giovedì 5 luglio 2012

Lucio Mayoor Tosi
Gente, scoiattoli, formiche


The construction of Empire State Building

Ciao Ennio, ti mando per gioco queste poesie, che poi sono una sola, e che sono state scritte per la voce meccanica del ripetitore di un computer.[L.M.T.]

Sprofonda nella patta aperta l'Empire State Building
come precipitasse, e non si sa dove finisca.

Occhi vispi di uno scoiattolo impagliato. 

Gambe lunghe che non si sa dove finiscano:
            Qui è pieno di gente

Come quando vedi una formica sul piano della cucina 
e dici: 
            E' pieno di formiche.


Lo scoiattolo impagliato che si riposa nell'universo
con la patta aperta e con fuori l'Empire 
che non si sa dove finisca, pensa: 

            Dunque appartengo alla gente?
            E che razza è la mia, da dove arriviamo?



Immagini che durano un attimo. Alcune restano in piedi
come l'Empire tra parole che s'attaccano.

Un bambino nella pancia dell'universo. 
Un animale della specie che vien detta gente. 

Share elevatissimo tra gli impagliati
con la patta aperta e con fuori l'Empire
che non si sa dove finisca.



Non è detto che l'universo stia qua per sempre. 
Lunghe gambe potrebbero decidere di separarsi. 
L'importante è che ci sia abbastanza spazio
altrimenti verranno sacrificati gli scoiattoli ombelicali
(pene ombelicale, di madre universale).

Gambe lunghe che non si sa dove finiscano
son arrivate coi telefilm all'epoca in cui gli attori 
fumavano sigarette.

Droghe spaziali producono l'effetto espansivo 
che vien detto vita.

Lo share invece è tra le droghe preferite dai gambe-lunghe. 
           
            Immagina l'80 per cento. 
            Non è spaventoso l'80 per cento?

Gli scoiattoli sanno che non esiste alcun 80 per cento
ma se esistesse che aspetto avrebbe?

(Un rettangolo di gomma rossa lucidissima)

            Quante barche stanno galleggiando 
            sui mari di tutta la Terra 
            in questo preciso momento?
...  

Parole trovate in soffitta s'attaccano alle immagini.
Sconosciuti maestri sanno già cosa farsene. 
Le raggruppano, le fanno danzare, ne prendono alcune 

e scrivono dell'Empire nella patta aperta dello scoiattolo. 



I lettori sono pazzi
secoli di vita li han ridotti in poltiglia di percentuali.

Siamo alla fase calante
quella del collettivo numerico.

Presto tutto s'acquieterà 
sulla linea chiara dell'orizzonte 
che divide gli universi in collisione: 
quello pieno di denaro
e l'altro gonfio di cibo. 

Questo è.

...

La verità è che tutto sa di cannella. 
Non solo i preti di tutte le religioni, ma anche i libri
e le case dove viviamo. Perfino l'Himalaya
chiudendo gli occhi… ecco, per un istante

non ti puoi sbagliare

sa di cannella la Terra
perché l'universo è l'abito di un monaco
che scrive senza gravità tenendo sulle dita 
ben dieci campi di calcio come fossero nidi
di uccellini affamati. 

Ogni tanto li sfoglia. 

Sulle spalle ha uno scoiattolo che gli passa le parole 
via via che servono, come per tenere accesa la caldaia 
di una vecchia locomotiva.

            Nel mezzo del cammin di nostra droga vita…

Altro non c'è. 

Un colpo di tosse.

Lontano si direbbe il suono di un'armonica.




Tutto ha lo stesso sapore.
Le arance sanno di cannella.
Coca Cola e PC sanno cannella. 
Le stelle, serpenti a sonagli con la bocca spalancata
sanno di cannella. 

Sarà l'inchiostro, il sangue.

O saranno i motori a scoppio, le mamme
i critici d'arte, le cartoline dall'Europa
nell'epoca dei Simpson… 

Le caramelle lassative. 

I poeti, scoiattoli preoccupati
sebbene con l'Empire nella patta aperta
si dedicano a far bolle di sapone 
che durano meraviglie.

Il monaco ride.

Ride sempre. 








11 commenti:

Anonimo ha detto...

Anch'io rido , caro Mayoor e per far ridere in questo modo ci vuole parecchia bravura! Lo scoiattole impertinente, tutta quella cannella,bambini , animali, sguardi su tristezze che diventano magìe...ma cosa ti è successo?!? Quanto è bello tutto questo. E' la nostra storia densa di interesse e di ardore...! Ciao Emy

Massimo Caccia ha detto...

Ironia ed instabile verità. Nel riso, cogli tutto quanto è transitorio, l'universo stesso, come sottolinei in alcuni tuoi versi. Un gioco-serio, quello che hai imbastito, dove il passatempo sottolinea la distanza giusta dalle questioni fondamentali. Lo spazio necessario per evitare la folgorazione.
Buona giornata

Anonimo ha detto...

Surrealismo al sapor lisergico. Ma dove cavolo hai sentito che le bocche spalancate dei serpenti a sonagli sanno di cannella??? e gli scoiattoli cosa suggeriscono appollaiati sulle spalle??? Superato l'impatto, e accettata l'idea che esista un mondo oltre lo specchio, tutto fila liscio come l'olio.
Sei tu, Mayoor!
Ciao!
Flavio

giorgio linguaglossa ha detto...

in queste composizioni di Lucio Mayoor Tosi non ci si annoia davvero, riescono a tenere sveglio il lettore con dribbling e una continua capacità di smarcatura... siamo all'interno di un surrazionalismo senza insurrezione né resurrezione, dentro una fisicità al "sapor lisergico", come è stato detto, tra varechina e amuchina, c'è un po' di deodorante quanto basta a dare una spruzzata di vernice al tutto. È una poetica interessante questa dove c'è un po' di tutto nel tutto, che equivale a dire che c'è un po' di niente nel niente. È una variante intelligente dell'epoca della stagnazione e della recessione stilistica.

Annamaria ha detto...

...Gulliver nel Paese dei giganti e dei nani. Che vertigine!!
Annamaria

Anonimo ha detto...

Il tema è la vacuità. A Budda sarebbe piaciuta, lo so. Non fosse così imperturbabile... ma la visionarietà è di stampo induista, non buddista. La parola chiave è il monaco ( il monaco ride / ride sempre), e sopra si fa cenno anche ad un maestro.
Spiegando non si capisce, è un paradosso ma è così. Spiegando si esce dall'esperienza "surrazionalista" e questa poesia torna ad essere un'immagine sacra, piena di serpenti e di Lingam ( l'Empire nella patta aperta). Ma spiegando, per una volta almeno, e per via degli elementi occidentali che vi sono descritti, chiunque può comprendere e sentire come proprie queste… astrattezze.
Ringrazio di cuore per i commenti, mi par di capire che vi è piaciuta e non ci avrei scommesso. Io stesso tenno a giudicare l'irrazionale come una sciocchezza, almeno in partenza ( grazie Annamaria per aver pensato a Gulliver). E mi rimetto il soprabito.
mayoor

Anonimo ha detto...

da Rita Simonitto

Apprezzo molto le poesie di Mayoor e questo apprezzamento tocca più livelli. Innanzitutto quello mio personale. Rimango sempre affascinata e incuriosita di quello che Mayoor riesce a fare con le parole riuscendo a trarre, in particolare da alcune di esse (scoiattolo, cannella, Empire), evocazioni che, come radar, scandagliano vari strati di esperienza: da quella infantile (lo stupore davanti al primo scoiattolo; il sapore dei biscotti alla cannella; l’emozione davanti al primo grattacielo, a quella adulta che sembra invece dare tutto per scontato e dove Impera il delirio dell'homo sapiens che non ammette altro al di fuori di sè e di ciò che lui ha costituito.
Per uscire dall’ovvio,dallo scontato e dal costituito, ecco dunque un altro livello che appartiene alle potenzialità del gioco linguistico: un particolare uso delle spezzature come un enjambement portato all'eccesso; una girandola (psichedelica) fra nomi e attribuzioni; nomi-oggetti che si muovono dentro la cornice della poesia prendendo ora un posto, ora un altro e che, cambiando posizione, vanno a costituire altri legami, per lo più stranianti così come lo è (straniante)il mondo osservato dall’occhio straniato del poeta. E’ la difficilissima strada del surreale che permette di attingere al reale, un mondo che automaticamente si riproduce e non sa di essere così straniato e straniante.
Ci sarebbe da piangere, e a ben ragione.
Invece, scrive Mayoor, “Il monaco ride./ Ride sempre./”
Bellissima questa chiusa! Soprattutto se teniamo conto che gli dei punivano coloro che osavano ridere perché ciò era considerato un segno di ribellione, di mancato riconoscimento del loro potere.
Grazie a Mayoor per questa sua capacità di ironia.

Anonimo ha detto...

Sono io che ti ringrazio. Sì, erano biscotti alla cannella. E anche il primo scoiattolo... queste cose non le sa neanche mia sorella. Ma come fai?
mayoor

Anonimo ha detto...

Rita può. Emy

Giovanna T. ha detto...

Anch'io ho subito pensato a Gulliver e ho visualizzato anche alcune opere di Dalì e Magritte. Da sorella, essendo usciti dallo stesso "ceppo", invidio questa tua capacità di giocare con le parole in un non-sens pure comprensibilissimo, accompagnato da umorismo ironico e comunque sempre un po' melanconico. Per quel che vale, per me sei bravissimo.

Anonimo ha detto...

Rifletto solo ora sulla necessità di tenere alta l'attenzione del lettore, che in effetti è una preoccupazione che spesso mi accompagna. Frammenti e ripetizione di frammenti, che per me rientrano nel piacere compositivo, in una sorta di copincolla dovrebbero generare l'effetto delle sottolineature. Evidentemente mi specchio nel lettore distratto, reso emotivamente superficiale dal consumismo, assuefatto a messaggi che si avvalorano grazie al fatto che vengono ripetuti e moltiplicati. L'intenzione è quella di inserire dosi omeopatiche di creatività nel linguaggio mediatico, a partire dai social network che nascono sì con promesse di nuove libertà comunicative, ma che stanno diventando terreno esplorativo per indagini tese a classificare usi e consumi a fini di mercato. Classificazioni che diventano forme di controllo o di condizionamento. Pertanto, a mio avviso, andrebbe rimarcata la necessità di espressioni individuali libere e non facilmente classificabili. Usando la massima creatività. Il contributo della poesia, per la sua imprevedibilità, ha valenze di rottura negli schematismi del linguaggio.
mayoor