mercoledì 31 ottobre 2012

Marcella Corsi
L'intelletto delle erbe



Pubblico il saggio di Marcella Corsi che esplicita i temi presenti nella sua poesia già pubblicata autonomamente  qui in un confronto con un Fortini  da lei indagato secondo l'ottica dell'ecologia letteraria. [E.A.]


Prove per un approccio ecocritico ai versi di Fortini: Una obbedienza
  
Non di rado scorrendo versi di Fortini ero stata colpita dalla rilevante presenza in essi del mondo animale e di quello vegetale[1]. Ho voluto rileggere quei testi alla luce dell'ottica proposta dall'ecologia letteraria. Forse solo un modo per riproporre versi che mi avevano colpito. Sicuramente un tentativo di far intravedere un modo diverso di avvicinarsi ad un'opera già indagata con approcci differenti.
In estrema sintesi l'ecologia letteraria è un metodo che si situa tra ermeneutica e attivismo, uno strumento con cui l'etica ambientale si esercita criticamente sui prodotti letterari, proponendo un'idea di cultura come strategia di sopravvivenza, motivata da precise esigenze di rifondazione culturale, in continuo esercizio di creatività. Sul versante storico˗ermeneutico si tratta di un approccio volto ad acquisire consapevolezza dei valori ecologici – in senso affermativo o negativo – di cui un'opera, e un autore attraverso le sue opere, si fa portavoce. Da un punto di vista etico˗pedagogico essa vede nel testo letterario, e più in generale nell'opera d'arte, anche uno strumento di alfabetizzazione ambientale volto ad orientare positivamente il modo con cui gli umani si rapportano al mondo non umano[2].   

Giorgio Linguaglossa
Ritornare sulla poesia dell'essenzialità
di Tomas Tranströmer



da 17 Poesie (1954)

Sotto il quieto punto volteggiante della poiana
avanza rotolando il mare fragoroso nella luce,
mastica ciecamente il suo morso di alga e soffia
schiuma sulla riva.
La terra è celata dalle tenebre frugate dai pipistrelli.
La poiana si ferma e diventa una stella.
Il mare avanza rotolando fragoroso e soffia
schiuma sulla riva.

domenica 28 ottobre 2012

Paolo Ottaviani
Il giogo della rima
e l’«homme très-faible»



Treccia della parola nella Poesia

Più bella incatenata da libertà eloquente
sta incisa la parola nel ritmo della mente:
non può vagare alata né far la capriola
ma sarà lei a guidarti con sempre nuove arti

Cosa chiediamo alla poesia?
Due esempi:
Romano Luperini e Francesco Di Leno


Lucian Freud, Autoritratto

L’accostamento dei testi di due autori - così diversi per cultura, condizione sociale e coscienza dello strumento usato per esprimersi (la poesia) - non sembri incongruo  o bizzarro. Li accomuna il ricorso alla poesia in momenti di estrema difficoltà, personale o politica che sia.  Entrambi ripropongono così l’irrisolta  domanda  su cos’è la poesia. Perché ad essa ricorrono un noto studioso di critica letteraria - come Romano Luperini, e un oscuro scrittore come Francesco Di Leno, ex impiegato che si presenta come “poeta politico”? Non lascerei cadere la questione e ci rifletterei  tre volte prima di rispondere. [E.A.]

Poesie. Reparto di oncologia
di Romano Luperini

Ho passato mesi da una clinica all’altra.  Per combattere l’insonnia feroce ho scritto di notte dei versicoli che riporto qui non per esibizione letteraria ma per documentazione diaristica. Solo il distacco della forma mi ha consentito di vincere il pudore della confessione e la coscienza del necessario inganno della letteratura.

giovedì 25 ottobre 2012

UNA LISTA DI MAESTRI
PER I MOLTINPOESIA?
LE RISPOSTE.



Nell’ordine in cui mi stanno arrivando dopo la serata del 23 ottobre 2012 alla Palazzina Liberty di Milano, pubblico i riassunti degli interventi che ho sollecitato ai partecipanti all’incontro. Questi sono i primi. Gli altri li aggiungerò mano mano nei prossimi giorni. Nella logica di scambio reciproco che è del Laboratorio Moltinpoesia, pubblicherò anche il mio, che non ho potuto fare per mancanza di tempo, e  tutti quelli di amici e amiche lontani o assenti quella sera, che volessero rispondere brevemente alla (problematica) domanda che apriva la serata. Le considerazioni aggiuntive o conclusive verranno dopo, tenendo così conto anche degli auspicabili commenti dei lettori del blog. [E.A.]

Interventi finora pervenuti: Pezzaglia, Chiarei, Mannacio, Colnaghi, Mayoor Tosi, Accorsi, Moramarco, Provenzale, Villa, Abate.

martedì 23 ottobre 2012

Annamaria De Pietro
Sei poesie
da "Magdeburgo in Ratisbona"



L’albero

A Wilma,
che nell’aria cantava
chiusa dalla ringhiera
a picco sul giardino

Io vidi il muro abitato dall’albero.
Ragionamenti udivo –
ebbi paura che i becchi
troppo nei cerchi in fondo
trovassero originaria la spiga.
Fra loro ne parlavano,
volte le teste a destra,
dentro l’ombra a sinistra
prendevano nozione
e abitavano il chiuso cristallo
che ai confini
batteva dentro il guanto gli ossicini
come uguale un’infanta imprigionata
da un capitano a cavallo.


Marcella Corsi
il mio desiderio è un albero che supera il cielo


tutto da una conchiglia – Erasmus aveva
le sue ragioni – minuscole nel fango primordiale
di oceaniche grotte di perla poi vegetali essenze
dotate di respiro e pinne e ali e piedi (chissà
se Katherine pensava a Darwin quando scriveva
di conchiglie e grotte di perla)

lunedì 22 ottobre 2012

Giorgio Linguaglossa
Sul Meridiano ad Amelia Rosselli



Amelia Rosselli L’opera poetica, I Meridiani,  Mondadori, Milano 2012  


Era tempo che si attendeva questo Meridiano dedicato alla poesia di Amelia Rosselli. Finalmente abbiamo in un unico volume tutte le poesie di una tra le maggiori personalità poetiche di livello europeo del Novecento introdotte da un accurato e ampio apparato filologico di Francesco Carbognin, Chiara Carpita, Silvia De March e Gabriella Palli Baroni, oltre a una puntuale prefazione di Emmanuela Tandello.

SEGNALAZIONE
Ennio Abate
Riflessioni su “Dinanzi al morire”
di Francesca Diano

Vanitas vanitatum - Salvador Dalì

Sul blog di Francesca Diano IL RAMO DI CORALLO uscì il 9 sett. 2012 un suo resoconto (qui) del Convegno internazionale Dinanzi al morire svoltosi presso il Centro Culturale San Gaetano a Padova dal 6 all'8 settembre. Lo lessi il 27 settembre, il giorno successivo alla morte dell'amico Carlo Oliva (qui) e scrissi  alcune considerazioni che Francesca ha avuto la gentilezza di ospitare nel suo blog (qui).  Segnalo la cosa  su Moltinpoesia, invitando chi  volesse commentare a farlo direttamente  sotto il post pubblicato da Francesca. [E.A.]


1.
Ieri sono stato ai funerali di Carlo Oliva. C’era molta gente. Nel salone in sottofondo una canzone anarchica. «Nostra patria è il mondo inter..». Sicuramente molti di questi suoi amici e amiche, oggi coi segni della vecchiaia nei corpi, saranno stati nelle manifestazioni a cui anch’io partecipai nel ’68-’69 per le strade di Milano. Invano cerco di riconoscere  qualche volto. Non siamo più quelli di allora. Tra quanti hanno preso la parola per salutare l’amico morto, le  cose più commosse e amare le ha dette Felice Accame, il libraio della Odradek di Milano, che con Carlo Oliva ha avuto un sodalizio intellettuale durato oltre un quarantennio. Ha accennato alla forza dell’amicizia e alla fiducia che si era costruita tra loro due nel tempo: quello che scriveva uno era condiviso  pienamente dall’altro. Ma ha anche detto che tutto quel lavoro  compiuto assieme in tanti anni è rimasto inascoltato: la società è andata nella direzione opposta a quella desiderata; i nemici si sono dimostrati  più forti. È un atto di coraggio, per me ammirevole, dirselo e dirlo in pubblico davanti alla salma di un amico. Poi ciascuno farà o confermerà la propria scelta: inchinarsi ai forti diventati più forti o continuare a resistere comunque.
2.
Oggi, con ancora nella mente le immagini della salma di Carlo Oliva e del suo funerale, leggo sul blog IL RAMO DI CORALLO «Dinanzi al morire – Un convegno e tre mondi a confronto». È un resoconto dei principali interventi lì tenuti, ma anche una profonda riflessione sul tema della morte che relegata da noi «nel sottoscala, come un parente di cui ci si vergogna». Francesca Diano sostiene, infatti, che «l’occidente non accetta la morte» e non la vuole «guardare in faccia», pur essendo «una delle società più violente, sanguinarie e prive di compassione». Aggiunge che da noi «il lutto diviene spesso una patologia da guarire», per il venir meno di «quelle forme e quei riti codificati che nel corso della storia e delle culture hanno accompagnato il trapasso». E conclude con una sorta di denuncia: oggi si preferisce coprire il vuoto prodotto dalla perdita di senso di quei riti con «l’ossessiva celebrazione dell’eterna giovinezza, dell’eterna efficienza, dell’eterna sopravvivenza a qualunque costo».
[Il testo completo si legge qui]

sabato 20 ottobre 2012

Laboratorio Moltinpoesia

 

incontro del 23 OTTOBRE 2012 ore 18
 a cura di Ennio Abate
Una lista di maestri per i moltinpoesia?
Proviamoci…

Se avete trovato il poeta- maestro che vi ha aperto la mente già dalle elementari, se avete incontrato solo poeti-compagni di strada  coi quali avete fatto brevi passeggiate, se da qualche poeta avete imparato comunque qualcosa, venite e raccontatelo (magari leggendo anche qualche loro testo)…

Palazzina Liberty
Largo Marinai d’Italia 1, Milano
(ingresso libero)
Come raggiungere con i mezzi pubblici la Palazzina Liberty Largo Marinai d’Italia – Milano:
Tram: 12 - 27
Autobus 45 - 60 - 62 - 73
Filobus 92


SEGNALAZIONE
Amedeo Anelli
su Roberto Rebora

23 ottobre 2012 ore 18:30
 Presentazione del volume di
Amedeo Anelli
 Qui sto e tu?
Interrogazioni sulla poesia di Roberto Rebora
 Edizioni Zona Franca - Lucca – 2012
 ne parlano con l'autore
Daniela Marcheschi –  autrice del volume Il sogno della letteratura, Gaffi 
Franca Severini  editore del libro

Roberto Rebora nasce a Milano il 25 gennaio 1910. Il padre Mario Rebora, avvocato penalista e fratello di Clemente Rebora,  muore a Milano il 6 maggio 1925. Roberto, che ha quindici anni, lascia il Liceo Parini e trova impiego come magazziniere ai carboni dell’Officina del Gas della Bovisa, dove lavorerà quattro anni, studiando nel frattempo e riuscendo ad ottenere il diploma di ragioniere. Nel 1932 pubblica la prima poesia in «Circoli. Nel 1938 inizia a collaborare a «Corrente» con recensioni, poesie e scritti sul teatro. Nel dopoguerra si occupa di teatro, critica teatrale e letteraria per giornali e riviste. Traduce dal francese e dallo spagnolo. Insegnerà anche per anni a Milano alla Civica scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro.  Negli ultimi anni di vita, vive in stato d’indigenza nel costante aiuto degli amici. Tardivo arriverà a pochi mesi dalla morte l’ottenimento dell’assegno previsto dalla legge Bacchelli. Muore nel 1992 a seguito di una caduta nella sua abitazione. Oltre a otto raccolte di versi, pubblica in vita uno studio su Giovanni Battista Angioletti (Padova, Cedam, 1944), il volume Scenografia d’oggi in Italia (Milano Görlich, 1974). Postumi escono, a cura di Nicoletta Trotta, Della voce umana e poesie inedite (Novara, Interlinea, 1998) e, a cura di Sergio Bajini, Prose disperse (Milano, viennepierre, 2003).
Libreria Popolare di via Tadino Soc. Coop.S.r.l.- Via A.Tadino,18 - 20124 Milano Tel.02 2951 3268 info@libreriapopolare.it
La libreria è raggiungibile con: MM Linea 1, stazioni di Porta Venezia o Lima; con i tram N.5 e N.9 fermata di Porta Venezia; N.1 fermata Settembrini/San Gregorio; N.33, fermate Tunisia o Regina Giovanna/Buenos Aires; autobus 60 fermate Lima o Benedetto Marcello.
Ci trovi anche su facebook: Libreria Popolare Via Tadino

venerdì 19 ottobre 2012

SEGNALAZIONE
Francesca Diano
Su "Paradiso" di G. Linguaglossa



Quale sia il senso del mito e del sacro che ogni epoca ha, è compito della storia del pensiero descrivere. Ma persino quando questo senso appaia assente, o svilito, come oggi da noi e quanto più in Italia, tuttavia esiste. In forme inaspettate. Eppure emerge, a volte, in tutta la sua (pre)potenza arcaica, quella che mi piace definire  la sua Urgestalt.
Ho trovato questa Urgestalt  nel Paradiso di Giorgio Linguaglossa (Roma, 2000, Edizioni Libreria Croce). E nel leggere, la prima immagine che mi è apparsa alla mente è stata quella de La caduta degli angeli ribelli di Pieter Breughel il Vecchio. L’immagine si è affacciata alla mente per due motivi. Il primo è la forza visionaria del dipinto, analoga a quella che ho trovato nel Paradiso, il secondo è la sua costruzione su tre piani, che ho ritrovato nella tripartizione del testo; la Città di Lite, la Città di Dite e la Città dei sentieri che si biforcano.
La poesia di Linguaglossa ha una natura (o dimensione) architettonica e allo stesso tempo pittorica. Dunque si muove in uno spazio intermedio tra struttura e visione, fra tridimensionalità e superficie. Questa profondità è lo iato che dà respiro e spazio all’invisibile. Uno spazio ambiguo, nel senso di duplice. Quell’Urgestalt di cui si diceva. Ma è proprio la presenza di questa dimensione architettonica nel testo che testimonia la consapevolezza di Linguaglossa della diversità della lingua poetica rispetto al linguaggio d’uso comune. Il suo poema arde.

(Il saggio si legge per intero sul blog di Francesca Diano qui)

giovedì 18 ottobre 2012

SEGNALAZIONE
Annamaria De Pietro
Magdeburgo in Ratisbona


Magdeburgo in Ratisbona, Annamaria De Pietro, Milanocosa Edizioni, Milano 2012

In questo libro c’è, ecco, questa tensione all’aprirsi del bianco della pagina, mentre intreccia forme tra pensiero informante e fatti, nella coscienza del rischio del vuoto di senso. È una tensione che ha corrispondenze, per me, con lo stato di degrado, disgregazione e disperazione impotente, subito e vissuto da larghi strati sociali. Il problema è (è stato già detto) prima di tutto culturale, di una cultura che rielabori un pensiero adeguato ai vari ambiti della prassi, politica, etica ecc., compresa quella poetica.

mercoledì 17 ottobre 2012

Emilia Banfi
Il cantante



E’ nella bottiglia il barlume
ancora una volta, è l’ultima volta
si vede com’era  alla macchina
la mani nere , olio, le impronte
sulla serranda che saliva e scendeva
come il rhum nel bicchiere.
Era il vizio di lavorare svuotato
da chi  non lo voleva autore
di rischiose canzoni,
allora cantava e cantava
anche quando perse le dita.

Con una mano puoi vivere
puoi  bere e sognare
guardare qualcuno avvitare
cambiare candele e motori
sporcarsi di olio e annusare
la vita di un giorno, di un’ora
ma nessuno ti sente cantare
nel vano di specchi
di un ascensore che sale.

Paolo Carlucci
Poesie
da "Dicono i tuoi pettini di luce
- Canti di Tuscia"


Il libro di esordio del romano Paolo Carlucci si segnala per la felice circostanza di uno sguardo lirico che combacia con un paesaggio, insieme intonso e graffiato: «i tuoi pettini di luce» «tra macchine in sosta», «orgoglio di beltà / tra negozi e caffè», in un felice connubio tra il quotidiano e il lirico, tra paesaggio memoriale e scavo interiore, contemplazione e annuncio. Certo, un esordio in contro tendenza, conservativo, aurorale, idillico in mezzo al  mondo della contro riforma della rivoluzione mediatica, è un bel che dire… ci sono qui, a mio avviso, tutti gli ingredienti di una futura implosione tematica e linguistica, che però nell’equilibrio statico della poesia di Carlucci, ancora non avviene. Il tutto è immobile, tout se tient. Ancora, forse per poco, ma ancora.
Giorgio Linguaglossa

Francesco Tarantino
La strage di alberi
del cimitero di Mormanno.
Con una nota di G. Linguaglossa


Mormanno, un piccolo comune della Calabria. Il Cimitero di Mormanno. Un certo giorno il sindaco del comune fa tagliare tutti gli alberi centenari che abbellivano il cimitero di Mormanno. Un atto vandalico. Un poeta calabrese di nome Francesco Tarantino denuncia alla locale Procura della repubblica la strage di alberi. Nulla, non succede nulla. E allora il poeta appone sulla soglia di ogni albero reciso un leggìo con su scritto una poesia di un poeta italiano, ma mani ignote abbattono alcuni leggii e deturpano il luogo. È un affronto sull’affronto, una vergogna alla quale Francesco Tarantino non si arrende, e denuncia e rimette in piedi i leggii abbattuti. È una questione di Memoria. È una questione di barbarie. E la grottesca vicenda diventa una tenzone legale perché il sindaco intima a Francesco Tarantino di ritirare i leggii con le poesie e il poeta risponde tramite un legale che l’apposizione di quei leggii è pienamente legittima.

lunedì 15 ottobre 2012

SCRITTURE DI SCENA
Angela Villa
Su "Push Up (Spintarelle)"


Oltre a dare di tanto in tanto un'occhiata alla narrativa, perché non darla anche al teatro? Angela Villa se ne occupa da tempo e ci darà qualche dritta. Cominciamo da questa...[E.A.]
A Milano il Teatro Filodrammatici apre la nuova stagione teatrale con “Push Up  (Spintarelle)”, dell’autore tedesco Roland Schimmelpfennig. Roland Schimmelpfennig è uno degli autori emergenti della nuova drammaturgia tedesca, nato nel 1967 a Gottinga. Le sue drammaturgie mescolano iper – realismo ed espressionismo, facendo leva soprattutto sull’estrema frammentazione delle unità di tempo e di luogo. Quello che conta è il presente, un eterno presente, dove i personaggi agiscono senza capirsi, ognuno chiuso nel piccolo mondo dei propri desideri insoddisfatti. Legarsi al presente è l’unica sicurezza possibile, ma anche l’errore più grave, sembra suggerire il giovane drammaturgo, l’ossessione per il presente, impedisce di proiettarsi nel futuro, svilisce l’impegno politico e l’azione collettiva che necessita di sguardi futuri, di immaginazione, di “pensiero trasformatore” capace di riesaminare e cambiare lo stato attuale.

sabato 13 ottobre 2012

Giorgio Linguaglossa
Su "Parlano e volano.
Poesie scelte (1980-2011)
di Mari Vallisoo



Mari Vallisoo, Parlano e volano. Poesie scelte (1980-2011) LietoColle, Faloppio, 2012

Riflettevo su questo libro della poetessa estone Mari Vallisoo e mi interrogavo su quel suo modo di porre le cose sulla carta con una sicurezza e una ingenuità che a un letterato colto e snob dell’occidente parrebbe eccessivo e azzardato, e più mi interrogavo più mi convincevo che non è Mari Valllisoo ad essere nell’errore ma è una certa poesia italiana (colta e snob) che ha inseguito le orme del Moderno senza peraltro riuscire a prendere le misure al Moderno. Ma questo sarebbe un lungo discorso forse troppo lungo per essere affrontato in questa sede. Leggere la poetessa estone da questo punto di vista dà un’impressione di forte estraniazione, è leggere ad un tempo un poeta modernissimo e antichissimo, una poesia fuori-storia, fuori-contesto, o almeno nel senso che la parola «contesto» richiama alla nostra memoria quella situazione (sociale e culturale) che ha visto nei paesi occidentali a sviluppo economico evoluto il progressivo trionfo della piccola borghesia in via di progressiva mediatizzazione.

giovedì 11 ottobre 2012

SEGNALAZIONE



As.V.A.P 4
nell’ambito del progetto  “UNO SPAZIO PER” e in collaborazione con
 “AUSER  “ Saronno,
con il patrocinio del Comune di Saronno
presenta:
NATURAMANDO
VOCI  DAL TERRITORIO
SABATO 13 OTTOBRE ORE 21.OO
Villa Gianetti –sala Bovindo
una serata di musica e di poesia con i
 “ POETI IN BILICO 
Le letture saranno accompagnate dalle musiche
di:
 Gabriella Monti all’arpa,
Stefania Giachino al pianoforte
Gennaro Ravano al clarinetto
Nell’occasione sarà presente con alcune opere anche il pittore
Marco Brix
Parteciperanno:
Maria Panzalis, Emilia Banfi, Sofia Melis, Maurizio Del Marco, Margherita Coldebella, Antonio Vasselli, Carla Bassani, M. Maddalena Monti, Marco Guido Spartaco Strada, Corrado Giachino, Valentina Frasista, Domenico Cazzolla,  Fernando Bizzarri, Cinzia Orsenigo, Evelina Balducelli, Paolo Sambrotta

mercoledì 10 ottobre 2012

Giorgio Linguaglossa
Su "Pertiche" di Alberto Cellotto


Alberto Cellotto Pertiche La Vita Felice, Milano, 2012

La sufficiente sostenutezza colloquiale di questa raccolta di Alberto Cellotto è indice di ciò che altrove, sul pianeta Terra, viene stimato essere cosa gradita tra interlocutori che si scambiano convenevoli, fatuità e prolegomeni. Le poesie sono un po’ i prolegomeni a una vera vita che ancora non c’è. E questa raccolta sembra quasi scritta da un poeta che non c’è per un mondo che non c’è, ci parla di una estraniazione dal punto di vista di un estraneo alla vita, ci parla di un mondo che c’è e non c’è. «Pertiche» potrebbe sembrare un titolo eccessivamente generico proprio per quel suo restringere il campo semantico della significazione ad un oggetto di uso quotidiano. Un quotidiano con la consapevolezza che non in esso c’è il salvagente, un quotidiano che non è più l’ancora di salvezza cui anelavano le generazioni di poeti del tardo Novecento.

martedì 9 ottobre 2012

Gianmario Lucini
Editore impostore,
sociologia di polli e di rapaci



Nel post di segnalazione dedicato al libro di Cornacchia e Rendo (qui) sono emersi interessanti spunti di discussione sull'editoria che s'occupa di poesia (telematica o tradizionale). Per approfondirli, pubblico questo gustoso e informato  saggio di Gianmario Lucini. La via della poesia è lastricata anche di  porcheriole economico-psicologiche. Parliamone. [E.A.] 

L’Italia è la patria dei poeti, ma anche dei gonzi, dei polli. Il pollo è un animale simbolico, metaforico. Ha le ali, può volare, andarsene libero come tutti gli altri uccelli, eppure gironzola nell’aia, beccheggia, poltrisce finché qualcuno gli tira il collo. Il pollo è convinto che tutto gli sia dovuto: becchime, riparo notturno, protezione, senza nulla dare. E’ un animale banale, cialtrone, sciocco: è un gran narciso. Sì, certo dà le uova, quando diventa gallina e forse, nell’ingenuità della sua visione, questo gli sembra uno scambio equo. Nella sua ottusità, offuscata dal narcisismo non immagina che ci sia una visione del mondo diversa dalla sua, più predatrice.

Luciano Nota
Poesie
da "Tra cielo e volto"



NATURA MORTA

Se da me a te
l'anima è obliqua
se in qualche spazio
tu ti muovi
giulivo
rifugiandoti in contesti
sovrumani.
Se custodisci il tempo
l'assetto d'ogni cosa
consacra
queste pere piene d'ansia
questa mela putrefatta
questo scarto di lattuga.

domenica 7 ottobre 2012

Ennio Abate
Oggi ho letto…



Franco Tagliafierro, Storie del terrorismo made in Italy. Racconti, Il mio libro 2012


Sono 18 racconti. Il primo fa da introduzione e, cominciando con uno svagato «Ti può capitalre, una sera che sei senza compagnia, di uscire da un cinema dopo mezzanotte e di avviarti a piedi verso casa, anziché prendere un taxi o aspettare l’ultimo tram» (p.9), suggerisce la cifra che li accomuna: l’attrito, lo scarto, tra quotidianità della vita dei comuni mortali e gli intrighi  impenetrabili e terrorizzanti ( è il caso di dirlo…) del Potere.
Gli altri trattano con ironia, ammiccamenti e un tetragono punto di vista (di cui tra poco dirò…) il «terrorismo made in Italy», presentando una variegata tipologia di casi e di personaggi che hanno avuto a che fare con le stragi e la lotta armata sviluppatasi in Italia negli anni Settanta. 

venerdì 5 ottobre 2012

SEGNALAZIONE


POESIA ITALIANA COMUNICATO STAMPA – 27 Set 2012
La superpotenza 
- poesie, traduzioni e scritti di Giuseppe Cornacchia e Angelo Rendo.
Scheda del libro su: http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=877260

Cornacchia e Rendo hanno voluto riunire in un corpo a due teste quasi venti anni di produzione libertaria e liberata. E’ oltremodo difficile raccogliere le membra sparse del pensiero e del non-pensiero: tra questi estremi si sono dibattuti sin dall’inizio. Tentare la congiunzione fra caos più assoluto timorato da intelligenza lineare e scientificismo arguto, sensibile e poetico è stata loro principale occupazione.

DISCUSSIONE
A proposito di un articolo
di A. Asor Rosa


Ancora sulla poesia vista dagli accademici. Su " Repubblica" del 29 settembre è apparso un articolo di Asor Rosa (qui) che ha suscitato questo malizioso scambio di opinioni tra Navio Celese e Giorgio Linguaglossa. Lo pubblico  nella speranza di  ulteriori interventi. E mi limito per ora a dire che condivido la critica ai "critici aurati" che  leggono in fretta e solo una parte minima di quanto viene prodotto in poesia, ma sono poco convinto che la "selezione delle migliori opere di poesia" debba essere "in consonanza con la selezione della specie di darwiniana memoria". Alla selezione politica e culturalmente "amicale" di certi accademici va contrapposta una selezione altrettanto politica e culturale, non amicale, ragionata, critica, fondata su un accurato lavoro di conoscenza del "mare magnum"  dei moltinpoesia. Segnalo anche che sull'antologia di poesia "al femminile", fin troppo glorificata da Asor Rosa ( ma anche da Cortellessa) si è discusso animatamente  su "Le parole e le cose" (qui) [E.A.]



Caro Linguaglossa,
                             non credo ti sia sfuggito l’articolo di Asor Rosa su la Repubblica del 29 settembre titolato LICENZE POETICHE e “sottotitolato” Dai maestri alle voci nuove perché i versi sono più liberi rispetto alle “narrazioni”, cui è stata doverosamente apposta la premessa Nel nostro paese c’è una produzione sempre più vasta che rivela una capacità di invenzione profonda superiore alla prosa. Semmai prova a leggerlo anche tu. Per quale ragione  l’ha scritto?
Io l’ho scorso, pieno di aspettative. Vi ho trovato - secondo l’ordine di scorrimento - i nomi di Valerio Magrelli, Patrizia Valduga, Patrizia Cavalli, Gianni d’Elia, Milo De Angelis (!), Cesare Viviani, Paolo Ruffilli, Franco Marcoaldi, Franco Loi, Fiammetta Cirilli, Carlo Masini, Filippo Strumia, i dodici poeti donna della “collana bianca” Einaudi, a cura di Giovanna Rosadini, e poi in inciso Rosselli, Merini, Cavalli e Valduga. Le case Editrici di riferimento citate nell’articolo sono: Einaudi (7 volte); Aragno, Interlinea, La Camera Verde, Passigli (1 volta ciascuna).