lunedì 9 luglio 2012

Ennio Abate
Nature morte



a Gigi Lanza
E la contestazione? 1

E gli intellettuali del sessantotto (Cezanne: Nature morte au)
che decretarono col lancio d'uova marce sugli smoking
la fine della vecchia mercantile mostra del cinema di Venezia
e di un turismo élitario e un poco snob?

Oggi sono sposati, quadri dirigenti dei partiti di sinistra
consulenti culturali di enti pubblici.

L'altra sera, coi loro vecchi jeans e gli occhialini alla Trotckij
erano tutti in Campo San Trovaso, alla rassegna di cinema-estate
organizzata dal comune di Roma ad applaudire il "fascista”
John Wayne
in una vecchia pellicola  (Ombre rosse)
di tanto tanto tempo fa.

And the contestation? 2

Et les intellectuels stronzones du sessatuit
(Ah, les nature mortes de Cezanne!)
ceux -qui decretettere, credettero di
col lancio dropping of r'ove marce
sugli smoking,  yes!
a fine ra vecchia, de la vielle merchant's wife del  mostro du cinema
(Mostramela! Mostramela! Mustrammancelle!)
et du turisme de figghie e mignotte nu pucurille snob?

To-day il sont, se songhe spusate
son quadrati digerenti di partito de la gauche salottiere
consultings cul-cult –urali - neeevvero!
di enti pub-ludici
leccalulones des assessorones.

Aiere ssere avec leurs vicchieariell's jeans
and avec les occhialins-pitalins strappati dal naso di Trotzkij
stevene sbracate tutt'e quante, into campus-ante Trovaso
rassegnati alla rassegna cinema-summer
organized par le comune-ist
a nchiavecarse, riapplaudendosi, il fa-ccia sci-mmia sta-nca
Gioveine
dans un vielle pelli-cule m-uffà!


[1978]


10 commenti:

Anonimo ha detto...

Piacerebbe sentirtela leggere, Ennio. La versione 2 naturalmente. E chissà che ne direbbe Fortini, mica ce l'aveva quest'anima da Pulcinella che hai tu.
1978, influssi dello sperimentalismo? Io ancora non ce la faccio a parlar male di quel periodo, ma le distanze ormai sono fatte. Non ha portato evoluzione la rivoluzione del linguaggio, ma l'esperienza fu di certo liberatoria. Poi, se penso ai quadri dirigenti di oggi...
mayoor

Anonimo ha detto...

Io sì che gliel'ho sentita recitare, magari un po' timidamente
quella versione e chi se la dimentica! 1978-2012 Ah! Il destino. Il mio nero ne sa qualcosa. Emy

Anonimo ha detto...

Ottima e sentita...
Da homm'e pplastic a homm'emmerd...S'è l'evolution!
Certo che son messi maluccio eh?..ahahah...
Vero, piacerebbe anche a me sentirtela declamare!!!
Augusto.

Massimo Caccia ha detto...

Straordinario!!! E senza esagerare.

Anonimo ha detto...

Davvero coinvolgente questa poesia, anch'io l'ho ascoltata ,letta da te,ma questa pubblicazione è stata un'occasione per coglierne le sfumature.
Soprattutto mi è piaciuto il linguaggio, strumento per prendere le distanze in modo ironico e originale da un esperienza di certo importante. Mischiare così gli strumenti espressivi ,come fai tu anche con i generi letterari, è un esperimento interessantissimo.
Maria Maddalena Monti

Anonimo ha detto...

Nature Morte

Ah, quanto vorrei stare dentro un quadro
di natura morta, se di Martini, Cezanne
o Segantini, o altri ancora poco importa.

Lì dove le mele stanno con le pere.
Sembra che provino piacere nello stare
assieme, anche se diverse. Certo la cuccuma
- una cuccuma c’è sempre, o quasi,
in quelle circostanze – sentenziosa
fa da grillo parlante e definisce l’istante
come eterno. Lì estate e inverno, fra le pieghe
dei drappi, nascondono gli strappi che impone
il passaggio di stagione. Immobilmente
posso sgranocchiar carote senza turbare niente
dell’ordine già costituito: non si noteranno
mancanze, non protesterà nessuno.

Dovrò stare attenta solo al pappagallo, quello di Brueghel
(Abraham, intendo) che vorrà fare la spia
denunciando la mia assente presenza
senza sapere cosa sia l’essere fuori dalla scena,
prendere carne e ossa, patire le illusioni,
gestire i chiaroscuri, perdere qualcuno, trovarsi nelle vie
stracciose di vetrine, alberi incatramati
fin giù nelle radici, monotoni cortei come campane
a morto. Morto, morti. Tutti morti.

Ah, *le mort saisit le vif*, disse qualcuno.
Va da sé. Ma così si sta in pace. Su velluti i corpi
saldamente appoggiati a sedie manco impagliate
(fa qualcosa, Picasso, dissacra, rompi, smembra, grida
su questa Guernica uccisa da colombe stinfaliche!).
Ma chi ascolta?! Processionarie pelose ecco arrivare
i visitatori dei Musei. Marciano, essi marciano.
Come processionarie l’una in coda all’altra
dondolando la testa, asserendo, commentando,
e chi se la fa se la mangia, e poi ancora fuori all’aria,
già ammorbata di suo, si annusano per non disperdersi.
Si sa mai!

Rita Simonitto

Anonimo ha detto...

notevolissimo questo esercizio di rabbia poetica... anche l'accostamento dei due testi - così distanti - colpisce. (quello del '78 mi dà un'altra tessera del mosaico Vulisse: che vulcano 'sto salernitano immigrato a Milano...
ciao
marcella

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate a Marcella:

Il bello ( o il brutto?) è che i due testi sono contemporanei, entrambi del '78.
Uno è la versione distaccata-descrittiva ( tu pensa a me quando devo riferire di un incontro del Laboratorio Moltinpoesia o di Poliscritture), l'altra quella passionale.
1 e 2 vanno intesi insieme.
Se si staccassero... ricordi l'auriga alle prese con due cavalli che potevano anche voler correre per proprio conto, di cui parlava Platone mi pare di ricordare!

Anonimo ha detto...

... contemporanei, mi colpiscono ancora di più. complimenti (e auguri) per la gestione contemporanea dei due cavalli della tua anima (l'immagine è proprio quella di Platone quando nel Fedro parla dell'anima).
ciao
marcella

giorgio linguaglossa ha detto...

credo che questa poesia (nelle due versioni) possa stare in qualunque Antologia della Poesia del Dopo il Novecento. Esemplare, emblematica, precisa, senza fronzoli.