sabato 31 dicembre 2011

Marcella Corsi
L'anima, dirne in poesia


non che non si possa ma ora come ora (ruberie
giochi perversi fiscali evasioni furberie) mi ruberebbe
quasi l’anima un bell’ all'anima de' li mortacci tua
(e de' tu' nonno)
e seguitando

sarei disposta a vendere l’anima al diavolo per poche
parole nette dirette precise che cercano e offrono
che non si fanno scudo né per sé strumento
che in danno anzi di sé siano capaci di dire e pre-
sentire (all'anima
delle parole
potrebbe dire l’autore

dei troppi versi dove si mostrano animelle pietose
del tutto o quasi di sé prese che non riescono a bucare)


e il lettore?
Diamogli l’anima sì, quella che s’inginocchia e vuole
che s’arrampica cercando di capire e solo s’arrende
al dubbio alla vita
diamogli un’anima di poesia che sia
cortese e acuta e fiduciosa e ardita
(non solo un pezzo della nostra vita


[26 dicembre 2011]






*Nota


Nel corso di un confronto di idee entro la redazione di "Poesia condivisa"[qui] (a proposito, con i diversi volumi di poesia da poco usciti, perché qualcuno non propone il libro di qualcun'altro per quella rubrica? ). il piccolo dibattito, a partire dalla valutazione redazionale di una proposta, era in fondo sulla poesia. più in dettaglio sull'opportunità o meno di usare certe parole 'connotanti'. Io sostenevo  che le parole, tutte, dipende da come le usi, anche nei versi...
Ciao
marcella

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Marcella è Marcella, ghè nienta da fà (non c'è niente da fare)Tanto per usare tutte le parole. Sei davvero brava, maestra e soprattutto poeta! Quando ce vò ce vò! Hai Bucato veramente! Ciao Emy

Qui piove
la gatta non si muove
si accende la candela
e si dice:
Porca vacca
avevo programmato
una passeggiata
nel parco Lura!

Anonimo ha detto...

O luce di quest'anima,
delizia, amore e vita,
la nostra sorte unita,
in terra, in ciel sarà.
Deh, vieni a me, riposati
su questo cor che t'ama,
che te sospira e brama,
che per te sol vivrà.

Cara Emy, sì, sono Giuseppina Broccoli. Scusatemi per la lunga assenza. Buon anno 2012 a tutti.

Anonimo ha detto...

Accidenti Giuseppina, che ritorno mistico, ma se è per noi è il massimo! Grazie e spero a prestissimo .Ciao Emy

fiorellaangelafrancesca ha detto...

Che brillante calembour, Marcella. Un saluto amichevole.

fiorellaangelafrancesca ha detto...

P. S. L'ultima strofa: la condivido pienamente.

Anonimo ha detto...

Mi piace, per il senso e il linguaggio strappato ai pensieri come vengono, perché ne sentono il diritto. La scrittura sorveglia gli errori e li consente. E' sveglia.
E il lettore? Secondo me sa riconoscere il figurativo vero da quell'altro levigato e troppo ben messo. Purché sia riconoscibile e lasci intendere che, tra poeta e lettore, tanta differenza in fondo non ci può essere.
Per me la novità non può stare negli espedienti, nelle scelte intellettuali più o meno azzardate e intelligenti, la novità è conseguente. Diventa un problema se il poeta si astrae mancando a quel se stesso che lo accomuna a chiunque. E naturalmente sono d'accordo con "Io sostenevo che le parole, tutte, dipende da come le usi, anche nei versi...". Questione di rapide connessioni, di saper venire al dunque senza preamboli. Il linguaggio è anche in chi legge.

mayoor

Anonimo ha detto...

Molto peculiare e assai bella questa poesia. C'è della ricerca e c'è un discorso "FORTE". Francesco

Anonimo ha detto...

...ecco un altro scherzo di Ennio: quei versi erano solo per fare gli auguri di buon anno ai moltinpoesia con un pò di grinta e di fiducia.
Ennio però usa e valorizza tutto e va bene così. Giacché me l'ha detto, sono venuta a leggervi e vi ringrazio dei commenti. Del tutto d'accordo con Mayoor quando sottolinea la necessità che il poeta non manchi a se stesso e a quanto di sè lo accomuna al lettore. Credo si deva scrivere avendo anche vero rispetto del lettore che si vuole.
ciao
marcella

(bentornata Giuseppina!)

Anonimo ha detto...

Troppo buona Marcella. E' da mo' che ho capito che Ennio, sotto sotto non è quell'austero professore che molti credono :) ma per ciò che hai scritto lo spunto per qualche riflessione ci poteva stare, e come.

mayoor

Anonimo ha detto...

A Marcella:
Mi brucia nel petto una fiamma,
non per darti parole caro lettore,
ti voglio punire ,strappare il tuo cuore
con parole d'amore ,ma se tu non vorrai
ho in serbo per te rumori di guerre,
pianti di folle dal grido straziante,
che rompa i tuoi muri caldi di casa,
se vuoi ti do fede in quel Dio che ancora
ti ascolta , una mano a prender coraggio,
la mia anima, animaccia, animella, per dirti
che ancora maledico il giorno che ho preso
in mano una penna.

Emy

Anonimo ha detto...

Grazie Marcella e bentrovati tutti.
Ti riferivi a Belli? Alle istituzioni che ci sottomettono? È sempre il popolo la vittima di vessazioni e prevaricazioni. Se i nostri politici fossero impregnati di romanità plebea superpopolare e genuina ci graverebbero di meno pesi. Questa espressione romanesca è usata da tanti in modo molto superficiale. Io ho abitato a Roma e lo so. Le comunicazioni verbali con caratteristiche positive o negative sono accompagnate spesso da queste parole. Ma a dirla proprio tutta, sono stati quelli che non ci sono più a costruire tutto questo degrado. “… all’anima de’ li mortacci tua” “…all’anima delle parole”. Mi piacerebbe che tu scrivessi qualcosa su questi collegamenti. Giuseppina

Anonimo ha detto...

Ecco un altro esempio - la poesia di Emy - di uso 'diverso' di termini in poesia un pò inflazionati (cuore, amore, anima, ...) e per questo per alcuni 'allergizzanti'. Tutto sta, appunto, a dar loro contesto e atmosfera diversi. E l'allergia se ne va.
Nel mio testo non c'era riferimento al Belli, Giuseppina, ma, vivendo io a Roma da parecchio, ho almeno in parte acquisito le frasi in dialetto che ancora circolano sulle labbra di alcuni. Quello dialettale collegato coi morti mi è sembrato l'uso più adatto del termine anima nella relazione con quanto indicato appena prima in parentesi. Per il resto non riesco a considerare il popolo come un tutt'uno (all'interno vedo tante diversità) e nemmeno i politici come un tutt'uno (mi sembra sempre più utile segnalare distinzioni). E, certo, la maggior parte del degrado attuale è stato costruito non da chi oggi governa.
Purtroppo non riesco in genere a scrivere poesia su domanda, nemmeno mia (dovesse capitare, ti dirò). Sull'uso delle interiezioni che virano al volgare (qui non nel senso di popolare) non mi sembra apprezzabile nè in poesia né altrove. Ma quando ci vuole ci vuole...
ciao
Marcella

giorgio linguaglossa ha detto...

... mi piace il modo diretto e senza fronzoli con cui Marcella Corsi si rivogle al lettore e alla poesia chiamando le cose con il loro nome, senza infingimenti e senza retorica... mi piace il piglio veritativo di invitare (si fa per dire) i lettori e gli scrittori di "poesia" a parlare di "anima"... apprezzo la demistificazione verso la poesia "buonista" e "igienica" propria di un certo progressismo estetico con tanto di timbro delle buole e oneste lettere... ma qui mi fermo.

Unknown ha detto...

"È sempre il popolo la vittima di vessazioni e prevaricazioni. "

sono d'accordo solo in parte con questa affermazione. spiego perchè.

E' profondamente così se vediamo chi paga i cocci che altri rompono,
non sono d'accordo invece sulla ripetizione nei secoli di questa condanna che per ora non ha consentito di sviluppare in quell'entità immaginifica, dentro la parola "popolo", la corretta individualità per liberarsi dai carnefici che esso stesso , questo fantomatico popolo, prima elegge a santi e poi manda all'inferno,soprattutto in un paese di servi traditori finte destre e finte sinistre ...lo abbiamo visto anche in quest'ultimo "ventennio" , come fu quello di mussolini, in cui il popolo credeva di liberarsi dal suo ( del popolo) fascismo , facendo l'antifascista...cosi come ora crede di liberarsi sulle puttanate che gli spacciano della "sobrietà" e compagnia cantando di propagande . Il sistema popolo pecore funziona per entrambe le fazioni e vale anche qui "chi è causa dei suoi mal pianga stesso" . Il fantomatico "popolo" che ha sopportato di tutto e oltre l'impensabile, è uno dei migliori esempi antropoillogici, vittima e carnefice di se stesso.

Anonimo ha detto...

...uhmm, Giorgio, troppo gentile a fermarti dopo aver detto (tutto) quello che ti piace di questo testo, che - lo dico per prima - non è un gran che. Dicci, se non ti dispiace, anche quello che non ti piace: per me sarebbe interessante (e potrei anche essere d'accordo).
ciao
marcella

Anonimo ha detto...

Francesco, sei Francesco Dalessandro?

Anonimo ha detto...

@ in soffitta (ma perché non scrivete i vostri nomi?)
Vedo che spingi verso il basso riducendo il popolo ad indifferenziata plebe che si autorappresenta in forme diverse in modo illogico, anzi, antropoillogico. Ma cosa intendi tu per partecipazione politico-giuridica? C’è una cittadinanza relativamente compatta, relativamente coerente ed omogenea, allora mi viene da dire che quella è il popolo fatto di cittadini consapevoli e con un minimo di senno e c’è la plebe fatta di pecore che scambia l’imposizione per “sobrietà”. Diventa un’astrazione forzosa perché non si può fare di tutta erba un fascio. L’individuo può realizzare concretamente la propria libertà solo riconoscendosi in certi elementi. E se qualcuno non ci riesce? Sta a chi saper vivere e mantenere sempre vigile il pensiero?
Giuseppina

Unknown ha detto...

05 gennaio 2012 20:17
"il popolo" non esiste...esistono le persone , uno ad uno ...il magma indistinto che tu abbassi in quanto indistinto, non io , è "illogico" perche prima vota per decenni i suoi carnefici e poi li sostituisce con altri carnefici, questo nel gioco dei grandi numeri "voti" che legittimano poteri criminali antiuomo.

alla tua obiezione sui nomi , ho gia risposto in precedenza...potrei scriverti mario o roberta o paolo e sarebbe pura finzione, cio che conta in questo contesto è il pensiero e il contenimento di cecità non legate al senso tecnico dlela vista in base alla quale potrei ingannarti " digitando" mario o paolo per il nome e tante altre cose ancor piu gravi nel depistarti

Anonimo ha detto...

COSI' L'ANIMA

Concava pietra
sfera d'acqu
goccia di cristallo
sabbia calcarea
diafano fango
cos' l'anima
nel corpo convesso,
promontorio di pensiero
braccio per colpire
pelle per rabbrividire,
occhi esploranti
nella concavità
dell'universo tutto.

Paolo Pezzaglia -(Moebius)