venerdì 25 novembre 2011

Lucio Mayoor Tosi
Cinetico e carnivoro

















Cinetico e carnivoro. 


Gommoso.


Gomma su acciaio. Principalmente giallo. 
Nero. Non molto, ma dovunque.


Nero a togliere, separare. Nero non altro ancora. 
Cambierà poi. Bisogna andarci piano. 


Carnivoro il cappello e carnivore le scarpe. 


Carnivoro e cinetico homo sapiens.


L'orecchino vero antico.  Su altro antico in maglina 
di plastica.  Più goretex.


Oltre l'agrodolce l'amaro rosso. Profumato ghiaccio.
Catarifrangente un bacio. 


Insegne animali. Altri occhi di carnivori giganti. 
Prima o poi passeranno di qui. Pieni di luminarie.


Video ragazze alte dieci, venti metri.


Inna inna inna morate.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Ogni volta mi sorprendi! . Sono qui statica con un piatto di insalata mista verde bianca rossa e aspetta aspetta c'è anche l'arancio di una carota. Ne cinetica ne carnivora. Bravo Mayoor! Davvero bravo ed unico! Critica zero non le so fare... Emy

Anonimo ha detto...

La ricchezza e la forza della poesia di Mayoor (e non solo di questa) sta nell'introdurci dentro un senso di spaesamento (toh, guarda, c'è anche l'arancio di una carota, dice Emy).
La vicinanza quasi palmare dell'osservazione dell'oggetto (suggestivo l'accompagnamento grafico giallo/nero; di vespa o di ape?)ti porta paradossalmente ad una estraniazione di senso,perchè questo appartiene ad una realtà altra, non visibile, relativamente traducibile. Ecco la sofferenza stupita, instupidita di un homo sapiens che nulla o poco sa di fronte a queste oggetti, potenti nella loro parzialità, che gli ronzano attorno e a cui non riesce a far fronte.
Non resta che l'onnivoro occhio costretto a fagocitare tutto per poi risputare un senso?
A Mayoor la risposta.
Da me, un complimento per questa sua capacità (che forse vedo solo io).

Rita S.

Anonimo ha detto...

Per me l'inconscio ha radici percettive che si trovano nei piedi ( quelli che stanno dentro le scarpe carnivore). I piedi sanno da che parte svoltare, se fai bene vanno spediti se no si fa fatica. La percezione è animalesca o, per meglio dire, d'origine terrestre. Il giudizio può sembrare contro, ma in poesia non lo è per questioni ragionevoli di giustizia, alienazione ecc.
Il senso è indicato dove non sembra ce ne sia, ed è drammatico proprio per questo. E comunque anche per me l'estetica la si costruisce con ciò che c'è, non faccio azione di restauro. Tutto muore, anche le opere dell'uomo, si trasformano e non sono più le stesse. Mi sembra che a quest'epoca non interessi ciò che è permanente. I gatti ne sanno di più. Uno scrive con ciò che ha intorno, guarda annusa... poi ci pensa. Ci pensasse prima non vedrebbe più le cose come sono, vedrebbe quelle che vorrebbe. Ma così facendo il mondo viene evitato, e questo è contro natura perché il mondo ci entra dentro nostro malgrado, anche dentro le parole. Come goretex, ma le video-ragazze no, quelle per me son la poesia che si fa comunque.
Ciao

may

Unknown ha detto...

Questa di Mayoor è lineare con "la materia" sempre molto presente da quel poco che ho per ora letto delle sue "gomme poetiche"..

ogni volta -visto che produce appunto lo spaesamento(che è poi quello che tutte le persone vivono,che siano consapevoli o meno delle casue)- mi fa venire per contrasto voglia di quel pezzo di non luogo(che è il luogo piu grande di tutti noi) in cui io vivere in diretta precisamente "l'elenco poetico" degli "oggetti" ripresi dal suo sguardo, e ridotti precisi precisi come le persone che non vi abitano(nelle poesie stesse di Maayor).Infatti non vi è insegna animata ma tuttalpiù "animale", per cannibali di tutti i giorni, gentilmente chiamati carnivori.

La durezza di questa poesia , ma mi sa anche di altre di Lucio, è l'assenza di verbi , e anche se ce ne sono alcuni, " passano" del tutto inosservati,o in sordina (forse "bisogna andarci piano" comprende anche questo?) Forse, fuori parentesi, è necessario al Poeta, per dare ancor piu forza,rilievo o risalto ( come la mutazione di quel segmento di pianoforte inquietantissimo dai tasti gialli neri,così l'ho vissuto) per dare rilievo al dominio assoluto degli oggetti sulla vita delle persone, che di per sè hanno assorbito nel traffico merci.Ed ogni verbo statico di riflessione o sentimento o dinamico di scelta o azione etc etc ,sparito o quasi

nella dinamica "cinetica carnivora" non c'è spazio nemmeno nè per mettere in relazione i soggetti(peraltro divenuti oggetti) , ne per mettere in relazione addirittura gli oggetti , infatti nella poesia di Maayor ti perdi perchè in apparenza è tutto scollegato.

Estremizzo per spiegarmi:leggere ad esempio questa di Mayoor sembra quando ti prepari la lista della spesa ma non per genere distinto ( fresco, detersivi, frutta, pane) e poi per rappresentare fedelmente l'ordine di quella lista ,dovessi saltare da una parte all'altra di scaffali combinati o pre-ordinati , ma alla fine scombinati..infatti con 'sto esempio cazzuto, ti si rimette l'ordine poetico dato da Mayoor oltre il repertorio degli oggetti, come se facendoti il bigliettino della spesa prima di andare a un super, avessi scritto un bisogno poetico e fossi andato a prenderti un pacco di pasta di poesia , e un detersivo veramente magico che lava la finzione etc etc ma anche su questo " bisogna andarci piano" perche altrimenti arriva l'immigratorio e mi cazzia .-)

Anonimo ha detto...

:) ro-insoffitta: meno male che non scriviamo tutti alla stessa maniera, no?
Che vuoi, la mia è un'arte povera, da riciclo. Land art dei centri urbani che a me sembrano macerie. Poesia dura perché senza verbi ( azione, racconto soggetto), eppure (e nonostante tutto) mi ci diverto. Altrimenti non avrei scritto inna inna inna morate! Ciao

m.

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

... no, non macerie. Meglio dire rovine rovinose. In trasformazione preoccupante. Quindi costruire sul non senso mettendone insieme i pezzi. Sculture prive di movimento (verbi), rinunciando al personaggino dell'io.

Ciao

m.

Anonimo ha detto...

Inna inna inna morate, dai Mayoor spiegalo! Emy

Anonimo ha detto...

Dai Emy, è un verso che fa il verso. E' fasullo come le ragazze alte dieci, venti metri. Scrivendolo mi ha fatto ridere, a modo suo ha la forza dei versi che chiudono. Poi uno chiude il quadernetto ( ero sull'autobus) e si sente di buon umore. Uno stupido verso...

m.

Anonimo ha detto...

Perfetto.
Sulla sulla beni beni . Byemy

Unknown ha detto...

da un tipo di trasporto all'altro, dunque, questo tuo inno, caro Mayoor ..e da inno a inna il passo tuo poetico si è pure divertito, mica male come metodo per animare le insegne animali

ti saluto dunque al rovescio ma del dritto in cui hai rigenerato portando da gomma a lino il tessuto urbano:

inno inno oh che mora toh rò_voh
:-)

Anonimo ha detto...

La tua poesia mi ha incuriosito, non ho cercato significati nascosti, mi sono lasciata catturare dalle parole e dal colore.Versi che,secondo me, si possono leggere solamente così. Versi di straniamento, di una realtà frammentata che per ora non vuoi o per la quale non vedi la possi bilità di ricomporsi,se non prendendone le distanze. Un'atmosfera di gioco non nuova in poesia.
Maria Maddalena Monti

Anonimo ha detto...

"Versi di straniamento, di una realtà frammentata che per ora non vuoi o per la quale non vedi la possi bilità di ricomporsi,se non prendendone le distanze."
Grazie per il chiaro commento, Maria Maddalena. Credo che ai poeti venga spesso facile prendere le distanze, se poi ci si ragiona allora anche le apparenze diventano concrete. Il ribellismo non è un'utopia, è un malessere.

m.

Anonimo ha detto...

Voglio ringraziare pubblicamente Paolo Pezzaglia per avermi fatto notare un'importante anomalia: la mancanza di ritmo.
Rinunciando agli accenti, quindi alla metrica, tradisco l'antico canto...

E' questa, per me, una importante osservazione.
E' per ricevere commenti come questo che invio alcune poesie esponendomi su questo blog, non ci sono e non ci possono essere altre altre ragioni.

L'assenza di verbi (RoInSoffitta) e la mancanza di un ritmo riconoscibile.

Ringrazio di cuore.

mayoor