tag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post1243721931241380997..comments2024-02-22T09:32:06.341+01:00Comments on MOLTINPOESIA : Arsenij Tarkovskij, Poesie scelte. Traduzione di Donata De Bartolomeo e presentazione di Giorgio LinguaglossaMoltinpoesiahttp://www.blogger.com/profile/13401193672691074557noreply@blogger.comBlogger2125tag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-59015516865743012222013-03-09T11:27:03.461+01:002013-03-09T11:27:03.461+01:00da Rita Simonitto 09.03.2013
Ho attraversato qu...da Rita Simonitto 09.03.2013<br /><br />Ho attraversato queste poesie di Arsenij Tarkovskij come quando si visita una mostra di icone, e il passo è trepidante e non leggero per tutto ciò che di simbolico l’icona porta con sé rispetto alla relazione umano/divino, in particolare modo se ci riferiamo alla tradizione iconografica russa. E poi anche perché le icone non si lasciano solo guardare, ma le loro figure ti coinvolgono nello sguardo, quasi ti seguono ad interrogarti. <br /><br />C’è in queste poesie, almeno per me, una forte carica di sacralità immanente alle cose di cui il poeta ci parla. Una sacralità che non significa la presa di distanza tra il divino e l’umano bensì il contrario. E’ un atto di prendersi cura. E l’importanza di questa ‘non trascuratezza’ travalica l’esperienza specifica dell’epoca in cui lo scrittore vive, già insidiata dall’esperienza della guerra. E’ questa ‘attitudine’ che lega ogni soggetto alla sua realtà. In queste poesie vediamo che, pur nel dolore, anche l’atroce dolore fisico, Arsenij è sempre lì.<br /><br />Nello stesso tempo, mi ha colpito quell’esperienza di non trans-mutazione temporale (* Non mi occorrono le date: io ero, e sono e sarò*): esiste quindi una continuità nel cambiamento? E come?<br /><br />E poi quel legame tra soggetto e immagine: sogno e sguardo sono presi come da *vertigine* e in quella si intrecciano prima di prodursi in una icona verbale: le poesie *Primi appuntamenti* e *Nell’ultimo mese dell’autunno/al crepuscolo della mia amarissima vita*, le vedo molto rappresentative di ciò.<br /><br />Infine la parabola che passa dalla frustrazione (*Ti destasti e cangiasti/il vocabolario quotidiano degli umani*, e * Alla luce tutto si trasfigurò, perfino/gli oggetti più semplici - il catino, la brocca …*) alla speranza. Speranza che non si declina soltanto in una visione di immortalità *che passa a branchi* ma in quel *futuro che si compie ora*. Oppure nell’esortazione: * Vivete in casa – e casa non crollerà./Io evocherò uno qualunque dei secoli,/entrerò in esso ed in esso una casa costruirò.* Dove il “vivere in casa” è l’invito a trarre forza dalla propria esperienza interiore che collega il passato al presente. La forza evocativa è potente e viene ripresa da G. Linguaglossa nel suoi versi *Sullo stipite del tempo, l'algida immortalità dell'angelo:/"Vivete in casa e la casa non crollerà.* (da “La grande casa immersa negli aranci”).<br /><br />Acque, fuoco, natura sono i luoghi simbolici a cui la poesia di Arsenij attinge. E che vedremo poi illuminarsi nelle immagini misteriose e nelle storie struggenti dei film del figlio Andreij: in particolare “Andreij Rublev”, “Stalker” e “Nostalghia”. Arsenij scriveva spesso al figlio lettere e poesie: ed era come se a quei versi fosse stato dato, attraverso il cinema, sonorità, movimento e colore. <br /><br /><br /><br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-90637625363199666072013-03-07T11:51:18.444+01:002013-03-07T11:51:18.444+01:00dobbiamo essere grati alla traduttrice Donata De B...dobbiamo essere grati alla traduttrice Donata De Bartolomeo per aver saputo entrare in simpatia con il poeta russo e averci dato questa mirabile resa in autentica poesia in italiano dell'originale russo. Tarkovskij indubbiamente appartiene a quella grande galleria dei poeti del Panteon Nero, come rileva con acutezza il censore del regime, a cui appartengono i maggiori poeti degli anni Dieci e Venti del Novecento russo.<br />Molto probabilmente i migliori critici sono proprio i censori: essi non sbagliano mai un colpo, sanno individuare con precisione massima i grandi poeti. Oggi che non abbiamo più una censura ma i letterati della medietà, assistiamo a una confusione babelica di aspiranti poeti editi nelle più prestigiose (un tempo) collane di poesia. Mi sento quindi di auspicare l'avvento dei censori di regime e non di questo regime della permissione assoluta dove si pubblica di tutto e di tutti, senza nessun vaglio critico. Tarkovskij appartiene a quel limbo quando ancora era possibile scrivere una lirica «pura» nell'impurità delmondo della Storia; oggi, purtroppo, non è più così, la lirica si è trasformata in discorso poetico, si è socialdemocratizzata, una democratizzazione senza democrazia, è avvenuto un capovolgimento di ciò che un tempo era lirica in lirismo pseudo elegiaco. Credo che bisogna ritornare alla poesia di tarkovskij, ai grandi maestri del Panteon Nero.<br /><br />Laura CancianiAnonymousnoreply@blogger.com