domenica 22 gennaio 2012

Luca Ferrieri
Cinque poesie


*
Mia madre aveva l'auto bloccata nel traffico
e io l'attendevo al cancello col cuore in gola.
Per un ragazzo è semplice capire che la vita
cessa: è quando non ha più suono quel grembo.
Mi è capitato anche dopo, nelle corsie,
l'ho vista controluce sul mare che rovesciava
la notte. Appena il medico ha scosso la testa
ho riconosciuto la mano dal finestrino.
La mia infanzia al muro come un quadro
o un'esecuzione. Non ha avuto più asilo.
E la notte mi sveglio pensando: come potrò
portarla al pronto soccorso se è già morta.
Mia madre è stata l'infanzia, la sola vita
vera. Quando aprì il gas la salvarono
quelle due cucciole batuffole, noialtri
eravamo tutti via.



*
Stamattina alzandomi ho visto tutti gli oggetti
al loro posto, tutto in ordine, perfetto. In casa
nessuno. Ho capito come sarà e ho deciso
di non assistere allo spettacolo.
Avevo una gatta bianca dalle fusa d'oro: avevo
quel tutto che un giorno si rivela un niente,
e di tanti anni appallottolati rimane questa musica
ostile, prima del silenzio.


*
(Leggendo Celan & Szondi)

Tu nella Senna; e lui, un anno dopo,
nell'Halensee. Non capita spesso
che un lettore sia avvinghiato all'autore
anche sulla spalletta del ponte.
Se non farò così con voi, non è per indifferenza.



*
Se tu come un'ombra alle mie spalle amica,
facessi gioco al mio groppo di sfinimento,
all'arsura dei giorni, alla debolezza che incombe:
se tu, che sei ala di vento, spiccassi il volo
alle mie labbra e alla gelata che le chiude.
Non è l'amore dell'amore, ora, che detta le mosse
di ombre cinesi: è vero nodo e ci si pende diritti.
Non fingo, non chiedo finzioni. Solo che tu
accanto potessi rispettarmi anche ora, anche domani
quando sarà schiuma orribile e vortice questo
accanimento cieco, e non troverò alle mie mani
porto che porti pace.



*
Dio, l'amore, mio amore! Dove l'abbiamo
perso? In quale stipo armadio anfratto
del vivere è chiuso, e rauco reclama l'ossigeno,
la sua linfa odorosa, il giaciglio? L'amore,
mio amore, passeggero clandestino, dimenticato
agli oggetti smarriti, senza riscatto, senza nessuno
che lo reclami. Eppure attende, paziente.
Farà tinnare i bicchieri presto, lo sento.
Farà vibrare i vetri al bang, suonerà il metal-detector,
e tu avrai quel gesto, che toglie i pensieri,
che vendica la morte.


Luca Ferrieri
lavora e scrive sul tema della teoria e pratica della lettura e su quello dell’associazionismo dei lettori. Ha pubblicato Il lettore a(r)mato (1993); La promozione della lettura (1996); con Piero Innocenti, Il piacere di leggere. Teoria e pratica della lettura,(1998). Ha collaborato al volume La biblioteca e l’immaginario (2004) con il saggio Le biblioteche amorose. Ha pubblicato testi poetici presso l’editore Scheiwiller, Il Pulcino Elefante, e su varie riviste.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sentimenti ed emozioni non nascosti ma ben racchiusi in una poesia così sua che ora si priva della sua segretezza e si offre a noi nella sua grande e magica delicatezza. Bravo, Emy

Anonimo ha detto...

In queste poche poesie un io, che a me sembra seppure a stento un poco autocelebrativo, va a riempire, quasi fosse un espediente necessario, quello che si teme potrebbe essere un vuoto dialogante. Faccio un esempio:

... avevo
quel tutto che un giorno si rivela un niente,
e di tanti anni appallottolati rimane questa musica
ostile, prima del silenzio.

Ecco, qui l'io è sottinteso. E il vuoto sa dialogare egregiamente.

Mayoor

Anonimo ha detto...

bellissime poesie. Non se ne trovano molte così in giro( e non solo nei blogs)
Lucetta Frisa