domenica 8 aprile 2012

Patrizia Villani
Sette poesie
da "Conversazioni necessarie"

E.Hopper, Morning sun

Incompiuti

Incompiuti moriamo
perché altri nascano calpestando resti

come noi abbiamo calpestato altri,
indifferenti nella cruda gioventù
che pretende vigore fisico e bellezza.

È la vita: s'impara tardi la compassione
quando le oscene infermità si fanno avanti.

È la vita: giudichiamo oggi errori del passato,
allestendo per domani nuovi processi
con mani certe, le nostre.

Incompiuti e soli moriamo,
un ultimo sguardo al panorama eterno

che ci conferma il destino dell' età
nella luce fragile della rivelazione:

è la vita, e noi di più non siamo.

Il tempo definito

Troppo duro sapere
con certezza
che tutto muta, gli oggetti
stanchi
ci abbandonano per via
e il tempo
, impolverato,
spremerà frammenti
della nostra presenza
,
ricoprendo ci
senza lasciare traccia.

Neppure noi,
per quanto ci sforziamo,
sapremo se quei solchi
incerti
lasciati a malapena nella nostra scia
s
ono impronte disuguali
che qualcuno calpesterà
rivedendo un volto sorridente,
sangue del nostro sangue
oppure amici
che ancora cercheranno
nel ricordo la nostra compagnia,
la voce buona,
lo scherzo condiviso.

Diario

Ingombra l'anima dei morti della notte
siedo a un tavolo di legno,
per incontrarli.

Fa freddo, tutto il corpo lo ricorda
e il vetro grigio appannato d'inverno
non mi permette di dimenticarli
nella nebbia del mio fiato.

Non ho un cielo blu
da godere limpido nel sole,
ma nuvole vecchie e sedentarie
e invece di un' aria profumata
di mirto e lentischi del Mediterraneo
(niente pitosfori, quelli sono di Montale)
il vento gelido mi allaga gli occhi
spalancati sulla primavera assente,
che desidero con l'intento passionale
e assurdamente capriccioso dei viziati.

Ma il foglio resta muro,
nessun fantasma si è manifestato
davanti al caffelatte del mattino
anche se mangio attenta il pane di ieri,
come la nonna.

Passaggio

Scuro e profondo più di te questo destino
se vai cercando l
'orizzonte,
altro non c'è in questo mondo strano.
Guard
a la strada vuota, , fra tante:
adesso non fermarti, puoi andare
hai scelto il ritmo, prosegui, vai avanti.

Cadono le illusioni come grandine
ma continu
i imperterrita a sognare
se la memoria ti ha ingannato
cosa importa quando vedi il mare
e corr
i sulla strada preferita
in attesa del tramonto su città e campagna
(hai sempre voluto tutto dalla vita).

Profonda e scura verrà una notte blu
e il dubbio della passione che volevi
a ridurti in fuoco e cenere, per qualche ora,
fino
a che le ossa bianche felici calcinate
ri
sorgano al mattino, profondo più di te
come il destino che ti cercava a cose fatte.

Se stai sull'orlo

Se stai sull' orlo di un giorno bianco e triste
e fissi l'orizzonte quieto per un po' di azzurro
sii forte, la lettera spedita l'altro ieri
ancora non si è aperta alla destinazione.

Pazienza, si deve imporre un ritmo lento
all'abituale frenesia d'azione, come l
'onda
tranquilla del suo inevitabile destino
di andata e ritorno, ricorrenza e spuma.

Leggerezza, si diceva, del vivere e morire
ma soprattutto esistere e poi, infine, pesare
un'anima che deve stare alla pari con le piume
se vuol proseguire nella speranza dell' eterno.

Ma forse preferisci l'oscurità profonda e nera
di un destino focoso come la tua inquietudine
e in quel caso, lo sai, finiresti il tuo per sempre
non nella solitudine ma in buona compagnia.

Verrà la morte

Da quella sera lontana d'estate la morte
mi pedina e tu lo sai, fiuta sulla sabbia
le orme trepide e le ritrova poi fra l'erba
che calpesto, ulula di notte ai miei terrori
eccitata dall
' odore della paura umana.
E tu lo sai, però non hai pietà di me.

Da tanto mi sta dietro la morte: m'insegue
intenta e non si stanca
, conosce la strada
certa d
el suo dovere e non perde le mie tracce
neppure quando si distrae e va a trovare
altri,
solenne li accompagna nelle esequie.
Tu non l'hai vista, con i fiori in mano?

Eppure io la vedo, la trovo sempre avanti
che commisera efficiente i miei errori
,
pallida di luce spettrale e intenta su di me
che sono l
a sua ombra, vascello fantasma
della tradizione che pare una leggend
a.
Se non le credi non importa: ha fede, lei.

Di fronte a te

Sei qui da solo a scrivere nel vento
per la
vergogna di saper cantare
(
"non si usa, non si usa più")
tra quel passato che non ha spessore
e un futuro già morto e sepol
to
ti rimane questo scheletrico presente
da rimpolpare con la
voce.

Ma qual è allora il senso delle mani,
di una bocca che conosce il mondo?
Ascolta
e racconta il pane quotidiano
i passi attoniti sulla pietra, la terra sorda
e gli occhi che cercano radici
sentiranno il suono blu del mare
scrivi nel vento
scrivi sulla sabbia
per questo sei nato, è questo che ti tocca.

[da Conversazioni necessarie, Prefazione di Roberto Mussapi, Raffaeli  Editore, Rimini 2011]



*Patrizia Villani

E' nata e vive a Milano. Insegna Lingua Inglese all'Università Cattolica. Si occupa di letteratura americana e autori afroamericani e caraibici; fa parte della redazione di Caribana (rivista sulle nuove letterature dei paesi delle ex colonie britanniche). Oltre che traduttrice (in particolare ha curato le versioni in inglese di alcune poesie di Montale tratte da Ossi di seppia e Diario postumo) è poetessa e scrive in due lingue. L'ultima sua raccolta è Conversazioni necessarie.







1 commento:

Annamaria ha detto...

...davanti all'incessante spettacolo di disfacimento del mondo e alla finitezza dell'uomo la poetessa ricerca disperatamente il senso, un senso, della vita..Si sente pedinata braccata dalla morte e proprio ai morti chiede una risposta che non verrà. Continua allora la ricerca con se stessa con la persona amata con chiunque l'ascolti; la conversazione, dapprima pacata, in un crescendo emotivo, si conclude con l'invocazione, quasi un urlo, a testimoniare attraverso la poesia la bellezza del creato..solo così si sconfigge la morte, sembra suggerirci...


Annamaria