martedì 23 ottobre 2012

Marcella Corsi
il mio desiderio è un albero che supera il cielo


tutto da una conchiglia – Erasmus aveva
le sue ragioni – minuscole nel fango primordiale
di oceaniche grotte di perla poi vegetali essenze
dotate di respiro e pinne e ali e piedi (chissà
se Katherine pensava a Darwin quando scriveva
di conchiglie e grotte di perla)

lentamente viaggiare
serpeggiando da giovani piante per sentieri di radici
per riuscire a sentire quel che il seme capisce
inventare nuovi usi per vecchi
strumenti tenendo a mente i due millenni
che servirono ad un seme per far crescere
la più celeste delle imponenti sequoie

poi converrebbe chiedersi perché le piante
siano tanto fissate con il sesso, perché
si prendano la briga ogni volta di produrre semi
– come sessuati non essiccare, come asessuati
disseminarsi in spore e radicare: così le felci
si pensava rendessero invisibili
chi possedeva i loro invisibili semi
a mezzanotte raccolti sui piatti di peltro della notte
che tagliava la mezza estate –

nessuno rida delle invisibili
diluizioni che guariscono

nascosto nel cuore di una mela vive un frutteto



*Nota

Partecipo da qualche mese a Roma ad un gruppo di ecologia letteraria (per saperne di più si può leggere Serenella Jovino, Ecologia letteraria. Una strategia di sopravvivenza, Milano, Edizioni Ambiente, 2006), che mi ha indotto a rileggere con occhio diverso più di uno scritto d'autore. E m'ha pure indotto, accogliendo l'invito di Avaaz, a proporre una petizione di taglio ecologista, in prosecuzione del progetto per le scuole "Adotta un albero" (visibile sul sito di Poliscritture).
Ne copio qui il link, perché una petizione ha bisogno d'essere firmata (magari anche da chi non vive a Roma) e condivisa (su facebook o twitter o su qualche sito personale, e poi con qualche ritocco potrebbe adattarsi a diverse città d'Italia).
Per leggere il testo ed eventualmente firmare e/o condividere, cliccare qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Facciamo_crescere_il_verde_di_Roma/?launch
Per la composizione di questi versi ho tratto spunto dalla lettura del volume di Jonathan Silvertown La vita segreta dei semi (Torino, Bollati Boringhieri, 2010). L'ultimo verso deriva direttamente da un proverbio gallese.
Un mio tentativo di lettura ecocritica (l'ecologia letteraria può chiamarsi anche ecocritica dall'inglese ecocriticism) di alcune poesie di Franco Fortini comparirà a breve su questo blog.
         

35 commenti:

Anonimo ha detto...

A Marcella:


Belle le tue piante , forti , secolari, potenti! Che bella questa fissazione che hanno per il sesso e meno male che ce l'hanno! Il loro messaggio è d'amore , la loro fissazione un messaggio, la procreazione per continuare a credere nel loro amore. La scienza s'inchini! La tua poesia si allarga su tutta la superficie come una benefica pioggia , uno spray che fa vivere! Brava! Emy

giorgio linguaglossa ha detto...

nel concetto di ecocriticism è implicito l'altro concetto secondo il quale una poesia non può contenere ciò che non appartiene alla sua omogeneizzazione linguistica e metaforica. Una poesia riuscita è «sempre» il prodotto di un equilibrio sottilissimo di forze antagonistiche entro un mezzo omogeneo. In questa poesia di Marcella Corsi si nota il benefico influsso che questa nuova sensibilità ha esercitato sulla poetica dell'autrice romana impedendole di deragliare in eccessi di contaminazioni linguistiche o vie laterali eccessivametne lateralizzate.

Francesca Diano ha detto...

Questo bellissimo testo mi evoca due immagini: la prima è il Discorso del Loto, in cui il Buddha mostra ai suoi discepoli, nel più assoluto silenzio, un fiore di loto. E solo uno dei suoi discepoli comprese il significato di quel gesto. La seconda immagine è quella del sacerdote che, durante i riti che (pare) si compivano nel corso dei Misteri eleusini, mostrava in silenzio una spiga da poco matura (in autunno!) e immagino con lo stesso significato del Discorso del Buddha.
Ricordo che da bambina, le volte che a Pasqua si andava in Calabria, si facevano crescere dei chicchi di grano al buio, finché non mettevano delle spighe verdi/bianche. Una tradizione antichissima nella terra di Persefone.
Tutto questo mi ha evocato la tua poesia Marcella. Grazie!

Anonimo ha detto...

Fortini e l'ecocriticism? Aspetto con ansia. Intanto complimenti anche per questa poesia, come in altre sapientemente argomentativa, ma stilisticamente scorrevole, gradevole e coinvolgente.
mayoor

Unknown ha detto...

cara Marcella, molto bella questa tua, piena carnalità poetica del tuo tuo giardino. Si sente, si tocca e s'accarezza la tua anima, che nasce e rinasce col movimento delle foglie nei fogli..bellissimo ricordarti dentro me da stagione a stagione, dalla gonna di neve a questi semi e foglie. Mi spiace solo una cosa :la nota e quell'avaaz.org - Mi stupisce e sconvolge che un poeta o una poeta con la tua sensibilità e coscienza critica, sia caduta nella rete degli avaazzari. Ma andrei sicuramente fuori tema se mi dilungassi su questa doccia fredda che divide e scompone a metà l'ingresso nel tuo frutteto . sicuramente ignari i poeti vengono usati per gli scopi piu biechi, reimpacchettati nel grande show dei diritti umani compresi quelli umani degli alberi.
un caro saluto

Anonimo ha detto...

Grazie a tutti della lettura e dell'apprezzamento dei versi.
L'apprezzamento mi sembra anche troppo per questi versi ma mi fa piacere e me lo prendo tutto.
Vorrei invece che Rosanna mi chiarisse meglio quel che pensa su Avaaz, o meglio sulle petizioni proposte da Avaaz. So che ci sono molte perplesità su questa organizzazione (si possono leggere anche in rete) però ho firmato parecchie delle petizioni (non tutte) che mi sono arrivate, perché mi sembravano da firmare. Voglio dire: quando quel che si propone è giusto, che importanza ha chi lo propone?
Quando mi è arrivato l'invito a proporre io una petizione, ci ho pensato un pò. Ma un paio di cose avevo voglia di proporle e così l'ho fatto. Anche un modo per vedere dall'interno di che cosa si tratta...
Dimmi dunque Rosanna...
Intanto un caro saluto a tutti.
Marcella

Unknown ha detto...

ciao Marcella cara :-)..è sempre difficile,almeno per me, affrontare all'interno di un commento, conversazioni che partono comunque da contestazioni su stati diversi di coscienza. Per la risposta che mi dai, mi viene in mente un parallelo, quello sulla chiesa, dei tanti che si potrebbero fare visti i sottosistemi(marci) su cui si poggia l'unica matrice(a sua volta marcia)motore su cui girano tutti gli altri. Della chiesa, in quanto media di un contenitore, alcuni che l'hanno scelta pur criticamente, dicono che c'è di tutto, dal bene al male, "dunque" dipende dal singolo saperne prenderne il buono. Stesso discorso possiamo adottare per le "annunciazioni", preghiere, salmi, omelie o appelli, ad essere buoni e bravi con il prossimo, regno minerale e vegetale compresi.
Purtroppo rispetto a periodi storici precedenti, il POTERE ha molti piu mezzi o media che dir si vogliano. Per essere media, non è necessario avere un giornale o un canale televisivo(ma avaaz ha da pochi giorni anche questo)....per essere media di successo, non è necessario essere smaccatamente dalla parte dei potenti, anzi tanto più lo è quanto più confonderà "il pubblico" a cui si rivolge, facendo credere di essere dalla aprte dei deboli. Tanto un appello o un tam tam internettaro, non ha mai cambiato il mondo (vedi l'esempio massimo sulle bufale delle rivoluzioni s-colorate).
Per il media in questione, trattasi come ad esempio per tutte le ong filogovernative, di catalizzatori omnicomprensivi, talk show diritti umani,animali e minerali: dalla strage dei delfini(di cui si è occupato fieramente financo l'ex minsitro degli esteri, mentre bombardava allegramente distuggendo terre, arte, ed esseri viventi della libia e ovviamente non i pozzi) alla ennessima bufala dell'iraniana o della siriana o della donna di questo o quello stato "canaglia" da salvare, da chissà quale lapidazione vista la sistematica smentita e ricostruzione della menzogna utile all'assedio dell'impero occidentale per ben altri fini che i diritti umani, di cui a ruota, dopo ogni guerra, si occuperà l'altro mano dello stesso corpo che ha ucciso, quella della mitica cooperazione internazionale.
Avaaz si colloca in questa logica perversa, quella per cui il tutto è il falso. trasferisce e sigilla su una piazza virtuale, quanto già avvenuto negli ultimi vent'anni, per ottenere un po' come la linea editoriale del pacco quotidiano, una protesta del tutto alterata. Ovviamente da prestigio ed è di moda avere al fianco un'organizzazione che si vende come "aiutiamo i governi ad agire"...ovviamente si può usare come saviano diceva che il media mondadori gli serviva per essere letto dal maggior numero possibile di pubblico. Ma essere consapevoli di chi manovra i fili dall'alto e per quale lavaggio di cervello, rende vagamente meno burrattini di sistemi che tutto hanno a cuore tranne che le radici degli alberi in bocca ai morti e ai piedi dei vivi.
un caro saluto

Anonimo ha detto...

In effetti qui in Italia siamo diventati parecchio legalitari: firmiamo referendum, petizioni, andiamo a votare. Gli indignados spagnoli riempiono le piazze, e sono famiglie, ragazzi, anziani. Lo fanno in modo nuovo se li confrontiamo con le proteste degli anni passati. Durante i giorni dell'occupazione delle piazze barcellonesi s'erano perfino organizzati per raccogliere la spazzatura (differenziata), perché la loro non è una protesta distruttiva. In qualche modo manifestano la necessità di un cambiamento radicale, sia economico che culturale. E così anche in Grecia. Per quanto riguarda avaaz: non so dove vanno a finire le firme, e temo schedature utili a sofisticati sondaggi sugli umori collettivi. Qui da noi si sta tranquilli, è tutto sotto controllo!
mayoor

Francesca Diano ha detto...

Grazie di queste informazioni. Io manco sapevo che esistesse. Ho dato un'occhiata al sito, ma mi pare che tutto si riduca a fare petizioni e a chiedere donazioni. Ma dietro chi c'è?

Anonimo ha detto...

Non so chi ci sia dietro. Le petizioni arrivano a firma di alcuni del team di Avaaz (ogni petizione mi sembra abbia firme diverse) che si firmano con il solo nome di battesimo. Sono nomi che sembrano di diverse nazionalità, con prevelenza mi pare di quelli angloamericani. Sotto i nomi dei firmatari c'è un'autopresentazione, sempre la stessa. Ve la copio qui sotto:
"Avaaz.org è un'organizzazione no-profit e indipendente con 15 milioni di membri da tutto il mondo, che lavora perché le opinioni e i valori dei cittadini di ogni parte del mondo abbiano un impatto sulle decisioni globali (Avaaz significa "voce" in molte lingue). I membri di Avaaz vivono in ogni nazione del mondo; la nostra squadra è distribuita in 19 paesi in 6 continenti diversi e opera in 14 lingue.
Per contattare Avaaz [..] scrivici utilizzando il nostro modulo www.avaaz.org/it/contact, oppure telefonaci al 1-888-922-8229 (USA)".
ciao
Marcella

Francesca Diano ha detto...

E non ti pare un po' strano? A me sì. Oltretutto questa storia delle donazioni non mi convince. Se vai sulla pagina delle donazioni si parte da un minimo di $15 in su. E sti soldi dove vanno? Mi pare tutto molto generico e fatto per toccare le corde di chi vuole pensare di fare qualcosa di buono per il mondo. Un'associazione che dichiara sulla homepage "Ultime ore per salvare l'oceano antartico" a me fa ridere. La cosa mi appare grottesca. Ma mi posso sbagliare. Tuttavia... e molto più grave mi appare la notizia che tale organizzazione sia in realtà in mano a quel lestofante di Soros
Il fondatore di avaaz è Eli Parisier (http://en.wikipedia.org/wiki/Eli_Pariser) che e' presidente di MoveOn.org societa' finanziata, guarda caso, da Soros.
Dunque, dietro quello che fanno c'è un preciso e pericoloso tentativo di pilotare eventi e convinzioni. No, ha ragione Rò, mi pare qualcosa da cui stare lontani.

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:

A me un po' spiace che Marcella per amore degli alberi e degli animali finisca inavvertitamente tra lupi travestiti da agnelli.
Ma spero che sia almeno disposta a sentire un po' di campane diverse, come quelle suonate da Rosanna e da Francesca.
Aggiungo i primi rintocchi di un'altra. I restanti rintocchi li trova a questo link (che, avviso, non è oro colato, ma alcune cose verificabili le dice): http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10238

*****

Da un po' di mesi che vedo appelli su internet a nome di una sedicente ong chiamata Avaaz. Sul sito dell'organizzazione si possono trovate campagne per le più svariate cause, dall'animaletto in procinto di estinzione alla tortura, dalle foreste in pericolo, per l'ecologia, i diritti umani... e tante cose belle.

Leggo che l'ong è nata nel 2007 per iniziativa di altre organizzazioni, le principali delle quali sono MoveOn e ResPubblica.
La prima è un influente gruppo di azione politica on line presieduta da Eli Paliser (membro anche della seconda), politicamente vicino al partito democratico di Obama e dei Clinton (ministro ed ex presidente), e in passato finanziata (circa 5 milioni di dollari, stando a wikipedia) dal miliardario George Soros. Noto per essere uno degli uomini più ricchi del pianeta, per esserlo diventato improvvisamente nel '92 guadagnando circa 10 miliardi di dollari attraverso speculazioni finanziarie che distrussero Banca d'Inghilterra... e la Banca d'Italia e SME, e per essere uno dei principali finanziatori delle così dette rivoluzioni colorate nei paesi dell'ex blocco sovietico.

La seconda è un comitato le cui finalità sono è la promozione “del buon governo, della virtù civica e della democrazia deliberativa”, anch'essa finanziata direttamente da Soros attraverso la sua Open Society Institute, fra i sui membri confluiti in Avaaz: Ricken Patel (che di Avaaz è diventato direttore esecutivo), canadese ex consulente ONU politicamente di area liberal, membro delle fondazioni Rockeffeller e Bill Gates, in passato un dipendente del International Crisis Group, di cui Soros è un fiduciario; Tom Perriello, di lui si sa che è un ex deputato del congresso USA e che nel 2009 ha votato a favore della continuazione della Guerra in Iraq e per l'intensificarsi di quella in Afganistan, fondatore della Catholic Alliance for the Common Good, anch'essa finanziata da Soros; Tom Pravda, diplomatico britannico, membro del Foreign & Commonwealth Office UK.

Detto ciò, non credo sia errato affermare che, non sembrerebbe proprio un'organizzazione nata dal basso e che la maggior parte dei suoi soci fondatori sia gente che ha a che fare, o ne ha avuto, con George Soros. Non sembra nemmeno così strano che qua e là siano sorte, sia in Italia che all'estero, denunce che accuserebbero l'ong di una certa ambiguità.
Secondo queste dietro i centinaia di appelli, alcuni dei quali condivisibili, di Avaaz si nasconderebero questioni d'importanza strategica per gli USA, e in secondo piano per la sua area geopolitica. L'obiettivo sarebbe quello di superare la diffidenza della così detta sinistra liberal su determinati argomenti. Quali argomenti e quale diffidenza? Ad esempio dipingere il capo di stato cattivone di turno come il figlio di satana in terra e rendere accettabili per la pubblica opinione eventuali azioni ostili verso i loro paesi, ove per azioni ostili si intendono sanzioni economiche, isolamento internazionale, bombardamenti.

Francesca Diano ha detto...

Sì, anche io avevo letto queste cose. Nel complesso mi pare una vera schifezza

Unknown ha detto...

Cara Marcella e cari tutti,
vorrei dire GRAZIE a questa situazione nata appunto grazie a Marcella, però deve essere "colta" come un frutto, o un profumo, o una semplice visione di alberi spogli o in fiore, poco conta.
Devo dire che se ci manteniamo LOGICI, semplicmente logici, non è importante, come infatti è emerso, da certe valutazioni successive di Francesca ed Ennio, se dietro vi sia il SS solito soros di turno...ben più importante è decodificare certi meccanismi che vengono adottati per vari scopi fra cui anche accalappiare i piu diversi "testimonial" o medium.Perfettamente consapevoli o ignari, come anche purtroppo i poeti, dunque come Marcella.Peraltro, Marcella cara, se può confortarti,puoi abbracciarti con Emy, Emilia Banfi alla quale, diversamente da te, mi rivolsi in modo alquanto "cafone"... dicendole cosa ca...mi stava mandando, visto che gli zombies adottando una distribuzione così di massa,fanno cascare nella loro rete, con una frequenza matematica- senza rischio e tutta calcolata-esagerando per rendere ma si puo dire uno si e uno no.
Il problema grave non sno nemmeno i fessi che per giunta danno i loro soldi a questi sistemi di pseudo societa civile, ma la manipolazione mentale che riescono ad ottenere , un po' come i professionisti dell'antimafia se avessimo studiato tutto su cosa sono stati e sono tuttora nel nostro paese( perchè le mafie prolifichino per altri 150.000 anni)

I poeti non possono permettersi di non volere o potere decodificare la realtà fisica in cui vivono, altrimenti non potranno mai nemmeno sfiorare quella metafisica di anima...forse più che bisogno di critica poetica, ci sarebbe tanto bisogno di critica esistenziale e di critica sociale.
Non faccio colpe o responsabilità ai poeti, poiché so che la situazione richiede enormi e sconfinate energie di sopportazione del dolore pur di conoscere la realtà nuda e cruda così come è.

Marcella, cosi come altri (in questoo altro spazio o in lista mail un anno fa), chiedevi "il nome" di chi commentava, ma un nome , come quelli che hai trascritto per avaaz, non sono sufficienti ed anzi se, sia fuori che dentro la rete, ci si accontentasse di un nome o di un cognome, tutto potrebbe avvenire tranne che la conoscenza ( del vero volto, giù la maschera, come quella che Ennio ha poco sopra definito,in un classico che rende, lupo trvestito da agnello...e mi spiace per il lupo, perché quelli che muovono i fili di questa, come di altre ong, sono molto peggio, e il lupo è un grandissimo anima.le, che non ha mai mangiato il suo simile)

Spero che questa situazione costruisca e sia una vera pietra, lo dico davvero piena di tanto spirito d'affetto e riconoscenza per il luogo che mi nutre con le sue letture, comprese quelle di poeti che non sanno o non vogliono sapere in quale mondo vivono.


Anonimo ha detto...

Il Blog serve anche a questo. Ennio non ce ne voglia. Grazie Rò!
Marcella , se così è , meglio saperlo tardi che mai. Il tanto amore per la natura supererà anche questi schifosissimi ostacoli, bisogna crederci. Em

Anonimo ha detto...

Emy...la -i- era rimasta in -crederci-

Anonimo ha detto...

Grazie rò, è un bellissimo commento questo tuo ultimo che mi trova d'accordo su tutto. Anche per il cuore, la cordialità che ci hai messo, e l'onestà. (bastano?). Condivido particolarmente il bisogno di una critica sociale, che contestualizzi le poetiche, non tanto o non solo per quanto attiene alla piccola famiglia dei poeti, ma per interrogare il contesto, i linguaggi, per cercare armonie condivisibili sulle necessità. I poeti non sono giornalisti, il loro notiziario è per la salute. Si può anche scrivere come si stesse perennemente in biblioteca, ma allora le perle di saggezza dovrebbero essere ancora più grandi. Comunque tutto questo è per dire che i poeti non sono dei fessi, s'imbambolano soltanto se gli fai qualche complimento, sanno distinguere il vero dal fasullo perché ne sanno bene di entrambi.
mayoor

Anonimo ha detto...


Malala ha dedicato la sua infanzia a combattere per l'educazione delle ragazze come lei in Pakistan. Mentre giace in un letto di ospedale, tragica vittima di un sicario dei talebani, aiutiamola a far diventare il suo sogno realtà.

Una parte del Pakistan ha già avviato con successo un programma che assegna del denaro alle famiglie che mandano le figlie a scuola con regolarità. Ma nella provincia di Malala il governo locale sta ostacolando simili iniziative. Politici di alto livello hanno promesso di aiutare Malala e se agiamo ora possiamo fare in modo che si impegnino ad avviare finalmente un programma in tutto il paese.

Prima che i media si scordino dell'accaduto, alziamo le nostre voci per chiedere che il governo annunci fondi per tutte le ragazze del Pakistan che vanno a scuola. Tra pochi giorni il delegato ONU per l'educazione incontrerà il presidente del Pakistan Zardari e ci ha detto che la consegna a mano di un milione di firme rafforzerebbe la sua posizione. Firma e fai il passaparola girando questa email, e aiuta a rendere realtà il sogno di Malala:

C'è sicuramente qualcosa in questo testo (il testo dell'ultima petizione di Avaaz che mi è pervenuta e ho firmato) che mi suscita qualche fastidio, ed è l'invito finale che diventa quasi un ordine sostenuto dal ripetersi (questa è la carota imbonitrice) del riferimento al sogno di Malala.
Tuttavia ho firmato la petizione (così come ne ho firmate altre che nel contenuto mi trovavano d'accordo, comprese alcune ambientaliste che venivano proposte appena prima di importanti incontri internazionali capaci di influire nella direzione voluta) perché ho ritenuto che comunque, indipendentemente da chi proponeva la petizione, potesse essere utile nella direzione di sostenere l'emancipazione femminile in Pakistan.
D'ingenuità pecco spesso e molte cose del vasto mondo non riesco a chiarirmele (ho anche la brutta abitudine di non fidarmi dell'opinione corrente e questo mi lascia troppo spesso in dubbio). Però non sono così sprovveduta come sembri pensarmi Ennio (ma non avevi pensato anche tu ad Avaaz per promuovere "Noi accusiamo"?) e, consolati Rosanna (a proposito, anch'io ho apprezzato i tuoi interventi anche se mi ritrovo di più in quello di Mayoor), non ho mai fatto donazioni ad Avaaz (anche solo a naso non mi sembrava ne avessero bisogno). Quando mi hanno invitato a proporre una petizione ho pensato che lo facessero proprio perché io più che firmare… ("questa non tira fuori manco una lira, vediamo se almeno ci aiuta in altro modo") e che la cosa potesse esser buona per tutti. Non è così, giacché la mia petizione non è di quelle che possono esser fatte proprie da Avaaz (manca sicuramente della dimensione internazionale, per es.) e l'esser stata proposta, sebbene con riserva, da Avaaz provoca più riserve che rassicurazioni. E così un contenuto che sarebbe in sé da accogliere positivamente non viene accolto.
Il problema, dal mio punto di vista, è qui: è giusto dare più rilievo a chi propone rispetto al contenuto della proposta? La mia risposta è chiara, a partire dal fatto che diverse delle petizioni propostemi da Avaaz sono state da me firmate. Naturalmente non ho mai ricevuto inviti a firmare petizioni del tipo di quelle cui accenna Ennio (finalizzate, magari in modo indiretto, a promuovere sanzioni e similari).
C'è anche la possibilità (la storia lo insegna) che i fatti vadano in direzione diversa dalle intenzioni di chi ha dato la spinta iniziale… voglio dire: Soros e c. hanno dato l'impulso iniziale ma poi la gente può firmare in modo selettivo e proporre petizioni che vanno in direzioni diverse… non vi sembra?

un caro saluto a tutti

Marcella

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate a Marcella:

Quando cercavo una sponda sul Web per il nostro appello "Noi accusiamo!"( l'abbiamo trovato poi in MEGACHIP e in SINISTRA IN RETE) era il periodo in cui tu avevi appena preso contatto con Avaaz. Ed è vero che presi in considerazione questa ipotesi. Ma non gli diedi seguito, proprio perché temevo che il contenuto politico del nostro appello non potesse essere approvato da Avaaz.
Ma la questione di fondo che continuamente si ripropone è sempre quella vecchissima: possiamo affidare un messaggio in cui crediamo a organizzazioni capaci, sì, di amplificarlo e farlo conoscere a un vasto pubblico a noi inaccessibile, ma al di fuori di una nostra vera possibilità di controllare che esse non lo deformino o non lo inseriscono in un contesto che ne neutralizzi o strumentalizzi la carica umanistica o politica che esso contiene?
Le risposte anche sono vecchissime: c'è chi ci punta e mette in primo piano il contenuto (buono) e chiude un occhio sul contenitore (infido o deformante); c'è chi si rifiuta inorridito o semplicemente perché valuta che vince il contenitore sul contenuto.
Mc Luhan, un esperto dei media, diceva drasticamente: il mezzo è il messaggio. Io temo che sia vero e che la sproporzione nei rapporti di potere tra noi e loro è tutta a nostro sfavore.
Mi si obietterà. ma allora che si fa? si tace?
Forse ci sono situazioni in cui si può solo tacere, rifiutare
il ricatto sui nostri buoni sentimenti e lavorare capendo meglio come si muovono i Nemici.

P.s.
Ti ricordi nella poesia "Marzo 1821 - Marzo 2011"
cosa ti scrissi?

«Li lasciamo tutti ammazzare?», chiedesti
ansiosa. «Nulla per loro possiamo più fare»,
ti risposi. Perché eravamo già tutti morti.

Mica scherzavo, eh!
Ma tu...:
"C'è anche la possibilità (la storia lo insegna) che i fatti vadano in direzione diversa dalle intenzioni di chi ha dato la spinta iniziale… voglio dire: Soros e c. hanno dato l'impulso iniziale ma poi la gente può firmare in modo selettivo e proporre petizioni che vanno in direzioni diverse… non vi sembra?"

Unknown ha detto...

Mi spiace Marcella cara, rimango senza consolazione, preferisco e non per darti contro, ma per la mia necessità "realtiva e assoluta" a mettere le lenti necessarie al mio sguardo sulla realtà per poterlo rivolgere al meglio su ciò che per me è senza materia, non numerabile e infinita anima.

Il tuo "ottimismo" non mi ricorda le dentiere o il papi, ma il fallimento della Storia e mi fa profonda tristezza. Un vero peccato non poter raccogliere qualcosa di vagamente in comune come ti lasciavo scritto ieri. Ma è la Storia che va così, a specchio da micro a macro, da lievi rapporti umani come qui, ai piu grandi, di forza e menzogna. Siamo sempre lì, alla caverna, al gioco delle ombre, ma è un dolore che da secoli sto cercando di sapermi portare con chissà quanti altri che lo hanno imparato chissa quanto e più di me, nessuno.
detto quanto sopra, ti saluto e abbraccio però come quando mi stringo a respirare insieme a un castagno o a un tiglio, augurandoti tutto il bene dei loro versi.


ps inutile precisare che sono pienamente in sintonia con quanto ti ha scritto Ennio

pps
un abbraccio forte a Emy e a Maayor

Anonimo ha detto...

Oggi tutto è possibile via internet, tutto, ma ciò che possiamo fare mettendo in gioco noi stessi con tutte le nostre idee ma anche con tutta la nostra presenza fisica, a toccare con mano le piaghe e le ingiustizie , nessuno ma proprio nessuno potrà farlo. Ci vuole coraggio e tempo, forse lo stesso tempo che comodamente passiamo al computer. Emy


Unknown ha detto...

Arrivati al punto in cui siamo arrivati, per alcuni rispetto ad altri(quelli che vogliono come sempre "illudersi" e nutrirsi di speranze..del tutto false) è quasi perfettamente inutile cercare di capire il volto o il nome di ogni componente dell'èlite. Questi ultimi, ergo i primi sopra tutti gli altri, sanno mutare, le mutazioni gia avvenute sono già l'apocalisse, non occorre aspettare chissa quale catastrofe globale, questa è gia avvenuta ed è infatti quotidiana unicamente per quegli "alcuni" di cui sopra, che hanno saputo, sanno e sapranno sopportare la visione di come sia immutabile la dottrina che sta alla base dei mutanti dominanti/elite, che trascinano nelle loro mutazioni i milioni/miliardi in basso di consumatori dei vari segmenti della società/mercato, compreso il segmento/target dei legalitari, in mala o buona fede, ma comunque ignoranti, che credono di rappresentarsi con i diversi strumenti dati loro in pasto/abbuffata compresi gli appelli o simili mezzi.

Lo strumento precedente fu, per stabilire quanto buona e brava sarebbe stata la democrazia, il sacrificio dei milioni nei fornetti, in modo da passare ad altri fornetti , piu invisibili e più allargati a diversi "segmenti"(culturali, etnici, lavorativi, professionali etc etc)...invisibilmente esodati di ogni tipo e olocausti poiche la gnosi luciferina dell'elite aveva rappresentato l'unico massimo possibile, dal quale tutto ciò che sarebbe arrivato dopo, sarebbe stato il migliore dei mondi possibile(in cui non occorreva piu giocare all'eliminazione fisica, è stata sufficiente infatti quella antropologica, culturale, nergetica in senso ampio e stretto, ergo economica finanziaria). Un unico insieme di celle e cellette, orwell docet, in cui tutti si credono piu consapevoli, ma hanno in realtà rinunciato alla loro individualità e vera socialità, api senza propopoli o cera o miele, alienazione perfetta)

L'elite, in tutte le sue ramificiazioni fino a chi abbocca alle sue esche diversamente legalitarie, è nuda come non mai, è già nell'apocalisse quotidiana il disvelamento della verità, ovviamente per chi ha sopportato le lenti che rispetto alle altre, quellepiu facili, non hanno deformato la visione delle mutazioni avvenute nella storia.

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:

Rileggendo il solito B. Brecht:

Uno dei più grandi meriti dei classici fu l'aver rinunciato, senza scoraggiarsi, alla rivolta quando videro cambiata la situazione. Essi previdero un periodo di ripresa degli oppressori e degli sfruttatori e modificarono la loro attività in base a questa previsione. E né si attenuò la loro collera contro i dominatori, né scemarono i loro sforzi per abbatterli

(B. Brecht, Me- ti. Libro delle svolte, p. 122 Einaudi, Torino 1970)

Anonimo ha detto...

da Marcella ad Ennio:
vorrei chiudere l'episodio contingente della petizione con Avaaz ribadendo che non ho preso io contatto con Avaaz ma mi hanno invitato loro a proporre; che se avessi deciso di non accettare il loro invito non avrei scritto il testo della petizione né avrei cercato di promuoverla e di conseguenza non sarei entrata in contatto con molte interessanti realtà di pratica ecologica sul territorio; che non avrei capito alcuni funzionamenti di Avaaz (non mi dilungo a esplicitarli ma uno dei motivi per cui ho accolto l'invito è stato proprio il voler capire dall'interno) e anche alcuni miei funzionamenti; e non avrei avuto occasione di discutere come sto facendo con voi su contenuti/mezzi di trasmissione e simili cose.
Detto questo sul contingente-contingente e andando sul contingente come strumento per capire il non contingente, se Mc Luhan ha detto che "il mezzo è il messaggio" forse ha esagerato. A me sembra che il mezzo diventi parte del messaggio, nel senso che lo connota, lo inserisce in un contesto, quindi diventa anch'esso messaggio; ma il contenuto iniziale del messaggio rimane e almeno in parte può esser colto pur entro queste modificazioni. Nel caso della mia petizione la modificazione del testo è consistita, dopo un mese in cui è rimasto tale e quale io l'avevo proposto, nella inversione delle motivazioni con la richiesta vera e propria di firma. Io ero partita dai due versi e dalle motivazioni, e loro dopo un po’ di tempo hanno fatto slittare le motivazioni dopo la richiesta di firma. Questo certo modifica il tono e l'approccio (e ha dato a me l'idea del tipo di considerazione che l'organizzazione ha di chi legge) ma lascia salvi i contenuti, che a me pareva bene di condividere con il maggior numero possibile di persone, perché sento molto il problema, non solo in senso strettamente ecologista ma più ampio, complessivo.
Quello che importa però e forse modifica davvero (e qui penso a quanto notato da Rosanna) è il contesto nel quale la richiesta va a cadere. Se Avaaz è organizzazione manipolatoria abituerà gli utenti ad essere manipolati. Se è organizzazione strumentale a precisi interessi non condivisibili renderà complici di quegli interessi. E' questo il problema, anche se una media consapevolezza delle cose del mondo dovrebbe permettere ai singoli di discriminare nello specifico delle diverse proposte (tuttavia non sempre né su tutto si riesce ad avere nemmeno una media consapevolezza).
Nel caso di una petizione proposta da un esterno all'organizzazione, oltre che vedere se viene manipolato il testo, viene da chiedersi: a chi viene proposta da Avaaz una petizione esterna quando decida di farsene carico (ancora nel mio caso questo non è successo – le 95 o 96 firme ottenute sono frutto esclusivamente del tempo che ci ho dedicato io, cioè sono soprattutto firme di amici o conoscenti – e penso proprio che non avrò modo di verificare cosa accadrebbe quando invece…)? ad una platea di poco-pensanti o che non sono disposti a guardare il mondo per quello che è perché non riescono a sopportarne il peso? E' probabile che molti siano così, ma, se il contenuto in senso stretto rimane quello iniziale, non mi sembra possa essere un gran male che costoro leggano quanto proposto. Senza contare che qualcuno potrebbe essere indotto a, nel suo piccolo, modificare qualcosa nella direzione voluta, o essere già diverso dalla platea ipotizzata. Qui c'è l'idea che un seme possa trovare terreno fertile. E poi certo viene in mente il Saviano citato da Rosanna con le sue motivazioni moltiplicatorie (senza promozione autoriale però, perché le petizioni di Avaaz sono anonime).
(continua)

Anonimo ha detto...

Perché, vedi, io sono davvero convinta che talora la realtà smentisca le intenzioni dei potenti (a determinare gli avvenimenti concorrono tante concause, qualcuna imprevedibile ) e penso che sia potente anche una gran quantità di gente che chiede la stessa cosa (che può non essere proprio la stessa cosa che il potente di turno intende imporre). Percepisco nel tuo modo di sentire un determinismo molto forte, che rischia di aggiungere un altro motivo di paralisi ai diversi che già ci condizionano. La tua convinzione così netta, se la accogliessi fino in fondo, quasi mi libererebbe dall'obbligo che sempre sento di provare comunque a trovare lo spiraglio di luce, la fessura da allargare che consenta maggiore fiducia nelle dinamiche interpersonali e sociali e della storia. Ma (non riesco a non pensare a chi si affaccia ora alla vita e) non mi sembra giusto farlo.
E non vorrei che si ragionasse sempre in termini di aut aut. Diverse sono le strade possibili per ottenere qualche risultato nella direzione voluta. Se non si tenta, magari anche sporcandosi un po’ le mani…
"Eravamo già tutti morti", dicesti a proposito della Libia. In poesia certo possiamo dirlo, e in quel caso l'esser morti (esser stati incapaci di opporsi efficacemente) derivava anche dall'angoscia per un intervento militare che comunque avrebbe portato morte. Ma nella vita di tutti i giorni, per problemi come quelli ambientali, e soprattutto per quel che riguarda il futuro mi sembra quasi ingeneroso solo tacere, rifiutare il ricatto e lavorare a capire meglio come si muovono i nemici. Non si rischia di passare tutta la vita a cercar di capire? Magari ho capito male e tu volevi dire che è meglio fare che parlare. In questo caso sarei d'accordo (anche se qui stiamo tutti solo parlando).
In finale, apprezzo la citazione di Brecht. Senza voler fare una contrapposizione devo dire però che forse per me Brecht è troppo. Mi risponde di più il verso di Fortini: la poesia (e qui per me c'è dentro anche l'utopia, la prefigurazione del mondo come lo si vorrebbe) non cambia nulla, ma scrivi.

a Rosanna:
molte delle tue annotazioni mi hanno colpito e mi spiace di essere così lenta nell'articolare pensieri scritti e così poco sintetica (hai visto che broda, qui sopra, la risposta a Ennio… per questo scrivo poesie). Non avrò il tempo di scrivere tutto quel che vorrei a te… ma (provo ad attivare la funzione sintesi–poesia) qualcosa sì:

hai ragione i poeti non possono
permettersi di non volere
capire il mondo
infatti lo vogliono e spesso lo fanno
certe volte le cose più che saperle
le sentono a pelle e va bene
per me anche così
quando non capiscono soffrono colpa
quando capiscono una tristezza
di cotone tirato stretto
li inchioda
e fa fatica ogni mattina camminare

è vero, un nome non è che un nome un nome un nome
e il lupo è un essere che non mangia suoi simili
qualche volta nemmeno un vecchio asino
per pasto chiuso con lui nel recinto

le tue lenti Rosanna
tremo ti alienino la realtà del tutto
stretta nella celeste soffitta di quella immaterica
non numerabile ed infinita anima tua
ma se questa è la strada
che sia

nel prato
d'erbe mai
da legarsi in
un solo fascio
anch'io ti abbraccio
sapiente melograno dalle lievi braccia
(come sapevi che sono io castagno e tiglio la mia preziosa figlia

Ecco, forse ho finito. Le cose essenziali che volevo dirti, attivando la funzione poesia le ho dette nel tempo di scriverle. Grazie della tua simpatia. Ma… che ne diresti di uscire dalla soffitta (il 13 novembre per esempio a Milano alla Palazzina Liberty…
ciao
Marcella

Anonimo ha detto...

A Marcella:

...Che dire, che rispondere, che pensare di Marcella...è troppo forte!Una vera scoperta!

Non cedere poeta,
la strada è infinita
a nessuna festa canterai,
e nemmeno ai loro funerali,
Poeta tu sei l'incredibile sogno
che tutti vorrebbero fare,
l' utile passaggio sul fiume inquinato,
la sola forza di un seme dentro la terra,
componi il mosaico del mondo,
fallo brillare e fallo volare,
in alto , da guardare nel cielo, oltre il cielo,
quell'albero verde, vedrai finalmente spuntare.

Emy

Anonimo ha detto...

cara Emy,
grazie dell'apprezzamento (che però mi sembra non del tutto meritato) e soprattutto della fiducia. Insieme forse...
ciao
marcella

Anonimo ha detto...

Ennio Abate a Marcella:

"Ma nella vita di tutti i giorni, per problemi come quelli ambientali, e soprattutto per quel che riguarda il futuro mi sembra quasi ingeneroso solo tacere, rifiutare il ricatto e lavorare a capire meglio come si muovono i nemici. Non si rischia di passare tutta la vita a cercar di capire?" ( Marcella)

Cara Marcella,
qui sotto puoi leggere uno dei tanti esempi di quello che fanno i Potenti mentre noi ci occupiamo della "vita di tutti i giorni".
Certo Manlio Dinucci è uno che "rischia di passare tutta la vita a cercar di capire", mentre noi rischiamo di passare tutta la vita a consolarci nella "vita di tutti i giorni".
E forse il bivio è quasi tragico: o si fa la prima cosa o la seconda.



L’arma del silenzio mediatico

Manlio Dinucci


Si dice che il silenzio è d’oro. Lo è indubbiamente, ma non solo nel senso del proverbio. È prezioso soprattuttto come strumento di manipolazione dell’opinione pubblica: se sui giornali, nei Tg e nei talk show non si parla di un atto di guerra, esso non esiste nella mente di chi è stato convinto che esista solo ciò di cui parlano i media.
Ad esempio, quanti sanno che una settimana fa è stata bombardata la capitale del Sudan Khartum? L’attacco è stato effettuato da cacciabombardieri, che hanno colpito di notte una fabbrica di munizioni. Quella che, secondo Tel Aviv, rifornirebbe i palestinesi di Gaza. Solo Israele possiede nella regione aerei capaci di colpire a 1900 km di distanza, di sfuggire ai radar e provocare il blackout delle telecomunicazioni, capaci di lanciare missili e bombe a guida di precisione da decine di km dall’obiettivo.
Foto satellitari mostrano, in un raggio di 700 metri dall’epicentro, sei enormi crateri aperti da potentissime testate esplosive, che hanno provocato morti e feriti. Il governo israeliano mantiene il silenzio ufficiale, limitandosi a ribadire che il Sudan è «un pericoloso stato terrorista, sostenuto dall’Iran». Parlano invece gli analisti di strategia, che danno per scontata la matrice dell’attacco, sottolineando che potrebbe essere una prova di quello agli impianti nucleari iraniani.
La richiesta sudanese che l’Onu condanni l’attacco israeliano e la dichiarazione del Parlamento arabo, che accusa Israele di violazione della sovranità sudanese e del diritto internazionale, sono state ignorate dai grandi media. Il bombardamento israeliano di Khartum è così sparito sotto la cappa del silenzio mediatico.
Come la strage di Bani Walid, la città libica attaccata dalle milizie «governative» di Misurata. Video e foto, diffusi via Internet, mostrano impressionanti immagini della strage di civili, bambini compresi. In una drammatica testimonianza video dall’ospedale di Bani Walid sotto assedio, il Dr. Meleshe Shandoly parla dei sintomi che presentano i feriti, tipici degli effetti del fosforo bianco e dei gas asfissianti. Subito dopo è giunta notizia che il medico è stato sgozzato.

Anonimo ha detto...

Ennio Abate a Marcella (Continua):


Vi sono però altre testimonienze, come quella dell’avvocato Afaf Yusef, che molti sono morti senza essere colpiti da proiettili o esplosioni. Corpi intatti, come mummificati, simili a quelli di Falluja, la città irachena attaccata nel 2004 dalle forze Usa con proiettili al fosforo bianco e nuove armi all’uranio. Altri testimoni riferiscono di una nave con armi e munizioni, giunta a Misurata poco prima dell’attacco a Bani Walid.
Altri ancora parlano di bombardamenti aerei, di assassinii e stupri, di case demolite con i bulldozer. Ma anche le loro voci sono state soffocate sotto la cappa del silenzio mediatico. Così la notizia che gli Stati uniti, durante l’assedio a Bani Walid, hanno bloccato al Consiglio di sicurezza dell’Onu la proposta russa di risolvere il conflitto con mezzi pacifici.
Notizie che non arrivano, e sempre meno arriveranno, nelle nostre case. La rete satellitare globale Intelsat, il cui quartier generale è a Washington, ha appena bloccato le tramissioni iraniane in Europa, e lo stesso ha fatto la rete satellitare europea Eutelsat. Nell’epoca dell’«informazione globale», dobbiamo ascoltare solo la Voce del Padrone.

(il manifesto, 30 ottobre 2012)

[Fine]

Anonimo ha detto...


"forse il bivio è quasi tragico: o si fa la prima cosa o la seconda".
pur colpita da quello che mi fai sapere e grata a chi ce lo comunica, continuo a pensare che bisogna cercare di farle entrambe: non aut aut, et et invece.
un abbraccio
marcella

Unknown ha detto...

Mi scuso con Marcella che mi dice "di essere così lenta nell'articolare pensieri scritti e così poco sintetica"...non lo è affatto visto che purtroppo per mancanza di tempo stamattina sono ripassata solo in una pagina e non in questa.
Sono molto molto commossa e grata della sua per me..non ha importanza che tremi o temi per il mio contatto con la realtà. E' giusta la sua "sintesi poetica", poiché soffro di non poter essere "pratica" come e con il suo darsi da fare.

La mia conoscenza sui risvolti "pratici" , pieghe e retroscena della realtà, non dico sia come il mio giornalista preferito , M.D., e chi gli è simile, ma abbastanza uguale a lui o loro... Dinucci, o Correggia, o Grimaldi... Questo è il mio darmi da fare.

Per la questione Avaaz avevo capito che non Marcella , ma "loro" l'avevano cercata, fatto sta che avevo cercato di illustrare come questie bestie cercano di "accalappiarsi" mellifluamente brandendo la bandiera della legalità, i vari "testimonial" minori o maggiori che danno un ritorno d'immagine di "specchiata" reputazione...sono professionisti coi controca...più di quelli che aveva a disposizione silviuncolo quando costrui il cielo azzurro vent'anni fa.

purtroppo non si tratta di aut aut se nelle loro reti o simili, compresi falsi strumenti fra cui appelli, non voglio caderci né dalla cantina né dalla soffitta.

Solo quando questi soggetti , estremamente invasivi, saranno capaci di denunciare i veri sterminatori della realtà, compresa quella degli alberi, avranno un mio sguardo di et. Li considero come la grande bestia dell'apocalisse, non voglio averci nulla a che fare, proprio perché quante brave persone e poeti come Marcella predano per fare prede ben maggiori.

ps
cara Marcella, "dovrei" senz'altro accettare questo tuo invito per il 13 p.v....abbracciarsi al profumo di un tiglio castano non capita tutti i giorni . un abbraccio clorofillato. rò

Anonimo ha detto...

bene, allora ci vediamo, spero, il 13...
ciao
marcella

(la poesiola potrebbe essere migliorata ma il tremo non era un refuso)

fiorellaangelafrancesca ha detto...

Ciao Marcella, che delizia questo tuo senso panico della Natura. Un abbraccio, spero di rivederci presto.

Anonimo ha detto...

ciao Fiorella, mi fa piacere rileggerti. un abbraccio
marcella

Anonimo ha detto...

ciao Fiorella, mi fa piacere rileggerti. un abbraccio
marcella