sabato 22 settembre 2012

Indarno Da Tempo
A Cecco Angiolieri


Angiolieri di Pietro Parigi

«S’i’ fussi papa allor lieto sarei»
Cantava in altri dì Cecco Angiolieri
«Ché tutti li cristiani ingannerei».
Quello che accadde dir non è mestieri
All’altro Cecco, d’Ascoli nomato,
Che mentre il primo, almen, salvò la pelle
Finì sul rogo e lì morì bruciato.
Ce ne han fatte vedere delle belle
Con Arnaldo, Jan Hus, Savonarola
E quei che grazie ad Ettore Ferrari,
Che non ultimo fu tra gli scultori
Ed eminente inoltre fu massone,
Ancor ci guarda da Campo de’ Fiori
E ci ammaestra con la sua parola
Quando per tanti secol fu questione
(Oh! Paradossi della vera fede)
Di spegnere i reati d’opinione
E incutere timore a chi non crede
Con il controllo della combustione,
Rimedio contro i rischi della Scuola
E ai cervelli balzan giusta mercede.


Eppur…«La verità ci rende liberi»
Era ben stato un giorno proclamato!
Valeva per i Galli, pei Celtiberi,
L’Arabo, il Parto, il Siro ed il Romano,
Pur se non tutti ne hanno approfittato.
Era valido pur per l’Egiziano
All’epoca più o meno ellenizzato?
Il massacro d’Ipazia aprì la via
Ed invocar quel Morto sulla croce
Per metter le pastoie all’eresia
Era proprio conforme alla Sua voce?
È di buon gusto cercare il potere
Ed abusar di mezzi coercitivi
Pur appellando socio fondatore
Un messo a morte manu militari
A maggior gloria di preti retrivi?
Anzi, farsi chiamar continuatore
Di quell’impero e di quei luminari
Allora e sempre del tutto corrivi
A mandar sulla forca un innocente
Sol che avesse un pensiero indipendente?

Pompa magna, ricchezza, cattedrali,
Edifici di certo fra i più belli,
Tele di pregio altissimo, messali
Minïati e dorati, e pur prebende
Per preti secolari e regolari
Dimentichi degli aghi e dei cammelli,
Dediti al culto e a ben altre faccende
E sempre sitibondi di denari,
Promettendo le cose più stupende
Ed altre ancora, pagando, s’intende.
«Die Seele», lo sappiam, «nach Himmel springt»
Se la buona moneta «im Kasten klingt».
Quella volta, però, finì a schifio
E scatenarono un’iradiddio.
I tedeschi, si sa, son gente seria.
Un monaco dei loro, agostiniano,
Ferrato in quella nobile materia,
Sfidò la Chiesa et eziandio il sovrano.
In uno scontro di giganti invero
Combattuto con odio più che umano
Il papa perse metà del suo impero.

Ora le cose si mettevan male:
l’Illuminismo e la Massoneria
Minavano la base dottrinale.
Dura la vita nella sacrestia!
Poi ci si mise anche la ghigliottina,
Coi sanculotti e con la Marsigliese.
Ma lì venne il soccorso materiale:
Politica non bada alla dottrina
Ma a gestire il suffragio universale
Dai pulpiti che stavan nelle chiese.
Non lo facevan gratis, no di certo!
Però il servizio valeva le spese.
Così, tutto sommato, si vivacchia.
Fra un espediente e l’altro? Eh, che pretese!
L’otto per mille è piuttosto una pacchia.
Però non son più i tempi luminosi
Quando fra gli spettacoli all’aperto
I roghi risplendevano gloriosi!
Ora poi la parola che il Maestro
Disse a suo tempo con opposta fè
Ha offerto a certi sacerdoti il destro:
«Sinite parvulos venire ad me».

Congedo

O Cecco, tu che ne’ secoli bui
Tenesti acceso il lume di ragione
A beneficio degli amici tui,
Quei che il riso non rende, no, felici
Però difende da sottomissione,
Dovunque ora tu sia, tu benedici!     

(Indarno Da Tempo, 17-22 maggio 2010)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Forza Inadarno! vai che sei solo! Bravo. Emy

Anonimo ha detto...

"Indarno" volevo dire.

Anonimo ha detto...

... benché 'l parlar sia indarno
dir fra noi con la feroce rabbia
che almen tra ’l Tevero et l’Arno
al corpo lor venga la scabbia!

mayoor