giovedì 31 gennaio 2013

SEGNALAZIONE




MARTEDI' 5 FEBBRAIO 2013 ORE 21
PRESENTAZIONE
DI
POLISCRITTURE n.9
Laboratorio di ricerca e cultura critica
 Il numero della rivista
ora edita da CFR
è dedicato a Franco Fortini
contiene testi di:
ABATE-ABATI-ALLEGRA-BANFI-BUGLIANI-BRISCUSO-CASCELLA LUCIANI-CIRIACHI-CORSI-DEIDIER-DELL'AQUILA-DI MARO-FERRIERI-FORTINI-LENZINI-LUCINI-MAGAZZENI-MANNACIO-MASI-PARTESANA-RECCIA-ROBUSTELLI-ROVERSI-SALZARULO-SANTARONE-TOFFOLI-TAGLIAFIERRO-ZINATO
Libreria Popolare di via Tadino Soc. Coop.S.r.l.-
Via A.Tadino,18 - 20124 Milano Tel.02 2951 3268 libreriatadino@yahoo.it
La libreria è raggiungibile con: MM Linea 1, stazioni di Porta Venezia o Lima; con i tram N.9 fermata di Porta Venezia;N.1 fermata Settembrini/San Gregorio; N.33, fermate Tunisia o Regina Giovanna/Buenos Aires;autobus 60 fermate Lima o Benedetto Marcello
*Nota dell'editore sul sito CFR; qui

Stefano Guglielmin,
Da "Le volpi gridano in giardino".



Stefano Guglielmin,  Le volpi gridano in giardino, Edizioni CFR - 2013 

Poesie londinesi




Triste è il suo viso come il viso di un poeta,
un poeta senza canto
                              Virginia Woolf
  

°

Le volpi gridano in giardino
mentre il barbarico sfibra la tovaglia;
raccoglie Mrs Dalloway la voce e dice:
"Non sembra incredibile la vita?"


sabato 26 gennaio 2013

Marco Onofrio su "La fanciulla muta"
di Chiara Mutti.


Le liriche raccolte ne "La fanciulla muta" (lepisma, 2012) sono trafitte da lampi di nobiltà letteraria e tendono alla misura del volo transoceanico (che più spesso è traiettoria del viaggio interiore) anche nella più compiuta e perfetta immobilità. non è ambizione consapevole o velleità programmatica – bensì, piuttosto, timbro di un’impronta naturale – questo respiro largo di una poesia che raggiunge, in sé, l’altezza e la luce della classicità. Chiara Mutti ha una voce congeniale al registro “sublime”: insegue l’inesplicabile bellezza del mondo, e ne attraversa i livelli camminando lungo percorsi labirintici di “incanto e paura” (ecco il sublime). una poesia “dolce e forte”, tenera e crudele: un “marmoreo affiorare di gigli”, un “sangue rosso, rappreso ai piedi nudi della gioia”. immagini, queste, ghermite con gli “artigli dell’anima”, che lasciano graffi leggeri ma non per questo meno penetranti: anzi. una poesia siffatta va configurandosi, a certe condizioni, come rito alchemico di ricomposizione delle forze: nasce dal confronto della vita (nella sua irriducibile caparbietà) con la morte ingannatrice, col tempo dell’uomo immerso dentro il vuoto cosmico.

venerdì 25 gennaio 2013

Pietro Peli,
Una polemica in versi.


La poesia incontra spesso la storia. E allora urta in qualcosa (di materiale, sociale, politico...) che smuove sentimenti contrastanti: di paura, pietà, indignazione.  E se la cava a volte. Altre volte si rompe le corna. Quando poi è un giovane poeta, come Pietro Peli, dichiaratamente di piglio pasoliniano (Vedi suoi precedenti post qui e qui), a inciampare (mi posso permettere questa metafora?) in un personaggio controverso come il brigatista rosso Prospero Gallinari, scomparso di recente, quei sentimenti si colorano anche inevitabilmente (e direi fin troppo in questo caso) dell'ideologia populista con cui Pasolini lesse la storia di quegli anni.
Non ho nessuna esitazione a pubblicare questa sua poesia. Ma vorrei si ricordasse quanto, al di là della retorica ufficiale alimentata dai mass media, la memoria sugli anni Settanta, come fu per quella della Resistenza, non è unitaria e condivisa (e  solo come segnale valga in Appendice l'articolo di Mario Gamba apparso su il manifesto).  Anche i poeti dovrebbero indagarla di più quella storia.

giovedì 24 gennaio 2013

Giorgio Linguaglossa,
Su "Nelle tue stanze"
di Marzia Spinelli.


  
Marzia Spinelli Nelle tue stanze Edizioni Progetto Cultura, Roma, 2012

La sostenutezza formale di questa raccolta di Marzia Spinelli indica appunto che ci sono dei sostegni, delle travi portanti, delle mensole che tengono insieme il calcestruzzo «povero» della costruzione poetica; è indice di ciò che altrove, sul pianeta Terra, viene stimato essere cosa gradita tra interlocutori che si scambiano convenevoli, fatuità e prolegomeni. Le poesie sono un po’ i prolegomeni a una vera vita che ancora non c’è.

mercoledì 23 gennaio 2013

Itzik Manger, Tre poesie.



In singolare coincidenza con la poesia-riflessione di Donato Salzarulo su una visita ad Auschwitz, Giorgio Linguaglossa propone queste poesie  in lingua yjddisch di  Itzik Manger che fanno intravvedere sentimenti delicatissimi (si veda "Re David e Avishag ") e  premonizioni terribili ( "e in ginocchio cadrete con terrore –"). [E.A.] 

Traduzione dallo yiddish di Ariel Rathaus, Edizione fuori commercio n. 176, 300 copie numerate a cura dell’editore Carucci (1983). Nota finale di Giorgio Linguaglossa.


Amore

Agili cervi su nevosi monti,
corna d’argento impigliate nella luna
e con cui la luna è generosa.

Mia madre li protegge. Va con loro.
Perché i lupi nei boschi non ne fiutino l’odore,
spegne le loro impronte sulla neve.

lunedì 21 gennaio 2013

Donato Salzarulo,
Visita al campo di Auschwitz.
Con una riflessione
sulla "Giornata della memoria" .


 

Quando visitammo
il campo di concentramento e sterminio
di Auschwitz-Birkenau,
evitammo alle bambine
la vista di alcune sale.
Troppo crudo mostrare
la massa di capelli
a ciocche, a trecce
tramati come stoffe.
(Non ricordo se frammenti d’ossa
fossero bottoni).

sabato 19 gennaio 2013

LABORATORIO MOLTINPOESIA

a cura di Ennio Abate

  incontro del 22 GENNAIO 2012 ore 18


Introduce Luisa Colnaghi



Ezra Pound

Poesia lirica, epica e profetica 

(con qualche dettaglio politico non irrilevante)


"Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie

Quello che veramente ami non ti sarà strappato

Quello che veramente ami è la tua vera eredità"

(Canto 81 - Canti pisani)

giovedì 17 gennaio 2013

Faraòn Meteosès
Specchiatura



Adesso riverberare il Verbo sulla specchiatura
dipresso il Luogo di lettura
essere credulo di percepirmi monade nella modanatura a fuoco
foggiata dal Gigante
fra l’incudine e il martello la falce e la tenaglia
rifratta sulla soglia della mia retrobottega
sullo speculo nell’angolo dell’Alfa e dell’Omega
nell’ennesimo incantesimo ad opera del càlamo
che dispiega sulla riga l’afflato e la metafora
una tremula orditura un traslato di converso
capovolto di riflesso in un artiglio endovenoso

martedì 15 gennaio 2013

Ennio Abate,
Rileggendo "I poeti del Novecento"(3).
Fortini sui futuristi.





1. Attirano ancora i futuristi? Direi proprio di sì. Ogni tanto ripartono le rivalutazioni.i  Sorvolando sulle apologie marinettiane della guerra «sola igiene dei popoli», si mescolano facilmente con l’americanismo; e, più in particolare, con gli inni alle nuove tecnologie, specie del Web, eco di quelli futuristi per l’aeroplano o l’elettricità. La rilettura del breve brano che Fortini gli dedica ne I poeti del Novecento stoppa queste tentazioni.

lunedì 14 gennaio 2013

Eugenio Grandinetti
[Senza titolo]



Caro Ennio,un'altra guerra è cominciata [in Mali] per i francesi e sta per cominciare per noi,e la cosa passerà ancora inosservata. C'è un odio tra gli uomini,fomentato da interessi di potere (economico,religioso,politico)che di continuo si autoalimenta. A noi resta l'indignazione,ma è ben poca cosa di fronte alla contentezza di chi con le pubbliche disgrazie (e la guerra va considerata tale) ci guadagna. D'altra parte tante altre cose ci danno nausea in questa disgraziata società.penso allo schifo di questa campagna elettorale,alle manovre dei potenti per esser sempre impuniti,alla disperazione di una società che sta andando allo sfascio. Forse è una fortuna esser arrivati al capolinea,anche se,a pensarci bene,la vita non ci (a me,a te e ad altri come noi) ha risparmiato niente. [E.G.]


Il cielo è buio,l’aria è torbida:passano
gli uccelli della morte:portano
terrore e distruzione. Crollano
le case come chine franose,gli uomini
cercano rifugi sotterranei per nascondersi
dai fulmini del cielo. Ma chi ci salverà
dalla nostra ira e dalla vergogna
d’essere infesti l’uno all’altro,ostili
ai nostri sentimenti umani,resi
dal timore reciproco strumenti
d’odio e di morte?

sabato 12 gennaio 2013

Anna Ventura
Cinque poesie inedite



LA  POSTA NEL SACCO

Dal mare si avvicina
all’isola, la barca
che porta la posta. La gente
la vede da lontano,
corre all’attracco. La posta
scende in un sacco
che sembra sempre vicino
a cadere tra le onde, e invece
cade a terra, perfettamente asciutto. Il postino
divide le carte tra i presenti, ognuno
torna a casa con le proprie. Il sacco vuoto
giace per terra, poi
viene riportato sulla barca: domani
farà ancora il suo lavoro.

Giorgio Linguaglossa,
Su "La metamorfosi del buio"
di Salvatore Martino.




.

Non ho letto I Dodici di Blok o le poesie di Herbert per sapere qualcosa di più sui loro autori: semplicemente, volevo sostare in quell’aura, in quella leggerezza, in quell’atmosfera, o insania. È un paesaggio, la scrittura, che non va a finire da nessuna parte, è lì e basta. Respirare in quel paesaggio la sua atmosfera è tutto quello che si può fare. C’è una trama?, c’è uno sviluppo?, c’è un senso?. No, in poesia non c’è nulla di tutto ciò. Possiamo leggere questo libro di Salvatore Martino come possiamo stare seduti su una sedia a dondolo all’ombra di un albero a goderci un paesaggio, nell’aria pulita del mattino. Ora provate per un attimo a smettere di dondolarvi. Non è la stessa cosa vero? L’atmosfera di un bel libro è il dondolio della sedia. Nient’altro.

venerdì 11 gennaio 2013

Ennio Abate,
In morte di Franco Pisano.

Tabea Nineo, Prigioniero, 1977 circa



abbiamo cercato insieme
gli ultimi singhiozzi
della nostra giovinezza
così simile ascetica seria
misurata sui passi di chi
denudò Das Kapital
e i suoi untori…

ma la sera
incombeva

giovedì 10 gennaio 2013

Luca Benassi,
Poesie.



(da L’onore della polvere, Puntoacapo editrice, 2009)

Bisogna aspettarli al varco i salmoni
al collo di bottiglia della foce
spauriti, mentre accalcano l’acqua
bisogna tendere la rete dove
la superficie si increspa di pinne
le branchie annaspano quel desiderio
che riproduce il transito di nuove
generazioni. Allora è il momento
di calare la rete, di tendere
alla gola il laccio, l’arpione aguzzo.
All’uscita della metro noi siamo
salmoni ignari verso la mattanza.


(da il guado della neve, edizioni CFR, 2012)

Fortuna Della Porta,
Poesie.




Giorni fuggono a vela dietro il vento,
corni del dolore, pane impastato di ferro
compendio del vortice eterno, pantano ove urla
dispendio di fiato, la mia apocalisse è scontata

Coltivo tempo  al boia, questo mi piange,
arrivo, poi, in mare annegato, fuoco arso,
tinto di funebri drappi, rugiada infernale, -non fatto-
Avvinto nel caos, non domandare. Taci, per carità.

Avvicina un poppante che sugge, avvertilo, questo sì,
 mattina di  lumaca incoscienza, affettuoso 
alabastro la pelle e per lui un raggiro alla porta.     

Vincastro di carbone, ahimè, minatore imminente.
Arcobaleno di sangue e battito del cuore
ameno frullo solo se amante mi bacia in bocca.

mercoledì 9 gennaio 2013

SEGNALAZIONE


RUAH ELOHIM !  RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM !  RUAH ELOHIM !


IL MONTE ANALOGO
Rivista di poesia e di ricerca 

 Mercoledì’ 16 gennaio 2013, alle ore 18
presso il
negozio civico
 CHIAMAMILANO

Largo Corsia dei Servi – 20122 Milano
MM1 San Babila

lunedì 7 gennaio 2013

Anna Maria Moramarco,
Amore e Psiche.



"Un collega ha visto la mostra ‘Amore e Psiche’ a Palazzo Marino ed ha scritto delle belle riflessioni. Io invece, sulle sue riflessioni,  ho inventato un dialoghetto fra i due. Mi piacerebbe che pubblicassi sul blog Moltinpoesia la mia ultima “Amore e Psiche”, che è stata apprezzata da alcuni amici … Poi potremmo allargare la platea, se sei d’accordo: magari invitando tutti a trarre spunto dal tema . In un tempo in cui si va o solo “di pancia” o solo di testa, sarebbe interessante leggere come viene trattato l’arduo e sempiterno tema …" (Anna Maria).
Sì, proviamo. Anche se  "quel che sia" lo conosciamo già... (Cfr. l'immagine quasi profetica - per l'Italia - pensata da Michelangelo  Pistoletto, che ricopio sotto e che - ricordo - è del 1967...) . (E.A.)



-        Non mi guardare, amor mio,
solo così potremo amarci sempre!
-        Non posso non conoscere il tuo volto,
il mio amore ne ha sete
come di acqua che zampilla.
-        Per la tua passione
la conoscenza verrà svelata.
E sia quel che sia!

domenica 6 gennaio 2013

Fabio Franzin,
Testi scelti.



da “Pare” (Padre)
Fra i confini dea vita
(In memoria di mio padre Antonio, in benvenuto a mio figlio Jacopo)
‘Sti stanbi zorni de utùno, ora cussì caldi
e ciari, ora cussì covèrti e afosi, cussì caìvosi.
Un zhigo ‘l vent, ieri nòt, e ‘l scuro scuriàr de frasche
contro ‘e finestre fuiscàdhe de l’ospedàl.
E i nidi, pensée: se ghin ‘é, chi ‘o che metarà
un téon sot’i albari? E po’ incòrderse pa‘a prima
volta che ‘l zal dei setenbrini s.ciopà drio ‘e rive
dea Livenza ‘l fa rima co’ quel dee fòjie dee piòpe
piantàdhe longo i só àrdheni. ‘Sti stranbi zorni
de utùno e i fòji del caendàrio che i me casca
stonfi dae man disendo de ‘na vita che la ‘é squasi
drio ‘rivar e de una che, massa sguèlta, ‘a scanpa via.
Co’i stessi làvari che ‘ò basà ‘a front
maeàdha de mé pàre, ‘dèss ‘scolte ‘sti
colpéti lidhièri, ‘sti calcéti cèi, e bei,
pudhàndoi tea panzha piena de mé fémena.
Piove fòjie rosse ‘dèss, tii nizhiòi futignàdhi,
drio i bianchi curidhòi sgrafàdhi dal doeór.
E ‘dèss sò, co’a pì maedéta dee sicurezhe
che quel che me ‘à dat ‘a vita e quel
che da mì la ‘varà no’ i riussirà a incontrarse.
So che mé pàre, nonostante tut el só ben,
no ‘l me ‘assarà far festa pa ‘a nàssita
de mé fiòl, e sò che ‘a nàssita de mé fiòl
no ‘a me ‘assarà piàndher mé pare
come che ‘l meritaràe.
Mi son qua, co’na man strenta
pa’ provàr a tègner duro, e chealtra
vèrta a spetàr, pronta a ninàr.
No so co quàea dee dó èpie possù scriver ‘ste paròe.

martedì 1 gennaio 2013

Ennio Abate,
Per un'antologia delle poesie
di Armando Tagliavento (1930 - 2012).


Tabea Nineo, Spleen

Questo è un appello a studiosi, critici e editori affinché diano la giusta importanza a uno dei  "moltinpoesia" che ha concluso il suo lavoro di scrittore clandestino.  Chiedo a chi può di darmi una mano a tirar fuori il  suo lascito e di  sottrarlo al silenzio  del mondo cosiddetto culturale. [E.A.]

Di Armando Tagliavento su  questo blog ho pubblicato varie poesie e riferito sulla sua vita  inquieta e sulle sue interessanti scritture inedite  qui, qui, e qui.
Dopo la sua morte sto lavorando a una scelta delle sue poesie (in "APPENDICE" ne propongo altre), che Tagliavento, non trovando editori disponibili, aveva raccolto per suo conto in due volumi  rilegati. Li ha intitolati Una vita a pezzi e firmati, in omaggio alla sua passione per la Germania, dove era stato, con lo pseudonimo scelto da tempo, Hermann. 

Emilia Banfi,
Nuovamente il vecchio.



Morto è il tempo delle parole
che fanno vivere nel solo dire
la corsa alle cose allo stare.

Veloce e assassino
pietoso
al grande respiro di pochi
li chiamano grandi.