mercoledì 14 marzo 2012

Giorgio Linguaglossa
Ancora sulla poesia dell'essenzialità
di Tomas Tranströmer



Presi di sorpresa dell'assegnazione del Nobel a un poeta quasi sconosciuto in Italia avevamo accolto la notizia un po' scherzandoci su (qui). Linguaglossa  ci ripropone ora la sua figura e due  poesie [E.A.]

È fin troppo chiaro che con il Nobel per la poesia a Tomas Tranströmer, i membri dell’Accademia giudicante   esibirono un coraggio insolito, innanzitutto perché Tranströmer era un poeta isolato e non rientrava nel concerto dei poeti di rappresentanza o da vetrina mediatico-culturale oggi di moda in Europa. Di fatto, il massimo poeta svedese vivente è uno sconosciuto in Italia, dove gli editori maggiori non lo hanno mai considerato degno di pubblicazione, in quanto non rientrante nella ristretta cerchia dei poeti sostenuti dal mondo accademico. Del resto, anche il mondo accademico svedese ha faticato non poco per accorgersi della portata del poeta.

Nato a Stoccolma nel 1931, dopo studi di psicologia nell’Università della capitale svedese, è entrato nell’amministrazione pubblica della cittadina industriale di Vasteras. Nulla di più estraneo al mondo degli studi accademici svedesi, Tranströmer è rimasto per lunghi decenni appartato e in solitudine fino al ritratto autobiografico che il poeta ha dato di se stesso nel libro Minnena ser mig  nel 1993, tradotto tre anni dopo in  italiano con il titolo I ricordi mi vedono.
Traströmer parte sempre da esperienze personali (la casa nel popolare quartiere di Söder a Stoccolma, la figura del vecchio nonno pilota di rimorchiatori etc.) con un dettato essenziale, diretto alle cose, senza giri di parole e/o filtri letterari. Dal dato biografico Traströmer arriva a tratteggiare  la cornice di un quadro di angoscia esistenziale e di disagio della società svedese moderna, l’incomunicabilità dei suoi personaggi, la enigmaticità della condizione esistenziale degli uomini concreti posti in una determinata stazione storica: quella della Svezia del Dopo il Moderno, la violenza e la sopraffazione nascoste dietro il velo dell’ipocrisia e della doppiezza. Si può affermare che tutta l’opera del poeta svedese non è altro che un tentativo di squarciare il velo di perbenismo e di edulcorato ottimismo che si nasconde dietro il fondale di ottimismo di un assetto sociale configurato secondo la finalità del benessere dei cittadini. Traströomer dimostra che c’è una ipocrisia di fondo dietro la soglia dell’efficienza dell’Amministrazione totale volta al benessere dei suoi cittadini.
Tradotto splendidamente da Enrico Tiozzo, sono apparse in italiano Sorgengondolen La gondola a lutto pubblicata da Crocetti nel 1996; opera dettata alla moglie per via dell’ictus che colpì il poeta negli anni ’90 che lo ha ridotto all’afasia ma non alla interruzione della sua attività poetica. Così la moglie ha commentato la notizia del conferimento del Nobel al marito: «Non pensava più di sentire questa gioia un giorno».
Le poesie dell’esordio, con la raccolta 17 dikter 17 poesie  del 1954, gli valsero da parte della critica il nomignolo ironico di «re delle metafore» ma ciò non scalfì la collocazione di tutto rispetto tra i poeti degli anni Cinquanta per l’inconfondibile sobrietà del suo stile.
Le poesie sono sempre delle occasioni per una riflessione del poeta, il quale come un minatore, scende nella profondità che sta celata appena dietro il velo dell’apparenza delle cose. Con uno stile classico e modernista, al di là del vestito metaforico della sua poesia, Tranströmer può essere qualificato, oggi, come uno dei maestri in ombra della poesia europea. Il poeta svedese offre al lettore una esperienza, solida e concreta, ed il lettore è chiamato in causa direttamente, è chiamato a prendere posizione dinanzi alla ambiguità delle «cose» viste da un preciso e determinato angolo visuale. Contrario ad ogni ipotesi di poesia sperimentale Tranströmer ha sempre tenuto ben dritto il timone della sua investigazione poetica mantenendosi a cautelosa distanza da ogni ipotesi di poesia civile, poesia impegnata o poesia sperimentale, concetti da sempre ripudiati dal poeta svedese. C’è una certa distanza tra il gelido apparato reticolare delle metafore di Tranströmer e le «cose» del reale messe bene in luce in un saggio del critico Kjell Espmark che ha identificato i modelli del poeta in Hölderlin, Dante, Rilke. Alla fine degli anni Ottanta è arrivata per Tranströmer la definitiva consacrazione con la silloge För levande och döda Per vivi e morti  del 1989, concentrata sul tema della presenza della morte nel quotidiano. Tranströmer «fonda» il quotidiano, lo rimette in piedi da dove quel «quotidiano» era stato fatto ruzzolare dalle scaffalature impolverate dei «quotidianisti».
In Italia l’opera di Traströmer è stata pubblicata da Crocetti, che nel 1996 ha dato alle stampe alcune poesie nella Antologia della poesia svedese contemporanea e, nel 2008, il volume Poesia dal silenzio.  Il medesimo editore ha annunciato l’uscita, a giorni, de Il grande mistero l’ultima opera del poeta svedese, una raccolta di 45 haiku per 45 punti di vista di un oggetto semplice-complesso.


Elegia (1973)

Apro la prima porta
È una grande stanza soleggiata.
Un’auto pesante passa per la strada
e fa tremare il vasellame.
Apro la porta numero due.
Amici! Avete bevuto il buio
e siete diventati visibili.
Porta numero tre. Una
stretta camera d’albergo.
Vista su una strada secondaria.
Un lampione che scintilla sull’asfalto.
La bella scoria delle esperienze.


Volantini (1989)

La silenziosa rabbia scarabocchia sul muro in dentro.
Alberi da frutto in fiore,
il cuculo chiama.
È la narcosi della primavera. Ma la silenziosa rabbia
dipinge i suoi slogan all’inverso nel garage.
Vediamo tutto e niente,
ma dritti come periscopi
presi da una timida ciurma sotterranea.
È la guerra dei minuti. Il bruciante sole
è sopra l’ospedale, il parcheggio della sofferenza.
Noi chiodi vivi conficcati nella società!
Un giorno ci staccheremo da tutto.
Sentiremo il vento della morte sotto le ali
e saremo più dolci e più selvaggi che qui.*


* trad it. di Enrico Tiozzo in
Poeti svedesi contemporanei a cura di E. Tiozzo, Göteborg, 1992

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Due poesie dentro le mura, la porta si apre solo alla morte come volo, speranza ,evasione da una società che imprigiona e fuori è primavera...- Il poeta essenziale in ogni suo verso colpisce e ci lascia semplici in un pensiero forte , da non elaborare . Il suo sentire diventa nostro, diretto come freccia- E' un Nobel indiscutibile? Mi lascia non del tutto convinta. Grazie Emy

Francesca Diano ha detto...

Grazie a Linguaglossa prima di tutto per averci risparmiato la traduzione di questo poeta da una traduzione inglese spacciata per traduzione dallo svedese che è stata fatta circolare tempo fa. Una truffa al lettore che io non tollero. Anche se truffe di questo genere sono state perpetrate in passato perfino da Robert Lowell (digiuno di russo) con Pasternak e dal grandissimo Ezra Pound. Almeno Tiozzo lo svedese lo conosce. Tuttavia non concorderei sulla definizione di "splendida traduzione". Ovviamente mi riferisco al brutto italiano e non certo alla fedeltà della traduzione. Scrivere "la silenziosa rabbia scarabocchia sul muro in dentro" (sul muro in dentro?) o "e saremo più dolci e selvaggi che qui" denota una mancanza totale di sensibilità poetica e ritmica e conferma quello che spesso ho affermato: per tradurre poesia si deve essere dei poeti. Ma almeno Tiozzo parla lo svedese.
Quanto al fatto che Tranströmer fosse fino al Nobel in Italia praticamente sconosciuto, lo si deve, come giustamente sottolinea Linguaglossa, ma anche lo stesso Tiozzo, al fatto che in Italia gli editori pubblicano solo poeti stranieri noti agli amici loro, convinti che il resto non conti. Non sto qui a ripetere il fatto che da anni cerco un editore per un poeta irlandese ben più grande di Heaney e comunque famosissimo ovunque tranne che da noi, ma che a nessuno degli editori italiani interessa, perché non lo conoscono.
Tranströmer è poeta arcinoto da tempo immemorabile nei paesi anglofoni e tradottissimo da sempre in inglese. Tuttavia anche in Inghilterra delle recenti versioni inglesi hanno scatenato polemiche a non finire.

giorgio linguaglossa ha detto...

Cara Francesca Diano,
sono davvero curioso di conoscere questo poeta irlandese (sconosciuto in Italia) che hai tradotto tu. Perché non ce ne dai una anticipazione sulle libere pagine di questo blog? - concordo con le tue sottolineature di certe espressioni impiegate dal traduttore ma essendo io al digiuno dello svedese non posso esprimere alcuna censura sulle scelte lessicali e timbriche del traduttore, il quale nel complesso sembrerebbe aver fatto un buon lavoro. Concordo anche sulle tue annotazioni sulla statura di un poeta come Seamus Heaney che anch'io considero molto sopravvalutato. Ti volevo chiedere: che ne pensi della poesia tradotta del poeta danese Hans Jonas?

Anonimo ha detto...

Una breve sequenza di istantanee, di immagini realistiche alla Hopper, bastano a sostenere il messaggio tanto complesso di queste due brevi poesie.
Mi sembra che il supposto surrealismo Tomas Tranströmer (se n'era parlato mi pare), qui sia da ritenersi decisamente fuori luogo, se non per quelle porte che si aprono in Elegia.
In Elegia il poeta mette in chiaro la sua versione dei fatti, e le conseguenze ("Avete bevuto il buio / siete diventati visibili"), su cui si basano tante elucubrazioni tese ad insegnare chissà che.
Mentre in Volantini, Tranströmer se la prende con certi messaggi sociali, brutti e inefficaci perché frettolosi e privi di meditazione e silenzio. In realtà sarebbe questa l'elegia, volendo giocare i due titoli si potrebbero invertir senza danno.
mayoor

Francesca Diano ha detto...

Caro Linguaglossa, volentieri vorrei far conoscere il poeta irlandese di cui parlo, ma siamo in Italia e finché non ci sarà un editore che pubblicherà quelle meraviglie, il nome preferisco non farlo. Mi capirai di sicuro. E sono certa che ti piacerebbe moltissimo e per la bellezza di quanto scrive, e per l'unicità della sua voce, credo unica nella poesia moderna, e per la raffinatissima cultura anche dell'antico. Per il resto, la mia bocca è cucita.
Heaney non è sopravvalutato in realtà. E' un grandissimo poeta e lo si capisce soprattutto leggendolo in trasparenza con la secolare tradizione bardica e visionaria della sua terra. E' solo più in linea con quello che ci si attende da un poeta irlandese. Certo che se poi, chi non può leggerlo in inglese, si deve affidare alla traduzione che ne circola....diciamo che come minimo chi traduce cose del genere dovrebbe (a parte conoscere l'inglese) avere ben presente secoli di tradizione poetica e culturale irlandese. E il traduttore italiano non ce l'ha. Dunque i danni sono ingenti.

Nemmeno io conosco lo svedese, anche se mio padre conosceva svedese e danese ed è stato il primo in Italia a tradurre, negli anni 30 e 40 testi del premio Nobel Lagerqvist, di cui era amico e che ha anche musicato. Puoi ascoltare qui l'esecuzione di uno di questi testi

http://www.youtube.com/watch?v=3yp45GZ8Bs8

Dunque, per un giudizio sulla traduzione di Tranströmer, è ovvio che posso solo riferirmi alla forma italiana. Devo dire che preferisco leggerlo in inglese. La traduzione della bellissima poesia di Hans Jonas è di qualità più alta ed il testo è interessantissimo. Non ho trovato però alcuna notizia su di lui su internet

Anonimo ha detto...

Linguaglossa puo’ documentarsi prima di scrivere articoli?linguaglossa scrive” Di fatto, il massimo poeta svedese vivente è uno sconosciuto in Italia, dove gli editori maggiori non lo hanno mai considerato degno di pubblicazione, in quanto non rientrante nella ristretta cerchia dei poeti sostenuti dal mondo accademico”.l’almanacco dello specchio ( mondadori) ha pubblicato sue poesie nel 2005 , 6 anni prima dell’assegnazione del premio Nobel.la mondadori non e’ uno degli editori maggiori?

elena monferrato

giorgio linguaglossa ha detto...

gent.ma Elena Monferrato,
il fatto che Mondadori abbia pubblicato un mannello di poesie di Transtromer sull'Almanacco dello Specchio del 2005 fa onore alla Mondadori ma non proscioglie quella casa editrice dalla mia imputazione di generale sottovalutazione del poeta svedese da parte dei maggiori editori italiani; sarebbe bastato fare un libro di poesie del maggiore poeta svedese vivente, invece che trattarlo come un poeta della serie B svedese pubblicandogli qualche lirica in un libro collettaneo (spesso di assai dubbia qualità)

Anonimo ha detto...

Non siamo d'accordo sulla qualita' dell'almanacco.per me pubblicare un mannello di poesie di Transtromer sull'almanacco dello specchio equivale a trattare Transtromer come un poeta della serie A

elena monferrato