabate@alice.it    ha scritto:

Gentile [...]
grazie di questa spiegazione.
Faccio notare però che, da visitatore  saltuario e  selettivo di NI, mi
sono
"adattato" a  inserire i miei interventi  negli spazi-commenti sotto i
post
per me stimolanti (Cfr.
http://www.nazioneindiana.com/2011/03/19/andiam-andiam-andiam-a-guerreggiar/;
http://www.nazioneindiana.com/2011/02/12/poesia-civilizzata-sul-popolo-egiziano/)
, dopo aver fatto vari tentativi di inviare miei scritti proprio
all'indirizzo nazioneindiana@gmailcom, che lei mi suggerisce e che avevo
da tempo incluso nella mia rubrica.
Non ho mai avuto alcun riscontro.  Se ho fatto riferimento più spesso ai
post di Andrea Inglese è perché è l'unico dei redattori di NI che conosco
per esserci incontrati in alcune occasioni.
In quest'ultimo caso, dunque, la mia  irritazione è stata alimentata
anche da tutti questi precedenti non incoraggianti.
Io cerco di dire la mia  e collaborare con  vari siti. Su diversi ho
trovato  facilmente ospitalità. Col vostro  finora non mi è riuscito.
Se la sua lettera sbloccherà ora l'ignoto ostacolo, ne sarò contento.
Accetto, dunque, volentieri il suo invito e nelle prossime settimane
proverò a proporre delle note,  indirizzandole a lei come interlocutore di
riferimento.
Un caro saluto
  Ennio Abate

Il 29/08/2011 11:14, nazione indiana ha scritto:

Va bene, rimango in attesa del pezzo.
Per ora un saluto,
[...]


Il 03 settembre 2011 13:48, Ennio Abatemailto:ennioabate@alice.it  ha scritto:

Gentile [...]
  in allegato il pezzo che ho preparato sulla guerra in Libia.
Mi faccia sapere.
Un caro saluto
Ennio Abate

Il 04/09/2011 16:35, nazione indiana ha scritto:

Gentile Abate,
le dico con franchezza che il pezzo, pur condivisibile nella sostanza,
non è condivisibile nel resto. A mio avviso la forma "aperta" del
testo, con l'appello ai lettori perché intervengano, quella
strutturazione, il tono provocatorio e beffardo, nuocciono alla
serietà dell'argomento. Il saggio andrebbe ripensato e organizzato in
maniera più rigorosa. Può provare a porvi di nuovo mano e dargli una
forma diversa, sempre che questo, però, non sia in contrasto con il
suo temperamento (in tal caso, se non ha più voglia di lavorarvi,
potrebbe inviare lo stesso pezzo a un altro redattore).
Cordialmente,
[...]


Il 04 settembre 2011 17:06, Ennio Abatemailto:ennioabate@alice.it  ha scritto:
Gentile [...],
con la stessa franchezza le faccio notare che ho mirato a scrivere un testo
di riflessione, attenuando o eliminando  proprio i toni che potessero
suonare gratuitamente o unilateralmente provocatori e beffardi. Non sono un
provocatore di professione, né mi piace la provocazione per la
provocazione.  Non vedo, dunque, cosa ci sia di male nella forma "aperta"
del testo. L'invito  al bilancio non è rivolto a generici  lettori, ma a
quanti sono intervenuti nei due post a cui ho fatto preciso riferimento. Non
capisco neppure  cosa non vada nella  "strutturazione" del mio pezzo.  Sono
stato attentissimo a non mettermi in cattedra e ad accusare gli altri, ma a
chiedere - per quanto possibile ad interlocutori che non hanno avuto sulla
Libia il mio punto di vista - di fare assieme  un bilancio alla luce degli
svolgimenti ulteriori. (Tant'è vero che Il Tarlo l'ho fatto parlare sia per
i democratici che per me e gli altri).
Ho fatto persino leggere il pezzo, prima di spedirlo, ad alcuni amici che
hanno approvato la serietà con cui ho toccato problemi veri molto sentiti.
Quindi non per temperamento, ma per  ragionamento ne sollecito ancora la pubblicazione.
Veda lei, che sicuramente ha i contatti con altri redattori, se c'è qualcuno
[...]
Resto in  atteggiamento interlocutorio.
Un caro saluto
Ennio Abate

Il 05/09/2011 11:38, nazione indiana ha scritto:

Gentile Abate,
l'articolo mi sembra troppo incandescente e caotico, non è nelle mie
corde (se mi passa un'espressione fin troppo usata), e benché ne
condivida largamente i contenuti, sarebbe impossibile per me
fronteggiare la prevedibile tempesta di commenti.
Segnalo agli altri redattori la presenza del suo articolo nella nostra posta.
[...]

Da Ennio Abate  5 sett. 2011  ore  11,47
Gentile [...],
caotico, no. Incandescente forse, ma non tanto da bruciare tutte le tende di NI, spero.
Resto ancora in trepidante attesa.
Un caro saluto
Ennio Abate  

3 commenti:

Unknown ha detto...

ciao Ennio e ciao a tutti..a parte che mi dispiace aver pubblicato addirittura prima dello stesso autore , tu, il tuo saggio,nel senso letterale della parola..direi elogio del tarlo della semplice nuda e pura verità : fosse anche solo quella di fare domande ,una sul'altra LOGICHE , capacità MINIMA che qualsiasi persona aveva il DOVERE , su questo come altri temi, di custodire dentro sè senza farsela rubare da nessuno. Lo posso dire perchè sai perfettamente quale signora nessuno sono, perfettamente in linea coi milairdi di nessuno che siamo.
decido di lasciarti questo commento e uscire dal silenzio in cui in questi giorni ho iniziato a sfogliare questo vostro libro, perchè mi fa enorme rabbia di TRISTEZZA senza fine vedere come nazione indiana o altri ancora dedicano così tanta " vivisezione" a temi "UOMO", per poi far cadere addirittura a qualcosa che è ben oltre la censura..la parola censura ormai rende veramente un piffero ..allora mi viene da chiedere al di la del tema , e dei soliti assurdi pro e contro, in che razza di genocidio siamo finiti, oltre l'omologazione voluta dai poteri forti antiuomo.

io credo che la leva maggiore su cui hanno attivato l'autodistruzione dell'essere pensante, è la pigrizia..credo che molti del fronte "comunicazione" mass-mediatica e anche alternativa come in questo caso, non hanno solo motivi di pagnotta per aver abbassato la libido del continuo viaggio alla ricerca di tutte le ipotesi che aiutano a ricostruire il puzzle della verità...è che proprio non sanno, non sanno quel che dicono, affermano, e che quindi offendono tramite l'altro ( in qusto caso il tuo interrogarti) del loro aver smesso di pensare quando il pensiero era ancora Pensiero.

OT
grazie inoltre di quella critica al non critico, perchè mi hai fatto venire un sano atto di ribellione. pur non avendo mai avuto a che fare con quel mondo, mi hai dato però il coraggio giusto di fare un atto leggermente rivoluzionario ( relativamente a me stessa) e ieri ho pubblicato ( solo sul mio diario web)una piccola poesia ( di solito le tengo solo per me ,per paura di ferirmi esponendomi)..è stato un invito al poeta s-conosciuto in ognuno di noi.

un caro saluto a te e a tutti
ro

Anonimo ha detto...

Enzo:

Le facce immacolate di Cameron e Sarkozy in Libia li per quantificare
materialmente il bottino della loro missione militare, mi hanno suggerito di
intervenire sullo scritto “incandescente” di Ennio Abate.

Proverò ad elencare alcuni motivi ipotetici per i quali l’articolo non è stato
accolto dal blog Nazione Indiana.

Processo ad Ennio Abate :

- Ennio Abate non riesce ad usare quella sorta di “understatement” necessario
per passare attraverso i raffinati filtri di un blog apparentemente aperto e
democratico.La scrittura del’incorregibile Abate serve solo ad “infiammare gli
animi” non porta ad un sereno dibattito

- Abate definisce Guerrafondaio il signore “yes we can”. Obama warmonger!
Incredibile! Affermazione molto rischiosa!

- Abate sfiora le teorie del complotto e si mette dalla parte di quelli che
nella mente di alcuni intellettuali italiani sono visti come “patetici” che
credono che ogni cosa sia “etero diretta dal capitale globale” o “dai vertici
del complotto demoplutopippoquiquoqua”. Le teorie dietrologiche servono secondo
questi intellettuali, a dare una spiegazione a tutto “non con la ragione e quel
che abbiamo sotto gli occhi ma con un segreto capro espiatorio” (Karl Popper).

- Abate si scaglia contro gli intellettuali ? Che osservi il nuovo ruolo che
il filosofo Henry-Lévy si è costruito, organico a Sarkozy, anzi che dico, lui
stesso potere. Certa intellighenzia non si tocca ! Come si possono nutrire
dubbi sulla “spontaneità della rivolta"? Perchè cercare di capire cosa i
“ribelli democratici” avrebbero combinato senza il massiccio intervento aereo
e, al di fuori di ogni mandato ONU.. e soprattutto il ruolo del capitale USA e
non solo ?
Si, è vero, anche Impregilo, Eni, Unicredit e pure la Juventus fanno affari d’
oro con la Libia . Sorge un dubbio, cosa ne sarà dei rapporti commerciali
Italia-Libia? Saranno condizionati dalla presenza della Francia e dell’
Inghilterra, il gatto e la volpe ? Si parla già di “priorità nei contratti per
chi ci ha aiutato”. Sono parole del presidente provvisorio Muastafa Abdel
Jalil. Eppure non si capisce cosa abbia a che fare quel Sarkozy che non ha
esitato a qualificare con l'espressione "racaille" (feccia) i giovani
arrabbiati delle "periferie calde" parigine, con i giovani “ribelli” anti
Gheddafi. “Giovani di Bengasi, giovani di Libia , giovani arabi , la Francia vi
assicura la sua amicizia e il suo sostegno” queste le sue parole in terra di
Libia. Mentre ipocritamente Cameron gli fa eco e dice “Questo è il vostro paese
è la vostra leadership, è la vostra rivoluzione, non la nostra”. I leader
stranieri sgomitano per apparire sulla vetrina libica.
Vedi Abate , non ci sai fare dovresti andare alla scuola dai furbi!

- Abate cita Giulietto Chiesa, uno dei più noti giornalisti italiani. Niente
di male, ma se i gestori di Nazione Indiana sono l’acqua santa, certamente
Chiesa è il diavolo. Non dimentichiamo che Chiesa ha pubblicato “Zero” un libro
tuttora presente negli scaffali delle librerie e che contiene gli articoli dei
più convinti assertori delle teorie del complotto. Qualche nome : Michel
Chossudovsky , professore di economia all’università di Ottawa , Webster
Tarpley storico e giornalista investigativo….

Anonimo ha detto...

Ennio Abate:


Ringrazio Enzo per l'ironico commento che mi fa sentire un po' un Don Chisciotte
che vive in un'altra epoca e in un altro mondo.
Spero però che alcuni lettori di Nazione Indiana abbiano simpatizzito più per Abate-Don chisciotte
che per il Minculpop di Nazione indiana.


P.s.
Preciso che condivido di Giulietto Chiesa soltanto quanto scritto nelll'articolo riportato e , duqnue, le sue riflessioni sulla guerra in Libia.
Sulle tesi da lui e da altri espresse nel libro "Zero" circa l'attentato dell'11 settembre 2001 non mi pronuncio perché non le ho lette. E troverei per me complicatissimo valutarle.