tag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post5390335461316414622..comments2024-02-22T09:32:06.341+01:00Comments on MOLTINPOESIA : Enzo GiarmoleoMaestri, Compagni di viaggio, Manipolazioni del potere. Post Beat e Romantici Moltinpoesiahttp://www.blogger.com/profile/13401193672691074557noreply@blogger.comBlogger2125tag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-50943849579006592882012-11-07T13:31:21.338+01:002012-11-07T13:31:21.338+01:00Quello che trovo strano è che il fior fiore della ...Quello che trovo strano è che il fior fiore della intellettualità italiana abbia accettato l’immagine di Shelley così come ci è arrivata d’oltre Manica. Ben vengano però contributi che potrebbero arricchire l’analisi e che smentiscano l’esistenza di uno stereotipo creato dal potere. <br />E’ quantomeno curioso non trovare in libreria alcun libro su Shelley salvo qualche libretto che riafferma l’immagine stereotipata del poeta. Ho cercato disperatamente a Milano “La Maschera dell’Anarchia”, una delle opere volutamente oscurate, e solo alla Bibblioteca Sormani ho trovato un’eroica edizione di una piccola editrice di Bellinzona di alcuni anni fa. E’ una riconferma che quell’immagine posticcia del poeta sia stata supinamente accettata, che nessuno si è mai chiesto, almeno in Italia, se quella immagine sia stata manipolata. In Inghilterra qualche storico valente, in passato, ha messo in evidenza, cosa che oggi può sembrare strana, i legami tra poesia e avvenimenti storici. <br />Questo ci riporta alla infuocata polemica contro lo strutturalismo, tra Sincronia e Storia ma sembra ovvio in questo caso eclatante che la biografia del poeta e il background storico siano indispensabili per una maggiore comprensione. Quindi è vero, non si può prescindere dal testo, dalle parole, dalla poesia ma è altrettanto indispensabile attingere alla Storia. La cosa che più appassiona nel caso di Shelley, è appunto questo intreccio tra platonismo, rarefazione dei caratteri razionali, spinta verso il sublime e il suo atteggiamento libertario e radicale influenzato dalla filosofia di William Goodwin che trova una radice storica anche nei segni lasciati da “Levellers” (livellatori) e i “Diggers” che si opponevano, questi ultimi , alle recinzioni della terre simbolo della spietatezza del capitalismo inglese nel suo nascere. <br />Per capire il clima inglese di quel periodo potremmo citare la dichiarazione di Harriet prima moglie di Shelley, a proposito di “Queen Mab” (“La Regina Mab”) che affermava che il poema non avrebbe potuto essere pubblicato “se non con il rischio della morte”poiché era contrario a ogni istituzione esistente. La cosa straordinaria è che ci troviamo di fronte ad un giallo e rischiamo di morire senza mai sapere che esiste il lato oscurato del poeta, difficile da immaginare a meno che non ci imbattiamo per caso con esso . enzo giarmoleonoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-39886603779138829872012-11-06T09:51:22.704+01:002012-11-06T09:51:22.704+01:00ogni lettura di un poeta è sempre parziale e di se...ogni lettura di un poeta è sempre parziale e di settore, è una lettura interessata a decontestualizzarlo dalle problematiche del proprio tempo... <br />non esiste una lettura totale e onnicomprensiva valida per tutti e per tutti i tempi. Così come non esiste una lettura «ingenua». Gli «ingenui» portano sempre un obolo al carro degli «interessati». Che Shelley sia considerato il più grande poeta lirico di lingua inglese fa il paio con quel luogo comune che indica Leopardi come il più grande lirico it. dell'800, come poeta dell'intuizione lirica e del «pessimismo cosmico»... che sono un cumulo incredibile di sciocchezze e di luoghi comuni. Dificili però da estirpare. È molto comodo etichettare la poesia di Leopardi quale prodotto del suo «pessimismo cosmico», così la si devitalizza e la si presenta come un prodotto del tutto commestibile e digeribile. La lettura di una poesia è sempre un atto politico di politica estetica che l'Istituzione letteraria confeziona, è un pacchetto con tanto di confezione regalo (e con fiocco) per il pubblico, per la Scuola, per gli Istituti di italianistica, per i giornali.<br />Credere che ci sia un «orizzonte di attesa» che una «cultura» produce entro la propria epoca è un concetto da bottegai della cultura, da impiegati del catasto. In realtà, non c'è alcun orizzonte di attesa, anzi, non c'è attesa affatto. Punto. E non c'è orizzonte affatto. Punto.giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.com