mercoledì 26 settembre 2012

Un omaggio a Carlo Oliva


Carlo Oliva è morto improvvisamente nella notte tra il 23 e il 24 settembre. Della poliedricità della sua figura, notissima a Milano soprattutto attraverso Radio Popolare, testimoniano a sufficienza i contenuti del suo sito personale (qui). Per ricordarlo scelgo una sua poesia da lì tratta. [E.A.]


cavalla giumenta baia pezzata blu
allegra vivace saltava tra gli asfodeli
nonno diceva temo la tenebra ma
più luce chiedevano i saggi nell’agonia
l’azione diretta è solo passata utopia
il libero esame non dà la felicità
ci nega il successo l’avverso volere dei cieli
alato custode divino proteggimi tu

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie. Emy

Anonimo ha detto...

Grazie a Carlo Oliva per averci intrattenuto da Radio Popolare con la sua raffinata ironia negli anni in cui c'era ancora un alone di ottimismo rivoluzionario al quale forse egli non aveva mai rinunciato. enzo

Unknown ha detto...

Lutto
Ci ha lasciato Carlo Oliva, una vita passata ad insegnare nei licei milanesi, continuamente teso a provocare, ad educare alla libertà, mai data per scontata. Una vita passta a scrivere, sulle pagine di «A» rivista anarchica, passata sulle onde di Radio Popolare, emittente di cui è stato ideatore della carta degli intenti e, soprattutto,così l'ho conosciuto, conduttore di una rubrica domenicale, una grande «messa laica» che si chiamava «Caccia all'ideologico quotidiano», vi fustigava implacabilmente, col suo amico Felice Accame, gli orrori che passano sotto silenzio in ogni campo, religioso, politico, del costume. Ci mancherà, ci ha dato una lezione di come si possa far satira, si possa fustigare a sangue senza mai sfiorare volgarità e grettezza. Mancherà agli ascoltatori, mancherà ai suoi ex studenti, ai compagni, ai lettori dei suoi gialli. Oggi alle 14.30, a Lambrate per un ultimo saluto. L'autunno ci lascia una Milano ancora più grigia, ci mancherai, Carlo.
Teodoro Margarita

da una lettera a il manifesto del 27 sett. 2012

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:

Ieri sono stato ai funerali di Carlo Oliva. C’era molta gente. Nel salone in sottofondo una canzone anarchica:«Nostra patria è il mondo inter..». Sicuramente molti di questi suoi amici e amiche oggi convenuti al cimitero di Lambrate e coi segni della vecchiaia nei corpi saranno stati nelle manifestazioni a cui anch’io partecipai nel ’68-’69 per le strade di Milano. Invano cerco di riconoscere qualche volto noto. Non siamo più quelli di allora.
Tra quanti hanno preso la parola per salutare l’amico morto, le cose più sincere e commosse le ha dette Felice Accame, il libraio della Odradek di Milano, che con Carlo Oliva ha avuto un sodalizio intellettuale durato oltre un quarantennio. Ha accennato alla forza dell’amicizia e alla fiducia che si era costruita tra loro due nel tempo, tanto che quello che scriveva uno era condiviso pienamente dall’altro. Ma ha anche detto che tutto quel lavoro compiuto assieme in tanti anni è rimasto inascoltato: la società è andata nella direzione opposta a quella desiderata; i nemici si sono dimostrati troppo più forti.
È un atto di ammirevole coraggio dirlo e dirselo in pubblico e davanti alla salma di un amico.
Poi ciascuno farà la propria scelta: inchinarsi ai forti diventati più forti o continuare a resistere comunque.
O se la confermerà.