mercoledì 27 giugno 2012

Sandro Bajini
Ipogrammi


Klee, Paul - 1924 Actor's Mask

SANDRO BAJINI, Ipogrammi. Casabianca Edizioni, Sanremo 2011

(quoniam subesse malunt quam superesse)


SOLILOQUI                  

       ***

In casa mia
mi sento di troppo
anche quando
sono solo.

*
In bilico sopra una palla
che gira intorno al sole e su se stessa
non ti stupire
se in questo forsennato Luna Park
ogni tanto ti coglie un capogiro.

*
I tuoi pensieri tienteli per te,
non dividerli con nessuno,
non metterli su carta imperocché
sono per chi rimane una cattiva
compagnia:
se è stupido gli bastano quelli che ha,
se non lo è gli risparmi un dolore.
Sono tuoi, conservali,
mettili nella banca che hai dentro,
tienili nel portafoglio della mente,
non disperderli, sii avaro,
solo i marenghi non li puoi portare nella tomba.

*
Aperta l'anta,  la tua boîte
(lo so che è una scatola
ma potrei forse chiamarla così?)
m'apparve, o mio Green Tea...
                                                 Maledizione!
girata verso il muro
a guardare cosa?
non è questione d'essere permalosi
ma un po' di educazione
(pretendo troppo?),
                                 quando
ci si dà un tono come fai tu
con la tua essenza di bergamotto
e il vestito verde pisello
non si mostra il posteriore alla gente.

                    *
Un sogno

“Dammi la gomma” disse il Padreterno.
Pietro eseguì: “E per i nati?” chiese.
“Per loro non c’è fretta, a me interessa
fare piazza pulita”.
Pietro accennò di sì; poi brontolando:
“Scrive i nomi a matita
per esser certo che non ne rimanga
traccia neanche qui”.

*
E’ cosa giusta
per un vecchio
avere una certa età.

*
Il giorno insoddisfatto
chiede per sé altre ore,
sa il diavolo per farne che.
Per me che le sento
nel loro futile imperversare
ventiquattro sono fin troppe.

*
Di nuovo l’educata processione
dei giorni lasciati indietro
non felici non infelici
quando la parola domani
mi lasciava indifferente.

*
Viaggiare mi mette a disagio
                                                 non è
gentile inserire uno spazio
nel tempo
ma in questo momento vorrei
trovarmi a Figline Val d’Arno
dove non saprei cosa fare.

*
Li vedevi al mattino
li rivedevi di sera
li conoscevi
da quando eri bambino
non devi stupirti
se ti sei affezionato
ai genitori

*
Non disturbare il passato.
Forse i ricordi più cari
sono quelli che hai dimenticato.

*
Quando sei solo
non ti senti ignorato
non è cosa da poco
avere in te stesso un amico.

*
Ultime volontà

Venisse un tizio a chiedere di me,
dire: non c’è,
                       è uscito
e se domanda quando tornerò
rispondere: non so.

*
Modera il tuo compianto,
la pietà che senti
per chi se n’è andato
non è che un frammento
della pietà ch’egli sente
per te che rimani.

*
Si muore sempre soli
poiché quando tu muori
muori soltanto tu.

*
Il bene più prezioso qualche volta
di cosa vana merita la taccia,
come di notte quando aspetti il sonno
e non sai dove mettere le braccia.

*
Nell’ora di notte,
                            stanco
delle solite rimembranze
mi giro sull’altro fianco
per avere sogni diversi.

                ***
     

                                          





                                           POLIS

                                              ***


Colloquio con l’albero

- Aprile avanza
                       tu sei fiorito
da tempo
                e nessuno che si soffermi
e stupisca
                 non pretendo
grida di esultanza
                               l'ammirazione
sospirosa
                ma uno sguardo
buttato là
rinunciare al rosa dei tuoi rami                    
mi pare un'occasione perduta.

- Sarà ma in questi giorni
di attese e di fermentazioni
la gente parla di ciò che non vede
di ciò che non ha fiori
da mettere in mostra
se fa già caldo se ancora fa freddo
se ci sono ancora le stagioni.
Tutto passa e nessuno ricorda
lo so da anni ma che fare?
la vostra vita a quanto pare
è fatta di distrazioni.

*
Fuori trionfa la primavera,
e loro lì, al computer.

*
In attesa della fluorongiografia

Se leggere non mi è dato
per legge di atropina
(né questa è una disgrazia)
che fare in attesa che il guardo
luminoso si espanda nel globo
(oculare s'intende)?
                                Siccome
il naufrago un burchiello
la sua ciotola la gatta
fiduciosi aspettiamo
io e la cataratta.

*
I deperibili di qua
e i combusti di là
anche nei cimiteri si fa
la raccolta differenziata.

*
Necrologi

A tempo debito il ricordo di lui
(se ci sarà, vedremo)
ora partecipi al passo estremo
col tuo nome sopra il giornale
per ricordare te agli altri.

*
Frasi fatte

Gli sembravano fin troppi
quattro gatti
per dire che s'era in pochi,
disse dunque tre gatti
e rimase interdetto:
i gatti
non erano affatto diminuiti.

*
Un errore
una volta commesso
cessa di essere tale.

*
Cipigli

Se Luigi che ha scritto un romanzetto
ha nel parlare la condiscendenza
e il ciglio alzato di un sottotenente
che farai mai Giovanni,
che non ha scritto niente?

*
Il nome

Luigi ha fatto carriera
Giovanni neanche un po'
ancora oggi
a distanza di anni
non  riesco a capire
se il fallito è Luigi
oppure Giovanni.

*
Scrittori

Vende a milioni
di copie
le sue opinioni,
ne parla la gente,
ne parla il giornale,
come posso permettermi
di non approvarle?
è una questione morale,
non di diritto.

*
Filosofi

Se Benedetto
è Croce
come può essere Gentile
Giovanni?

*
Cronaca

Alla posta all’ufficio postale
quale bertuccia vivace
il gruzzolo arraffa
                              e fugge
                                           o sorte!
un cane al cantone lo atterra
e il derubato torna padrone,
altro non chiede
                           ma il fato
non appagato testimoni aduna,
profeti dall’urlo sovrumano
celesti vendette invocano,
divampa in breve l’uragano,
invano tregua si chiede,
già grande era la pena
ma scoccano gli arcieri del superno
dardi che non discernono
e accanto al ladro muore il derubato.

*
Viaggiare vuol dire
veder cose nuove
aprirsi ad eventi
inattesi
e portare escrementi
lontano da casa.

*
Nemico di ogni conformismo
non voleva morire
per non fare come gli altri.

*
Amava la vita
                        se la tolse
ossessionato dal pensiero
di dover morire.

*
Un suicida fresco di giornata
era il tema del giorno.
                                     “Chi si toglie
la vita è un vile” proclamò un presente.
Non disse niente il vecchio cameriere
(sapeva il suo mestiere) ma pensò:
“A me mi pare solo un impaziente”.

*
Talvolta un moribondo cacadubbi
rimanda sine die la decisione,
non lo spinge cattiva volontà
o reticenza vile,
                              in realtà
il porto della morte non ha faro
(si avvicina alla cieca il galeone)
ed è la prima volta, né sorprende
se avvezzo fin da piccolo alla vita
non ha imparato mai come si fa.

*
Si gira... ma il regista dov'è?
quante comparse! sicure di sé
vanno e vengono e sanno cosa fare
sotto l'usbergo del saper perché.
Si gira... ma il regista dov'è?

 *
Vivere è distrarsi
aspettando.

         ***





















      









       EROS
                  
         ***


Amare è volere
senza una buona ragione
tutto il bene possibile
per qualcuno che non lo sa.

*
La belle dame sans merci

Ad altri un grande albergo ad Acapulco
la culla naturale di un flyng dutchmann
o almeno una baita a Cormaiore.

E per me un ascensore.

L'amore più vicino è il più lontano.
Felicità finiva al quinto piano.

*
Subiva il fascino
arcano
della mano di lei:
perché la mano
era di lei
o perché la mano di lei
era una mano?

*
Gli disse con dolcezza:
un bacio no, soltanto
una carezza…
                          O scrigno di virtù:
"soltanto" sì
                   ma dove?

*
Se ti sarà vicina
non cesserà il tormento:
non accusare la lontananza.

*
Lei sfolgorava di felicità,
io la vedevo come un’orfanella,
talvolta l’amore si riveste
di un’assurda pietà.

*
Talvolta

Qualcosa d'infinito
e di così pulito
da vergognarsi.

*
Incautamente pronunciò
la parola amore
e lei non capì
se intendesse dire una cosa
o un'altra
o il contrario dell'una e dell'altra.

Poi venne un temporale
e parlarono d'altro.

Non mi ricordo quando si sposarono.

*
Devoto alla moglie
come nessuno: preferiva
non andare a letto con lei
che non andare a letto con un’altra.
         
*
Amore e rimembranza
sono una cosa sola
poiché teneramente
vuol dir tener a mente.

*
E tu come stai?
Come sta tuo marito?
In un tremito di foglia
s’ingarbuglia la voce…
non c’è niente che duri
come un amore finito.

*
Più non sentire i richiami di Eros
è l’opera buffa dei troppi anni,
tragedia è sentirli ancora.

*
Malinconia d'autunno
non è il platano che si spoglia
ma la donna che si riveste.

                   ***















DE RE PUBLICA

            ***


Democrazia

Qui si è liberi tutti
e il popolo è sovrano.
Lo dico con orgoglio:
posso votare per chi non conosco
ed eleggere chi non voglio.

*
Straniero ma silente,
albanese, croato,
uno del Medio Oriente?
Di Tiro o di Tel Aviv,
di Damasco, di Aqaba,
o soltanto di Mitilene?
Come faccio a detestarlo
se non so da dove viene?

*
Carità cristiana

Amava i poveri.
                          Lo psichiatra
parlò di coprofilia.

*
Magnati

Altri inseguono il Gronchi rosa
o il fiorino del Granducato
tu insegui il capitale
versato interamente o non ancora.
Non c’è niente di male
                                     solamente
un poco mi rattrista
quella goccia di maniacale
che c’è nel collezionista.

*
Roma era già cristiana
prima di diventarlo,
per questo Annibale
che era mussulmano
(benché non lo sapesse)
perse la guerra.

*
Pezzenti in ogni dove
frotte di miserabili
danza di moncherini
moribondi sul marciapiede
è un vero peccato che l’India
non sia un paese comunista.

*
I paesi ricchi
sono così gelosi
dei loro poveri
che li tengono nascosti
come l’avaro l’oro in un forziere
nel timore che i ladri
li facciano diminuire.

*
Perché con gli anni
diventa bianca
anche dei neri
la capigliatura?
perfidia della natura
o tardo pentimento?

*
L'uomo liberale

Ti lascia andare
dove ti pare
e con chi vuoi.
Se poi non hai le gambe affari tuoi.

*
Non esiste giustizia
senza libertà
e dev’essere vero
se lo dicono tutti.

Fors’anche non esiste
libertà senza giustizia
ma nessuno lo dice
e dev’essere falso.

*
Ci aspetta un futuro radioso
una splendida primavera
dove la libertà
avrà conquistato tutto il mondo
e la miseria
sarà rimasta com'era.

                 ***






FERMO POSTA

           ***              


Al Padreterno I

Soltanto tu
per esistere
non hai bisogno di esistere.

*
Dal Padreterno

Uomo, che per viltà
per tua comodità
senza scrupoli e senza
creanza mi hai creato
a tua immagine e somiglianza
che cosa vuoi da me, la gratitudine?

*
Al Padreterno II

Caro
         nel caso
                       (a espiazione
dei miei peccati o anche no)
Padreterno
                  una malattiaccia
                                             mi mandassi
di quelle che impediscono di vivere,
sappi che in una macchina finirei
che m' impedirà di morire.
Se dunque dovessi tardare
non sarà per pigrizia o insubordinazione,
tienilo a mente e lasciali fare
soltanto se la primitiva
punizione
non ti sembra sufficiente.

*
Dal demonio

Se muore, come potrà
diventare un furfante
e patire le tante
furfanterie degli altri?
La morte è inesorabile,
priva l’uomo persino
dell’infelicità.

Cosa fatta capo ha,
meglio vivo che morto.
Sia chiaro che il demonio
è contrario all’aborto.
    
*
All'anima


Tutti ti chiedono

dove andrai,
                                    nessuno
da dove vieni.

*
Agli ebrei
                               
Va bene
               non sarà
figlio di Dio
ma non ha fatto niente di male
perché non dite mai
che era dei vostri?

*
Ai cristiani

Va bene
              sarà pure
figlio di Dio
lo so che non è da tutti
ma perché non dite mai
che era ebreo?

*
Da Sansone

Muoia Sansone con tutti... Che rogna
essere accontentati a metà!
Crollò il palazzo e mi travolse
ma i filistei sono rimasti.

*
A Darwin

Dio creò il macaco
lo scimpanzé l’orango
il cercopiteco
e tutti gli altri primati,
quale bertuccia di rango
può pensare senza disgusto
di derivare dall’uomo?

*
A Richard Wagner
(a proposito del Ring)

Dura quello che dura
ma poi finisce:
è questo che stupisce.

*
A Marco Innocenti

Marco, se vado in giro
col mio panama in testa
è per comodità,
mi sarebbe d’impaccio
tenerlo sempre in mano.                         

*  
A un giapponese

Suté sikinawa
kitama, dei sensi lafune
immoto subishi.

 *
Ad Enzo Maiolino

Gli altri lo spazio
spezzano in frammenti
tu ne cogli il sembiante
nell'ora tarda del giorno
che trascolora.

*
Alla magistratura

Riflettete, aggrottati inquisitori:
meglio dieci colpevoli fuori
che dieci colpevoli dentro.

*
A un farabutto

Continua pure
coi tuoi ricatti,
una prepotenza
in democrazia
sembra che lo sia
un po’ meno.
       
*
Da Vespasiano imperatore

Ho fatto costruire il Colosseo
son ricordato per i pisciatoi
la fama che ci attende
non dipende da noi.

                ***








           

















    
 INTER NOS

              ***


Accade solamente quel che accade,
altro davvero non si dà:
tegola in testa e loculo ospitale
la colpa dove sta?
provvidenza o roulette
sempre ci tocca il medico legale.

E’ il caso una necessità
del tutto casuale
e la necessità
è un caso necessario.

*
E’ dei luoghi e degli anni
l’esser lontano o vicino
lontana è Rawalpindi
vicino l’altro ieri
vicina porta Venezia
lontana la morte di Socrate:
dunque la latitudine è storia
l’equatore ha una data
e la pendola misura le distanze.
Marco, fra quanti chilometri
ci rivedremo?

*
Di ciò che appare e di ciò che è
sono le parole l’emblema,
se muta una sillaba vacillano
le cose con la fede che le consacra
e la premessa d’ogni teorema.
Così meditando siccome suole
il gioco di parole
il demonio inventa e l’irrisione
dell’equivoco, la domestica
ironia che confonde
il pene con il pane (o con il bene)
l’apostata con la prostata
e fa che sia il contrario
di cultura scultura.
Così diffonde in umiltà
il demonio (o demanio) la negazione:
incomincia con le parole,
il resto verrà.

*
I fiori in un vaso
disposti con arte:
ikebama.
               L’acqua
ne prolunga l’agonia.

 *
Esilio non vuol dire
soggiorno obbligato,
può essere un’isola delle Samoa
col mare turchese in immobile attesa,
la città che scopri dalla finestra
con la gente che va per i fatti suoi,
l’ufficio postale con la sua coda,
l’ospedale dove il giorno ha pareti bianche,
il paese sconosciuto
che vedi da trent’anni a mezza costa,
l’infanzia più lontana di tutti gli arcipelaghi
che ritorna per bagliori.

Questa la sorte:                          
sentirsi in esilio
senza credere nell’al di là.

Al mare

Ancora mi sorprende
l’enigma del tuo azzurro
il segreto che nascondi
per gelosia o finzione.

Perché segreti non ha
                                   come il tuo
il cielo innocente che ti accompagna?
a che gli è valso ospitare gli dei
rappresentare l’aldilà?

e in te quale sibilla
guizza fra le madrepore?

*
E l'angelo mi disse:
sei contrario alla pena di morte,
non all'omicidio.

*
La casa che c'era e non c'è più
il bar Giamaica tutto rifatto
l'amico che c'era e non sai dov'è
l'amico che c'era e sai dov'è
la morte degli altri è anche la nostra
non scompare la gioventù
scompari soltanto tu
con le cose che non ritrovi.

*

Disperdersi in pulverem
                                        nelle atroci
molecole del nulla?
Forse non è finita l’avventura,
stando a quanto si dice
dopo la morte c’è un’altra vita …
e la congettura mi rende
ancora più infelice.

*
Non era una capanna
non c’erano pastori
ma lui stava chino
a rimirarlo
e lei sorrideva
felicemente apprensiva
forse ogni nascita
è una Natività.

*
Benedetta la tua pigrizia,
tempo degli orologi,
che mi abbandoni con infinita
circospezione, quasi a malincuore,
e mi lasci la felicità
di vedere Ernestino, e scoprire
che ancora non ha sessant’anni.

*
Il chiarore improvviso del mattino
annuncia rivelazioni

come stanno le cose si saprà

volti e finestre sembrano parlare
sul davanzale bisbiglia un fiore

uscite dal naufragio della notte
senza pudore le cose illuminate
si offrono al passante

ma la luce è solo un’ombra più chiara
nasconde come l’oscurità

il frastuono è silenzio
e il giorno è una notte senza buio.


*
Al molo nell’ora greve
le navi appisolate come gatti
gli parvero già in alto mare…

Stormivano le antenne sotto il grecale,
sentì il cupo segnale
di una sirena che non si udiva…

e lo prese la nostalgia
per la patria lontana…

non gli passò per la mente
che il paese dov’era nato
stava lì a due passi.

*
Quando viene a mancarti,
dentro,
qualcosa che non sai
forse si spegne una luce
là dove hai visto la luce
la prima volta.

*
Anche nel basso mondo
si annida l'infinito
e trattiene l'Altissimo quaggiù
a
   fare
           il
               geometra.

*
Nel grigiore del bel tempo
l'ombra ha zone più chiare,
nella parvenza di luce agonizza
il pomeriggio
                       e vivere è un rivoltarsi,
di qua, di là, nella notte insonne
in attesa che il buio spenga
delle cose troppo vere l'insegna luminosa
e butti là un'ipotesi
non meno ingannevole
del giorno che ha finto accensioni.

*
Frage

Lo so, non hai colpa, ti sfiorò
con ali di carnevale l'angelo della futilità
addosso gettandoti coriandoli di speranza
ma ora che nella chiara stupidissima quiete,
madre, si è dissolta ogni trama,
dimmi: perché mi hai tenuto?
warum hast du mich gehalten?

*
Ostinarsi a vivere
è accanimento terapeutico.

*
Un vizio innocuo, un gioco,
vivere o press'a poco.

Vele in lontananza.


                                              ***

Sandro Bajini (Sannazzaro de' Burgondi, 28 novembre 1928) è un drammaturgo, traduttore e scrittore italiano.
Si è laureato in medicina ma ha preferito dedicarsi alla critica e al teatro. Ha tradotto Molière, Marivaux, Feydeau, Ionesco. Su "Gesto 4" ha firmato il Manifesto dell’arte interplanetaria con Farfa, Baj, Balestrini, Porta (che si firma ancora Paolazzi), G. Anceschi, Del Pezzo, Persico e altri. È autore di testi satirici per il teatro (Come siam bravi quaggiù, con Vittorio Franceschi, 1960, Il capitale morale, 1961), talvolta metaforici e amaramente ironici (Dinner, con Gina Lagorio, 1983), ma spazia attraverso molte attività, dalla saggistica erudita agli interventi polemici (nel periodo 1980-1981 Sandro Bajini tiene sul quotidiano “Il Giorno” di Milano la rubrica “Il mondo a rovescio” che viene bruscamente interrotta, probabilmente perché i contenuti e il tono non erano graditi alla direzione del giornale), dalla poesia alla narrativa, dalle invenzioni grafiche agli spettacoli di marionette per Gianni Colla (La regina della neve, con scene e costumi di Luigi Veronesi, 1988-89).


9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ecco l'uomo! Meraviglioso, commovente, intrigante,entusiasmante, stuzzicante,vero! Un regalo d'alta classe , una satira ed una poesia che mancava da tempo. Un tesoro da conservare. Grazie Sandro e grazie Ennio! Leggerò e rileggerò -è possibile avere la raccolta? a chi mi devo rivolgere?Ciao Emy

giorgio linguaglossa ha detto...

lo dico subito: non ho molta simpatia per gli aforismi. E confesso di non avere alcuna simpatia per le barzellette. Gli aforismi (anche quelli più riusciti) lasciano le cose come sono, e le barzellette invece parteggiano (inconsapevolmente) per la barbarie dalla quale provengono. Non soltanto non mi commuovo per queste "nugae" di Baijni ma sento crescere in me una profonda noia. È la medesima noia che avverto quando sento puzza di sagrestia. Ecco, direi che l'aforisma è il corrispondente del mondo diventato sagrestia. L'aforisma, anche quello più riuscito e geniale, se non è relazionato in un testo che lo giustifica e lo amplifica resta un aforisma, cioè un troncone spezzato e scheggiato di falsa saggezza e falsa moralità. L'aforisma (come anche la barzelletta di cui, non a caso, fa ampio uso il grande Padrone, Berlusconi), vuole ammiccare al lettore una falsa complicità, gli vuole dire: ecco io sono intelligente e ti mostro il lato intelligente dei giochi di parole. Ma resta quello che è: un parente stretto dei giochi di parole. Che Gentile non sia Giovanni e che Croce non sia Benedetto e altre sciocchezze consimili, beh ne abbiamo le tasche piene, è meglio fare una sana passeggiata al Colosseo e vedere che cosa è rimasto di un mondo scomparso. è meglio sorseggiare una bibita o guardare una partita di calcio in televisione. Pur essendo una persona spiritosa e ironica non ho mai nutrito simpatia per i motti di spirito che non riescono a farmi sorridere. Ma con questo non voglio impedire a nessuno di pubblicare motti di spirito, ci mancherebbe! solo dico che non è letteratura, tantomeno poesia! - Cosa diversa e distinta è il riso. Ecco, il riso, tanto più liberatorio quanto più è sfrenato e improvviso, è invece cosa da rivalutare in letteratura. Ma mi chiedo: quanti sono i romanzi e le poesie che ti suscitano un tale riso esilarante e liberatorio? Ben pochi, che li puoi contare sulle dita di una mano. E invece, quanti aforismi abbiamo? milioni di milioni.

Anonimo ha detto...

Sig. Linguaglossa ho notato che fra me e lei c'è un abisso, BAJINI lo colma. Buonasera Emy

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:


Caro Giorgio,
se tu avessi potuto partecipare all’incontro su «Ironia satira grottesco» introdotto proprio da Sandro Bajini il 18 giugno scorso alla Libreria Linea d’ombra di Milano (l’introduzione l’ho pubblicata e si legge qui: http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/06/segnalazione-prossimo-incontro-del.html),
forse non saresti partito in quarta per questa liquidazione delle sue poesie ( non certo «nugae» soltanto).
Al di là dell’amabilità e dell’intelligenza del personaggio, avresti riconosciuto l’importanza della questione che ha sollevato e di cui abbiamo discusso: perché in Italia è così poco praticata la satira. quella di rilievo letterario, rispetto ad altri generi.
Quanto a questi «Ipogrammi», avendoli trovati a una prima immediata lettura notevoli, li ho pubblicati. Non - lo preciso - in conseguenza o ad esemplificazione di quel discorso fatto nella libreria Linea d’ombra (che comunque potresti leggere e contestare, se vuoi), ma come omaggio al Bajini che ho da poco conosciuto grazie a Giorgio Mannacio
Io, che come te non amo le barzellette e non ne so raccontare, non ho però questo rifiuto così forte dell’aforisma; e mai confonderei queste poesie (sì poesie!) con le barzellette di Berlusconi. Né ci sento «puzza di sacrestia». Queste poesie a me pare facile distinguerle proprio dai tanti giochi di parole (anche se qui trovo *anche* giochi di parole) di cui «abbiamo le tasche piene».
Prova a rileggerle.
Partiamo insomma dai testi. Partiamo da questo, che a me pare contenga la poetica di Bajini:

Di ciò che appare e di ciò che è
sono le parole l’emblema,
se muta una sillaba vacillano
le cose con la fede che le consacra
e la premessa d’ogni teorema.
Così meditando siccome suole
il gioco di parole
il demonio inventa e l’irrisione
dell’equivoco, la domestica
ironia che confonde
il pene con il pane (o con il bene)
l’apostata con la prostata
e fa che sia il contrario
di cultura scultura.
Così diffonde in umiltà
il demonio (o demanio) la negazione:
incomincia con le parole,
il resto verrà.

[Continua]

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate (continua):


Qui c’è l’attenzione (seria) al linguaggio (Di ciò che appare e di ciò che è/ sono le parole l’emblema,/ se muta una sillaba vacillano) che viene sempre giocata sul filo di un’ironia capace - a me pare- di fare una sintetica lode della *positiva funzione demoniaca*.
Se non ti fermi solo al «Se Benedetto/ è Croce/ come può essere Gentile/ Giovanni?» che, certo lascia le cose così come stanno ( ma è tutta la poesia che le lascia come stanno!), ma non è poi aforisma così noioso e, a mio parere ben si relaziona a un contesto (quello della cultura italiana ancora impregnata di crocianesimo e di gentilismo) e con una notazione, che non viene in mente se si è calati seriamente in quel contesto, lo irride e fa scattare un sorriso.
Io trovo una sottile dissacrazione di valori (Li vedevi al mattino/ li rivedevi di sera/ li conoscevi/da quando eri bambino/ non devi stupirti/ se ti sei affezionato/ ai genitori) , il ribaltamento del senso comune , anche il capriccio (vorrei/trovarmi a Figline Val d’Arno/ dove non saprei cosa fare). il gioco dell’intelligenza, che qui non mi pare esibizionistico, l’annotazione materialistica spiazzante (Viaggiare vuol dire/ veder cose nuove/ aprirsi ad eventi
Inattesi/ e portare escrementi/ lontano da casa), la capacità di constatazioni scientifiche senza sadismo ((I deperibili di qua/ e i combusti di là/ anche nei cimiteri si fa/ la raccolta differenziata).
Certo nella prima sezione (Soliloqui) c’è anche l’attenzione maniacale ai dettagli minimi, quasi ai tic alle piccole fobie e nevrosi. E nella sezione più “politica” ( De Re publica) non ho trovato la cattiveria che mi sarei aspettato (ma questa critica non è male: L'uomo liberale//Ti lascia andare/ dove ti pare/e con chi vuoi./ Se poi non hai le gambe affari tuoi). E poi anche inviti alla sobrietà e a non esibirsi , una malizia quasi casta (Subiva il fascino/ arcano/ della mano di lei:
perché la mano/ era di lei/ o perché la mano di lei/ era una mano?), una capacità di parlare persino di un tema religioso con una semplicità che dissacra (Non era una capanna/ non c’erano pastori/ ma lui stava chino/a rimirarlo/ e lei sorrideva/ felicemente apprensiva/ forse ogni nascita /
è una Natività). E un po’ dappertutto una leggerezza che direi palazzeschiana.
Stravedo? Non mi pare.
Piuttosto, affacciandosi senza pregiudizi su questi e altri testi di Bajini, andrebbe tentato un discorso unitario, che sappia collegare questo genere a quelli seri.
Perché non pensarci? Tra l’altro durante l’incontro erano stati fatti i nomi di Cervantes, Porta, Belli e di Haseck, quello del buon soldato Svejk..
Il discorso si farebbe più fruttuoso e persino serio!

[Fine]

Anonimo ha detto...

L'incontro con Sandro Bajini alla Libreria "Linea d'ombra" è stato per me "un felice incontro",ricco di di interessanti spunti e riflessioni,suscitate dalla competente e interessante conversazione sulla satira. Gli interventi critici dei presenti hanno contribuito ad allargare il discorso sul piano storico e letterario, in un clima di amicizia,dovuto anche alla serenità, cultura e disponibilità del poeta Bajini e di Giorgio Mannacio.
Ennio ha analizzato i testi di Sandro Bajini e concordo pienamente con la sua analisi.In essi trovo con solamente poesia, ma anche un esempio di satira moderna che penso non molti siano in grado di fare.
Maria Maddalena Monti

enzo giarmoleo ha detto...

In quest'afa romana le poesie di Bajini, lombardo credo, portano un filo di brezza, quello necessario alla sopravvivenza. Ricorda Belli e Pasquino ma ha una leggerezza propria una grande capacità di sfaldare l'ovvio, un rovesciamento delle situazioni a rilascio lento coadiuvato da una buona dose di ironia, a tratti un "vero" straniamento (raccolta differenziata delle ossa, la gomma, parlare con le cose..).
Mi sono perso l'incontro Linea d'Ombra e mi chiedo se la conoscenza del poeta possa influire sul giudizio che si da delle sue opere oppure dovrebbero bastare i testi nudi e crudi.

Anonimo ha detto...

A Enzo:

hai detto bene - grande capacità di sfaldare l'ovvio- anche a me spiace, conoscendoti, che tu non sia venuto all'incontro. Grande personaggio e soprattutto una modestia e assertività tipiche solo di chi è molto intelligente. Speriamo di poterlo incontrare di nuovo. Ciao . Emy

Anonimo ha detto...

... questi versi sono stati per me un vero regalo: grazie a chi li ha scritti e a chi li ha proposti.
Marcella