lunedì 9 luglio 2012

Emilia Banfi
Poesie



*
Chiedetemi del mio io
rendetemi partecipe
del vostro stare qui
con me che ascolto
il vostro esistere.

Per ciò che farò
non avrete grande interesse
ma sulla mia altalena c’è
un posto anche per voi.
  

*
Camicie

Stiro le tue camicie
maniche lunghe d’inverno
maniche corte d’estate
Non ti interessa il colore
ne il fatto che io le stiri per amore
le ho qualche volta anche bruciate
l’estate è calda come il ferro da stiro
e tu qui intorno che mi prendi in giro
dici che ti interesso e con gli anni molto di più
- OK, ma non rompere e stirale tu!-


*

Cercava soldi
se non vendeva libretti di favole
un euro per favore un caffè
sono nero e se vuoi ti racconto perché

Non ho mai saputo dove dormisse
né dove sopravvivesse
l’ho letto però “Il pappagallo che rideva”
finiva che poi qualcuno lo ammazzava.

Perché era nero?

23 commenti:

Massimo Caccia ha detto...

La prima poesia mi ha colpito. Veloce e profonda. Incontro, ricerca, relazioni finalmente umane e condivisione della nostra pochezza.

giorgio linguaglossa ha detto...

Cara Emilia,
nel concreto, comunemente, nell'uso del linguaggio poetico se si sa ciò di cui è questione, non lo si deve menzionare né esplicitare, e viceversa. Questa è stata, in soldoni, la posizione di poetica di alcune frange degli ultimi 30 40 anni di poesia italiana.
Io mi permetterei di consigliare invece che il poeta sappia esattametne quello che ha in testa di scrivere, con la massima esattezza, anche se poi sulla pagina quel che verrà scritto sarà qualcosa di completametne difforme da quello che l'autore si era preventivato. A mio avviso, le prime due poesie riescono meglio della terza perché l'autrice aveva meglio in mente quello di cui era questione, nella terza c'è una certa indecisione come far procedere la poesia, e questa indecisione si riflette anche sulla stilematica e sull'espediente finale dell'ammazzamento del pappagallo.
Credo che la regola aurea per scrivere una poesia sia: che l'uditorio abbia tutte le informazioni indispensabili per comprendere ciò di cui è questione; cioè l'uditorio deve funzionare come un interrogante implicito che pone delle domande all'autore il quale non può non rispondere o delegare altri a rispondere. È un nesso problematologico quello che lega il locutore all'uditorio.

Anonimo ha detto...

Cara Emy,non sono un critico e lo sai. Dire che le tue poesie sono belle può essere convenzionalmente banale. Ma leggendo queste tue poesie ho trovato che hanno una leggerezza d'ali di farfalla.CR

Anonimo ha detto...

Gent.mo Giorgio,
la terza è un fatto-
Il pappagallo davvero moriva ammazzato
Il venditore pure
Perchè era nero?

Così è se vi pare.

Grazie per tutto anche se l'uditorio non vorrà o non potrà
aiutarmi a rispondere infatti la domanda è rimasta a me e a me sola. Emy

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate a Emy:

Eccoti uno spunto (politico-poetico) per rispondere alla domanda: basterebbescrivere una poesia che indaghi su CHI ammazza pappagallo e/o nero e perché lo fa...

Anonimo ha detto...

Dai Ennio, provaci tu... Emy

Anonimo ha detto...

Nelle tue poesie a me piace la brevità, l'aneddoto. Per la verità non è tra le forme espressive che preferisco, sia quando si fa metafora che quando sembra voler intrattenere, ma non mi sembra il tuo caso. Nelle tue poesie a volte sento la freschezza di una conversazione all'aperto, di piazza, una minuteria intelligente dove però si va oltre il convenzionale. Poni domande, dai spazio a sentimenti e risentimenti... insomma è quotidianità non descritta, non scelta, ma spontanea e autentica. La poesia arriva come un imprevisto benefico che porta la quotidianità su un piano più elevato, ma senza snaturarla. Credo sia una via di saggezza, progressiva, che non andrebbe forzata.
Trovo anch'io che la poesia del "nero" abbia qualche defaiance, tieni conto che ci sono persone come me che conservano una consapevolezza parecchio infantile, e quindi alla domanda "Perché era nero?" vien da rispondere: perché è figlio di neri. Ma questo può dipendere dal fatto che non ti sei presa la briga di porre diversamente la domanda, magari provando a sfuggire dal parlato che, come sai, funziona perfettamente in quanto si completa con una miriade di altri segnali comunicativi, che scrivendo vengono a mancare. E quindi è voler bene a chi legge preoccuparsi che abbia capito tutto prima di proseguire. Questo per il capire. Per il sentire è diverso, lì le carte forse si possono mischiare a piacere.
mayoor

Anonimo ha detto...

"E' nero perchè è figlio di neri". Nulla è cambiato per loro , dietro questa apparente banalità c'è tutta la loro storia. Forse il pappagallo risorgerà. E' nel banale, caro Mayoor che sta la verità. La poesia la chiave per tutti. Tu l'hai capito. Grazie . Emy

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:

STAZIONE CENTRALE DI MILANO

In basso sul muro di granito
posava un pappagallo (o un nero?)
e rideva, rideva di me
che schizzavo cupo ai treni.

A terra lo trovò morto
la passante che prima
gli aveva dato un euro
per il caffè e un sorriso.

L’aveva ammazzato il mio sguardo.

Anonimo ha detto...

Ennio- Emilia 1 a 0 ?

Anonimo ha detto...

no! Mayoor, non sei tu infantile è la Emy che spesso e volentieri ci incastra con versi da fanciulline.

Anonimo ha detto...

...financiulline che guidavano i fratellini più teneri,e, con giudizio e con compassione da grandi, raccomandavano loro d'essere ubbidienti, li assicuravano che s'andava in un luogo dove c'era chi avrebbe avuto cura di loro per farli guarire.
Da: I Promessi Sposi cap. 34
ciaooo Emy

Anonimo ha detto...

@Emy: mi sorprende come la poesia sgorghi da te con tanta (ma forse apparente) facilità. Una dote non comune. Ogni situazione/occasione è buona per brevi composizioni che racchiudono sempre un messaggio preciso. E' come se ogni volta lasciassi alla corrente dell'oceano un messaggio dentro una bottiglia. Chi la troverà? Cosa proverà leggendo quel messaggio? Vivi poeticamente ogni istante della tua vita.
Un caro saluto
Flavio

Anonimo ha detto...

A Flavio: anch'io, a volte mi sorprendo . Grazie un grande ciao. Emy

Anonimo ha detto...

Ennio, ho ragione di temerti. Emy

Anonimo ha detto...

Come il Re Mida che faceva diventare oro ogni cosa che toccava, così Emy trasforma in versi ogni cosa che il suo sguardo poetico tocca.
E al lettore fa dire: "Toh, non ci avevo pensato!"
Anch'io, al pari di Flavio, rimango sorpresa di tanta facilità.
Doni, son doni.
Un abbraccio.
Rita S.

Anonimo ha detto...

... ad essere onesti, che proprio io dica "E quindi è voler bene a chi legge preoccuparsi che abbia capito tutto prima di proseguire" fa un po' ridere. :))
may

Anonimo ha detto...

Grazie anche a Massimo e a Rita. Un abbraccio a tutti Emy

Unknown ha detto...

ciao Emy ..che bello trovare questo trittico anche qui .e che bello trovarti insieme a tanti interventi.

Onoratissima di averle pubblicate anch'io nel mio piccolo.

Al contrario di altri commenti, a me è piaciuta moltissimo quella del papagallo, metafora dentro la metafora di tante non favole, compresa quella degli uomini pappagallo come il quadro di Macke a cui avvicinai la tua.

La forma di chiusra finale , con quella domanda, è l'essenza della storia, almeno per me. E' ovvio che il colore non conta una mazza , la logica è sempre quella millenaria, un po' alla catalano di avanti tutta, però quella tua domanda in quattro parole dice tutto: potresti nascere anche verde acido o fucsia o arancione elettrico, ma se sei strapieno di soldi, di ogni genere o colore o religione tu sia, quella è la linea di confine.Se invece sei un povero cristo o un povero diavolo, basta che un piccolo puntino fuori posto, figurati il colore, che diventi l'uomo "nero" da abbattere.

un abbraccione

Anonimo ha detto...

Oh, Rò sempre così generosa! Grazie ! Il tuo ritorno dimostra intelligenza e nel gruppo ciò è indispensabile, aggiungiamo anche amicizia et voilà : la perfection. Ciao grazie Emy

Unknown ha detto...

eh eh eh Emy cara , grazie di questo tuo, ma non credo che per lasciare un commento si sia intelligenti o generosi, anche perché non sono mai andata via..qui e là ti scrivevo che credo profondamente nell'infinito e a mio modo lo pratico ovviamente nel finito perché tale è la materia di cui sono/siamo fatti.
Lasciare un commento, è come nel naturale di un cenno,un gesto, una voce, un occhio o una carezza...voglio dire che basta poco sul piano della relazione per essere sé E l'altro.
grazie a te:-)

Anonimo ha detto...

Vorrei aggiungere anch'io qualche parola sulle poesie di Emy e su di lei. Perché... Ridicolo dire: "se lo merita", ma è proprio quello che mi verrebbe di dire.
E' il suo sguardo sul mondo che le permette di far zampillare versi con tanta freschezza e limpidità. E' uno sguardo acuto e benevolo, talvolta dolente ma generoso, capace di fiducia e di compassione. Spesso orientato fuori di sé e sempre 'evocativo'. E i versi vengono regalati con grande naturalezza.
L'insieme conquista.
Ancora più dei versi in lingua apprezzo i suoi versi in dialetto. Ne copio qui sotto cinque tenerissimi, che mi sembra sintetizzino quel che sopra ho cercato di dire.
ciao
Marcella


A la mia mama

Quand i fiur strac
pasisen
e burlan giò
alura mi i a tiri sù
cume fasevi cul tò scialèt.


A mia madre

Quando i fiori stanchi
appassiscono
e cadono a terra
allora io li raccolgo
come facevo col tuo scialletto.

Anonimo ha detto...

A Marcella: eh eh eh Marcella, vorrei non commuovermi, ma non posso. Grazie. Emy