venerdì 28 dicembre 2012

Eugenio Grandinetti,
Zooteca.



  Eugenio Grandinetti, che i frequentatori di questo blog conoscono,  ha accompagnato l'invio  di queste sue poesie con  un breve messaggio: "In questi giorni ho cercato di metter ordine alle cose che ho scritto recentemente, e ne ho ricavato un paio di raccolte di poco più di cento pagine l'una. Di una, che ho intitolato Quartetto, ti allego la sezione dedicata agli animali. Se ti pare che valga la pena pubblicarne qualche poesia (quattro o cinque al massimo), scegli tu quelle che ti paiono più opportune". 
Preferisco, invece, pubblicare l'intera sezione e invitare i commentatori a "fare laboratorio"  suggerendo, criticando, argomentando le loro valutazioni. Appena possibile lo farò anch'io nello spazio dei commenti [E.A.] 



1      Senza appigli

Un volo di rondini s’aggrappa
agli embrici che sporgono da un tetto
e rimane sospeso. Incerti volano
nell’aria senza limite gli sguardi
ed inseguono attese che si perdono
nel vuoto senza appigli e senza meta.



2       I sentieri dei passeri

I sentieri dei passeri scompaiono
dopo ogni passaggio,
anche se l’aria è sterile e non crescono
erbe nuove a nascondere le tracce.


3     La partenza delle rondini

Partiranno le rondini alle prime
avvisaglie d’autunno, quando le albe
avranno indugi prima di svelarsi
pallide all’orizzonte.
S’aduneranno allora i nostri sogni
lungo i fili sospesi della mente
e spiegheranno le ali alla ricerca
di nuove terre dove ancora il sole
avrà tepori e abbagli e le parole
apriranno alla mente ancora un mondo
vivido di promesse e d’illusioni.



4           Gli afidi

Dove ci sono gli afidi s’affollano
le coccinelle
e non per il piacere di vederli
ma solo perché gli afidi
sono un preda facile, un pascolo
fertile d’erba tenera da brucare
senza pericolo.
Gli afidi sono stupidi: non hanno
né strategie né armi per difendersi
né agilità né ali  per scappare.
L’unica loro risorsa è il numero
che serve solo per assicurare
che almeno la specie sopravviva.
In qualche modo sono come i popoli
che si fanno sfruttare e che sopportano
di essere mandati in guerra, senza avere
l’intelligenza almeno di capire
che il numero potrebbe diventare
un’arma efficace per lottare
per il loro diritto d’istituire
una società di uguali. Ma ora
il mondo in cui viviamo è organizzato
in maniera che quelli che comandano
si appropriano del frutto del lavoro
dei molti, a cui non lasciano
se non quello che basti a sopravvivere.
Ma gli afidi non hanno
un cervello pensante: hanno soltanto
la possibilità di essere tanti
in modo che se pure molti muoiano
la specie però riesca a sopravvivere.
  


5        Rimpianti

Giungono sulle ali dell’inverno i gemiti
del vento: hanno rimpianti
di stagioni fiorite, di tepori
trascorsi, di rondini
che percorrono il cielo  e non si stancano.


6       Le api

Si spostano da fiore a fiore le api
cercando il nettare e intanto si ricoprono
di polline che fecondi
i fiori che visita. La vita
è sempre uno scambio e non soltanto
da fiore a fiore, ma anche
da gente a gente, perché si rinnovino
le civiltà e non restino
immutabili come cose fossili



7       Pieride

Pieride, bianco anelito che palpiti
cercando tra le folte erbe dell’orto
i fiori delle crocifere tra tanti
altri fiori forse anche più visibili,
la vita breve che ti resta ancora
non ti appartiene più.
Passato è il tempo dell’attesa quando
eri bruco e crisalide e speranza
di avere le ali per poter volare
libera per cieli intermini appagandoti
solo del volo e della libertà.
Ma non per te erano le ali e il volo
ed i liberi spazi e l’abbandono,
ma solo perché ancora continuasse
in altre vite la tua vita breve,
e,disquamate le ali, tu tornassi
a strisciar sulla terra e a sbattere
le ali ormai inutili aspettando
l’ora vicina di cessare d’essere.


8       Rondoni al tramonto

I gridi dei rondoni si ripetono
nell’aria del tramonto: questa è l’ora
delle imprecazioni o dei silenzi.
Trattieni i tuoi pensieri, non lasciarli
erratici nell’aria, che non debbano
volare intorno e non trovar riposo
se non al compimento della sera.
Voleranno di notte solo strigidi
dalle ali silenziose e pipistrelli
dalle dita lunate alla ricerca
di ogni essere che s’agiti nel buio.
E per non farsi preda anche i pensieri
si faranno silenti e resteranno
rinchiusi nel rifugio della mente.
.

9       Come formiche

Questa pur breve vita che trascino,
come un peso gravoso una formica
traendola a ritroso, è ormai vicina
al nido sotterraneo ove s’interrano
il chicco e la festuca. Ma continua
per altre vite ancora la fatica
ardua di vivere. La vita
di ognuno è solamente un attimo
sul quadrante che segna ad ogni giro
generazioni d’uomini che passano
come filari di formiche.
E poi riprende ancora dall’inizio
il corteo d’altre vite fino a quando
un meccanismo fragile s’inceppi
ed una mano anonima lo stacchi
dalla corrente che lo tiene in vita
lasciando solamente un segno labile
che il tempo inesorabile cancella.




 10)        Il bruco geometra

Il bruco che s’arrampica a fatica,
arcuando il corpo lungo le pareti
ripide, pare
il segno della spanna o l’apertura
del compasso
che s’apre e chiude e prende le misura
di tutte le cose che delimita.
Ma è solo un bruco geometra che cerca
un posto nascosto ove s’imbozzoli.
Non ha peli urticanti, non ha ghiandole
velenifere per difendersi: ha solo
l’abilità di rendersi mimetico
stecco tra stecco o grumulo di polvere
a cui nessuno faccia caso.


11)        La macroglossa stellarum

Suggere senza fermarsi: il tempo passa
rapido e la vita
è troppo breve per poter far tutto.
In tanti fiori solo poco nettare
e occorre fare in fretta
a visitarli prima che avvizziscano
prima che si perdano le forze
e si diradi il battito delle ali
e si cada per terra e vi si resti
per sempre inerti.


12)                 Nottole

Nel cielo oscuro gocciole di luce
seguono strade aeree che attraversano
orizzonti retrattili. Parole
rapide come nottole si perdono
inseguendo memorie che nel buio
s’agitano come anofeli e ci turbano.



13)                 Farfalla

Con ali variopinte di farfalla
vola nell’aria della mente lieve
un sogno. Cerca fiori
dai petali sgargianti per sentirsi
un fiore anch’esso e richiamare
altri sogni,che la vita
ci sembri gioiosa come un prato
adornato di fiori e di farfalle.



14      I passeri

La gazzarra dei passeri che litigano
per le misere briciole che quando
qualcuno scuote la tovaglia cadono
dalla finestra nel cortile turba
per un poco il silenzio del meriggio.
Poi ritorna una quiete di calura
che assopisce ogni voglia in un letargo
di stanca e sonnolenta  indifferenza.

15)      L’allodola

Si leva l’allodola dal suolo
dove ha il suo nido e vola
quanto più in alto può: la terra è solo
una distesa informe, un prato vuoto
dove una nidiata pigolante chiama
a compiere un dovere che la vita
ha assegnato. E lascia
il cielo senza limiti, la visione
di spazi sterminati, il sogno
di raggiungere in cielo l’infinito,
e come pietra che dall’alto cade
discende ancora a terra alla miseria
di una vita banale e senza ideali.



16)         Il canto (I)

E’ qui che nasce il canto, tra le fronde
di questo bosco folto ove s’annidano
parole d’ombra e pause di silenzi
che al vento si ridestano e protendono
voci canore al sole.


17)                 Il canto (II)


Giunge dal buio un canto incerto e resta
sospeso nel silenzio. Si fa accorto
l’ascolto, ma c’è solo
un suono indistinto che attraversa
il cielo dei desideri e poi svanisce
lento nel nulla.



18)                 Il merlo

Un merlo canta e l’eco gli fa il verso
ed è lo stesso canto ma ci pare
diverso, forse
per il luogo da cui giunge la voce
forse per il tono più vivace
o più opaco o più continuo
oppure frammentario.
Volgiamo gli occhi alternamente al rovo
oppure al bosco
ove tra foglie folte e volte d’ombra
la sorgente del canto può nascondersi
o alla roccia nuda, ove tra anfratti
e crepe fonde può trovare posto
un richiamo d’amore oppure un pianto
senza speranze di riscontro.
Ma tornano vuoti gli occhi, mentre il canto
continua ininterrotto
e tracima dall’aria e si diffonde
tra i cuori di quelli che lo ascoltano.


19)                 Strigidi


Il volo silenzioso delle strigidi
s’abbatte improvviso sulle arvicole
timide che aspettano la notte
per uscire a nutrirsi.
Di notte il timore non ha occhi
che vedano al buio, però ha orecchi
attenti ai fruscii minimi, alle minime
vibrazioni dell’aria e ha la prontezza
di correre a rintanarsi  a ogni pericolo.
Ma nel suo gioco cruento la natura
deve pur prevedere che le strigidi
non muoiano d’inedia. E allora è logico
che abbiano un volo silenzioso e rapido
che sorprenda le arvicole, ed è giusto
che quelli che sono deboli soccombano
ai bisogni e all’assalto del più forte
perché la sola legge che prevale
è quella della predazione e della morte.



20)                 Falene

L’ultima parola pare sia
il frenetico battere delle ali
di falene che muoiono
sbattendo inutilmente contro i vetri
senza riuscire a ritornare libere.



21)       Il cerambice

Il cerambice immagine s’arrampica
a fatica sugli alberi.
Ha zampe uncinate che s’attaccano
alla corteccia scabra, mentre esplora
con le antenne mobili gli anfratti
dove deporre le sue uova.
E dopo, quando nasceranno,
le larve vermiformi scaveranno
col le forti mandibole nell’albero
ospite voragini
che porteranno l’albero alla morte.


22      I galli

Sacrifichiamo  i galli a Persefone
perché col loro canto non disturbino
il sonno sempiterno della morte.

      23    L’usignolo

Si leva soave un canto dal dumeto
dove celato un usignolo attende
un amore lontano: ”Vieni - dice -
da questa solitudine ti chiamo
se pure tu m’ascolti. I giorni passano
rapidi come abbagli e non avremo
un’altra vita:tutto
sarà concluso nell’istante breve
del nostro incontro. Dopo
ci sarà la fatica di cercare
senza respiro il cibo per i piccoli,
che se mai scamperanno alle intemperie,
e non li scopriranno
la donnola o la pica predatrice
potranno anch’essi avere solo un attimo
di gioia in una vita
di stenti, di fatica e di pericoli.



23    Le api indifferenti

Le api passano indifferenti: i fiori
non hanno più richiami, sono
corolle vizze ormai su steli secchi
che ogni spinta di vento piega e spezza.
Non avremo anche noi  che ambigue attese
e univoche certezze. Il tempo passa
inesorabilmente e  lascia
solo speranze vane che insecchiscono
 e promesse mancate, che ora cadono
come petali vizzi sopra un prato
ormai arido.


25        Il fasmide


Il fasmide si maschera da stelo
 secco e resta immobile
su un ramo per non farsi scorgere
da animali affamati che vorrebbero
mangiarlo. Eppure il fasmide
non ha intelligenza, ha solo
l’istinto di nascondersi perché sente
che la vita è in pericolo e che forse
sarebbe stato meglio non essere
e comunque è meglio non essere visto.



26       Il nido

La morte ha fatto il nido tra le fronde
dei pensieri che il vento della vita
agita ininterrottamente.
Tra poco scoveranno uova d’attese
nasceranno speranze e tenteranno
d’involarsi. E resteremo nudi come i rami
che l’autunno dispoglia.


27                  Meriggio

Stride il meriggio a un canto di cicale.
L’aria ristagna. Solo da lontano
s’ode il cupo tubare delle tortore
nascoste tra le fronde. Non è il tempo
delle parole ora, è il tempo
dei suoni fastidiosi che ci tolgono
la quiete del silenzio.
L’estate ha suoni estranei che non sono
dire e ascoltare,
ha solo voci dissone che parlano
ognuna per sé, mentre si abbacinano
gli occhi alla luce torrida e rimangono
sbarrati e senza immagini.


















2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sono sentite afide,passero,bruco pipistrello,rondine,coccinella,ape. Il volo e il canto, la sopravvivenza e la fine. Come un'ingenua musica ho attraversato il cuore di un uomo-bambino. Grazie per la commozione. Emy

Anonimo ha detto...

scusate quel "sentite" sta per sentita. emy