mercoledì 21 settembre 2011

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Ennio Abate
Il tarlo dell'esodante
rifugiato in una poesia
di Bertolt Brecht




Bertolt Brecht, A chi esita*

Dici: «Per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.

E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze, ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può più mentire.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.

Che cosa è ora falso di quel che abbiamo detto?

[IL TARLO:
È falso tutto quello che  avete detto credendo (o  fingendo di credere) di parlare a degli amici o almeno ad avversari curiosi. Erano invece vostri nemici. E avreste dovuto sapere o imparare presto che, appena individuati come dissenzienti, critici, anticonformisti, vi avrebbero  trattato senza esitazione da nemici. Avete sbagliato a credere innocenti le vostre ribellioni. Avete sbagliato a non vedere quanto cinico è il formalismo delle Leggi uguali per tutti, usate invece come scacciacani contro di voi. Ben vi sta.]
Qualcosa o tutto?

[IL TARLO:
Tutto, tutto. I vostri compagni hanno  cambiato casacca e hanno allevato nipotini viziati (i discendenti dei «Fratelli Amorevoli» di cui parlò Fortini) che ora spadroneggiano  e vi fanno la morale sui giornali, alla TV, nelle università, nel Web. Non dovevate illudervi che lì in alto facessero ancora l’opposizione. La fingevano. Si sono  mescolati tutti nel grande calderone della “democrazia”. E tutti hanno dimostrato, quando hanno avuto a turno l’occasione di governare, di  decidere le stesse cose: tagli dei posti di lavoro, blocco dei salari, aumento delle tasse e soprattutto guerre).

Su chi contiamo ancora?

[IL TARLO:
Soltanto su quelli che s’interrogano e dubitano sistematicamente. Ma non so dove ne troverete di questi tempi… ]

Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente?

[IL TARLO:
Certamente. Siete dei bastonati dalla storia. Non essendovi venduti e non accettando QUESTA DEMOCRAZIA, passerete il resto della vita a testimoniare insieme a pochi altri (inascoltati o pochissimo ascoltati) “qualcosa” che nessuno più crede possa essere davvero accaduta in passato anche in questo Paese, “qualcosa”  sempre più intraducibile nella lingua americanizzata dei  vincitori (e dei loro indigeni servi, che sono purtroppo vostri figli e nipoti). La vostra lingua è già «lingua mortua». Guarderete la corrente senza potervi più immergervi. Perché a  voi fa ribrezzo,  mentre loro ci sguazzano dentro ilari, indifferenti o  meditabondi.  E vi sbeffeggiano, vi fanno la lezioncina. Vi pesterebbero pure, se si presentasse l’occasione. Voi, appena parlate, gli ricordate troppo che «il re(-pubblica) è nudo».]

Resteremo indietro, senza
comprendere più
nessuno e da nessuno compresi?

[IL TARLO:
È probabile visto quello che è in arrivo…].

O dobbiamo sperare soltanto
in un colpo di fortuna?

[IL TARLO:
Meglio di no. La Fortuna i suoi colpi ve li ha già dati. Se proprio vi va di sperare, non cercate tra quelli che parlano troppo di democrazia.]

Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.

* La poesia di Brecht (qui in grassetto) si legge a pag. 216 di «Poesie 1933-1956», Einaudi, Torino 1977


6 commenti:

Anonimo ha detto...

La mia risposta: il tarlo odia il sole e domani il sole sorgerà ancora. Come al solito saranno gli sfruttati ad aprire il passaggio ma chi sta davanti si sa sarà più vulnerabile. Emy

Anonimo ha detto...

Non esito a dirlo: in questo scritto di Brecht non v'è traccia di poesia. O se c'è è talmente diluita nella prosa che si stenta a riconoscerne il sapore. Quanto ai contenuti ci sento una tal tristezza, un tale grigiore... ma soprattutto un'evidente limitatezza alle sole istanze di liberazione che mi chiedo che faccia abbia quest'ultima. E per l'ennesima volta mi accorgo che non è dato saperlo.

mayoor

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:

Non poesia, tristezza, grigiore.
In ibernazione ogni liberazione.
Mi dica, sono già morto, dottore?

Anonimo ha detto...

Caro Ennio, non è colpa mia se ci passi Linguaglossa... tutto preso nel cercar lo specifico del linguaggio poetico. Le conseguenze possono essere immediate. Brecht è da sempre un caposaldo della cultura di sinistra, così come Tagore è ritenuto il poeta moderno della spiritualità. Il parallelismo è voluto perché entrambi sembrano voler insegnare qualcosa e per farlo usano un linguaggio comprensibile anche ai bambini. Lo sbilanciamento sta nel contenuto... troppo poesia di solo contenuto. Ma è un parere personale naturalmente.
Sei pasta dura Ennio, e sottilmente conservi un umorismo invidiabile, piuttosto raro tra i profeti di sinistra. Altro che morto...
Ciao

mayoor

Moltinpoesia ha detto...

"conservi un umorismo invidiabile, piuttosto raro tra i profeti di sinistra"(mayoor)...

Proprio perché non sono un "profeta di sinistra". Occhio al titolo: il mio è il tarlo di un esodante (manco più dalla sinistra, come ho detto anni fa, ma dal minestrone dove destra e sinistra cuociono e si mescolano insieme producendo un odore nauseabondo). E non a caso si è "rifugiato" in una poesia di Brecht, vecchio comunista, poeta troppo"contenutista" magari, ma che sapeva di vivere "in tempi bui".

Anonimo ha detto...

Enzo Giarmoleo cita Bertolt Brecht :

Hollywood

ogni mattina
per guadagnarmi da vivere
vado al mercato

dove si comprano le bugie,
pieno di speranza
mi metto tra chi vende