sabato 16 giugno 2012

Kamala Das
Poesie
tradotte da Francesca Diano


I VERMI
(da The Descendants 1967)

Al tramonto, sulla riva del fiume, Krishna
L’amò per l’ultima volta e se ne andò…

Quella notte tra le braccia del marito, Radha si sentì
Così morta che lui chiese: che hai?
Ti spiacciono i miei baci, amore? E lei rispose,
No, affatto, ma pensò, Che cosa importa
Al  cadavere se lo mordono i vermi?

THE MAGGOTS

At sunset, on the river ban, Krishna
Loved her for the last time and left...
That night in her husband's arms, Radha felt
So dead that he asked, What is wrong,
Do you mind my kisses, love? And she said,
No, not at all, but thought, What is
It to the corpse if the maggots nip?




ETA’ DELLA PIETRA
(da The Old Playhouse and Other Poems, 1973)

Tenero sposo, antico colono della mente,
Vecchio ragno pingue, che tessi ragnatele di sconcerto,
Sii gentile. Tu mi trasformi in un uccello di pietra, in una
Colomba di granito, mi costruisci attorno una misera stanza,
E mi accarezzi distratto il viso butterato mentre
Leggi. Parlando ad alta voce frantumi il mio sonno antelucano,
Ficchi un dito nel mio occhio sognante. E
Tuttavia, sognando ad occhi aperti, uomini forti proiettano un’ombra, sprofondano
Come bianchi soli nei flutti del mio sangue dravidico,
Segretamente scorrono le fogne sotto le città sacre.
Quando vai via, con la mia auto azzurra scassata guido
Lungo il mare più azzurro. Salgo di corsa i quaranta
Gradini rumorosi per picchiare all’altrui porta.
Attraverso lo spioncino osservano i vicini,
Mi osservano arrivare
E andare come la pioggia. Chiedetemi, tutti, chiedetemi
Cosa ci veda in me, chiedetemi perché lo chiamino leone,
Libertino, chiedetemi perché oscillino le mani come un cobra
Prima che il pube m’afferri. Chiedetemi perché come
Un grande albero, abbattuto, s’accasci sui miei seni,
E dorma. Chiedetemi perché la vita sia breve e l’amore sia
Più breve ancora, chiedetemi cosa sia l’estasi e quale sia il suo prezzo...

THE STONE AGE

Fond husband, ancient settler in the mind,
Old fat spider, weaving webs of bewilderment,
Be kind. You turn me into a bird of stone, a granite
Dove, you build round me a shabby room,
And stroke my pitted face absent-mindedly while
You read. With loud talk you bruise my pre-morning sleep,
You stick a finger into my dreaming eye. And
Yet, on daydreams, strong men cast their shadows, they sink
Like white suns in the swell of my Dravidian blood,
Secretly flow the drains beneath sacred cities.
When you leave, I drive my blue battered car
Along the bluer sea. I run up the forty
Noisy steps to knock at another's door.
Though peep-holes, the neighbours watch,
they watch me come
And go like rain. Ask me, everybody, ask me
What he sees in me, ask me why he is called a lion,
A libertine, ask me why his hand sways like a hooded snake
Before it clasps my pubis. Ask me why like
A great tree, felled, he slumps against my breasts,
And sleeps. Ask me why life is short and love is
Shorter still, ask me what is bliss and what its price...

LO SPECCHIO

Farsi amare da un uomo è facile
Solo sii onesta sulle tue esigenze di
Donna. Sta nuda con lui di fronte allo specchio
Così che possa vedersi più forte
E che lo creda, e te molto più
Morbida, più giovane e graziosa. Ammetti la tua
Ammirazione. Nota la perfezione
Delle sue membra, i suoi occhi arrossati sotto
La doccia, il cauto camminare sul pavimento del bagno,
Seminando asciugamani e il modo a scatti
In cui urina. Tutti i dettagli teneri che lo rendono
Maschio e il tuo unico uomo. Donagli tutto,
Donagli quel che ti rende donna, il profumo
Dei capelli lunghi, il muschio del sudore tra i seni,
Il caldo shock del sangue mestruale, e tutti i tuoi
Infiniti appetiti di femmina. Oh sì, farsi
Amare da un uomo è facile, ma vivere
Poi senza di lui potrebbe essere
Qualcosa da affrontare. Un vivere senza vita quando ti
Muovi, incontri degli estranei, con occhi che
Hanno rinunciato a ricercare, con orecchie che sentono solo
La sua ultima voce chiamare il tuo nome e il tuo
Corpo che un tempo sotto il suo tocco scintillava
Come ottone brunito, ora misero e privo di colore.  


THE LOOKING GLASS

Getting a man to love you is easy
Only be honest about your wants as
Woman. Stand nude before the glass with him
So that he sees himself the stronger one
And believes it so, and you so much more
Softer, younger, lovelier. Admit your
Admiration. Notice the perfection
Of his limbs, his eyes reddening under
The shower, the shy walk across the bathroom floor,
Dropping towels, and the jerky way he
Urinates. All the fond details that make
Him male and your only man. Gift him all,
Gift him what makes you woman, the scent of
Long hair, the musk of sweat between the breasts,
The warm shock of menstrual blood, and all your
Endless female hungers. Oh yes, getting
A man to love is easy, but living
Without him afterwards may have to be
Faced. A living without life when you move
Around, meeting strangers, with your eyes that
Gave up their search, with ears that hear only
His last voice calling out your name and your
Body which once under his touch had gleamed
Like burnished brass, now drab and destitute.



 LA PIOGGIA
(Da Only The Soul Knows How To Sing 1996)

Lasciammo quella casa sgraziata e vecchia
Quando morì lì il mio cane, dopo
Il funerale, dopo che la rosa
Fiorì due volte, sradicandola
E portandocela via coi nostri libri,
Con gli abiti e le sedie di gran fretta.
Ora viviamo in una nuova casa,
Ed i tetti non perdono, ma, quando
Qui piove, vedo la pioggia inzuppare
Quella casa vuota. La sento cadere
Dove ora giace il mio cagnetto,
Solo.      


THE RAIN

We left that old ungainly house
When my dog died there, after
The burial, after the rose
Flowered twice, pulling it by its
Roots and carting it with our books,
Clothes and chairs in a hurry.
We live in a new house now,
And, the roofs do not leak, but, when
It rains here, I see the rain drench
That empty house, I hear it fall
Where my puppy now lies,
Alone..

INVERNO
Da Summer in Calcutta.

Sapeva di nuove piogge e di teneri
Germogli di piante – e il suo calore era il calore
Della terra in cerca di radici…perfino la mia
Anima, pensavo, dovrà inviare le sue radici da qualche parte
E, amavo il suo corpo senza vergogna,
Nelle sere d’inverno mentre gelidi venti
Ridacchiavano contro i vetri bianchi.

WINTER

It smelt of new rains and of tender
Shoots of plants- and its warmth was the warmth
Of earth groping for roots… even my
Soul, I thought, must send its roots somewhere
And, I loved his body without shame,
On winter evenings as cold winds
Chuckled against the white window-panes.



KRISHNA
Da Only The Soul Knows How To Sing

Il tuo corpo è la mia prigione, Krishna,
Oltre esso non vedo.
Mi acceca la tua tenebra,
Le tue parole d’amore escludono il fragore del mondo saggio.

KRISHNA

Your body is my prison, Krishna,
I cannot see beyond it.
Your darkness blinds me,
Your love words shut out the wise world’s din.



POESIE
Traduzione di Francesca Diano
© 2012

Kamala Das
Nota di Francesca Diano ( da http://emiliashop.wordpress.com/2012/06/08/kamala-das-la-danza-degli-eunuchi-traduzione-di-francesca-diano/)


Kamala Das,   nata Kamala Madhavikutty successivamente Kamala Surayya, (Punnayurkulam, Kerala, 31/3/1934 – Pune 31/5/2009) è considerata in India “poeta laureato”, la voce più incisiva e autorevole della moderna poesia indiana in lingua inglese e allo stesso tempo uno degli autori più incisivi in lingua malayalam, in particolare per i suoi racconti e l’autobiografia, che scrisse in questa sua lingua d’origine. Una figura coraggiosa, controversa per i temi forti affrontati nella sua poesia e per le scelte di vita.
Nata nella casta aristocratica Nair, da un padre noto giornalista e da una madre nota poetessa in lingua malayalam, passò l’infanzia e la giovinezza tra Calcutta e  il Kerala, e fin da sempre manifestò un fortissimo amore per la poesia e la scrittura, sia per la propria natura di scrittrice, che per l’influenza della madre e del prozio materno, Nalapatt Narayana Menon, famoso scrittore. Dunque non c’è dubbio che l’ambiente aristocraticamente letterario e l’alta tradizione culturale    in cui il suo talento si radica, la pone tra quegli scrittori indiani che rappresentano una continuità letteraria di profilo alto.  A differenza della pletora di autori indiani in lingua inglese che, spuntati dal nulla, stanno facendo la loro fortuna fuori dall’India, solo perché in occidente l’India è ora di moda, pur  mancano ai loro lettori occidentali  i riferimenti per poter distinguere il talento da un’esotica  mediocrità.
A 15 anni fu data in sposa a Madhava Das, dirigente di banca molto più grande di lei, che tuttavia la incoraggiò a scrivere ed è sintomatico che, pur scrivendo indistintamente in inglese, hindi e malayalam, Kamala Das non abbia mai rinnegato letterariamente la sua lingua madre.
La scelta dell’inglese per la poesia ha un motivo – io ritengo – preciso. I temi che la sua poesia tratta infatti, sono fin dall’inizio scottanti e mai affrontati da una donna indiana: la sessualità femminile, l’educazione, la politica, l’indipendenza e l’autonomia della donna ecc. E per temi così esplosivi all’epoca in India, l’inglese era la lingua adatta, poiché lingua degli invasori ma anche veicolo di quelle idee sovversive.
La prima raccolta, Summer in Calcutta,  pubblicata nel 1965, tratta temi d’amore, d’abbandono e di tradimento, ma senza il romanticismo e il sentimentalismo della contemporanea poesia amorosa. La seconda raccolta, The Descendants (1967) è da questo punto di vista ancora più esplicita.
Nel 1976 pubblica un’autobiografia, che è la traduzione in inglese dell’originale in malayalam, ma successivamente rivela che buona parte dei fatti sono romanzati e non reali. Nei suoi romanzi, nei racconti, nelle raccolte di poesia, negli articoli e nelle seguitissime colonne che teneva su quotidiani e riviste, Das si pone come una vera e propria innovatrice nella voce indiana femminile e non a caso è stata definita sulle pagine del Times “la madre della poesia indiana moderna in lingua inglese.”
Di famiglia strettamente hindu di  antica tradizione conservatrice, a  65 anni, dopo la morte del marito,  abbandona la religione hindu per convertirsi all’Islam, religione del suo più giovane nuovo compagno Sadiq Ali e assume il nome di Kamala Surayya, anche se poi riterrà un errore quella scelta.  La sua fama la porta in tutto il mondo, a tenere corsi e conferenze in università, festival letterari, istituzioni culturali. Fondò anche un partito, il Lok Seva Party, in favore di madri single e orfani. Alla sua morte il corpo tornò in Kerala e le  furono tributati i funerali di Stato.





63 commenti:

Unknown ha detto...

Considero prioritario su tutto il resto il tema dea madre, presente o assente senza vie di mezzo purtroppo, anche in poesia e piu in generale nell'arte e nell'artigianato, affini e critica, tanto nel sesso femminile quanto in quello maschile.

In base a questo punto chiave valuto anche la Storia, che è infatti guerra ( compresa quella fra i sessi) . Il progresso, che deve ancora arrivare, sarà tale quando verrà riscattata l'uccisione della dea madre e rimessa al posto che era, è e sarà suo.


Fatta questa premessa sono molto felice di vedere in questo spazio, che risente delle stesse dinamiche e conflitti di cui sopra, il lavoro prezioso dell'infaticabile " diana", già letto nel silenzio, davanti ai suoi post ricchi di madreperla e corallo, turchese e lapis, compresi i lavori sui ricordi del padredeamadre.

L'altissima poetica politica di Kamala Das, che senza "Diana", cacciatrice di poesia, non avrei mai conosciuto, è tuttuno di ponti con parti sottili di quello stesso corpo dea, uccisa non fino al punto di cantare, cantare, cantare, in ogni suono e campana, la sua morte, la sua risurrezione e la sua insurrezione.


un forte abbraccio a Francesca

Anonimo ha detto...

Lotta al femminile. Donna, femmina che cede e si rialza combattuta fra amore,sesso, dignità e pregiudizi. Descrizioni poetiche di grande effetto da prendere così come arrivano e serbarle come una lezione. Grazie a Francesca. Emy

Anonimo ha detto...

Mi piace molto questa ventata di "world poetry". Anche noi dovremmo pensare con mente aperta verso l'orizzonte, verso il mondo che tante sorprese ha in serbo...Basta saperci guardare, e Francesca lo fa da par suo con queste notevoli traduzioni. Serve anche a questo la letteratura.
Temi individuali che trascendono l'individuo, il sesso, la casta, e diventano comuni, universali, facendoci sentire parte dello stesso pianeta, nonostante tutto. Credo stia soprattutto in questo la grandezza di un poeta (di uno scrittore, più in generale).
Ciao e grazie
Flavio

Anonimo ha detto...

Paolo Pezzaglia
(sul tema della Grande Madre)

DURGA

Quello che ti presento, Durga,
è il mio corpo inadeguato
e le parole che qui scrivo,
ricercando l'accordo col tuo mantra.

Introvabile/altrove/serpeggia lo spirito.

Stordito ritorna
attraversando campi e paludi,
tra rospi pensieri/che saltano via
ad udire l'eco del tuo nome.

Nota: Durga è un altro nome ed aspetto della più nota Kali.

Francesca Diano ha detto...

Cara Rò, con altrettanta forza ricambio l'abbraccio, che mi dà gran calore (o, date le temperature esterne, mi rinfresca).
Detto questo, è bellissimo leggere quello che scrivi, perché capisco tu abbia intuito, da ciò che scrivi, come il tema e l'archetipo della Dea Madre sia per me fondante di tutta la mia poetica e ispirazione.
Anche di un'altra cosa ti ringrazio, di avermi fatto balenare quest'immagine del "padredeamadre", a cui non avevo mai pensato in questi termini, anche se la sensazione è sempre stata quella. Ma è sempre illuminante uno sguardo esterno intelligente che, proprio per il suo distacco, coglie quello che magari si sa ma a cui non si sa dare un nome preciso.
Su questo punto, così interessante per me, magari ci scrivo un post nel mio blogghettino in cui hai avuto la bontà di incastonare proprio tutte le pietre preziose che mi piacciono (e che spesso indosso).

Che vi sia un'insopportabile dominio maschilista in Italia è innegabile. Anche nella cultura e le poche donne che hanno un certo potere nell'editoria, nell'arte, nelle università, sui media ecc. spesso o hanno tutti i peggiori tratti maschili, o non ci stanno per loro merito. Purtroppo è così. Però io devo ringraziare Ennio perché ha sempre accolto generosamente le proposte che gli ho fatto - senza che ci si conosca di persona - e anzi mi ha anche chiesto dei contributi.

Ho così pensato di proporre qualcosa di questa grandissima voce indiana, sia perché la amo molto, sia perché mi pareva giusto dare spazio a voci che narrano di altre culture, ben più antiche di quelle colonizzatrici e sempre preponderanti.
La poesia di Kamala Das vede oggi in India moltissime imitatrici, seguaci, epigone. Spesso con i risultati che l'imitazione può dare. Però è stata una donna e scrittrice DAVVERO rivoluzionaria e coraggiosa.
Ma non è un caso che sia nata in Kerala, un luogo, in passato parte di quella regione chiamata Malabar, in cui la società è per tradizione matrilineare. Si veda infatti la grande importanza che hanno avuto nella sua vita e nella sua formazione letteraria la madre e lo zio materno.

Aggiungo che, scrivere in inglese, per un autore indiano, è ora molto di moda, proprio per il grande mercato internazionale che all'India si è aperto. Dunque la maggior parte della produzione indiana che ci arriva, raramente ha un notevole valore letterario, proprio perché scritto con un occhio al mercato internazionale, ricusando le lingue d'origine, che magari anche male conoscono e molti scrivono quello che immaginano un lettore occidentale vorrebbe trovare in un romanzo indiano.
Ma la grande letteratura indiana non è in inglese, nemmeno oggi, tranne rare eccezioni che si contano sulle dita di una mano. Però gli editori italiani da questo punto di vista non ci sentono e pubblicano per la maggior parte cose di poco conto.
Comunque per capire Kamala Das è utile leggere la sua poesia "Presentazione", che ho pubblicato sul mio blog. Lì dice tutto.

Francesca Diano ha detto...

Grazie Emy. Vero, con tutte le scelte e gli atti della sua vita, Kamala Das ha condotto una sorta di guerra di indipendenza culturale. L'ha fatto con le parole e le azioni, spesso eclatanti. Ma in India ci sono grandi esempi di questo, no?
Però, facciamo attenzione, perché quando negli USA e in occidente le avevano attaccato l'etichetta di femminista, lei l'ha sempre rifiutata. E a ragione.

Francesca Diano ha detto...

Grazie Paolo di questo bellissimo contributo! Durga, l'essenza suprema del potere creatore, il cui nome in sanscrito significa "fortezza inespugnabile" o anche "Colei che libera dalle sofferenze", è il potere che crea, preserva e distrugge e ancora genera dalla distruzione. Ha numerose manifestazioni, tra cui appunto Kali e moltissimi attributi, le quali tutte si rivelano in moltissime divinità femminili.
Molto bello questo senso del perdersi nella potenza creatrice che stordisce, elude e ammalia.

Anonimo ha detto...

Grazie. Su questi argomenti, amando l'Oriente e in particolare l'induismo, ho un certo repertorio... Trascrico solo quest'ultima che parla di una certa Diana (che è anche il penultimo gradino, prima del samadi, della meditazione yoga: in sanscrito, per quel pochissimo che so io, è Ham-sa; ovviamente si riferisce anche alla nostra Diana cacciatrice ecc...)

Galleggia Diana
sul suo respiro,
come un cigno
sull'acqua scura,
nuvola bianca
dal fondo
in trasparenza.
Paolo Pezzaglia (che ora si tace)

Anonimo ha detto...

Davvero belli questi testi di Kamala Das, non già solo per i temi trattati - certo, sovversivi in una società “castense” quale quella indiana - quanto per il taglio, il modo moderno, disincantato di cantarli, con scioltezza di lessico e metro.
L’energia della donna si staglia prepotente, afferma il diritto del suo esserci, di affermare il suo ruolo in un mondo ancora in parte patriarcale, maschilista; la potenza gentile del canto afferma il diritto di amare in modo così audace eppure disinvolto da sconcertare il vicinato

Attraverso lo spioncino osservano i vicini,
Mi osservano arrivare
E andare come la pioggia.

Trovo che "La pioggia" abbia dell’elegiaco davvero toccante. Quanto a "Lo specchio": l’attacco narrativo, quasi a mo’ di aforisma, lascia subito il posto ad accenti poetici vibranti e rivela – tanto più straniante e sovversivo – un’alta capacità osservativa nel dettaglio insolito, finanche “privato”.

Delle sue membra, i suoi occhi arrossati sotto
La doccia, il cauto camminare sul pavimento del bagno,
Seminando asciugamani e il modo a scatti
In cui urina.

Le traduzioni di Francesca sono rispettose (vd. l’articolazione stessa dei versi, l’assoluta fedeltà agli inarcamenti) e, anche quando si affida ad una più libera anastrofe, la forza del versi non è per nulla snaturata, anzi. Si avverte in ogni caso la partecipazione sintonica del poeta-traduttore. Suggestiva, per esempio, la felice resa poetica di “my pre-morning sleep” in “mio sonno antelucano”.
Insomma, mi complimento e ringrazio anche Ennio di avermi/ci offerto l’occasione di questo “dono”, di questa lettura.

Daniele Santoro

Francesca Diano ha detto...

Grazie a te e a tutti quelli che hanno apprezzato la mia traduzione. Sì, sono una sostenitrice dell'assoluta fedeltà al testo, soprattutto poetico, dato il valore di ogni parola, ovviamente cercando di ricreare una lingua poetica che renda, quanto più è possibile, quella dell'originale. Magari non sempre ci si riesce, ma è importante provarci.

Anonimo ha detto...

E' da tempo che qui si discute di minimalismo, dell'io ridotto ai minimi termini nel quotidiano, di esistenzialismo, e giustamente se ne osservano i limiti. Ma questo dipende anche dalla nostra cultura mass mediatica, tutta storica e sociale, dove l'individuo è visto come un'eccezione pressoché irrilevante. Non è così in oriente dove la cultura risente della religiosità scientifica, se mi passate il termine, che mette al centro l'individuo. La donna, che è incarnazione del femminile, può dirsi a ragione maestra d'amore. Mi permetto di dire che qui le donne sembra che se ne siano scordate, e questo può dipendere dalle mancanze di riferimento perché è vero che la nostra è una società maschilista, ma è anche vero che le donne spesso perdono tempo nel cicaleccio io/tu dove l'identità loro, così potente in queste poesie di Kamala Das, sembra ancora lontana dall'uscire dai luoghi della dipendenza. Inevitabile che poetesse come la Merini finiscano con l'essere relegate, taciutamente, nella poesia "rosa". La cultura tantrica in India è radicata, qui tutt'al più ne abbiamo un'infarinatura ( che già basterebbe). Qui tutto è scientifico, si potrebbe dire che anche la psicanalisi non distingue il maschio dalla femmina... Kamala Das parla di Krishna, vede il maschio con occhi religiosi anche nella fisicità. Trovo che sia un buon insegnamento.
mayoor

giorgio linguaglossa ha detto...

DAL GRAPPOLO DI LIRICHE DI kAMALA DAS PRESENTATE DALLA GRANDE TRADUTTRICE FRANCESCA DIANO DIRò CHE MI SEMBRA CHE LA SUA POESIA APPARTENGA A QUELLA VASTA AREA MODERNIZZANTE E MODERNIZZATRICE (E QUINDI PROGRESSISTA E DEMOCRATICA) CHE è DIFFUSA IN OCCIDENTE COME IN ORIENTE. DETTO QUESTO, DETTO CHE ORMAI IL VILLAGGIO è GLOBALE, NON MI SEMBRA CHE LE LIRICHE DELLA DAS PORTINO QUALCOSA DI SOSTANZIALMETNE NUOVO ALLA POESIA OCCIDENTALE: SIA IL METRO CHE L'IMPIEGO DELLE SIMILITUDINI E DELLE METAFORE MI SEMBRA CHE RIPERCORRA QUEI PERCORSI GIà COLLAUDATI DALLA POESIA EUROPEA.
CAPISCO PERò COME LA DAS POSSA ESSERE ANNOVERATA IN PATRIA QUALE UNA POETESSA SIGNIFICATIVA (E ANCHE DI VALORE) MA AD UN OCCHIO SMALIZIATO DI UN LETTORE OCCIDENTALE QUESTA POESIA PESCA (CON GRANDE ACUME) NEL GIà NOTO E NEL GIà VISSUTO. IL TEMA DELLA CORPOREITà FEMMINILE PUò ESSERE RIVOLUZIONARIO PER UNA DONNA INDIANA MA QUI IN EUROPA IL TEMA è GIà STATO (PER FORTUNA) DIGERITO E ASSIMILATO.
INSOMMA, DIREI CHE è UNA POESIA DI BUON LIVELLO, LEGGIBILE, GRADEVOLE, ISTRUITA, SIGNIFICATIVA MA CHE PERò LASCIA LE COSE (DELLA POESIA) COME STANNO (ANZI, COME STAVANO), NON INDICA ALCUNA NUOVA STRADA; ANZI, HO IL SOSPETTO CHE QUEL MODERNISMO CHE IN PATRIA PUò ESSERE PROGRESSIVO, QUI IN EUROPA RISCHI DI ESSERE REGRESSIVO, CONSERVATIVO, E ANCHE ACRITICO, E NON SOLTANTO PER UNA QUESTIONE DI FORME ESTETICHE MA PROPRIO PER UNA QUESTIONE LEGATA AL TIPO DI "CONTENUTI" CHE QUESTA POESIA VEICOLA.
IN CONCLUSIONE, è VERO CHE TUTTE LE STRADE PORTANO A ROMA MA è ANCHE VERO CHE NON TUTTE ARRIVINO PRIMA DI ALTRE, ANZI, CI SONO STRADE CHE ARRIVANO DOPO, MOLTO DOPO CHE SU QUELLE STRADE CI SONO PASSATI I FATTI DELLA STORIA.

Anonimo ha detto...

"IL TEMA DELLA CORPOREITà FEMMINILE PUò ESSERE RIVOLUZIONARIO PER UNA DONNA INDIANA MA QUI IN EUROPA IL TEMA è GIà STATO (PER FORTUNA) DIGERITO E ASSIMILATO."
Non si possono fare affermazioni come queste, con tanta superficialità e disinteresse, senza prendersi la briga almeno di considerare che siamo in un paese bigotto, trasudante di intellettuali, dove la corporeità è solo apparenza di status e dubbia salute. Per non parlare della sessualità pornografica con tutto il suo corredo... brillano ancora di luce propria ( e solitaria) le poesie di Saffo, e lei stesso ha rimandato il suo giudizio sulla Marini. Ma capisco e trovo giusto che ognuno prosegua per la strada intrapresa.
mayoor

Anonimo ha detto...

Il tema della corporeità al femminile, riparliamone per favore!! Si sono dette e stradette è vero un sacco di cose ma non abbiamo fatto grandi passi , la corporeità crea ancora imbarazzo in certi ambienti (intellettuali soprattutto)soprattutto quella al femminile. le donne si conoscono molto bene oggi in tutti i loro aspetti , ma a poco serve se poi la società lo percepisce in modo sbagliato o come dice Myoor bigotto. Le donne , dovrebbero volersi un po' più di bene , in occidente hanno acquisito gli errori degli uomini e questo è andato molto bene anche a quest'ultimi.Trovo nelle liriche di Kamamla Das qualcosa su cui riflettere, un nuovo, oggi più che mai. Emy

Francesca Diano ha detto...

Caro Giorgio, non c'è alcun dubbio che, a un occhio critico e acuto, ma occidentale, questo tipo di scrittura possa suonare scontata o già nota. Il problema è che è essenziale tenere conto di molte componenti.

1)ambiente linguistico complesso e cultura postcoloniale. Io precisavo che Das ha scritto quasi tutta la sua opera in prosa (numerosissimi racconti e autobiografia) in malayalam, la lingua del Kerala, ma la sua poesia in inglese. Inoltre scriveva e parlava anche hindi. Questa è una scelta colta e consapevole, perché rivela la volontà di non scrivere solo in inglese, come oggi molti indiani fanno, per un preciso motivo di mercato e molti di loro magari parlano una lingua indiana ma non sanno scrivere in quella lingua.
Das sceglie l'inglese - io ritengo - per la sua poesia, pur proveniendo da una tradizione familiare letteraria e poetica raffinata e alta in malayalam, perché l'oggetto della sua poesia è una presa di posizione rivoluzionaria.
2) Molte delle sfumature delle sue poesie (di cui qui e sul mio blog c'è solo un magrissimo esempio) sono tipiche della cultura letteraria indiana ed è in questa miscela di tradizione e rinnovamento - anche linguistico, stilistico ed espressivo - che sta la nuova strada della sua poesia. La rivendicazione dell'individualità femminile (nella poesia PRESENTAZIONE, che è sul mio sito, lei parla di un "Io", parallelo all'"Io" maschile. MA, ha pur sempre messo l'amore e la necessità della presenza maschile nella vita di una donna, come centrali.

3) Non c'è dubbio che parte dei suoi modelli poetici siano occidentali, (l'hanno definita la Sylvia Plath indiana) ma non inganni questa assonanza, perché pur se stilisticamente esiste, è invece del tutto assente nella sua poetica. E spiego meglio. L'occidente ha ingannevolmente assimilato e digerito (per usare le tue parole) il tema della corporeità della donna. Dico ingannevolmente, perché invece ne ha annientato un elemento fondamentale e il solo che l'avrebbe riscattata, e cioè la sua sacralità. Il corpo femminile, apparentemente così al centro dell'industria della moda, dello spettacolo, del consumo più bieco, è e rimane, forse ancora più del passato, un pezzo di carne vuoto di anima. Da manipolare, modellare, liposucchiare, operare sul tavolo dei macellai plastici e, in fin troppi casi, da malmenare, violentare e uccidere. Questo è il modello di corporeità femminile che l'occidente ha creato e che dà a credere di aver liberato. Il sesso come fine e come esibizione meccanica - come ben insegna De Sade - è morte, non vita e non gioia.
(segue)

Francesca Diano ha detto...

Kamala Das, che a 65 anni ha avuto il coraggio di sposare un uomo di 38 e per lui si è convertita all'Islam, non ha mai invece dimenticato la sacralità del corpo, perché questa, pur nella società indiana repressiva e maschilista, dove ancora oggi, nei ceti più bassi, è terribile la piaga del feticidio femminile e delle donne arse vive per incassare la dote, questa dicevo è l'eredità culturale, filosofica e mitologica che l'India insegna. Nella poesia "Krishna" questo è molto chiaro e anche nel titolo della raccolta (Only the soul knows how to sing - solo l'anima sa cantare)
Insomma, cantare l'amore, il trionfo dei sensi, la gioia del corpo con la voce di un'anima femminile. E senza il tema del sacrificio e della negazione, come in alcune voci occidentali accade.
Io credo che questo sia molto avanti rispetto a noi e lo è proprio perché torna alla fonte.

Anni fa tradussi una delle cose più belle che io abbia mai tradotto, un capolavoro dello scrittore Sudhir Kakar, grande scrittore, ma ancor prima psichiatra e studioso, "L'ascesi del desiderio", in cui lui ricostruisce un'immaginaria e poetica biografia di Vatsyayana, l'autore del Kama Sutra, (V°-VII° sec. d.C) di cui si conosce appunto solo il nome. Di tutti i sutra (i testi sacri) sul Kama (l'eros e anche il nome del dio dell'amore) questo è l'unico sopravvissuto per intero e che stranamente pone una grande attenzione al piacere dal punto di vista femminile. Questo ha incuriosito Kakar e partendo da questo punto di vista, ha ricostruito con una fastosità e un'arte raffinatissima, l'epoca aurea dell'antica India ma anche la personalità di Vatsyayana, immaginando che tutto ciò che aveva capito e imparato dell'amore l'avesse tratto dalla madre e dalla zia, cortigiane colte e raffinate. Ma la conclusione è proprio quella che il corpo sia solo un mezzo, che permette nell'amore la fusione. Che nell'unione si fonde e si annulla, lasciando emergere libera l'anima amante.
Credo che questa dimensione sacrale del corpo noi dovremmo umilmente reimpararla. Uomini e donne insieme.
Ecco perché Kamala Das ha invece molto da insegnare. E perché la strada che indica è diretta e saettante.

Francesca Diano ha detto...

Giusto Emy, questo è un tema molto importante (nella risposta a Linguaglossa ne ho accennato) che andrebbe affrontato in modo molto serio e in effetti lo si fa, anche se a volte si sconfina - a mio avviso compiendo un grande errore - nel femminismo rivendicativo, dunque aprendo un solco ancora più profondo tra i sessi, invece di unirli. La via, per me, è quella indicata nel primo commento, quello di in soffitta. Ma anche questa di Kamala Das. La risposta è l'annullamento della dualità, del conflitto. Ma prima di tutto sono le donne che devono capirlo. Perché esse stesse sono cadute nella trappola di un conflitto interiore. Non è imitando le peggiori caratteristiche maschili (aggressività, arrivismo, cinismo) che si conquista un potere che è solo materiale e quindi precario e illusorio, né facendo la guerra che si ottiene la pace e l'unione. Perché prestarsi al gioco dell'industria commerciale di sfruttamento del corpo? Perché sentirsi inadeguate se non si è delle fotocopie di modelli assurdi e inesistenti in natura? Io credo che le donne invece non solo non si conoscono più molto bene, ma che abbiano dimenticato molto. E gli uomini con loro.
Questa sarebbe davvero una bella discussione da avviare con i nostri compagni di percorso, anche qui. Chissà se vorranno farlo...

Francesca Diano ha detto...

Proprio così mayoor. "Mi permetto di dire che qui le donne sembra che se ne siano scordate, e questo può dipendere dalle mancanze di riferimento perché è vero che la nostra è una società maschilista, ma è anche vero che le donne spesso perdono tempo nel cicaleccio io/tu dove l'identità loro, così potente in queste poesie di Kamala Das, sembra ancora lontana dall'uscire dai luoghi della dipendenza."
E' contro di questa dimenticanza, abilmente alimentata dall'industria massmediologica, trappola in cui ormai l'occidente è caduto, che ci si deve battere.

Anonimo ha detto...

Non sono e non sono state le femministe a liberare le donne da alcune schiavitù, ma tutte coloro che hanno lavorato seriamente con uomini che le hanno appoggiate e sostenute. La corporeità al femminile, dipende molto anche da come la donna accetta il maschile con i suoi problemi e le sue risorse che peraltro completano in maniera stupenda l'universo femminile e viceversa. Non ho voglia di parlare delle delusioni che mi hanno dato le femministe, ma parlo della loro tenacia di un tempo lontano che le ha viste guerriere oggi scontente e mai appagate. Davvero penso che noi donne ci conosceremmo bene , solo se la nostra condizione
venisse condivisa con l'uomo, quel tipo d'uomo che per amare e rispettare una donna chiede semplicemente di capirsi a vicenda. Il rifiuto del maschio ,da parte della donna ( a parte l'omosessualità) è ridicolo , ha provocato nel femminile solo grottesche imitazioni di uomini che di positivo avevano solo, forse, vicino donne innamorate e purtroppo profondamente infelici. Nei rapporti ci sono anche le delusioni , ma questo è da accettare anche per capire che la vita può cambiare. Vogliamo continuare? Emy

Unknown ha detto...

cara Francesca, ti ringrazio per la tua prima risposta molto molto approfondita di ieri e ora per questo ulteriore rileggerti e rinfrescarsi "al nodo", del conflitto interiore sia delle donne in un modo, che degli uomini in un altro.

"la semplicità", in cui canti mentre scrivi,è l'essenza della soluzione per entrambi i sessi in guerra.

Mi stupisce (ma fino a un certo punto perchè non si chiama Giorgia) che un critico così analitico come Linguaglossa, che esprime anche tutto il suo orrore e solitudine a causa del'impero mediatico, scivoli in un'affermazione che si conclude con "QUI IN EUROPA IL TEMA è GIà STATO (PER FORTUNA) DIGERITO E ASSIMILATO".
Se fosse nato Giorgia, sicuramente non l'avrebbe scritta, non per femminismo, così come non è "maschilista" il suo dire.

Il modello "unico" del mondo delle " cose " ( la loro produzione, la loro promozione etc etce) non era quello della deamadrepadre che nei secoli dei secoli hanno fatto fallire fino all'espolsione finale dell'rodine mondiale sulle cose, e dell'avere rispetto all'essere...

è il mondo delle cose, che certo non governa sol quando ci sono le ministre "corpo"calendario, ma più ancora quando il corpo è in quota (rosa?) nellle gambe corte (menzogna e ipocrisie peggio delle mistre veline) delle lacrime(e sangue), in collane di perle (di potere), modello maschile come da te ben detto e ripetuto

Non c'è alcuna differenza fra le schiave occidentali e quelle orientali; se per "vincere" devi essere come "la culona", meglio perdere sia come uomini che come donne e tessere l'elogio delle e dei falliti, noi,

il non plus ultra, ma minimale, sarebbe poi nel non farsi prendere la mano dalla condanna, ipocrita, su altri corpi del potere ( vedi quelli annessi al piccolo impero di silviuncolo, da cui la stessa "sinistra"(parolona..comprese le sue donne) non ci ha saputo " liberare" ma anzi pilotarci per meglio controllarci.. e di quei corpi " oggetto", in cui fa annegare i lettori anche re-pubica( o repubblica che dir si voglia), nel degrado delle "merci" è equiparata la donna (pure per vendere i pannelli solari ce la mettono nuda, Linguaglossa dove e come fa a vedere superati e assimilati i nodi?)

L'ipocrisia poi raggiunge il massimo quando si crede e si fa credere, si mette in modo ogni appelificio salvifico in nome della donna. Con tutte le grancasse mediatiche, eros e psiche si liberano in volo, strappando ogni velo,per primo quello d'oriente e ti vendono il massacro o l'ennesima dilapidata che sarà l'ennesima farsa per " esportare"(merce)liberazione.

Anonimo ha detto...

Finalmente qualcuno che non sembra desiderare di essere liberato. O è un riferimento alla poesia di Kamala Das? Parlo della conclusione del tuo intervento. Ciao In soffitta, ben tornata.
mayoor

Anonimo ha detto...

a Rò:

ma non pensi che anche certe donne (e sono tante purtroppo) abbiano dato una grande mano a uomini ed anche a donne (diciamolo) a far in modo che il femminile diventasse sempre di più oggetto? Oggi ci si può rifiutare, scegliere altre strade e smettere di piangersi addosso!Logicamente sto parlando del nostro occidente. Le donne sanno fare molto per se stesse e per lasocietà ,in tutti i casi della vita, perchè tante , nonostante tutto scelgono strade che sacrificheranno la loro dignità? E non mi si dica che sono percorsi più facili, perchè non è vero. I soldi , certo i soldi attirano molto , il corpo della donna è ancora il miglior veicolo e gli uomini questo lo sanno , ma anche le donne. Non facciamo finta di sognare. Tante donne sono ai vertici e accolgono volentieri altre donne disponibili ad essere oggetto da proporre , in ogni settore, di queste che diciamo? Che è colpa degli uomini? Oppure che l'universo maschile le ha irretite? E le femministe? dove sono finite?
Le lotte devono sempre essere seguite da esempi di coerenza e forza. Non è stato così. E gli uomini ,certi uomini, e sono tanti, devono dimostrare sempre di più la loro forza, il maschile che ormai è stanco.
E qui Kamala Das .... ma siamo in oriente...:

"E andare come la pioggia. Chiedetemi,tutti, chiedetemi
cosa vede in me, chiedetemi perchè lo chiamino leone"

Ciao Emy

Anonimo ha detto...

Lei disse: Sì
l'ho divorato...
ero affamata
come un uomo...

E come un uomo
il mio desiderio
raggiante di virilità
l'ha gettato sul letto...

E' una poesia di Maram Al-Masri.
Ricordo che ne parlammo...
Mayoor

Francesca Diano ha detto...

@ in soffitta, Emy, mayoor
Dunque, qui il discorso comincia a farsi molto vasto... premetto una cosa: se corpo e psiche e mente E cuore e anima non sono in sintonia, non discorrono tra loro liberamente e con un flusso che non s'inceppa, poco c'è da fare. Se li separiamo, il corpo diventa carne che si disfa, la psiche impazzisce, la mente genera mostri, l'anima tace e il cuore si schianta di dolore. Insomma, tradiamo quel "sentire" che è il solo sentiero verso Casa.
Mi sono occupata in passato, in un vecchio post sul mio blogghettino, di anoressia come ultima frontiera della misoginia, come extrema ratio della negazione del femminile. Ma aggiungo anche che non vedo perché non si possa essere belle, profondamente femmine E intelligenti E dotate di qualità intellettuali. Così come si può essere brutti e stupidi. Una donna può curare il proprio aspetto, desiderare di essere bella ed elegante - per se stessa, per il proprio piacere - senza per questo rinunciare all'anima, al cuore e all'intelletto.
Detto questo, è vero che molte donne (e molti uomini) sono cadute nella trappola dell'industria di massa della vendita dei corpi, ma è pure vero che non tutti imparano ad attingere a se stessi per capire. Manca - ed è questo il grande male - la memoria della tradizione. Quella vera, quella più arcaica, per cui ricordarsi che non si sopravvive senza la cooperazione, senza la collaborazione di tutti, maschi e femmine e senza l'amore per la Natura. Senza questa memoria, (non quella pilotata ad arte e usata come mezzo per distrarre l'attenzione dal presente dal Potere di turno) di futuro ce n'è poco e nemmeno bello.
mayoor, non è questione di volere o non volere essere liberate, è che non ci si dovrebbe nemmeno mettere da questo punto di vista. La donna non ha bisogno di essere liberata. E' donna. Punto.
Le lotte femministe, cominciate già con la Rivoluzione francese e poi riprese alla fine dell' 800 e ai primi del 900 per il diritto al voto e in seguito a metà del secolo, si indirizzavano ad ottenere parità di diritti come individui e cittadini. E da questo punto di vista erano sacrosante. Ma poi c'è stato un terribile equivoco. Tutto è stato spostato alla lotta NON fra i sessi, MA fra il Potere e la minaccia che il potere del femminino (non femminile) poteva rappresentare. Perché i mezzi che il Potere regnante usa sono la negazione del potere del femminino, cioè della vita. E purtroppo la storia dell'occidente è una storia dominata - e sempre di più - dalla negazione della vita per il profitto nelle sue forme più deliranti e anche idiote. Proprio quello a cui assistiamo oggi.
L'idea che una donna orientale possa essere più appetibile solo perché "appare" più sottomessa, è un'idea sbagliata. La donna orientale - dove ancora è sottomessa, cioè negli strati più poveri della società - controlla un uomo con altri mezzi, spesso più efficaci, perché, come accadeva da noi, il potere lo esercitava in casa e in modi non aperti. Io ho sempre detto che la mafia e simili è spiegabile vedendo le donne dei mafiosi. Spesso sono loro a incitarli. Se soffochi e reprimi, la pentola a pressione esplode in qualche modo, no?
La donna indiana, soprattutto quella dei ceti più abbienti e più istruita, al momento si trova in un difficile passaggio fra tradizione, con tutte le sue repressioni e limitazioni e un modello occidentale che non è il massimo e corre il rischio di perdere quegli aspetti che Das suggerisce per acquistare i difetti del modo in cui l'occidente vede la donna.
La via che Das ha suggerito, non solo con la sua scrittura, ma con le sue scelte di vita, è una terza via. In India è ancora aperta, da noi la si deve invece ritrovare.

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:

Sto seguendo la discussione, ma per il momento non riesco a dire la mia.
Colgo però a volo una domanda (laterale a questa discussione sulla poetessa Das) di Emy:"E le femministe? Dove sono finite?" per segnalare le posizioni recenti di una femminista storica e "di grido" come la Luisa Muraro proposte da un'altra femminista, Ida Dominjanni; e le mie obiezioni a entrambe.
Trovate il tutto a questo link:
http://www.sinistrainrete.info/filosofia/2141-ida-dominijanni-sul-confine-fra-forza-e-violenza.html#comments

Anonimo ha detto...

Infatti il mio appunto sul "liberarsi" voleva essere ironico e sono d'accordo con quanto dici. E ho anche detto sopra: "La donna, che è incarnazione del femminile, può dirsi a ragione maestra d'amore. Mi permetto di dire che qui le donne sembra che se ne siano scordate, e questo può dipendere dalle mancanze di riferimento perché è vero che la nostra è una società maschilista, ma è anche vero che le donne spesso perdono tempo nel cicaleccio io/tu dove l'identità loro, così potente in queste poesie di Kamala Das, sembra ancora lontana dall'uscire dai luoghi della dipendenza." E credo c'entri col tuo riferimento alla dimenticanza, con quel "si deve invece ritrovare" con cui chiudi qui.
mayoor

Anonimo ha detto...

e la fisicità certo, è solo un aspetto tra i tanti. Quanto alle qualità intellettuali non sono un mistero... forse in qualche tugurio dove regna l'ignoranza (ma anche la cultura è solo un aspetto tra i tanti... chissà che ne direbbe Renée, la protagonista de L'eleganza del riccio), e sicuramente in qualche altro tugurio dove regna certo potere, ma questo è scontato.
mayoor

Francesca Diano ha detto...

Ho accennato qualcosa sul significato e la sorte del femminismo. Non ho alcuna simpatia per queste che si definiscono "filosofe" e cultrici "della differenza", come se la mente e l'intelletto avessero un sesso.
La lotta femminista, proprio perché condotta alla fine con le stesse armi del potere e dell'aggressività maschile, ha prestato il fianco a un facile sgretolamento e, come gli alacri contestatori del 68 si sono saldamente installati in quelle istituzioni che tanto contestavano (università, giornalismo, politica, editoria ecc.) ma apportando in più la loro ignoranza, così le femministe dei collettivi si sono addormentate in un confortevole e a volte remunerativo conformismo.

P.S. Ho appena saputo dal tg che una certa Sonia Topazio, ex attricetta porno e tv, è finita a fare la responsabile dell'ufficio stampa dell'INGV, Istituto di Geofisica e Vulcanologia.... quello che dovrebbe tutelare l'Italia dal rischio sismico e che ora ha come direttore un ex istruttore di ginnastica. La scoperta vergognosa è stata fatta da un'indagine approfondita dei numerosi e infelici precari dell'INGV che da tempo cercano di ottenere una dignità lavorativa.

P.P.S
Le donne non sono migliori degli uomini solo perché sono donne. Sarebbe ora di cominciare a parlare di persone e non di uomini e donne se il discorso non lo richiede.

Unknown ha detto...

Mi spiace rinviare a stasera qualche riflessione maggiore con la dovuta calma rispetto a una pausa pranzo troppo veloce.
Diciamo che chi ha colto "il nodo" che volevo esprimere , è stato un uomo forse più androgino di quanto non immaginassi, mi riferisco a Mayoor, che ringrazio anche per il suo dirmi bentornata.
Il nodo corre parallelo a tante "pseudo-liberazioni" che mi stupisce, ma sicuramente è colpa mia nell'esprimermi, non abbia colto Emy nel momento in cui scrive che è meglio smetterla di piangersi addosso.
L'elogio delle fallite e dei falliti che intendevo, è tutto il contrario che piangersi addosso, anzi forse ha un pizzico di " superiorità" , che non vorrei avere ma è così.

tutto ciò che giustamente è stato circoscritto da Francesca della " lotta" delle donne per la parità di certi diritti ad esempio, è stato successivamente sempre meglio organizzato , come la pseudorivoluzione sessuale del '68..."movimenti" che al lro nascere, in un impero/mercato sempre piu invasivo, sono stati controllati per la piega che doveva assumere al fine di spacciare il mito della democrazia anche sul piano strictu sensu, del tema in oggetto.

"La liberazione" ha avuto tanti binari paralleli a quello "master" , più master di tutti, del modello democratico da esprotare in tutto il mondo per "lo scambio" , lo scmabio merci dei corpi occupati, in un modo quello della terra in un altro ma simile quello delle curve esterne e paesaggi interiori, dell'uomo in un modo, della donna in un altro.

togliersi da questi meccanismi allucinatori è già prendere atto piu correttamente da ciò di cui liberarsi, in parte generato da un passato remoto di secoli, in altra da un passato piu recente , di durata mezzo secolo e poco piu

un caro saluto e a presto

Anonimo ha detto...

Ma di queste poesie? Ci ho sentito della romanticheria, qualcosa che mi ha fatto pensare ai sentimentalismi di Bollywood, almeno all'idea che ne ho... ma con ombre di quotidianità e di realismo per me molto convincenti. Bisogna tenere presente che in India la religiosità ha risvolti umani per noi inimmaginabili, che non c'è quella separatezza tra divino e umano che hanno altre religioni. Le divinità stesse hanno storie private che sembrano possibili... quindi è facile sconfinare, vedere il divino nel reale e viceversa. Ma il punto di vista è femminile, a tratti materno. Credo di aver fatto bene a citare Maram Al-Masri, e credo sia giusto che il pensiero vada anche alla nostra Merini. Nel mezzo scorrono migliaia di chilometri e di tradizioni, ma sembra un attimo.
E' un privato che si mette in relazione, e vi entra una quotidianità, un mondo adulto... magari a rischio di estetizzare le emozioni, di giocarci provocatoriamente, ma in definitiva si tratta dell'universo del mito della grande madre, del femminile depositario d'amore e non può esserci alternativa di valori. L'intellettualismo soggiace, e questo può non piacere perché anche gli intellettuali hanno le loro esigenze da soddisfare. Lo sanno bene i poeti tutti, anche quelli che scelgono un linguaggio popolare, sempre ammesso che esista.
mayoor

enzo giarmoleo ha detto...

Due o tre cose da Berlino con una tastiera tedesca cui mancano gli apostrofi e non solo…

Senza dimenticare le donne dalit e le donne adivasi che costituiscono spesso il perno di certe lotte fino all’ultimo respiro, Kamala Das, Arundhati Roy e molte altre costituiscono la rosa dei nomi di donne indiane, un potenziale rivoluzionario in un paese come l India alle prese con i cambiamenti del terzo millennio. Certo con le dovute differenze e tenendo presente dei gap generazionali, mentre Kamala ci fa vivere le emozioni piu profonde di una donna indiana in una società in cui ancora oggi è difficile parlare dei propri sentimenti, Arundhati Roy nei suoi romanzi e nei suoi saggi politici ormai apprezzati a livello globale, denuncia con grande sapienza la repressione del regime interno e la rapina delle multinazionali dell'economia globale. Arundathi Roy sensibile alla causa delle donne si chiede se “farsi iniettare dosi di silicone non sia piu imprigionante di un burqua” ma la condizione femminile viene vista da Roy anche attraverso i conflitti di classe. Vorrei aggiungere alla rosa il nome di Medha Patkar la pasionara che da Donkedi, villaggio lungo il fiume Narmada lancia i suoi Satyagraha estremi e le sue iniziative ghandiane, non certamente tenere, contro il potere. Arundhati Roy ha solidarizzato con Medha Patkar nella lotta contro il Narmada Dam Project donando il danaro del suo Booker Prize e le royalties dei suoi libri al
Narmada Bachao Andolan (vietato fare riferimenti a politici e intellettuali
italiani) che da anni lotta contro la costruzione di una
diga demenziale che ha distrutto la vita di alcuni villaggi. Pur non scrivendo poesie Medha Patkar diventa poesia quando parla alle popolazioni coinvolte nelle lotte lungo le rive del fiume, nelle radure, nei campi, nelle citta quando anche l aria si ferma e si ascoltano in silenzio le sue parole portatrici di grande ispirazione.
Una pensiero : Kamala e Arundhati hanno vissuto in Kerala paese che dal punto di vista culturale è stato una fucina per molti intellettuali indiani. Kerala e il paese dove il BJP partito conservatore con venature fasciste e stato sempre una risibile minoranza mentre a livello sociale sono state raggiunti livelli di alfabetizzazione mai visti in altri stati dell India. Mentre a cavallo degli anni 60/70 in Italia infuriava la contestazione giovanile e le lotte per la condizione femminile, in Kerala si sviluppavano lotte parallele si leggevano Gramsci, Dario Fo ... Un particolare : “Morte accidentale di un anarchico” veniva tradotto in malayalam nei primi anni 70. In generale si puo dire che dopo i danni della cosiddetta “rivoluzione verde”
i contadini indiani e la classe media sono stati i primi ad esseri colpiti dalla nuova globalizzazione e prima di noi hanno vissuto sulla propria pelle i suoi meccanismi mortali. Per tutto questo in India ci sono oggi forze sociali che sono riuscite ad elaborare analisi complesse sui conflitti sociali in generale e sulla condizione femminile in particolare riuscendo nei primi anni di questo millennio a stabilire legami importanti con i movimenti antiglobalizzazione nati contro il neoliberismo. Quello che mi pare interessante nella poetica sovversiva, per certi versi sorprendente non obsoleta di Kamala e l’indiscutibile legame senza soluzione di continuita con le lotte dei tempi della globalizzazione che si sviluppano anche su questioni come l’omofobia, il “genere”, la condizione della donna e contro le nuove forme di fascismo. Ciao enzo
Sul muro di fronte all Internet Cafe dove mi trovo c e scritto
Stay anti militarist
Stay anti fascist
Stay anti sexfobic
Stay angry (lo aggiungo io)

Anonimo ha detto...

A Ro

Quando dicevo smettiamola di piangerci addosso, non lo dicevo a te ma a me (qualche volta ancora lofaccio)e alle altre che vivono lamentandosi del fatto che gli uomini non le capiscono...mi chiedo se loro capiscono gli uomini. Ciao ROOOOO'.Emy

Anonimo ha detto...

Che sciocchezze queste recriminazioni sul femminismo. E' tanto difficile capire che bisogna separarsi ogni tanto per stare con noi stessi e comprenderci? Il femminismo ha iniziato l'indagine interiore della conoscenza di se', come fecero altri movimenti ( in arte vedi il surrealismo) ma senza approdare ad una riuscita di massa. Ed ecco l'incomprensione. E' naturale, ma ovvio, pretendere che la realizzazione avvenga attraverso il confronto delle differenze complementari, nessun uomo può dirsi tale finche non si scopre nel rapporto con una donna, a meno che non abbia altri gusti. E viceversa, le donne scoprono i propri tesori nel momento in cui ha senso metterli alla prova. E' esperienza di se'. Il resto, questo cicaleggio conservatore e perbenista sul femminismo ribelle ed estremista a me la dice lunga soltanto sulla quiete borghese che non ama mettersi in discussione. Ma dove vivete, nel vostro salotto più cucina abitabile? Nessun rischio e solo pretese?
mayoor

Anonimo ha detto...

Il cicaleccio è sempre femminile, eh eh , Mayoor! Ciao Emy

Anonimo ha detto...

Avrei cancellato quest'ultimo intervento, dovuto a pessimo umore, ma non so farlo. Mi scuso per le sciocchezze.
mayoor

Unknown ha detto...

ok,nema problema, ciao :-)

Unknown ha detto...

Avevo promesso di ritornare su alcune curvature del discorso, ma mi rendo conto che il mezzo ha i suoi limiti e il tema, al di là di quello strettamente poetico-politico proposto, ha più di un mondo di sfaccettature che ognuno può sgranare in altre sedi piu consone. Grazie ancora a Francesca per la sua tra- con - duzione.

Francesca Diano ha detto...

Caro Enzo, ti avevo scritto una lunga risposta ieri sera per ringraziarti del tuo intervento e per aggiungere delle cose sia sul ruolo delle donne nella cultura e nella politica indiana, ruolo importantissimo e attivissimo fin da metà '800, ben più che da noi, che sul Kerala. Poi il pc si è scollegato e la risposta è andata persa. Più tardi provo a ricostruirlo.
Una notazione veloce: il comunismo in Kerala è un comunismo "all'indiana", tutto per conto suo, assai diverso da quello dell'ex URSS o della Cina o delle forme che si sono sviluppate in Europa.
In Kerala l'alfabetizzazione è tra le più alte d'oriente e molto diffusa l'educazione anche superiore. Però per gli indiani lo stato colto per eccellenza è il Bengala e i bengalesi considerati, in ogni campo dell'arte, della letteratura, anche delle scienze, l'eccellenza.

Francesca Diano ha detto...

Grazie a te rò e a tutti quelli che hanno contribuito a fare di questo post un luogo vivo e traboccante di spunti interessantissimi! In effetti c'è così tanto da dire su ognuno di essi.

Anonimo ha detto...

Insomma volevo dire che non condivido questo prendere le distanze dal femminismo, in fondo dobbiamo tutti qualcosa a quelle "scatenate". Anzi, dobbiamo molto: l'autoanalisi ad esempio, un passo avanti sulla liberazione sessuale, sui rapporti di parità nella coppia e molto altro, anche se moltissimo resterebbe ancora da fare. Comunque il femminile non sarebbe argomento per maschi, fatta eccezione per quella minoranza che ha potuto sperimentare qualcosa di se' con la moderna psicanalisi. Per parte mia, il fatto che le donne affrontino anche in poesia l'enorme paccottiglia di condizionamenti a cui sono e siamo assoggettati... e che ne scoprano sempre di nuovi, e che mettano luce con coraggio, a me fa solo un gran piacere e mi rende alleato nel cammino.
mayoor

Francesca Diano ha detto...

Caro Mayoor, non so se nel tuo commento tu includa anche me tra chi prende le distanze dal femminismo. Ma per quanto mi riguarda non è così. In uno dei commenti precedenti dicevo che quello che chiamiamo femminismo non è fenomeno recente, perché già con la Rivoluzione francese la questione s'era posta e mi pare che la questione si ponga di nuovo, in termini magari variati, ad ogni cambio epocale e culturale. Dicevo solo che il femminismo degli anni 60/70, arrivato in quelle forme dagli USA insieme alle rivolte studentesche, non poteva che fallire perché a un certo punto, pur nato da ragioni sacrosante, si è posto come guerra fra i sessi invece che come integrazione e unione. Non ci sono vittorie nella negazione ed esclusione di una parte, quando quella è parte di un'unità. Difatti le femministe dell'epoca, che pur credevano dure e pure a quello che stavano facendo, sono scomparse e le poche vittorie, anche se molto importanti, sono state sminuite da una misoginia di ritorno di cui in particolare l'Italia soffre.Ma poi dicevo anche che questo tipo di lotta è stato istituzionalizzato e quindi spento.
In India, a cui dobbiamo l'immensa nozione del non dualismo, l'Advaita, che permea tutta la sapienza vedica, anche la presenza della donna nella società risente di questa visione. Le donne sono state componente fondamentale della lotta per l'indipendenza indiana e già nel 1925 la grande poetessa bengalese Sarojini Naidu, l'"usignolo dell'India", fu eletta presidente dell'Indian National Congress. Un grande esempio di impegno politico e letterario.

Anonimo ha detto...

Grazie, sentivo necessario un chiarimento ed è arrivato. Ancora oggi penso che le donne femministe di quegli anni fecero bene a mettere degli steccati, magari provvisori, ma penso fossero necessari. Lo so perché questa fu anche la mia esperienza, ovviamente solitaria o per meglio dire individuale, grazie alla quale andai in India ma soprattutto mi portò a scoprire la psicanalisi e la meditazione. Tutte cose che si possono fare solo spostando l'attenzione dal sociale al privato, dalla collettività all'individuo... per poi comprendere entrambi, magari in modo diverso dalle ideologie che conoscevo. Ed è anche vero che le battaglie femministe degli anni 60/70 non furono le sole nella storia, ma aggiunsero contenuti nuovi... almeno finché qui da noi non arrivarono le veline di mediaset e tutto il resto. La storia è anche solita.
Ciao, sono lieto per questo incontro con le poesie di Kamala Das.
mayoor

Unknown ha detto...

ciao Mayoor, premesso che per me la vita viaggio continuo interiore è tutto rispetto a tutto il resto, premesso che quindi che "le masse" non le avvicini se non puntando sulla crescita vera dell'individuo che poi diventa corretta relazione fra individuo /società, premesso quindi che sono d'accordo con il pezzo di biografia che hai gia condiviso se be ricordo, e sei stato sei come nel romanzo " sul filo del rasoio" , purtroppo non sono state solo le veline di mediaset o quanto di non meglio specificato nel tuo commento, a sputtanare le parti che si devono salvare delle autentiche zone prerivoluzionarie degli anni 60 , che hanno avuto senza dubbio anche durante gli anni 70 qualcosa che ha cercato di contenere i danni gia presenti allora, non solo del preberlusconismo, ma della campagna autocelebrativa, oppure autopromozionale, controllata però vieppiù vuoi da forme " cupola" esterne alle diverse società mediterranee, stile i finti movimenti per la pace, vuoi dall'imbecillità e spocchia dei soliti o solite intellettuali all'italiana. Non condivido le modalita con cui si è espresso E.A. in quel commento da lui segnalato , ma nella sostanza ha ragione e inconsapevolmente per una ragione " femminista" ...alle donne di ogni tipo tuttora sottoposte a tortura , immagino ad esempio quelle ben diverse dalle signore in pelliccia e di sinistra a cui si riferiva enni...immagino quelle abbandonate nella loro ignoranza di cultura di vita, per cui il proprio corpo diventa l'unica zona di controllo con alcune malattie tipiche del capitalismo , vedi anoressia...ma il discorso si fa troppo troppo lungo per questo spazio. ti saluto caramente

Unknown ha detto...

(*_*)

Annamaria ha detto...

...ringrazio anch'io molto Francesca Diano per averci fatto conoscere la poetessa indiana Kamala Das, che sa parlare con tanta "spudoratezza" delle sensazioni del corpo, trasformandole in esperienze soprannaturali, vicine alla divinità. Certo un modo per disvelare il sacro piacere che congiunge in un abbraccio mistico la donna all'uomo, contro ogni pregiudizio sociale. Tuttavia penso che Kamala Das ebbe molto coraggio ma fosse anche una persona privilegiata,visto il contesto in cui é nata e vissuta...insomma non era una paria e il suo valore di essere umano e di donna da sempre, nel contesto familiare e sociale, le era stato riconosciuto. Può essere solo in parte citata come esempio di emancipazione...di consapevolezza sicuramente.
E veniamo a quanto succede oggi in Italia, il gran numero di delitti di cui le vittime sono proprio le donne; a proposito molti cominciano a parlare di feminicidio, cioè di un reato non solo contro la persona e il diritto inviolabile alla vita, ma anche di un reato sociale, poichè la società non difende abbastanza, con leggi opportune,le donne dalla violenza. Penso che il femminismo debba difendere la femminilità e i diritti umani delle donne nello stesso tempo. Un compito di tutti, credo, perchè l'uomo che uccide é molto infelice e certamente non in sintonia con se stesso e al passo con i tempi. Un compito per il riconoscimento reciproco, dell'uomo della donna, della società...e, perchè no, della poesia.

Francesca Diano ha detto...

Cara Annamaria, avevo promesso a Enzo di mandare alcuni testi poetici che aprissero una prospettiva diversa sulle voci poetiche che in genere vengono proposte su molti blog letterari e allora ho pensato a una voce femminile che in India ha non solo lasciato un segno fortissimo, ma ha aperto una nuova strada alla poesia scritta da donne.
Come giustamente sottolinei, il contesto sociale e culturale di Kamala Das era sicuramente privilegiato. Ciò non toglie nulla tuttavia alla sua forza di rottura e al suo coraggio. Una famiglia hindu di stretta osservanza come la sua non è un luogo in cui la donna abbia grande indipendenza e libertà. Tutt'altro. Ma sicuramente due sono state le sue armi; la prima la sua cultura unita al carattere, la seconda un marito che, pur molto più anziano, l'ha incoraggiata e accettata nella sua diversità. Il che fa capire come siano importanti tanto la cultura che la collaborazione tra i sessi per arrivare a una vera liberazione della donna.
In India, come forse saprai, esiste una piaga che si chiama feticidio femminile. In molte zone dell'India, soprattutto rurali e tra le classi meno abbienti, si pratica l'aborto di feti femminili, che viene reso possibile dalle indagini prenatali rese possibili dalla teconologia dell'indagine con lo scanner. Ovviamente la pratica è illegale e infatti per legge i medici hanno il divieto di rivelare il sesso del nascituro. Ma la legge viene spesso aggirata e la lotta contro questa pratica, che giudica ancora la nascita di una femmina una disgrazia per via della dote (essa pure dichiarata illegale ma comunque richiesta e spesso motivo di uxoricidio) ecc. è ancora lontana dall'aver estirpato questa cosa terribile. Il risultato è che in alcune zone l'equilibrio numerico tra maschi e femmine è gravemente alterato. Anche in Kerala. Se ne parla nel romanzo "L'arte di dimenticare" di Anita Nair. Dunque, l'istruzione e la cultura sono strumenti molto importanti per combattere la violenza, che è la risorsa di chi non ha strumenti di dialogo o confronto.
Lo stesso vale per la situazione italiana, di cui parli. L'Italia è uno dei paesi cosiddetti "evoluti" in cui l'omicidio femminile è tra i più alti e la cosa si aggrava di anno in anno, unitamente alle violenze sulla donna. Alla faccia della "corporeità femminile che in Europa sarebbe già stata digerita e assimilata". Queste violenze cieche sono quasi sempre perpetrate in famiglia o da maschi che con le vittime hanno o hanno avuto un rapporto. Mariti, ex mariti, fidanzati, ex fidanzati ecc. Più raramente estranei. Nelle famiglie di immigrati invece, quando si verificano omicidi o violenze, spesso sono i padri-padroni che uccidono o malmenano le figlie che non accettano più le regole di una sottomissione totale. Tutti questi uomini sono certo infelici, ma soprattutto perché sentono di aver perso un potere con cui identificano il proprio ruolo. Io sono convinta che l'istruzione, l'educazione al dialogo, all'espressione delle proprie emozioni con mezzi più sofisticati ed evoluti della violenza cieca e la cultura possano aiutare immensamente.

Anonimo ha detto...

A Francesca, Ros, Annamaria,Mayoor,Paolo,Ennio, Giorgio,Enzo, Flavio con grande affetto e ammirazione:

Nel cuore di ognuno di noi
c'è sempre una donna
felice o infelice
raccoglie fiori e frutti
strappa erbe invasive
prepara piccolo pani
aspetta la pioggia
e la forza del sole
è così perchè è donna
non fosse così
così grande di sè
avremmo solo inutili battiti.

Emy

Annamaria ha detto...

Cara Francesca, sono assolutamente d'accordo con te, é sempre dal basso che si può innescare un processo di trasformazione dei costumi,l'educazione al dialogo e alla sincerità é fondamentale, come la ricerca e la valorizzazione di valori diversi da quelli fondati sull'affermazione del potere. Certo Kamala Das ha arricchito moltissimo la coscienza delle donne indiane, e non solo, ha favorito il processo di riconoscimento della parità dei diritti tra esseri umani( non solo tra l'uomo e la donna), in un Paese la cui tradizione é fortemente classista. L' Italia penso anch'io che non sia così evoluta, se considero che sino a poco tempo fa veniva tollerato il delitto d'onore...Leggi nuove forse potrebbero apportare un contributo alla soluzione di un problema, che prima di tutto va risolto a livello di coscienze.

Francesca Diano ha detto...

Grazie Emy, una poesia molto eloquente...

Francesca Diano ha detto...

Cara Annamaria, non so se siano sufficienti altre leggi in Italia. Ce ne sono già di buone, (e per fortuna che è stata cancellata quella mostruosità del delitto d'onore, che poi funzionava tra l'altro solo in senso unidirezionale) ma il problema è che la legge da sé non basta se le coscienze non sono educate. Vedi la legge sullo stalking. E' una buona legge, ma quante donne denunciano ripetutamente e poi si deve aspettare che vengano massacrate prima di agire? Spesso si scopre che la vittima aveva denunciato più volte lo stalker, ma senza esito.
Quando le leggi sono tante e sempre più repressive, come insegna Manzoni con l'elenco delle sue "gride", significa che un paese è immaturo. I delitti contro le donne sono tanti, troppi ovunque, ma a parte i casi di delinquenza vera e propria, molti di essi si devono a raputs di ira cieca, frustrazione, incapacità di accettare le sconfitte e le sfide della vita. E molto, molto malamore.

Annamaria ha detto...

....magari la legge approvata in questi giorni dalla Regione contro la violenza sulle donne, per la valorizzazione e il finanziamento delle Case delle donne, dei Centri antiviolenza che rischiavano di essre chiuse in seguito ai tagli previsti dalla finanziaria può essere una buona cosa...Anche le Istituzioni si devono mobilitare, oltre al Volontariato. Scusate ma in questo momento non mi riesce di scrivere niente di poetico. Un grande saluto a tutti voi
Annamaria

Anonimo ha detto...

Cara Francesca,
ciò che scrivi nell'ultimo post è molto vero.

La violenza sulla donna va capita, considerata sotto tutti i punti di vista,ma soprattutto è l'aiuto che si dà alle donne nel momento in cui vogliono liberarsi dall'uomo che le violenta la cosa più importante, fondamentale . Il prossimo poco è disposto a fare...credimi. Ciao Emy

Unknown ha detto...

per Emy
se commentassi "il sonetto" che hai scritto, lo rovinerei con le parole. Quella donna "dentro il cuore di ognuno di noi" che ci accompagna e che hai cantato, è il ritratto modulato della vita, della morte, del dolore e della gioia,di memoria antica o recente, di memoria futura, dalla madre all'amante,dalla nonna o una maestra, dall'amica alla sorella,fino al prossimo..
amore.
GRAZIEMY!

Unknown ha detto...

argomento femmincidio e dintorni

è molto facile possa essere fraintesa, spero di essere semplice nell'esprimermi e v iprego di uno sforzo di cui vi ringrazio in anticipo.

premessa
la società violenta in cui viviamo, a mia opinione, eredita nei millenni in ogni latitudine, una sezione delle sue violenze di cui quelle in questione sulla donna.

con quello che dirò Non intendo pertanto mettere in discusssione il tema storico antropologico sociologico

a proposito di "dei" vi sono violenze che ci portiamo dietro, per le loro stesse malattie trasferite agli uomini e le donne, vecchi, giovani, vecchie, bambini. su queste come avete detto solo l'educazione senti-mentale individuo/società può fare qualcosa per conoscerle e contenerle.Ovviamente la permanenza di una società violenta, fin dalla rappresentazione per immagini del corpo delle donne, non inzia e finisce con questa causa che peraltro non è solo italiana, anche se il regime videocratico voluto da silviuncolo ha le sue enormi responsabilità ma è adottato da tutti gli altri operatori e operatrici NON uno di meno.

All'assassino di dea madre sono seguiti i suoi effetti sul mondo, di forza e violento, che hanno determinato tutta una serie di marchiature a sangue d' "inferiorità".. dalla "razza" donna s'è trasferita l'inferiorità ad ogni altra "razza" da considerarsi impura, cosa, merce, peso, costo, rito, sacrificio etc etc i sacrifici continuano tuttora anche nella nostra società occidentale, tuttavia vengono spacciati per cronaca nera (come fu spacciato per cronaca nera il mostro di firenze)

alle cause violente di cui sopra se ne sono aggiunte di nuove:alcune sono drammaticamente figlie delle malattie del turbocapitalismo in cui il corpo diventa l'unico linguaggio ( vedi ad esempio malattie dei distribi alimentari), con altre occorre fare moltissima attenzione a non farsi " controllare " nei ragionamenti, nelle emozioni e nelel azioni, da chi artatamente, facendo una specie di richiamo "sirena", incanala determinate tematiche per recitare la grande presa per i fondelli dei diritti umani, fra cui anche quelli delle donne. L'impero ha tarsferito tecniche di manipolazione emotiva-intellettiva , fin dalla percezione, fin dalla prima percezione dei fenomeni di volta in volta in questione, per trarre "RICAVO":
1 ricavo ricavo, sui bilanci delle sottosezioni dell'impero,dedicate agli imperi mediatici, via cavo, stampa internet, associazioni(filogovernative) etc etc;
2 ricavo in senso lato, perché pre-indirizzando ai tormentoni di volta in volta in questione, l'impero procede a dare( sempre falsando la percezione, come a ridosso immediato del caso)successiva percezione che tutti sono sul pezzo e che se ne interessano una ad una, uno ad uno.

In realtà i dati delle statistiche sono falsati però ogni anno un numero da brivido da impennata viene "spacciato" a secondo del tormentone mediatico da vendere( e che fa vendere)come il più da brivido, come il record!...un po' come quel record, del tutto falso, che fece vincere a roma quel capolavoro horror di alemanno..la povera signora reggiani divenne miliardi di donne uccise dai "romeni" in ytalya.


dall'altra parte non è un caso che un classico manipolatore delle "masse" quale è saviano,sia stato il primo a coniare il termine femminicidio

la societa "democratica" occidentale ha escogitato la piu grande truffa per dare il contentino alle donne, che per essere uccise non abbisognano come nessuna vita sulla terra di essere fisicamente prese a mazzate, ma la rappresentazione mediatica, per i ricavi di cui sopra, abbisogna del circolo vizioso altrimenti crollerebbe un impero mondiale dei vari format stile amore criminale.

altro discorso merita la comparazione di temei universali fra cui il tema donna, perchè anche qui tutto viene trasformato dallo zio sam, in qualcosa utile per l'occupazione, fisica e/o mentale , delle relative terre.

Unknown ha detto...

Cosa non si fa per spacciare donne lapidate(però mai in determinati territori,vedi barhain, ma guarda caso solo in altri,veid iran) , non si può nemmeno dire, tanto come per i massacri o gli stupri di guerra.

è meglio che chiuda...però se posso permettermi, suggerisco a tutte e a tutti uno dei film in assoluto oltre il superlativo, la donna che canta..canada..libano..canada..di Denis Villeneuve. Vedetelo appena potete. Rispecchia abbastanza alcune parti del discorso, non solo di questo mio commento, ma dell'argomento intero (e spezzato): mito, donna,uomo, societa violenta, odio, dominio, "razza", guerra..
amore...

Anonimo ha detto...

a Rò:

Così è. Aggiungerei che anche il cuore di un uomo dovrebbe avere un po' di femminile (come del resto è) senza vergognarsi del fatto che batta per tutt'e due. Graziemy.Ciaooo!

Unknown ha detto...

Emy cara, io la tua poesia, scusami l'interpretazione egoistica, l'ho proprio intesa 50(d) e 50(u), ed in particolare l'ho sentita rivolta al secondo genere(uso secondo solo per ordine di esposizione).

la madre, da cui nasce tutto, nel bene e nel male, nei conflitti e nelle armonie, ti porta ... che tu sia donna o uomo l'hai dentro. Per altri temi possiamo parlare della stessa cosa per il padre per il quale ti dirò il verbo movimento rispetto al portare, non adesso perché in mente c'è solo l'accompagnare ma non rende e non è quello piu azzeccoso.

Dopodichè considero che la madre è talmente dentro l'uomo addirittura mooolto più della donna, che la sua fatica psichica mostruosa e tante altre cose( compresi i condizionamenti mentali , sociali, professionali, intellettuali della contemporaneità) possa trovare un buon equilibrio, nell'incompiutezza della vita, solo attraverso il continuo creare, con interessi, passioni, arti minori o maggiori, rispetto al distruggere o distruggersi.

Inoltre è' un grosso limite non dare la vita, per gli uomini quindi tutto si gioca nel trasferire questo ulteriore limite nel creare..non è solo per potere/ maschilismo millenario ma un dato di fatto che gli artisti piu numerosi, dall'artigianato all'arte, dalla cucina alla musica, dal cinema alla letteratura, siano uomini /anima che sanno come agganciare ogni cordone alle corde delle muse.

Annamaria ha detto...

Cara rò, mi convince molto il discorso della dea madre che indistintamente é dentro a ciascuno di noi,in forma sopita, messa all'angolo ma quando un giorno verrà ricollocata al centro allora soltanto saranno abbattute le barriere tra i generi, tra le razze, tra i popoli e ci vorremo bene.
Anche l'altro discorso sulla società capitalista e massificante che distrugge le coscienze e blocca il percorso all'educazione senti-mentale individuo società mi trova assolutamente d'accordo. Ma qualcosa poi invece mi lascia perplessa...La tua visione panoramica e longimirante é acondivisibile come utopia, e mi sta benissimo, ma mi chiedo al presente in una società dove l'informazione passa essenzialmente attraverso la televisione che pianifica lavaggi del cervello, lancia tormentoni é possibile che qualche brandello di umanità si salvi? E' possibile che si generino anticorpi difensivi? Che partino dalla critica dal di dentro? Mi va di crederci, altrimenti si salvano solo coloro che scrivono poesie e fanno meditazione, mentre la massa dei "morti viventi" sarebbe condannata. Inoltre vorrei sperare di avere degli alleati nel percorso di rigenerazione perchè viceversa mi sentirei calata in certi racconti di spionaggio molto inquietanti dove tutto si mescola, il bene e il male, e non ti raccapezzi più...Certo nell'impegno quotidiano possiamo anche a volte sporcarci le mani, in attesa di purificarci nella divinità

Francesca Diano ha detto...

La dea madre, come il dio padre, sono degli archetipi, l'anima e l'animus di Jung e in qualche modo tutti ci dobbiamo fare i conti. E' indubbio e assodato ormai da molti studi antropologici, a partire da Malinowski, inclusi quelli dell'archeologa antropologa e linguista Marija Gimbutas, la maggiore esperta di neolitico a livello mondiale, che in epoca neolitica i gruppi umani avessero una struttura matriarcale e in particolare in area mediterranea (si vedano gli importantissimi studi dello storico delle religioni Raffaele Pettazzoni e della sua allieva Momolina Marconi sulla Pòtnia Mediterranea). Attorno al quarto millennio a.C. l'area europea e mediterranea fu invasa da popolazioni provenienti dalle steppe dell'Asia centrale, i cosiddetti indoeuropei, che infatti si spinsero anche fino al nord dell'India, dove vennero chiamati Arii. Erano guerrieri-cavalieri, con una struttura sociale aristocratica e piramidale di tipo patriarcale e un dio padre come essere supremo. I conflitti con le società preindoeuropee e la loro sconfitta sono registrati in molti miti, tra cui quello di Medea e Giasone. La precedente presenza di dee madri di grande potere e importanza è rimasta comunque in tutte le religioni, mediterranee e non, compreso il cristianesimo. Esistono però ancora delle società matriarcali, pur rare e limitate di numero. Ad esempio tra i Tuareg, gli Irochesi, in Indonesia e, appunto, nel Kerala, come ho più volte sottolineato parlando di Kamala Das e Anita Nair. Anzi, in particolare nella casta Nair, cui pure apparteneva la Das. Il che appunto spiega molto anche della Das. Il discorso è amplissimo e complesso. Ma sarebbe utopistico e poco storico fare anche l'ipotesi di un ritorno a una società matriarcale a livello mondiale. Almeno per quella che è la situazione oggi. E non certo pensando di ribaltare in pochi decenni o secoli ciò che si è compiuto in millenni. Quello di cui invece sono convinta è l'importanza fondamentale di ridare il giusto posto, cioè centrale, ora quasi perduto, ai principi archetipici fondanti, cioè a entrambi i principi. Tutto ciò che vediamo e di cui ci lamentiamo nella società di massa, non è la causa, come erroneamente si pensa, ma l'effetto dello squilibrio tra le due componenti archetipiche, entrambe presenti in ciascun individuo, sia maschio che femmina. E l'unico modo per farlo è la consapevolezza di chi siamo e di come siamo. Per quanto si pensi che molte centinaia di migliaia di anni ci abbiano cambiati, tuttavia l'imprinting della nostra specie è e rimane quello. Dalle neuroscienze ai più avanzati studi cognitivi, a quelli socio-antropologici, storici, archeologici, ecc. tutto lo conferma. Dimenticarlo è deleterio. Non possiamo nemmeno deferire alla "società" come ente astratto o peggio entità politica il compito di fare il lavoro che ciascuno dovrebbe compiere su sé stesso o dentro di sé.
Tutto questo forse non ha un diretto collegamento con le poesie di Kamala Das, se non per sottolineare che non è casuale che una donna dalle idee così "sovversive" provenga da una cultura e da una società matriarcale e matrilineare come è tuttora quella del Kerala.
Però volevo riportare il discorso entro binari più vicini ai testi che hanno ispirato tutti questi ricchissimi commenti.
E anche per spiegare meglio la mia posizione rispetto al valore del passato e al senso che ad esso attribuisco.

Moltinpoesia ha detto...

o.

Ennio Abate a Francesca Diano:

Assodato che «in epoca neolitica i gruppi umani avessero una struttura matriarcale e in particolare in area mediterranea» ( il che rende il discorso accettabile, perché si tratta di una constatazione storica documentata da antropologi e altri studiosi), che non si può pensare di « ribaltare in pochi decenni o secoli ciò che si è compiuto in millenni», che «l’imprinting della nostra specie è e rimane quello», resta da capire una cosa secondo me decisiva: l’effetto su uomini e donne degli archetipi (Jung) o del «disagio della civiltà» (Freud) dovuto al controllo della istitualità è più forte e determinante degli effetti storici derivati all’umanità dai mutamenti indotti dalla rivoluzione industriale in poi?
Mi chiedo poi:
1. se, in queste condizioni storiche in cui viviamo, sia possibile a tutti o a pochi compiere il lavoro di autocoscienza o di individuazione «che ciascuno dovrebbe compiere su sé stesso o dentro di sé»; 2. ammettendo per ipotesi che sia auspicabile e fattibile se non per tutti per una porzione anche significativa dell’umanità, come si rimuovono tutti gli altri ostacoli venuti alla convivenza umana proprio dai fattori storici extra-ordinari emersi dalla rivoluzione industriale in poi, cioè dall’imporsi di una «seconda natura»;
3. cosa garantisce (solo il desiderio?) non il ritorno a un mondo antico più unitario e meno scisso e più pacifico ma che il processo storico che ha subito quella “deviazione” (rivoluzione industriale, «seconda natura») vada in direzione del Progresso che in alcuni commenti veniva identificato con il «ritorno» della Dea Madre. ( Il che, come ho detto, presupporrebbe una visione finalistica della storia).

Unknown ha detto...

cara Anna E cara Francesca, molto veri e molto interessanti i vostri interventi..da come li ho vissuti leggendovi, il primo è nella speranza, l'altro nella memoria, ma ormai il tempo è compiuto, oltre che di per sé va solo avanti.l'utopia "collettiva" non esiste in queste condizioni(io quando ci credevo la collocavo in quella di itaca-kavafis). Per come la vedo io le alchimie junghiane sono state fondamentali, possiamo solo non dimenticare, continaure ad attingere dal "mare", ricollocando tutto ciò che ci bombarda quotidianamente, volenti o nolenti, gli archetipi...da dove venivamo e dove potevamo andare...bisogna sempre tener presente che il Potere usa e ha sempre usato, quella fonte rovesciandola contro gli uomini; individualmente è ancora possibile conoscere ogni meccanismo al suo dritto e peratnto al suo rovescio usato dal potere..individualemente è ancora possibile lottare, collettivamente è finita, prima ne prendiamo atto e prima possiamo ripartire. Inoltre, sempre per come la vedo io, l'apocalisse è già compiuta, non ho bisogno di vederla in scenari più catastrofici di quelli in cui è già la realtà , se così possiamo ancora chiamarla, ne ho bisogno di conoscere ulteriormente cosa ha previsto il Potere, quello vero dei guardiani del mondo, per farlo ripartire dal punto in cui vogliono che riparta.

è molto vera la riflessione/sentimento scritto in altre parole da Annamaria di smarrimento, ma credo che in parte la vita lo sia e debba essere ancorata a qualcosa rimasto dentro se stessi di incontaminato dal'inzio del tempo al di la che si si sia nati in uno poco o molto successivo.

C'è però smarrimento e smarrimento, e ciò che forse perimetrava quello di Annamaria, posso sbagliare, è dovuto al crollo voluto dal POTERE di ogni tipo di identità, aggravato e rafforzato dall'ambigua lotta di pseudo-identità a sostituire le prime.
Occorre conoscere a fondo questo secondo tipo di smarrimento, sgamando ogni menzogna costruita dai guardiani per macellarci, anzi meglio,democraticamente, per farci macellare fra noi(..vinceranno come e piu di sempre con la guerra fra poveri); occorre ribellarsi profondamente,cosa che restituisce un senso autentico di vitalità ; per questo viaggio,almeno una volta prima di morire, basta il livello individuale.

Annamaria ha detto...

...Rò, non sbagli...lo smarrimanto oggi é il ricordo vago di un altrove che non ci appartiene più, é la attrazione-paura( il canto delle sirene di cui parlavi tu) per quelle pseudo identità che avvertiamo fuori di noi, ma, haimè, anche in noi, che ci hanno spinto verso bisogni fasulli e miraggi. Il risultato non può essere che la schizofrenia. Quei pochi al potere hanno forse perseguito proprio questo scopo (la follia, la povertà delle masse) per meglio manovrarci? Apocalittica anch'io...
Ma voglio ritornare alla poesia di Kamala Das, come ci invita Francesca, perchè penso che la sua voce sia proprio nella direzione opposta alla manipolazione voluta dal potere, cioè un canto di riappropriazione e testimonianza della natura femminile ed umana di una donna coraggiosa: essere se stessi senza maschere. Ci sono penso molte altre strade da seguire, come suggerisce Ennio, e chissà se ci possono essere denominatori e fini comuni. E' troppo sperare?

Unknown ha detto...

È necessario saper dì - sperare nel senso da te autenticamente ritrovato in quello stesso intervallo, iato, frattura , poeticamente Kamala. Ti saluto caramente , Donna Annamaria.
Ciao
ro'