venerdì 20 gennaio 2012

Luigi Cannillo
Sette poesie
da "Cielo Privato"


*
Anni di presunta gloria
lanciati in alto
come berretti in giubilo
quando le cene d'estate spalancavano
le porte generose al vicinato
e poi precipitarsi lustri al varietà
Spinti senza passato
a proseguire il secolo
tempo a cambiali per gli adulti
firmato testa bassa a cancellare
lividi di fatica e frenesie notturne
A noi risparmiavano il racconto
delle adunate le corse nei rifugi
perché le ferite e il cambio di uniformi
la storia accantonata per i grandi
Per me ai confini del silenzio
le gare il teatro in solitaria
eroi di carta e gli ostacoli davanti
Nessuno adesso si permetta
il lusso della nostalgia
bruciano i documenti fra le mani
senza mai consumarsi
Resta la storia il tempo che strattona
e i suoi schiaffi, la pelle
che ne brucia ancora
Questa la nostra corona
il campo di battaglia senza tregua
*
Non ritornate più, ospiti segreti
come radice che riaffiora a distanza
La vostra casa è altrove
L'epoca dell' assenza e il respiro
dei viventi non si annullano
circolano invece qui saldati
Non le care presenze, le reliquie
ma una rete di angeli ostili
a stordire le caviglie e il sogno
La sostanza sopravvive alle creature
nella visione, insiste a custodire
la specie estinta e la reincarna
Chiedevo a bassa voce padre
mostrami la cicatrice, la guerra
ma il panno non si è sollevato allora
la mano scostata dall' offesa
L'alleanza sta affiorando adesso
il segno incide fresco la mia pelle

*
Bendami allora
che possa smarrire la stella
nel cielo privato
Ma il segno resti inciso
tra palpebra e nastro
Fammi vivere adesso per sempre
Meglio attraversare questa cruna
la gloria del transito perfetto
che nuove schegge al filo di memoria
Fammi dimenticare il resto
nebbia e suono sparsi, l'amnesia
toglimi la parola, cancella tutto

*
Si dilegua il popolo invisibile
l'andirivieni il regno degli oggetti
cancellate la fruttiera e il cherosene
Un turbine dal ballatoio
li ha trascinati in altro vento
con il quartiere e la pianura, tutto
trasfigurato in una nebulosa
simmetrica al terrestre
Sono così vulnerabili gli eventi
rispetto alla parola che li avvolge
e sfida risalendo la corrente
Il luogo resta nudo a contenere
ogni fenomeno, in ogni tempo
la camera chiara dove scorriamo
le pareti o messi agli angoli
rincorsi e morsi dall' ossessione
È la parola che rianima lo spazio
fa la ronda tra la scatola bianca
e le stelle parallele inchioda
l'agosto del sessanta, l'eternità
   
*
S'insabbiano anche le più sofferte
statue dell'amore
compressa l'estasi
memoria di pochi nomi e gesti
Eppure resta sacra
la pietra lavica tutti fermati
nel salto della fuga ancora
sognanti colti in rapimento
palmi che respingono o chi ci adora
Da fossili ritornano
mercanti e benefattori
perfino chi si era perduto
circola nel minerale
il sangue della grazia i fallimenti
Palpitano braci e fumo
su notturno mare
la prima meraviglia a illudere,
quella potenza breve
Scrisse ti amo al vetro appannato
mentre la pioggia fuori
ci scolpiva in pietra
di puro fiato e baci

*
Si raccontava ancora la storia
E il cibo perduto, una fuga, un'ideale
prima delle battaglie in miniatura
la replica delle monete e degli oggetti
Noi dalla strada o dalle antenne
la cronaca ribelle, il divenire
Benedetti settanta
La tua utopia prendeva il largo
bandito gentile, la sfida
che sulla regola vinca l'eccezione
una nuova specie in convivenza
Possiamo conservare la memoria
il parco e la fontana nella neve
Venezia che protegge i baci
ma il ritratto grida la distanza
resta avvitato al tempo
Ogni evento cede al suo presente
lo splendore negli occhi, l'euforia
sfrecciano luci nella nebbia
Restano sogni domestici, nulla
da narrare, e il tarlo nella mente
Tu perduto e chiamato mille volte
da un archivio, l'utopia ormeggiata

*
Vieni più vicino abbracciami
muovimi come vuoi a marionetta
amami a tempo e scegli quanto
Invidiano il laccio che ci stringe
prìncipi della città e delle sue piste
coppia di vento e cromo su Gilera
Le labbra s'incontrano di lato
ma petto e schiena remando in sintonia
respirano chilometri aderenti
S'inchina il circostante a quel peccato
e rende omaggio perfino al suo tormento
amore di tiranno e di devoto
Sensi opposti da emigranti
non smorzano l'impronta del passaggio
le sale d'aspetto condivise in azzardo
L'aureola, i liquidi scambiati
sigillano la nostra casa d'aria


Le poesie sono tratte da Luigi Cannillo, Cielo privato, Edizioni Joker, Novi Ligure 2005

Nota biobibliografica

Luigi Cannillo è nato e vive a Milano. Lavora come insegnante di lingua e letteratura tedesca nella Scuola Media superiore. Ha insegnato in corsi per universitari ed è autore di testi scolastici.

Ha pubblicato le raccolte di poesia Transistor (TS, Novara 1986), Volo simulato (Campanotto, Udine 1993) e Sesto senso, (Campanotto, Udine 1999) e Cielo Privato (Joker, 2005); nella serie “12 Arcani Maggiori” Il giudizio (Edizioni Pulcinoelefante, Osnago 2000).
Singole poesie sono state pubblicate su numerose riviste, fra cui Millepiani, Manocomete, Il segnale, La mosca di Milano. È presente come poeta o con interventi critici in antologie e raccolte di saggi, tra le quali Poesia degli anni 90 e Appunti critici, curate da Giorgio Linguaglossa (Ed. Scettro del Re, Roma 2000 e 2002) e Sotto la Superficie (Bocca Editori, Milano 2004). Ha curato l’antologia di poesia e prosa giovanile Battiti d’alfabeto (Ed. dell’Ambrosino, Milano 1999) e le pubblicazioni antologiche annuali della Rassegna di scrittura giovanile “Marina Incerti” (dal 1989 a oggi); ha collaborato alla redazione dell’Annuario Crocetti 2000 e di Sotto la Superficie - Letture di poeti italiani contemporanei.

Ha partecipato a numerose manifestazioni di poesia, ottenendo riconoscimenti, tra cui il Premio “Città di Novara” (1986) e la segnalazione ai premi “Sandro Penna” (1993) e “Lorenzo Montano” (2001). Ha partecipato a letture poetiche e presentazioni alle librerie “Bibli” e “Odradek” di Roma (1996, 2001 e 2004), a Palermo (1995) , alla Galleria “Sotto la buona stella” di Locarno (1996), a “PoetAzione”, teatro CRT di Milano (1999); a “Poesia in Azione”, ideata e curata da Adam Vaccaro per “Bunker Poetico” di M. N. Rotelli alla 49a Biennale di Venezia (2001), “Padova in Poesia” (2004), 1° e 2° Festival della Poesia Italiana, Montiglio (2004 e 2005). E’ Socio dal 2001 di “Milanocosa”, per la quale ha ideato e curato diverse iniziative. Ha partecipato a performance e spettacoli teatrali, collaborando con musicisti e artisti visivi. Si occupa dell’organizzazione
di rassegne e iniziative di scrittura creativa, anche in collaborazione con Enti pubblici e con la Case Circondariali di San Vittore e di Opera.
 

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Che poesie! Vissute come in un giorno, un magnifico giorno di tutto un tempo forte, amato, disperato e vero. Un noi che si ritrova malinconicamente.Emy

Unknown ha detto...

Sembra di aver già letto questa Musa, poesie respirate ispirate , da battiti all'aria aperta sotto un cielo così intimo tanto come viene privato della sua presenza negli angoli del tempo di di tutti i giornisotto l'altro cielo, sopra la stessa terra .
Posso conoscere o non conoscere nulla di questo poeta, di nome Luigi Cannillo, ma cio non conta e lo dico senza togliere nulla al suo merito , perchè parla direttamente in musica senza note e senza parole in nome e per conto di Anima, ovviamente le parole vengono usate ma estremizzando come fossero la cosa meno importante rispett a tuto il resto che nascondono e svelano...le parole come le note sono sole come lo sarebbero le stelle senza il cielo, o fatte solo di sole o solo di luna

la musica di questo poeta è emozione eppure non è semplicmente emozione

un grande inchino senza scogli , anzi no..con scogli che accarezzando squarciano l'aria soffiandovi altri cieli ancora.

Anonimo ha detto...

bellissime poesie piene di immagini e aria e spazio...e storia. erminia

Anonimo ha detto...

Sì piaciute. Il linguaggio non sforna sorprese, è ordinato e attento ad affidarle alla qualità dei versi. Non concede nulla al parlato profano, ma utilizza il prosaico con misura. Eppure molto sobrio, tanto da togliere i punti per lasciare solo la maiuscola. Per me ancora un'estetica che non si discosta dall'abbellimento, malgrado i temi svolti non manchino di originalità.

mayoor