martedì 10 gennaio 2012

Dante Maffia
Cinque
delle "Poesie torinesi"


  
LA DIRIMPETTAIA

Ha il balcone spalancato,
va da un lato all'altro della stanza
(dev'essere forse il salone perché
si vede chiaramente un divano celeste
e una chitarra appesa alla parete di destra).
Ogni tanto qualcuno la chiama
o forse canta a bassa voce: la vedo aprire
e chiudere la bocca come nei film muti.
Penso che se al posto di lei ormai vecchia
(anche se quando la incontro in strada è sempre
elegante e con molto rossetto sulle labbra
e la cipria al punto giusto) ci fosse una ragazza
dai capelli lunghi biondi con le labbra
carnose io starei per ore a godermela. Invece
mi affretto a chiudere per evitare
di diventare un po' lei, d'essere coinvolto
nel ritmo del suo andare e venire per la stanza.

Non abbiamo niente in comune. Forse lei
non ha mai letto un libro, non è stata mai
a un concerto, a una corri da spagnola;
non ha mai viaggiato in aereo, visitato
il Museo Egizio, eppure la mia vita si specchia
ogni giorno nel suo antro -nel suo spazio-
e mi condiziona. Dico sempre che di lei
non m'importa proprio nulla, e invece
è sempre davanti, la vivo rifiutando la,
ne sento le grinfie, l'affanno, mi appartiene
e mi uccide, mi porge le mani.
Non so se sia la nostra muta intesa a darmi
il calore di un'angoscia che mi preme sul torace.

Prima o poi andrò a bussare alla sua porta
magari per chiederle se conosceva mia madre,
se beve vino rosso e se in vacanza
va al mare o in montagna. La storia è lì,
la nostra storia di sempre. lo vigilo: oggi
ha dato l'acqua alle ortensie,
ha tolto la polvere al lampadario.

ALTRO TRASLOCO IN VIA PAOLI

È impensabile che la tromba squilli
alle tre del mattino, eppure
è accaduto. Da sola si è messa
a suonare. Quelli del piano di sopra
sono scesi gridando e preoccupati;
io ho aperto la porta serafico, non sentivo
il baccano. Anche il ragazzo down
è arrivato di corsa con la madre in vestaglia
domandando con gli occhi, domandando
se una qualche lussuria, che so, l'anarchia
delle note si fosse scatenata.
Ridendo ho chiuso in faccia la porta,
ridendo sono andato in bagno.
Mi ricorderò sempre dei loro occhi
smarriti e con un cerchio rosso attorno,
tristi quel tanto che basta a far oscillare
le certezze, a cadere nella botola
dei tanti sussurri insignificanti.

MI MERAVIGLIAI

Perché vi meravigliate che mi meravigliai
del disordine trovato per le scale
dei palazzi signorili. Torino nella mia infanzia
era la culla dell' ordine e della ricchezza
e presentarsi a me con quella schifezza
di bidoni consunti, di giornali vecchi
su cui c'erano vistose cacche di topi
mi fece male. E poi, senza ascensore,
che uno in ascensore può fare
mille cose proibite, mette disagio.
Duecentomila al mese. E sei fortunato
perché qui c'è l'acqua corrente e lo scaldabagno,
anche il bidet. Ma lo capii dopo anni
cos' era il bidet. Dapprima ci piantai
basilico e prezzemolo; mi sembrava un così
buffo oggetto che spesso pensai
di prendere un gatto per farcelo dormire.
Insomma, pensai tante cose.
Ma mi fece male vedere disordine e schifezze.
E chiamai a raccolta le moltitudini dei meridionali
per una sommossa. Vogliamo una Torino
linda come la vetrina del caffè di Piazza Castello.
Altrimenti ce ne andiamo, svuotiamo case e fabbriche.
e chi s'è visto s'è visto.
All'arrivo dei questurini dal cielo caddero cammelli
e motociclette Ducati. Tra le molte facce di culo
vidi che s'erano infiltrati bande di milanesi
che avevano l'aria di bolscevichi avvinazzati.


ALLE MOLINETTE

Mi fece molta impressione quel giorno che avevo mal di denti,
gonfio vestito come un barbone
andai al pronto soccorso e mi fecero aspettare
una vita. Nel cortile c'erano cani arrabbiati
che bivaccavano, qualcuno gli aveva buttato un osso
e la danza dei ringhi era così voluminosa
che mi ritrassi, mi toccai le caviglie, non si sa mai
che per aria possa arrivare una zannata.
Sparvieri immondi scesero a contendere la mercanzia
e qualche buona signora vestita di tutto punto
s'inchinò alla luce d'un lampadario dimenticato.
Il giornalaio svettava da un corridoio all'altro;
passò un ex della Juve molto distinto.
Poi una bella ragazza s'arrampicò su un'antenna
gridando che l'arrestassero pure, tanto
lei non aveva nulla da perdere. Nei singhiozzi
vi lessi il mio mal di denti. Estirparono
quelli del giudizio. Fuori la neve aveva un aspetto
mortuario. Ma nessuno che s'accorgesse del mio disagio,
del mio calvario. Una sferzata di vento
s'era seduta sulla panchina che distratta
mi guardava con rancore.
Continuò a cadere altra neve con malumore.


VIA NOVARA

Via Novara l 'ho percorsa in fretta
su una vecchia Lambretta
smarmittata per oltre un mese.
Mi fermavo sempre allo stesso
caffè, pisciavo in un piccolo
slargo alberato, dicevo sempre
le stesse parole. Erano così buffe
le persone incontrate in quella
fabbrichetta dove lavorai,
che mi pareva di entrare ogni volta
in una chiesa sconsacrata dove la preghiera
era fatta di polveri sottili, di scarichi,
di stracci luridi di grasso, d'una puzza
che non ho mai dimenticato.


[Da Poesie torinesi, Lepisma, Roma 2011]


* Dante  Maffia (1946), poeta, narratore, saggista e critico letterario, vive a Roma.
È nato in Calabria. Ha scritto opere tradotte in molte lingue.
Fu scoperto nel  1974 da Aldo Palazzeschi, il quale firmò la prefazione 
della sua prima raccolta di poesie, Il leone non mangia l'erba. 
A lungo si è dedicato alla ricerca e all'insegnamento 
nell'ambito della cattedra di letteratura italiana del prof. Luigi Reina, 
presso l'Università di Salerno.
Ha fondato riviste letterarie come "Il Policordo", diretto "Polimnia"
e pubblicato   undici volumi di poesia, quattro di narrativa e altrettanti di saggistica.
E' anche curatore di opere classiche( Tasso, Campanella, Goldoni, De Sanctis, Carcano).




Per non dirottare l'attenzione dei lettori del blog Moltinpoesia,
 limito al minimo la nota biobibliografica di questo autore.
Notizie dettagliate sui suoi lavori si trovano facilmente sul Web.[E.A.]




25 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie per quest’ondata di leggerezza surreale ironica apparentemente poco seria ma quanto mai legata alla terra. Cose che spesso si pensano ma difficili da esprimere in maniera così distaccata, in una dimensione altra.
Invio un pensiero serio a Maffia :

La signora della porta accanto
continua a salutarmi
non sa ch’io l’ho uccisa
in un sogno
(enzo giarmoleo)

Anonimo ha detto...

Quello che si capisce è ce in effetti Dante Maffia è la donna con il rossetto rosso, la signora anziana a cui teme di somigliare: è un autoritratto., un gioco di specchi (da cui il titolo la dirimpettaia).Forse , ma è solo una ipotesi, si traveste da donna quando sta solo a casa, e lo nasconde tranne a rivelarlo in poesia. Io ci capisco questo. Dicono che gli uomini ad una certa età dopo i sessanta anni iniziano a travestirsi da donna, a casa, quando sono soli, vedovi o divorziati o celibi, ma senza essere per questo omosessuali. Non mi sembra una poesia classica e nemmeno moderna, ma una sequenza di frasi, un pensiero che si organizza in versi ma che poesia non è, non vole esser e non sarà.

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:

Dicono che gli anonimi ad una certa età (variabile: dai 6 ai 90 anni) non riescono più a travestirsi né da uomini, né da donne né da omosessuali e restino sempre dannatamente anonimi per il resto della loro breve o lunga vita.

Anonimo ha detto...

Il tono surreale e lieve (come sottolineato da Enzo) attenua, secondo me positivamente, il minimalismo delle situazioni. Fra tanti poeti accigliati "pensatori", oggi parecchio in voga (soprattutto fra gli addetti ai lavori, credo), uno che non sembra prendersi troppo sul serio, ma che comunque qualcosa da dire ce l'ha.
Ciao!
Flavio

Anonimo ha detto...

Meglio essere anonimi che famosi per modo di dire, dalla mia ottica, ma mi chiamo Giuseppe Salluzzi e la mia non voleva essere una critica anonima avendo dimenticato di firmare e anche perchè ho visto che c'era scritto nella lista dei profili che si poteva puranco postare come anonimi e non immaginavo era considerato illegale. Secondo me la poesia La dirimpetta comunica una volontà di immedesimarsi nella madre ed essere una donna senza per questo essere omosessuali ma anche se uno lo fosse che male ci sarebbe? Giuseppe

Anonimo ha detto...

Voglio farvi leggere allora la mia poesia e spero che vi piaccia. Le mie poesie nessuno le legge, ma eccone qua una.

"Una volta le cartelle..."


Una volte le cartelle che io riempivo
come un cane che obbediva ai suoi padroni avevano pagine e pagine...

due volumi di circa 350 fogli le mie poche memorie,
ciascun volume rilegato per la modica somma di 65 mila lire,
pagatemi da mia mamma, buonanima.

"Chissà se un giorno o l'altro mi faranno un'intervista" - pensavo mentre
mi accingevo a pagarle, "essendo io
dotato di memorie".

Ma contatto e contratto con l'editore andarono in malora,
e le cartelle sono rimaste sullo scaffale impolverato
come singolare diario privato e provato,
che non diventerà mai nulla.

Giuseppe Salluzzi.

Anonimo ha detto...

(Noi milanesi li chiamiamo "calabroni" i calabresi. Questo per dire che tutto il mondo è paese :).
Oh Dante Dante, quanto mi riesce difficile non ritrovare i tuoi versi! Che tu abbia sempre scritto con realismo è fuor di dubbio, ma almeno avevi una tale grazia improvvisa nell'inventare due righe che ti spedivano… e invece ecco una brutta prosa, a parer mio, per giunta premeditata e senza tentennamenti. Brutta perché scelta criticamente, anche qui come per Linguaglossa, per il fatto che si vuole un linguaggio che scende ( fatto che io stimo, e non per ragioni di critica accorta, ma perché socialmente va a schierarsi dove preferisco).
Non fosse per quella panchina "Una sferzata di vento/s'era seduta sulla panchina che distratta/mi guardava con rancore." e quell'altra "All'arrivo dei questurini dal cielo caddero cammelli / e motociclette Ducati." penserei che i giochi sono fatti. E invece il poeta non ce la fa proprio a trattenersi. Per me gran poesia quella del Maffia.

mayoor

Anonimo ha detto...

Noi a Venezia li chiamiamo "maroni" o anche "polentoni" i Milanesi. Voi calabresi come ci chiamate a NOI VENEZIANI?

Luca C.

Anonimo ha detto...

""All'arrivo dei questurini dal cielo caddero cammelli / e motociclette Ducati.""

Bello: demenziale. Non suggerisce nessuna immagine perché ne suggerisce troppe e senza senso. Immagino sia fatto apposta, Dante?

Luca

Anonimo ha detto...

Comunque preciso per chiarire le mie impressioni....sono andato a confrontare i due autori: ma tra la poesia di Dante Maffia e quella di Linguaglossa c'è un abisso: sono incommensurabili. Si vede che Dante fa ricerca e ha un suo discorso e stile. L'altro si sforza, ma stenta. E' poeta minore. Senza offesa. ma dato che si pubblica per ricevere riscontri, porgo con umiltà il mio.

Luca

Unknown ha detto...

immigratorio ha detto...
Ennio Abate:
11 gennaio 2012 00:01

Ciao Ennio, ti premetto che questo è un OT..l'ennesimo sull'argomento. Può rimanere inevaso come i precedenti sul tema " anonimato" ed analoghi temi che tutti ruotano sulla linearita del comportamento al fine di contenere ombre , contraddizioni, mancanze di linearità che fanno peraltro di dichiarazioni-contenuti- pensiero a cui dici di appartenere anche come critica sociale e lotta alle ipocrisie.

Ti premetto come gia detto altre volte che hai la mia stima e il mio affetto come poeta.

Vado ad illustrarti l'ennesima contraddizione che ormai non mi stupisce. Siamo vieppiu nelmondo due pesi e due misure ( due è ormai solo un eufemismo) e mi spiace solo che senza darne motivazioni possa appartenervi anche tu abbondantemente dotato di critica comportamentale/ relazionale , intima individuale e/o sociale.
Ti vedo contestare l'anonimato solo quando " conviene" a un certo movimento delle acque al proprio mulino ...se ad esempio avvengono interventi definiti "anonimi " contro alcune persone fra cui la mia ( come è successo piu volte) , non intervieni mai. Peraltro sia tu che tutti quelli della lista di moltinpoesia hanno anche il mio numero di scarpe,oltre alcuni avermi visto nell'incontro su Pasolini in via Tadino.

Un po' il tutto mi ricorda quando ti appoggiai sulla questione libica , fino a telefonarti e pur nella mia invisibilita ( voluta di pratica di un anonimato qualificato) a pubblicare immediatamente e ripetutamente cause le censure da te subite in nazione indiana...nel tuo elenco che compare anche in questo sito , ovviamente ti sei guardato bene dall'elencare chi nell'invisibilita ti ha dato pieno sostegno, poiche in realta l' "anonimato" significa anche in questo caso chi non rende "importante" o di peso come megachip e "marchi" piu conosciuti la prpria persona.
La teoria e pratica " poetica" dei temi di fondo scelti per il proprio dire "pro-testo"in voce critica o demenziale, metafisica o politica, degli ultimi o penultimi mohicani, implica un comportamento duro e puro come vorrebbe essere la lirica della propria voce pertanto occorre essere molto attenti ad esempio a non dichiarare dei valori o regole o idee , come quella del disclaimer apparentemente solo tecnico , che poi rimangono solo teorici o peggio ancora, in un periodo di tanti genocidi dei codici di vita delle relazioni umane, applicati solo quando conviene.

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate a gs (Giuseppe Saluzzi):

Non è proibito l'anonimato. Tra l'altro è uno dei profili ( commenta come:..) da scegliere. E quasi obbligato per chi non sa fare o non vuol fare le operazioni per avere un account Google.
Ma io tenderei a scoraggiare quest'uso. Meglio conoscersi e guardarsi negli occhi.
E poi lei è un anonimo provvisorio. Quindi benvenuto e se ha altre poesie le metta nei commenti o le mandi pure a: moltinpoesia@gmail.com

Anonimo ha detto...

"Tra le molte facce di culo
vidi che s'erano infiltrati bande di milanesi
che avevano l'aria di bolscevichi avvinazzati."
Mi riferivo a questo verso che non è certo offensivo, e il mio commento voleva essere ovviamente scherzoso. Ma se si ricevono commenti così significa che l'abbassamento del linguaggio ha ottenuto il suo scopo, che è anche quello di stabilire altri livelli di comunicazione.

mayoor

Anonimo ha detto...

... e il titolo "Poesie torinesi", anche questo a me sembra poetico perché l'aggettivo si prende tutte le valenze della città.

m.

Unknown ha detto...

Avevo lasciato un commento come al solito scomparso . Pazienza. Consiglio x Ennio: togli dal disclaimer che accetti commenti anonimi. Gli unici ammessi , x la legge due pesi e due misure ( due è ormai solo un eufemismo) sono infatti quelli verso cui nulla viene protestato se attaccano " corpi" a voi estranei .

Anonimo ha detto...

Queste poesie comunicano storie di tutti. Difficilissimo non essere banali,Maffia ne fa un capolavoro di autentica originalità. Emilia Banfi
Ottima scelta

Mario Mastrangelo ha detto...

In un contesto di solitudine urbana, la composizione di Dante Maffia, con una vena narrativa di pittorica intensità, raffigura un personaggio, una scena ed una serie di riflessioni-constatazioni che risultano intriganti. Il verso lungo giova a questa affabulazione un po' malinconica.
I versi dipingono l'anziana dirimpettaia come una persona ignota,lontana più di un extraterrestre, sulla quale fare congetture, formulare deduzioni: dev'essere il salotto perché c'è un divano, forse canta perché muove la bocca (descrizione efficace di un mutismo come di pesce in un acquario).
Elementi sufficienti per dire nella seconda strofa: "Non abbiamo niente in comune..."
Eppure... E invece...
L'anziana ormai è parte della vita del poeta che medita con convinzione di intraprendere il più arduo dei viaggi: andare a bussare alla porta della vicina.
Con uno stile descrittivo più che evocativo il verso lungo di Maffia ha creato un personaggio ed una situazione nella quale è facile riconoscersi.

Mario Mastrangelo

Anonimo ha detto...

Accidenti, ragazzi! Tutto desunto da scene filmiche: pensate quanto bene è stato detto mille volte al cinema ----
Non so bene perché ma io sento di associarmi a chi non vede sforzo in questa poesia tardo minialista.Pare nata nell'Ottocento francese, del naturalismo....Ma uff! ne è passata di acqua sotto quei ponti.Poi non è che dia nulla alla vecchia signora, quanto a se stesso, al poeta. Comunque non una poesia di prima linea o una poesia memorabile secondo me, ma poesia domestica della sfera privatissima che si riflette nell'altro solo per ritrovarsi. Boh!
(Marinella Pizzi)

Anonimo ha detto...

@Marinella Pizzi
Non mi sembra che una poesia come "Alle Molinette" (tanto per dirne una) possa essere liquidata con un "poesia domestica della sfera privatissima che si riflette nell'altro solo per ritrovarsi".
Ad una prima rapida lettura avevo recepito (in modo parziale) il tono surreale di questi componimenti. Ora ne apprezzo la forza graffiante, tutt'altro che domestica, anzi poco addomesticata, e molto amara.
Ciao!
Flavio

giorgio linguaglossa ha detto...

Dante Maffìa mi ha confidato che alcune poesie di questa raccolta risalgono a 20 30 anni fa e che altre sono recenti. Il nucleo risale all'esperienza del meridionale che sbarca a Torino per lavoro, sono gli anni dell'immigrazione di massa dei meridionali, gli anni Settanta... sono dunque poesie che nascono da un grosso grumo esistenziale ma sono anche composizioni che hanno assorbito la destrutturazione del linguaggio poetico italiano così come si è configurato in questi ultimi 40 anni; voglio dire che il risultato complessivo di questo marasma storico che ha investito la fragile barchetta della poesia è che non la poesia è andata verso la prosa (come ha sostenuto Berardinelli) ma che la prosa è stata fagocitata (attirata come un magnete) nella forma-poesia maffiana e il discorso poetico ne è sortito fuori come bombardato (dalla prosa).
A questa situazione, merito di Maffìa è stato quello di non essersi seduto sulla riva del fiume (come hanno fatto molti altri poeti) ad aspettare che passasse il ciclone (della destrutturazione e della de-fondamentalizzazione), ma è passato al contrattacco, convertendo quello che era un punto di debolezza del discorso poetico del Dopo il Moderno in una linea di forza: arruolando nel proprio esercito poetico, si fa per dire, le truppe ausiliarie dei barbari della prosa... e tutto ciò mentre prendeva atto della crisi di destrutturazione che stava colpendo a morte anche il «soggetto».
Insomma, per concludere, qui c'è una grande quantità di prosasticismi e di cacofonismi che galleggiano nel mare della «datità» poetica che resiste un po' come il fiume ghiacciato resiste alle rigide temperature dell'inverno...

giorgio linguaglossa

Anonimo ha detto...

niente di meno! "confidato!" e che è...un segreto di stato...quanta reciproca /autoimportanza, ragazzi....non bastava solo "dirlo".....ahahahah

Sonia

Anonimo ha detto...

"poesia maffiana"....???

Anonimo ha detto...

Nel proporre testi di 20-30 anni fa in uno con testi più recenti , credo che il primo critico ( di se stesso ) sia proprio Dante , a cui non penso difetti la consapevolezza tant'è vero che le cose più recenti sono ( mi sembra ) indistinguibili da quelle più datate ; al che l'intelligenza di compattare l'offerta di poesia in virtù di una omogeneità di "linea", di una coerenza .
E' però chiaro che senza i lumi fornitici da Linguaglossa potevano sorgere perplessità ; come è vero che i testi più recenti - quali essi siano - aderiscono ad una ricerca espressiva riconoscibile , in sintonia ( ma anche in frizione ) con tempi umori e progettualità per forza di cose diversi .

leopoldo attolico -

Anonimo ha detto...

Linguaglossa si scrive addosso, scrive a vanvera, si auto-convince,decide e disfa da solo le cose (altrui): le poesie di Maffia, intanto, stanno là, un poco pasoliniane, proprio nell'elemento filmico, ma intoccate da questa fiumana di parole di Giorgio, che non hanno nulla a che vedere con la poesia di Maffia: nè creandola, né distruggendola, tanto meno definendola tangenzialmente, queste definizioni di Giorgio le sono semplicemente estranee.
Avrebbero potuto essere infatti applicate a chiunque e a nessuno, come un poco di fumo o sabbia negli occhi di chi non sa leggere quello che c'è nella poesia altrui e le mette dinanzi e le versa addosso il blocco magma"toso" del nulla che è il passatismo critichese. Ancora aspetto una critica fondata qui delle poesie che Maffia ha voluto farci leggere.
Sonia

erminia ha detto...

Molto belle queste poesie di realismo sociale con un poco di surrealismo e anche un poco di assurdismo: una miscela sapientemente studiata di diario pubblico in versi con un sapore di anni Sessanta da film-documentario drammatizzato. Vedi proprio le facce degli interpreti, i condomini, i gruppi e le classi, i movimenti popolari.
Prosa poetica che pone il sé e l'altro da sé in comunicazione mostrando la difficoltà del dialogo sociale che si trasforma più spesso in guerra dei poveri.

Saluti a Dante.


erminia