sabato 14 gennaio 2012

Leopoldo Attolico
Otto poesie
da "La realtà sofferta del comico"



A SBARBARO E UNGARETTI
Un intero tragitto
Montesacro
-Porta Pia
nel costipato inverecondo "36"
con l'afrore mefìtiço di cipolla
respiratomi in viso da una donna cannone
ho fatto pensieri liberatori molto vicini
ai profumi colorati dei licheni di Camillo.
Non sono stato mai
tanto
attaccato alla vita



APPARIZIONI
Ad alta voce nella platea "IN" del Barberini:
«Ma che caspita, coglionazzo che sei
dare dieci euro alla lucciola
ma chitticredi, Onassis?»
«Stai calma ché se li rnerita!»
Le lucciole sono scomparse.
Lei è l'ultima



SI SALVI CHI PUÒ
poi
solidale al rollio del cervello
mi misi a tavolino
Fui quella che si vuole del violino
una nota cangiante
una parola
prima ancora che lo sfiori l'archetto
e ne dica la fuga
il vento
di banderuola
1 Aprile 1963




ALLEGRIA!
( ... ) verrebbe proprio voglia
di prendersi un po' di ferie dalla storia,
dalle responsabilità;
portare alle estreme conseguenze
il senso della privacy: darsi morti
E allora
un modo per dirsi addio
potrebbe essere quello di tornare
una sera di prim' estate, al tocco
in una Via della Pilotta deserta,
nella sua luce ametista rincontrare
la matura guagliona mille lire mezz' ora
di trent'anni prima,
dirle ancora
in punta di febbre e di scirocco
«Hai del fuoco bambina
per risentirla stormire
«Sei così ragazzino moré
sai non è mica un gioco





GLI ANNI
Un colore nel cielo mi accompagna.
Passano gli anni.
La gamma si allarga.
Li tengo in una bando li era
elimino i doppioni
ho un colore per ogni bisogna:
sto organizzando la vecchiaia?
Un buco nell' ozono mi accompagna.
Passano gli anni.
Il buco si allarga.
Oltre il buco gli occhi diacaustici di Fulco Pratesi;
poi quelli dell'Avvocato in teschio bianco
tra il melico e il famelico
stupefacente-mente accesi




RICORDO DI UNA STELLA SU UNA PAGINA

                                                              ad Aldo Nostro
La cima del cipresso
dall' altra parte del palazzo
dic
e di no, e continua:
"Così non va! Dà una sterzata alla tua vita"
par che dica
"[adesso è già passato!"
Ma a un dipresso ... ecco rispuntare il cipresso di
                                                                               Rio Bo
E la vita perbacco, la mia vita?
Incantata di fronte ad una stella di carta




LA MUSICA È FINITA
Amo tanto la musica d'attesa
della dettatura telefonica telegrammi
(Il cigno di Saint Saéns è afrodisiaco)
che senza aver bisogno di fare nessun telegramma
compongo il 186 e mi metto in ascolto
(tanto prima di un quarto d'ora non rispondono)
Da questa trance di nuance
mi riscuote sempre una voce di lavativo
chiaramente irritato dalla mia insistenza:
«Prontoool Dica dica!»
«Grazie buon uomo, non serve più.
La musica è finita
E RICOMPONGO IL NUMERO

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Un tocco di allegro narcisismo, consapevole di non dire grandi verità si contenta. Qualche citazione, qualche francesismo qui e là... umanamente intellettuale. Quotidiano. Ex puttaniere. Mondano.
Così così.

mayoor

Anonimo ha detto...

Musica nuova, mi piace. Chiediamoci : -E' questa la nuova poesia?- Oppure freghiamocene. Emy

Anonimo ha detto...

Poi Mayoor ci darà lumi esegetici in ordine a quel suo " Ex puttaniere mondano " che suscita non poche perplessità ...
Più propriamente - togliendo l'"ex" - potrebbe essere riferito all'ineffabile Cavaliere di Arcore ( ... )

Anonimo ha detto...

Profilo in controluce di un "buon" poeta.
Ingredienti:
Un tocco di allegro narcisismo
qualche citazione, qualche francesismo
umanamente intellettuale
un po' puttaniere se vuole
la poesia, figlia di brava donna
che alza la gonna
a tutti.
Mondano quel che basta
per partecipare alla festa
senza piangere poi sul vino versato
quel che è dato è stato.

Ecc.ecc....si può continuare.

En passant, questi versi di Attolico:
"La cima del cipresso
dall' altra parte del palazzo
dice di no..."
per me sono stati ben più emotivamente pregnanti di quelli di F. Villon nel passo:
"... Un arbre, par-dessus le toit,
berce sa palme"...

Rita Simonitto

Anonimo ha detto...

mah, non ho scorto metafore e potrei sbagliare, naturalmente. Gli ingredienti son quelli che ho scorto nei testi, e mi son serviti per arrivare a quel mio personale "così così". Insomma poco convinto.
Senza offesa.

may

giorgio linguaglossa ha detto...

... a mio modesto avviso la poesia di Attolico potrebbe ben comparire nella Antologia del secondo Novecento curata dalla Mondadori, farebbe una figura certamente migliore del 90% di quella che compare colà.
Attolico è un poeta a tutto tondo, non soltanto «ludico» o «ironico» come qualcuno malaccortametne ha scritto... non esiste una poesia della linea ludica o ironica, è un falso e una ingenuità critica; è vero, esistono i generi e quella di Attolico è una poesia che si situa nel solco della ripresa della poesia palazzeschiana e govoniana di fine Novecento proprio per contrastare la prevalenza della poesia elegiaca della catarsi facile (fate voi, metteteci chi volete...).
Attolico fa una poesia dei nostri giorni disillusi e scettici, del disinganno permanente, una vera poesia del quotidiano e del privato, ma senza alcuna alterigia per il privato e il quotidiano, senza barare e ricorrere a facili trucchi. Maffìa dice sempre che Attolico fa una poesia «onesta»: io credo che fa in poesia quello che lui è nella vita. Ecco, ritengo che ci debba essere una equazione di fedeltà tra ciò che l'autore è nella vita e ciò che fa in poesia; il poeta corrisponde sempre a quello dell'esistenza. Qui non si può barare. Se uno nella vita è un intrallazzatore e un manigoldo, anche nella poesia farà l'intrallazzatore e il manigoldo (e sono la stragrande maggioranza!); poi ci sono le poete e i poeti che posano a fare le anime candide e a stracciarsi le vesti... poi ci sono quelli che ammiccano a chissà quali profondità... ebbene, Leopoldo Attolico almeno non ammicca a niente altro che vada al di sopra della sua individualità e della realtà nella quale egli vive... ci parla della realtà vista dal proprio angolo visuale... Ed è già molto.
Giorgio Linguaglossa

Anonimo ha detto...

La mia gratitudine per quanti sono passati di qui , per i loro lasciti di pancia e di testa , comunque segnali di una attenzione / partecipazione sia emotiva che intellettuale in ogni caso lontana dal deserto dell'indifferenza o del qualunquismo .
Credo che in tutti sia molto umano e comprensibile il desiderio di gratificazione o quantomeno di apprezzamento nei riguardi della propria creatività ; ma è proprio quando questo non ci viene più rivolto e si ribalta in rifiuto o riserve , che dovremmo avere l'onestà di ripensarci e di rimetterci in discussione senza maldipancia o musi lunghi .
Nessuno può essere "sicuro" del proprio lavoro e dell'inadeguatezza delle parole che lo fanno esistere.
Servirebbero sempre un po' di modestia e autoironia per convivere decentemente con il proprio ego e con la "verità" altrui . Me lo dico ( grazie a dio ) da sempre .

- Ovviamente con un grazie ad Ennio Abate ed alla sua generosità .

leopoldo attolico -

Luca Benassi ha detto...

Di Leopoldo Attolico si possono dire molte cose - assai condivisibili le parole e le prese di posizione di una mente acuta come quella di Linguaglossa - mi limiterò ad affermare come di poesia così lucida, penetrante, irridente (ed irredenta agli occhi di chi ci vorrebbe miseramente tutti uguali) ce n'é estremo bisogno, non solo nella letteratura, ma in questo mondo dei senza, dei recessi, dei dolori, delle austerità fallimentari. Grazie Leopoldo. Luca Benassi

Anonimo ha detto...

Stavo co-traducendo stasera in inglese, per una ennesima antologia - questa edita e tradotta da me e da Alan Marshfield - di poesie di Ungaretti, quando mi sono scoperta a pensare: "E va bene, che genio,... ma che palle!"

Poi leggo le poesie di Leopoldo e penso: "Ah beh, questo è un passo avanti da quella poesia di Ungaretti."

Allo stesso tempo ho appena pubblicato la mia seconda edizione di traduzioni dall'inglese in Italiano delle poesie di Seamus Heaney, e mentre traducevo delle ultime liriche della sua più recente raccolta, Human Chain, pure mi sono scoperta a pensare: "Va beh! Che genio, ma che pesantezza, che palle!"


Anche in questo caso le poesie di Leopoldo sono un sollievo.

Non so, ...come un sollevamento di palle....

ma come posso dirlo io , che non sono un uomo?

Posso solo immaginarlo, il sollievo?

erminia

Anonimo ha detto...

NB: penso che sia un privilegio chiamarsi Leopoldo, comunque.

Anonimo ha detto...

Le biglie coreografiche di Erminia non potevano non mettermi di buonumore : la loro forza dinamica - il loro sollevamento ( sic ! ) - è proprio quello che da una vita provo a sinergizzare con chi mi legge e in me stesso , non tanto per risarcimento rispetto alle sconcezze ai malesseri e ai veleni che ci deliziano , quanto per proporne una lettura / un grand'angolo giocoso-ironico- autoironico di leggerezza calviniana capace di evidenziarne la vulnerabilità , la permeabilità che ne rivela il grottesco , il comico , l'assurdo , la falsità dei miti e dei tabù , le follie massmediali stralunate e fatalmente esilaranti.
Pur recependone le istanze e subendone il fascino , mi hanno sempre respinto le poetiche del dolore e dintorni ; peggio che peggio se pervase dall'elegia strisciante che sconfina con la luttuosità della morte in vacanza ...
E' che sembra smarrito il senso della commedia umana ; tutti o quasi si prendono terribilmente sul serio . Al che , quando irrompe Erminia con il suo funambolismo di palle , me ne deriva tanta serenità e la mia solitudine per un lungo momento mi molla . Poi ritorna ma non è più come prima .

leopoldo attolico -

Anonimo ha detto...

Leopoldo wrote: "NB: penso che sia un privilegio chiamarsi Leopoldo, comunque."

ah ecco, vedi?

erminia "Ball'in ari" passannanti