tag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post3083012306094411553..comments2024-02-22T09:32:06.341+01:00Comments on MOLTINPOESIA : Ennio Abate Giorgio, adelante con juicio...Ancora su alcune poesie di Maria Rosaria MadonnaMoltinpoesiahttp://www.blogger.com/profile/13401193672691074557noreply@blogger.comBlogger13125tag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-41432719292693584092012-06-22T14:22:47.534+02:002012-06-22T14:22:47.534+02:00Bisogna ammetterlo: a tratti il poeta Linguaglossa...Bisogna ammetterlo: a tratti il poeta Linguaglossa prevale sul critico.<br />mayoorAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-57142739015695152902012-06-22T12:20:15.841+02:002012-06-22T12:20:15.841+02:00C’è una trama di sottilissime lamelle di immagini ...C’è una trama di sottilissime lamelle di immagini che si legano le une alle altre, così sottili e leggere che formano una parete di fragilissimo cristallo. Questa è la poesia. La poesia è tutta qui. La poesia parla attraverso la fragilità delle sue immagini cristallizzate. E l’orma mestica della fragilità del cristallo si ripercuote e si riverbera nell’atto sensorio della fragilità del silenzio, e quindi dell’ascolto da parte del lettore. La estrema fragilità di una rete di immagini che vuole sottrarsi alla utenza feticizzata della Lingua di relazione. È questo il modo con cui la poesia di Madonna si oppone al feticismo della merce. Si oppone richiamando il «tacere» all’interno del suo sistema di immagini. È una modalità di difesa dal feticismo della merce che colpisce anche le immagini, le eidola, la circolazione delle segnaletiche del mondo mediatico.giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-13695252134796563392012-06-22T12:18:04.091+02:002012-06-22T12:18:04.091+02:00Per Madonna poetare equivale a gettare un ponte su...Per Madonna poetare equivale a gettare un ponte sull’abisso, sull’abisso tra il passato e il presente. Una sottile e intricata trama di simboli è il passato che parla (dal poeta al lettore) attraverso una rete di immagini. È il modo di parlare del passato al presente, è il solo modo che può unire, mediante un ponte lastricato di immagini, lo «spettrale» spartito del passato al «vuoto» presente. Il luogo di questo eventualizzarsi è il colloquio dove colui che parla rimane pur sempre attaccato all’inferriata del presente. Il fatto è che nella poesia di Madonna la questione passato-presente non è affatto una questione pacificamente risolta che si può mettere tra parentesi ma un problema aperto che attende una soluzione poetica. E qual è la soluzione che un poeta può mettere in campo? La sua poesia, soltanto la sua poesia. Madonna sa che soltanto chi ascolta è la inafferrata fonte del senso. Il silenzio di chi ascolta (è ovvio che chi ascolta sia il lettore), il silenzio, dicevo, conduce (tende) al limite estremo del linguaggio. Il linguaggio poetico di Madonna viene teso come un arco fino all’estremo, al diapason delle sue possibilità «interne» affinché possa scoccare la freccia del senso. Ed il senso è sempre uno: il ricongiungimento tra il «morto» passato e il «vuoto» presente: c’è un ponte (interrotto) che unisce il «morto» del passato al «vuoto» del presente.<br />Ed ora passiamo alla questione del «tacere» delle immagini delle poesie di Madonna: il tacere è il limite interno del colloquio, così come il silenzio ne è il limite esterno. A rigore, nella poesia di Madonna, non si dà colloquio senza il duplice risvolto interno del «tacere» e quello esterno del «silenzio». L’«immagine» è la soluzione metaforica ad un problema del senso «interno» del linguaggio.<br />Se si rileggono le prime tre composizioni pubblicate nel blog si percepirà la cadenza delle parole che si librano sul «vuoto»; è il vuoto che abita il «silenzio» delle parole. Il «tacere» delle parole di queste poesie non è un tacere che si dà per decreto ma è un «tacere» che nasce dalla intercapedine delle immagini. In un certo senso, le immagini di queste poesie «denudano» il «silenzio», lo rendono trasparente. Ma qui ovviamente è necessario far ricorso a tutto l’addestramento del lettore alla lettura di poesie di tal genere, un addestramento che richiede tempi lunghi e letture lente.<br />In queste poesie il «morto» è il campo di macerie del passato che il presente continuamente ricrea mediante la sua produzione di merci; è la feticizzazione della merce che ha invaso, come un tessuto tumorale, il linguistico della Lingua della comunicazione. Questa problematica, questa sensibilità è talmente presente nella poesia di Madonna come forse in nessun altro poeta del tardo Novecento. Ma non è affatto semplice scoprire ciò all’atto della lettura. Io dico sempre che la poesia non si dà per decreto o per imposizione, richiede una educazione estetica del lettore che spesso il lettore non ha.<br />Quando Madonna scrive: «il mare è un aquilone che un bambino/ tiene per una cordicella» ha poca importanza se la matrice di questa immagine sia la cultura del surrealismo, l’aspetto rilevante è, a mio avviso, la leggerezza dell’immagine nella quale il gesto del bambino che tiene il filo dell’aquilone introduce un moto verticale (verso l’aquilone), e l’aquilone diventa «il mare».giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-1691535372409796792012-06-22T12:15:34.453+02:002012-06-22T12:15:34.453+02:00Maria Rosaria Madonna Inediti (1992 – 2002)
Caro...Maria Rosaria Madonna Inediti (1992 – 2002) <br /><br />Caro Ennio, tu mi chiedi di spiegare al lettore in che senso parlo di una «lingua morta» per la poesia di Maria Rosaria Madonna e perché mai la poetessa palermitana abbia scelto di impiegare una «lingua morta» quando invece era disponibile, e gratis, una «lingua dei vivi»? E ancora mi chiedi perché mai una «lingua morta» debba essere superiore a una «lingua viva»? Qual sia la scala di superiorità tra queste due cose?<br />Ovviamente è un discorso complesso, forse il più complesso, che richiederebbe un commento verso per verso e immagine per immagine delle poesie di Madonna. Cercherò comunque di rispondere ai quesiti che mi hai posto senza ricorrere a lunghe e oziose perifrasi critiche che annoierebbero i lettori; chiedo solo ai lettori di rileggere le poesie lentamente, con la lentezza che quelle poesie richiedono. Ciò che dico nel prosieguo può forse aiutare il lettore ad entrare nella giusta sintonia di lettura. <br /><br />Inediti (1992 – 2002)<br /><br />Il merlo gracchiò sul frontone d’un tempio pagano<br />il mare sciabordando entrò nel peristilio spumoso<br />e le voci fluirono nella carta assorbente<br />d’una acquaforte. E lì rimasero incastonate.<br /><br />Due monete d’oro brillavano sul mosaico del pavimento<br />dove un narciso guardava nello specchio<br />d’un pozzo la propria immagine riflessa e un satiro<br />danzante muoveva il nitore degli arabeschi<br />e degli intarsi.<br /><br />*<br /><br />È un nuovo inizio. Freddo feldspato di silenzio.<br />Il silenzio nuota come una stella<br />e il mare è un aquilone che un bambino<br />tiene per una cordicella.<br />Un antico vento solfeggia per il bosco<br />e lo puoi afferrare, se vuoi, come una palla di gomma<br />che rimbalza contro il muro<br />e torna indietro.<br /><br />*<br /><br />Con rumore di carrucola venne giù il temporale.<br /> Città lituana, nitida e trasparente come un merletto di Murano.<br />«Ricordi?»; «sì, la ricordo come un altoparlante<br />che abbia inghiottito la voce… non più<br />di un secolo di luce fa. Forse più, forse meno…».giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-84627755840945085872012-06-21T14:34:31.410+02:002012-06-21T14:34:31.410+02:00Ennio Abate (continua):
Sarebbe giusto motivare...Ennio Abate (continua): <br /><br /><br />Sarebbe giusto motivare di più, dunque, perché la scelta di Madonna - geniale o meno - sia tanto distante da quella dei “quotidianisti” e superiore davvero a quella.<br />Ma tu te la cavi (troppo sbrigativamente per me) dicendo che Sereni o Giudici si sarebbero «illusi che utilizzando la lingua viva del quotidiano e della cronaca [si] facilitasse il compito di fare una poesia viva e significativa». Te lo dico schietto schietto: li fai più sciocchi di quel che furono. Davvero quello l’obiettivo? A me pare, come ho detto finora, che entrambi - come tutti i poeti di un certo valore: sia che usino una lingua morta (realmente o metaforicamente), sia che usino una lingua viva (nel senso che ho detto al punto 1) - facciano la stessa operazione - “normale” o “geniale” - che tu attribuisci in esclusiva a Madonna. Anche Sereni, anche Giudici - al di là dell’apparente mimesi del linguaggio quotidiano - comunque si distaccano dal linguaggio pratico o quotidiano. <br /><br /> Ps.<br /><br />1. Dimostrami che quell’immagine usata da Madonna («il mare è un aquilone che un bambino / tiene per una cordicella» ) non è surrealista…<br /><br />2. Dimostrami che quella del Pascoli non è “lingua morta” di un tipo non dissimile da quella di Madonna ( o di Fortini)…<br /><br />3. «famuli» (cioè dei servi) i quali non possono che suonare il piffero del conformismo». Sarebbe stato meglio se avessi chiarito chi sono per te ‘sti famuli, come ho chiesto…<br /><br /> 4. Gli occhiali di un «materialismo ateo» possono essere forse i tuoi. Non mi paiono quelli di Madonna…<br /><br />5. Non mi pare di aver sbagliato a parlare per Madonna di una concezione (religiosa) della Poesia come “salvezza” (cercata nella Parola). No, la poesia, «anche in circostanze avverse» non può «riscattare dalla morte».<br /><br />[Fine]Moltinpoesiahttps://www.blogger.com/profile/13401193672691074557noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-73206137127015487022012-06-21T14:33:31.700+02:002012-06-21T14:33:31.700+02:00Ennio Abate (Continua):
Perché per me i vivi re...Ennio Abate (Continua):<br /><br /><br />Perché per me i vivi restano vivi anche se i mass media avessero “uccisa” la lingua in cui prima comunicavano (ma è poi così? Davvero la “lingua morta” imposta dai mass media ha “ucciso” - e del tutto - la lingua prima viva dei vivi?). O semplicemente perché credo di essere ancora vivo e di parlare con un vivo ancora in una lingua italiana viva. <br />A me, insomma, pare che assolutizzare una contrapposizione tra lingua dei vivi e lingua dei morti, tra lingua corrente e lingua poetica, tra lingua poetica di Madonna (o di altro poeta) e lingua dei mass media (che comunque sono gestiti da vivi, pur se in maniera anche per me inaccettabile e odiosa; e su questo concordiamo) sia un errore.<br />Più semplicemente si potrebbe dire che Madonna ha voluto ignorare *la lingua dei vivi come sua possibile base per la sua lingua poetica* per cercare una base alla sua lingua poetica altrove: in un tempo più lontano, in una famiglia di lingue letterarie più antiche di quelle moderne e oggi in disuso o «desuete» ( ancora una riverenza e un occhiolino a Francesco Orlando!). <br />Questa fu la sua scelta di poetica. Legittima. Addirittura normale, secondo me, e adottata quasi da tutti quelli che consideriamo poeti. (Se poi il ‘normale’ in poesia lo vogliamo chiamare ‘geniale’, facciamo pure, basta intendersi…). Scelta chiarissima, credo, almeno da quando la teorizzò Leopardi. E comunque continuamente contestata ( a volte con buone ragioni). Ma quella dei contemporanei di Madonna tra anni Ottanta e Novanta del Novecento o di noi oggi, che delle sue poesie stiamo a discutere, rimane lingua dei *vivi* o lingua *viva*. Per il semplice fatto che continua trasformarsi ( come ho detto prima). E solo per metafora o polemica - come fai tu - la puoi chiamare “lingua morta” o “uccisa” dai mass media. <br /><br />3. Differenze di poetica non di lingua<br /><br />Che differenza c’è, se non di poetica, tra il poeta che sceglie una lingua morta e uno scle sceglie una lingua viva per fare le sue poesie? E una poetica può essere superiore a un’altra, se non vengono esplicitate e discusse le ragioni di tale superiorità, da considerare presunta fino a prova contraria? Nel caso della poetica (non della lingua) di Madonna, perché essa sarebbe superiore a quella dei “quotidianisti”? <br />In altri termini, specie se sappiamo che la forma (anche quella linguistica) ha sempre in sé qualcosa che la rende comunque meno viva della vita (la quale muta continuamente le sue forme e a volte ci appare anche informe o caotica…), perché la forma “in lingua mortua” (di Madonna) sarebbe superiore a quella “in forma quotidianista” (di Sereni e Giudici, esempi da te fatti)?<br />Questa sarebbe una questione da sviscerare a fondo.<br />Tu questa superiorità della poesia (o della poetica?) di Madonna la spieghi in maniera insufficiente (ricorrendo come ho detto ad un uso un po’ ambivalente del termine ‘morto’). Lo fai, mi pare, in modo insoddisfacente in questo passo: <br /><br />«E poi c'è una considerazione importante da fare (che ha conseguenze politiche, cioè che attengono alla polis) che l'adozione di una «lingua morta» da parte della poetessa palermitana significa che lei considera quella «lingua morta» più viva della lingua dei morti viventi che abitano la società del villaggio dei villaggi che crede di parlare una lingua di vivi quando invece utilizza una lingua di morti, di zombi, a-significante. E questo, davvero, lo considero un aspetto rivoluzionario del linguaggio poetico di Madonna».<br /><br /><br />Per contrasto a me pare chiarissima la spiegazione (politica) che Fortini diede della scelta da lui fatta di una sua “lingua morta” nell’epigramma rivolto a Pasolini:<br /> <br /><br />Non imiterò che me stesso, Pasolini.<br />Più morta di un inno sacro<br />La sublime lingua borghese è la mia lingua.<br />Non conoscerò che me stesso<br /> Ma tutti in me stesso. La mia prigione <br />Vede più della tua libertà.<br /><br />(L’ospite ingrato , Marietti 1985, p. 116)<br /><br />[Continua 2]Moltinpoesiahttps://www.blogger.com/profile/13401193672691074557noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-64805893977434198312012-06-21T14:32:18.974+02:002012-06-21T14:32:18.974+02:00Ennio Abate a Giorgio Linguaglossa:
Caro Giorgio...Ennio Abate a Giorgio Linguaglossa:<br /><br /><br />Caro Giorgio,<br />secondo me il tuo odio per i “quotidianisti” - la zizzania che ha invaso il fiorente campo di grano della poesia italiana degli ultimi decenni ? - vela invece di chiarire le cause ben più complesse della crisi della poesia, che non sono tutte imputabili a loro. Con una conseguenza pericolosa: stravedi e sei portato ad enfatizzare - permettimi di dirlo - tutto ciò che sfugge (o pare sfuggire!) al loro «balbutire». Ma andiamo con ordine:<br /><br />1. Lingua viva/ lingua morta<br /><br />Per me una lingua è viva, se usata - oralmente o per iscritto - da una comunità più o meno ampia (diciamo nazionale, per indicare il suo “parametro zero”: sotto ci mettiamo i dialetti, etc.; sopra le lingue usate in ambiti più vasti, europei o mondiali). Ed è proprio il continuo uso di tale lingua (nazionale), che permette di sviluppare funzioni individuali e sociali (da quelle pragmatiche a quelle poetiche) a renderla viva. (Precisazione: la “vita” di una lingua comporta che essa possa prosperare, fiorire; ma anche ammalarsi, degradarsi, sporcarsi, nevrotizzarsi, morire).<br />Di questa lingua viva di tutti/e i poeti fanno un uso particolare, specialistico. (Rileggiamoci Leopardi). Anzi fanno di più: possono usare (poeticamente) anche dialetti particolarissimi o quasi in via di scomparsa; e persino (!) lingue morte, come il latino ad esempio. <br />Leggo da Wikipedia che Giovanni Pascoli vinse per ben 13 volte il concorso di poesia in latino di Amsterdam; e lo vinceva il mio professore di italiano e latino Petruzziello al liceo Tasso di Salerno ancora tra il 1955 e il 1958, quando io ero suo studente. Ma esempi recenti di tali “usi archeologici” di strati linguistici sotterrati dal tempo si ritrovano pure in Sanguineti, Zanzotto e tanti altri. <br />Accordiamoci, dunque, se possibile, su un punto: in ogni caso - sia che si usi la lingua viva che si usi un dialetto o una lingua morta (o una delle sue varianti); sia che si faccia mimesi del parlato più quotidiano che di un linguaggio letterario divenuto cristallo - la lingua in poesia non coincide *mai* con quella parlata o scritta *fuori dalla poesia*. Anche quando si avvicinasse al massimo alla parlata di un camionista. Anche quando imitasse il “rigor mortis’ del latino o del sanscrito.<br /><br />2. Metaforicità della tua terminologia.<br /> <br />Tu usi il termine ‘morto’ o ‘lingua morta’ in maniera estremamente soggettiva, capricciosa e paradossale. A me viene il capogiro. Perché all’aggettivo ‘morto’, ad es., tu attribuisci ora una valenza positiva (nel caso di Madonna) ora una valenza negativa (nel caso dei “quotidianisti”). Perciò, lodi la «glaciale compostezza del verso e delle strofe della poesia di Madonna», vedendoci «un segnale del «rigor mortis» che inerisce a quella lingua morta». Che però consideri «più viva» di quella dei minimalisti e dei loro epigoni. Che (è per te) una lingua «veramente morta».<br />Bisognerebbe sforzarsi di uscire dall’ambiguità (soggettiva) almeno quando svolgiamo un discorso critico. In sostanza, questa faccenda che i vivi sono (per te, per Madonna) dei morti viventi io la considero un paradosso, un’affermazione polemica, una metafora. Nulla di più. Non la confondo con la realtà, che mi sembra diversa da come la descrivono queste parole. <br />Se mi dici che Madonna usa una «lingua morta» come se fosse una cosa viva e ignora «la lingua dei vivi» (quelli attorno a lei), capisco. Se mi dici che questa lingua (per me) dei vivi - quella che io credo di stare usando in questo momento - «è morta, e morta per sempre, uccisa dalla telecomunicazione mediatica che maciulla e trebbia la lingua di color che furono vivi, e che ora non lo sono più», non capisco più. <br /><br />[Continua 1]Moltinpoesiahttps://www.blogger.com/profile/13401193672691074557noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-87720791464335281332012-06-21T00:45:03.522+02:002012-06-21T00:45:03.522+02:00Ti ringrazio rò,attingendo a una visione bellissim...Ti ringrazio rò,attingendo a una visione bellissima che il tuo lago e le tue M hanno evocata: quella dei tre laghi irlandesi di Killarney, nel Kerry. Poco prima dell'alba del Primo di Maggio, la grande festa di Bealtaine, il buon re O'Donoghue emerge dal lago Lean con tutto il suo corteo di cavalieri che, con canti, sublimi musiche, festoni e stendardi, attraversa il lago sul pelo dell'acqua, sul suo destriero bianco, per poi immergersi di nuovo nelle acque sulla sponda opposta e svanire, lasciando solo una scia di spuma.<br />A volte occhio umano ha la ventura di vedere il prodigio e allora non dimentica l'incanto della visione e la sua eterna fuggevolezza. <br />Grazie rò.Francesca Dianohttp://www.emiliashop.wordpress.comnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-88927906932535167282012-06-20T23:00:02.714+02:002012-06-20T23:00:02.714+02:00Era da tempo che non leggevo uno specchio così..no...Era da tempo che non leggevo uno specchio così..non c'è bisogno di prove per la visione nitida al " lago " e "il vapore" contenute in queste tue parole. E' un peccato per me dovertelo dire a parole, ma dovevo condividere ..sarebbe piu facile farlo sulla riflessione piu "tecnica" , correttamente da te sviluppata sulle tre emme di madonna mercato merini senza madonna. Ci si dimentica spesso, anche per le cose piu banali o quelle piu innocenti, o che nulla hanno a che fare con imperi mediatici ed altre trame ed entrature, che importante è essere al posto giusto nel momento giusto, basta un secondo di più o uno di più per fotterti la vita in più che potevi avere almeno da vivo. Però, c'è anche da dire che se lo hai interiorizzato e vuoi continuare a voler sentire questa logica non logica, ti ritrovi in un attimo in quel lago sopra il lago che hai trasmesso e tutto fila liscio ( fila liscio si fa per dire eh eh eh ) <br />:-)Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/17558299591081066201noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-54543404847176393832012-06-20T21:27:53.550+02:002012-06-20T21:27:53.550+02:00Ennio, nessun duello, con e senza virgolette. E...Ennio, nessun duello, con e senza virgolette. E' solo che ho una mia visione delle cose, che può o meno trovare consonanza, ma se questa consonanza non c'è, non è importante. Perché questa è la mia riposta alla mia ricerca. La mia visione delle cose è che - per quanto mi riguarda - io ho trovato il mio futuro in un lontano, lontanissimo passato. Non è un passato morto, perché è fuori dal tempo, dove regnano gli archetipi. Lì nulla muore. Non è immobile, perché è il fondamento, l'origine e genera continuamente forme, immagini, mondi. Si manifesta in moltissimi modi, perfino quando non si manifesta. <br /><br />Se Madonna non ha pubblicato nulla nella sua vita, non è detto che sia perché quello che scriveva non interessava o non aveva alcun valore, ma magari perché non era una povera malata di mente come la Merini, che ha trovato la sua fortuna solo perché la bieca industria culturale ha pensato che un caso umano facesse vendere e l'ha sfruttata e usata in modo vergognoso. Magari non aveva l'amico importante, o introdotto, come molte altre e altri che invece hanno trovato un editore e una fama, o magari non gliene importava niente di sgomitare per avere qualche libretto col suo nome sopra. Non è la sola (o il solo) che abbia scritto delle cose completamente ignorate in vita.<br /><br />P.S.Platone non parla di demonio, ma di dàimon, o "genio" che ciascuna anima ha in questa vita e che la guida e la conduce. Un po' come il dharma indiano.Francesca Dianohttp://www.emiliashop.wordpress.comnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-16106511209458781462012-06-20T10:12:51.452+02:002012-06-20T10:12:51.452+02:00cari lettori,
poetare in una «lingua morta» è ovvi...cari lettori,<br />poetare in una «lingua morta» è ovviamente un concetto straordinariametne complicato e sottile e sfuggente. La lingua che Madonna impiega non è morta come quella del Pascoli (poeta modernizzante e populista e piccolo borghese che apre la forma-interna alla piccola borghesia dell'italietta imperialista), la «lingua morta» è qui, come dire, generata da una forma-interna, una lingua messa in frigorifero dalla stagnazione delle forme simboliche operata dal minimalismo e dal post-sperimentalismo. È ovvio che Madonna ripescando una «lingua morta» compie una operazione di portata rivoluzionaria, mette fuori gioco la balbuzie, il «balbutire» dei suoi contemporanei, il «favellare» dei «famuli» (cioè dei servi) i quali non possono che suonare il piffero del conformismo. Anche la glaciale compostezza del verso e delle strofe della poesia di Madonna è un segnale del «rigor mortis» che inerisce a quella lingua morta. La quale è più viva di quella veramente morta dei minimalisti e dei loro epigoni. Leggiamo una grande poesia di Madonna e leggiamola con gli occhiali di un materialismo ateo qual era quello della poetessa palermitana:<br /><br />Tu mi chiedi ancora una volta<br />di tornare al nostro problema principe: <br />«quale sia l’origine del male». <br />«Ebbene, ed io ti rispondo che se<br />al male aggiungiamo altro male e al bene<br />aggiungiamo altro bene, non per questo<br />avremo più male o più bene, ma ciò<br />non deve farci recedere di un millimetro<br />dal nostro proposito». <br />Sì, mio caro lettore, dobbiamo <br />amare le stelle e andare a passeggio <br />con Dante e i personaggi del suo Inferno<br />piuttosto che tra i beati del Paradiso.<br />Sì, mio stimato lettore, il male esiste e resiste<br />a tutte le intemperie…<br /><br />Ed ora un aneddoto. Sai come si salvò<br />un tenente italiano fatto prigioniero dai tedeschi?<br />All’ufficiale della Wermacht che lo interrogava<br />rispose recitando il primo canto della Commedia…<br />parlava senza fermarsi della selva oscura<br />che nel pensiero rinnova la paura<br />e delle tre fiere che gli sbarravano il passo…<br />E così si salvò dalla deportazione in un lager.<br /><br />Dunque, è vero, stimato amico lettore<br />che la poesia salva la vita e riscatta il mondo<br />e sono nel falso e nella menzogna<br />coloro che dicono altro. Tienilo a mente,<br />o lettore, tu che sei saggio e sai<br />distinguere la verità dalla menzogna.<br />E così sia.<br /><br />Qui non si tratta di una ingenua rivendicazione alla Poesia di un ruolo catartico o salvifico come è stata erroneamente intesa. Qui si dice semplicemente che la poesia può, anceh in circostanze avverse, riscattare dalla morte. E mi sembra che si tratti di una rivendicazione di altissimo profilo, ben lontana dai crucifige e dai lai della pseudo poesia di Marialgela Gualtieri e delle sacerdotesse del tempio dell'io.giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-88436789135159172762012-06-19T12:49:37.883+02:002012-06-19T12:49:37.883+02:00...Madonna lavora una «lingua morta» (con le mie p......Madonna lavora una «lingua morta» (con le mie parole «relittuale funeraria»); ed è questo un punto centrale della sua poesia e della sua poetica; tu scrivi con acume di un «linguaggio poetico pur così distante da quello pratico quotidiano» del linguaggio poetico derivato da un Sereni o da un Giudici, questi sì linguaggi morti!, dico io, che si erano illusi che utilizzando la lingua viva del quotidiano e della cronaca facilitasse il compito di fare una poesia viva e significativa. Alla lunga, dopo tutti questi decenni, gli spiriti più acuti si sono accorti che quella poesia che faceva uso di una «lingua viva» è adesso percepita come «lingua morta» ma non quella morta dei classici ma quella morta dei minori. La lingua di Madonna è invece viva e vive nello strato sottilissimo di una epidermide, l'epidermide di un cadavere che ha ancora la pelle tiepida quasi che, al di sotto ci scorra il sangue un tempo caldo. Insomma, voglio dire e ripetere che quella estrema fragilità del linguaggio poetico e metaforico di Madonna è il suo più grande merito, quel richiamarsi alla «città lituana» simile a «un merletto di vetro di Murano», richiama l'immagine dell'estrema fragilità della poesia (come dell'esistenza e della Storia), è un sintagma di straordinaria levigatezza e leggerezza metaforica. È una metafora talmetne leggera! Che sembra che tutto debba crollare da un momento all'altro... e, invece resta l'impalcatura fragilissima della poesia che resiste al tempo delle alluvioni e della stagnazione.<br />tu scrivi: «quando la poetessa, invece di dirmi che il mare è agitato(cosa che subito mi rievoca qualcosa di vivo nella mia memoria "meridionale"), mi dice che «il mare è un aquilone che un bambino / tiene per una cordicella», immagine che a me sembra di una leggerezza e di una fragilità seducente proprio in virtù della sua (della immagine) estraneità al demanio del surrealismo entro il quale tu sembreresti incasellarla.<br />Il problema affrontato e risolto da Madonna, di usare una «lingua morta» come se fosse una cosa viva e ignorare «la lingua dei vivi» proprio perché essa è morta, e morta per sempre, uccisa dalla telecomunicazione mediatica che maciulla e trebbia la lingua di color che furono vivi, e che ora non lo sono più.<br />Insomma, non mi meraviglia che la lingua poetica di madonna sollevi tante e tali questioni e incomprensioni e difficoltà di ricezione, ma qui il fatto è che entrare nei delicatissimi congegni metaforici e simbolici della poesia di Madonna significa mettere tra parentesi tutta la balbuziente iconologia del quotidiano e la lingua dei vivi dei quotidianisti e degli sperimentalisti che hanno infestato la poesia italiana degli ultimi decenni rendendola cosa non più fruibile e godibile dai lettori.<br />E poi c'è una considerazione importante da fare (che ha conseguenze politiche, cioè che attengono alla polis) che l'adozione di una «lingua morta» da parte della poetessa palermitana significa che lei considera quella «lingua morta» più viva della lingua dei morti viventi che abitano la società del villaggio dei villaggi che crede di parlare una lingua di vivi quando invece utilizza una lingua di morti, di zombi, a-significante. E questo, davvero, lo considero un aspetto rivoluzionario del linguaggio poetico di Madonna.giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-48730714285508168432012-06-19T12:48:31.458+02:002012-06-19T12:48:31.458+02:00Caro Ennio,
qui tu hai toccato un punto (la lingua...Caro Ennio,<br />qui tu hai toccato un punto (la lingua morta di Madonna) fondamentale che cito integralmente: «Mi è parso, cioè, di cogliere subito da questi primi versi una vischiosità, una falsa eternità nel linguaggio poetico appartato che Maria Rosaria Madonna ha adottato; e che lo fa somigliare - vedi un po’ questo dove ti arriva! - a un linguaggio bloccato, quasi come quello dell’aritmetica: lì 2+2 fa per forza quattro; e così, qui, un nome si tira dietro un certo aggettivo o viceversa, perché si muove in un sistema (linguistico) consolidato, tradizionale, ben noto. Come se Madonna maneggiasse una «lingua morta», appunto, che dispone di un lessico accertato e ormai, per forza di cosa, chiuso e “specialistico”. In questi versi abbonda una terminologia da libro d’arte di un’epoca circoscritta e comunque senza più scosse, immutabile. Si vedano le parole: ‘acquaforte’, ‘incastonate’, ‘nitore’, ‘arabeschi’, ‘intarsi’,feldspato’, ‘agorà’, ‘dande’, ‘disuso’, ‘periplo’, ‘corbellerie’, ‘balbo’, ‘balbutire’, ‘ostico’, ‘famuli’. Esse vengono usate con la determinazione e la consapevolezza di chi vuole proprio avere a che fare soltanto o prevalentemente con «parole morte».<br />Il punto è presto detto: ritengo che la genialità della poesia di Madonna risieda proprio qui, nel fatto che l'italiano utilizzato è impiegato come "una lingua morta". È questo l'aspetto, a mio parere, più geniale della poesia di Madonna, e, indirettamente lo hai indicato tu quando parli di "sistema linguistico consolidato", e quindi solidificatosi nell'uso di una comunità nazionale da tempo tramontata.giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.com