sabato 3 novembre 2012

Lucio Mayoor Tosi
Guardalo in faccia


Lucio Mayoor Tosi, Ingozzata liberista

Guardalo in faccia. E' nero, è sporco. Fa spavento
nessuno lo vuole. Piace ai maniaci, agli psicopatici
ai consumatori di iPhone, ai bottegai lustrascarpe
ai servi padroni.

Guardalo e guardati in faccia. Sei falso.
Vuoi denaro, sei interessato al denaro, non al lavoro.
Sei interessato ai tuoi figli, a tua moglie
al parmigiano col miele.


Suv o minicooper? Scegli. Non hai scelta ma scegli.
Vuoi denaro. Domattina, subito. Sii puntuale.
Non mancare perché non mancheresti a nessuno.
Tu o un altro fa lo stesso. Merce per le merci.
Parmigiano per i furbi.



Consumatori maniaci psicopatici. Nessuno.
Nessuna faccia. Categorie di facce, di servi con l'iPhone.
Neri, sporchi. Falsi. Bravi. Per bene, a lasciarci la salute.
E pagando.

Paga. Fai girare, e restituisci che non sono cose tue.
Non c'è niente che ti appartenga. Niente da perdere.
Non hai niente. Neanche le timberland.
Se non te le prendono oggi, aspetteranno domani
quando sarai morto. Stai sicuro.

Quelli che predicano che il lavoro ha un'etica
un suo valore intrinseco, son quelli che non lavorano
i ricchi e i super-ricchi. Le timberland te le prestano
e anche la tredicesima. Si riprenderanno tutto.

Il suv che hai comprato non ha nemmeno il tuo nome
si chiama mercedes, chrysler, bmw… tu non hai niente.
Sei Sanfrancesco. Sei come un bimbo. Sei nudo.
Altri sono i re, e hanno tutto. Altro che nudi! 
Se han cento case presto ne avranno duecento.
Più la tua.




Tu o un altro, tu e il denaro. Nero, sporco.
Tu e tua moglie. Scegliete. Non avete scelta e scegliete.
Bravi.

Ma questo cosa vuole?
Che ne sanno i poeti?

I poeti fanno un lavoro che ricorderanno
anche quando saranno in pensione.
Voi per ricordare dovete comprarvi la nikon.
Fate come i poeti se vi riesce.





17 commenti:

Anonimo ha detto...

Mayoor! La rabbia ha offuscato lo scritto. La rabbia è emozione e la tua si sente, tanto. Avresti dovuto raffreddarla un po',ma ti capisco. Comunque come al solito complimenti. Emy

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:

Meno male, un po' di "rabbia"!
Sto lavorando al post sulle "Cinque difficoltà per chi scrive la verità" di B. Brecht e trovo questo passo ad hoc:

"Importante per quelli che scrivono è trovare il tono giusto per dire la verità. Quello che comunemente si ode è un tono molto mite e lamentoso, il tono di chi non sarebbe capace di far male a una mosca. Chi lo ode e si trova in miseria non può che diventare ancora più miserabile. Così parlano, uomini che forse non sono nemici ma certo non sono dei compagni di lotta. La verità è combattiva, non solo combatte la menzogna, ma anche quelle determinate persone che la divulgano."

Anonimo ha detto...

Mayoor:

Durante un incontro con studenti il Presidente Napolitano spiegò quali furono le ragioni che portarono alla stesura dell'art. 1 dellaCI: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.". Il lavoro era di primaria importanza per risollevare un paese ridotto a povertà e devastato dalla guerra.
Sciocchezze. Chi lavora non è mai proprietario della ricchezza che produce, perché la ricchezza ha un valore privato, di fatto le persone che lavorano sono ridotte semplici meccanismi, beni di consumo anch'essi, al pari di qualsiasi merce. Sembra che il mondo abbia bisogno di manici del lavoro, per questo i cosiddetti moralisti e puritani insegnano che il lavoro ha un valore intrinseco.
Questo è grosso modo ciò che intendevo dire con questa poesia. Ho tentato di sfatare quello che a me sembra un luogo comune. Tutto qui. Il lavoro è il tema di questa poesia. E mi sembra di averlo affrontato con sufficiente lucidità, per avvertire e non certo per dare sfogo alle mie emozioni. Di solito scrivo divertendomi, amo provocare, la rabbia arriva conseguentemente alla provocazione e alla lucidità con cui viene esposta una tesi indigesta.
Cara Emy, il fatto che anche tu abbia lavorato onestamente per tutta la vita non ti porta oggi, nel tempo libero che avrai, a redigere estratti conto e fatturazioni per hobby. No, scrivi poesie. Sono sicuro che delle fatturazioni te ne sei scordata in fretta. Questo è il lavoro di cui parlo, non di quell'altro, quello tuo creativo, quello che ami.
Insomma parlo di schifezze, di schiavitù e di consumismo. Parlo di cose che riguardano la maggioranza della gente, del lavoro costrittivo che s'innesca sui bisogni primari della gente come prezzo da pagare per il paneburro e la casa.
Sarebbe giusto dire e che il valore del lavoro sta nella capacità di produrre abbastanza per tutti, ma non è così. Magari un giorno lavoreremo tutti gratis in una società organizzata diversamente, con più intelligenza. Ma intanto si produce anche troppo, spesso beni assai discutibili venduti sempre più a caro prezzo.
(continua)

Anonimo ha detto...

Non sono temi abbastanza alti per la poesia? Non posso farci niente. Una volta cominciata la mia sola preoccupazione è stata quella di portarla a termine. Forse avrei dovuto usare più metafore, parlare dell'inferno, del samsara o, che so, delle dittature morali e del nazismo? Avrei dovuto abbandonarmi maggiormente all'estro, all'evocazione, alla nobiltà dei sentimenti? Che c'è di tanto nobile nella costrizione e nel ricatto?
Ho letto da qualche parte: " … l’uomo si sta evolvendo, la crescita è in rapporto allo sviluppo dell’intelligenza". "… la politica è il mezzo migliore per controllare il popolo e tenerlo in uno stato di ignoranza, il condizionamento impedisce, rallenta lo sviluppo dell’intelligenza….". Non conosco l'autore ma sono parole che condivido. In questa poesia ho tenuto conto dell'intelligenza (sentimento e ragione insieme), ma ho usato volutamente le parole dell'ignoranza sperando di stabilire così un rapporto diverso per la comunicazione, fatto di parole riconoscibili ai più. Scriveva Majakovskij:

"… imparavo l'alfabeto dalle insegne,
sfogliando pagine di ferro e di latta"

ma certo nelle sue sentenze ci sentivi una maggiore fraternità… se mai è quasi assente la parte "costruttiva", quella dove si dovrebbe parlare del lavoro ideale, del lavoro come andrebbe vissuto se positivamente. Ne so personalmente perché da oltre vent'anni lavoro magari precariamente ma in piena libertà. Quando il piano esistenziale e quello meramente produttivo non si dissociano, e il lavoro cambia radicalmente aspetto. ma ho anche scritto:

"I poeti fanno un lavoro che ricorderanno
anche quando saranno in pensione.
Voi per ricordare dovete comprarvi la nikon."

Si avrà da dire sul linguaggio troppo basso (e sfacciatamente scafato), ma sono certo che l'esempio è calzante.

E dopo aver letto il commento di Ennio Abate aggiungo, sempre da Majakovskij:

"Come - osate - chiamarvi poeta
E, mediocre, squittire come una quaglia?…"

mayoor

Anonimo ha detto...

...E sì, caro Mayor la mia era una provocazione, la rabbia in poesia forse è l'unica emozione che è meglio non contenere, ma riguardo l'emozione si è detto tanto, non sono quuasi mai riusciti a convincermi, ma ho capito che il contenimento in poesia è difficile e importantissimo. Emy

Anonimo ha detto...

... pura follia. Devo averli spaventati. Ieri ne parlavo con Vaslav Nijinsky, al mercato. Abbiamo fatto compere insieme, più che altro verdure.
"Ti sembra uno scritto pieno di rabbia questo?, gli ho chiesto.
"Certo che no, io lo trovo rasserenante".

mayoor

Anonimo ha detto...

Rabbia sana!...tanta amarezza...
Alcuni versi tendono un poco alla prosa...Del resto comunicare certi concetti in poesia e' come guidare sul ghiaccio.
Non e' facile.
E' anche un bell'omaggio ai poeti.
Augusto

Anonimo ha detto...

Vaslav Nijinsky propose di intervenire con azioni di predicazione in tre punti strategici della città: la sede della CGL, il palazzo della regione in zona Garibaldi e il centro Bonola di San Siro. L'indomani si presentò all'appuntamento in compagnia di Timothy Leary, "ha portato lo zucchero", mi disse. Vaslav era interamente coperto da un saio, con ai piedi un assurdo paio di scarpe argentate, io travestito da hippy e Timothy con una vecchia giacca che sembrava recuperata chissà dove, ma con la cravatta. Sembravamo dei lollari della confraternita di sant'Alessio. Neanche a dirlo, gli appestati giunsero in perfetto orario...
mayoor

Anonimo ha detto...

2 novembre 2012: con Vaslav Nijinsky siamo andati a portare dei fiori alla discarica dei televisori. Il più vicino era in viale delle Milizie 1.
mayoor

Anonimo ha detto...

Sono in sintonia con questi fiori alla discarica dei televisori. C'è dentro tutto Tosi e la sua poesia-poesia .

leopoldo attolico -

Anonimo ha detto...

Ringrazio Ennio, Augusto, Leopoldo Attolico e anche Emy. I vostri commenti mi fan sentire meno negletto. "Poesia-poesia" è senza dubbio la miglior definizione che abbia letto negli ultimi cent'anni... riferita alla poesia naturalmente, ma colgo volentieri l'incoraggiamento.
mayoor

Anonimo ha detto...

devo confessare che mi mi hanno colpito molto le scarpette di Vaslav argentate, la presenza di Leary, e "lo zucchero" che non "Guardalo in faccia" anche se ovviamente quest'ultimo acquista più valenza dopo l'invenzione dello strano appuntamento e i fiori alla discarica. Tifo più per la rabbia ma mi rendo conto che la leggerezza è disarmante, sconvolgente e in questo caso degna del miglior teatro fantastico-surrealista. Comunque i due codici si alimentano a vicenda.. enzo

Anonimo ha detto...

Bravo Lucio,
le tue "due anime" mi hanno conquistato, anche se la tua rabbia forse avrebbe guadagnato, secondo me, se l'avessi fatta decantare un poco.
Ma forse l'urgenza di esprimerla era quello che ti premeva di più.
Maria Maddalena

Anonimo ha detto...

Ciao Maria. Non c'è rabbia nell'animale in gabbia, c'è istinto per la sopravvivenza, lucidità. La rabbia è un sentimento estroverso, se mai verrà quando esce.
mayoor

Anonimo ha detto...

... cioè accade quando la contatti. Altrimenti ti parrà di non sentirla, e questo succede a tutti. Ti sarà capitato di reagire con uno scatto di nervosismo per una sciocchezza, ecco, significa che in profondità c'era rabbia. Anche quando non riesci ad amare, è perché da qualche parte c'è quel sentimento. Ma credimi, io ho voluto scrivere solo quel che ne penso del lavoro andando a cercare un po' di verità. Poi è la mia scrittura che fa, ma stavolta ho voluto affrancarla al senso, sapendo anche che potrebbe non essere condiviso.
mayoor

Anonimo ha detto...

Il fatto è che, in tema di lavoro, parecchia gente se la canta senza sapere di far parte di un coro. Spiace dirlo proprio adesso, ma è proprio perché il lavoro viene a mancare che si avrebbe l'opportunità di vederci chiaro.
mayoor

Anonimo ha detto...

... il lavoro è un moralismo, un tabù quanto lo è il denaro. E' inesprimibile.
mayoor