tag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post7399746144912063596..comments2024-02-22T09:32:06.341+01:00Comments on MOLTINPOESIA : Paolo Pezzaglia Forse EuridiceMoltinpoesiahttp://www.blogger.com/profile/13401193672691074557noreply@blogger.comBlogger5125tag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-9357243180323993682012-01-11T19:07:45.391+01:002012-01-11T19:07:45.391+01:00Caro Paolo,
le tue parole sono così dense di music...Caro Paolo,<br />le tue parole sono così dense di musica e di te che fanno festa alla vera poesia. La vita difficile e faticosa ma piena di attese.<br />Davvero scivoliamo nell'attesa di un'altra notte ed io aggiungo: ed è sempre ancora giorno. Grazie Paolo ci hai fatto un grande regalo! Emilia BanfiAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-27235545162884538922012-01-11T12:13:09.346+01:002012-01-11T12:13:09.346+01:00Maria Maddalena Monti:
...Maria Maddalena Monti:<br /><br /><br /> Forse Euridice<br /><br /> Questa lunga poesia è scritta in un linguaggio limpido e luminoso,anche se i significati espressi metaforicamente sono un continuo rimando ad altro, a volte difficile da interpretare.<br />Il mito in :” forse Euridice” è lo strumento per un ritorno all’”isola madre”,al fine, però, di ritrovare un legame con il presente.<br />Il richiamo alla bellezza e all’armonia ,che spesso percorre questi versi, non è statico e puramente simbolico, ma si vena d’inquietudine:”..la tua bellezza/pallida amica sera,/è immutabile,/come il malessere/ della mia anima divisa.<br />L’ombra ,il buio del mito di Orfeo e Euridice avvolge anche il poeta:”..sipari di solitudine/e quinte sempre più fitte/incrocino ombra su ombra/.”<br />Non è intatta e sicura la voce della poesia,sembra giungere da luoghi remoti. Tuttavia:”..al mio pur smorto/ed afono vibrare/forse qualcosa risponde/:rinascono le magiche parole,/rinascono i colori dei fiori.La contemplazione di luoghi dalla bellezza incontaminata non è intessuta solamente di nostalgia,perché “l’incontro”, quello che forse non potrà più avvenire è anche:::”magnetica tempesta” e ancor più:drammaticamente:”il riaprirsi di una ferita mai dimenticata”.<br />Dalle lontananze”dell’isola madre”,dal mare azzurro,solcato da guerrieri e lacerato da lotte,l’approdo..:” sul mio fiume lombardo”,dove: come un mulino di ferro rotola la gabbia del tempo”…”rinavigando con umiltà/ piccoli canali,scivolare..non morire.”<br />Una dichiarazione di poetica e ,insieme di coraggioso impegno per vivere il presente..Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-41533355132177751682012-01-09T15:05:22.814+01:002012-01-09T15:05:22.814+01:00Un viaggio meditabondo, tutto metaforico, fuori da...Un viaggio meditabondo, tutto metaforico, fuori dal nostro tempo (uso il plurale volutamente). Paolo Pezzaglia prende le distanze, o chiude gli occhi, sulle parole e i pensieri altrui, per rifugiarsi nel clima trasparente e chiaro di un passato idilliaco tanto più luminoso se pensato in contrasto con quello lombardo. Ma si perde, secondo me, in quella luce ideale (scandisce in sovrabbondanza le metafore luminose rispetto al presente che stenta a descrivere), tanto da finire in un soliloquio condivisibile solo per chi guardi al passato con altrettante speranze. O per trovarvi rifugio. <br />La chiarezza del paesaggio però è notevole ( ma basta con le bouganville!), e corrisponde certamente ad una sua qualità interiore che non avrebbe bisogno di spade ( qui più narrate che adoperate) per combattere la sua battaglia quotidiana. <br /><br />Per il resto a me son bastate le parole del commento di g.b.:<br />"Sono i padri che dovranno di nuovo prevalere. In questi nostri giorni assistiamo alla moltiplicazione di tentativi letterari che vanno ognuno per conto proprio e che non ubbidiscono a nessuna logica generale. Perché? Perché non c’è tradizione."<br />Appunto, non c'è. Trovo più realistico che se ne prenda atto. Ora toccherebbe ai padri di oggi. <br /><br />mayoorAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-28811765551901793452012-01-09T10:44:17.416+01:002012-01-09T10:44:17.416+01:00Gentile G.B.
ti ringrazio per i tuoi commenti: li ...Gentile G.B.<br />ti ringrazio per i tuoi commenti: li ho apprezzati e trovati veri, anche se lontani dalle sensazioni e motivi che mi hanno spinto, anni fa, a scrivere (e riscrivere) “Forse Euridice”. Non li saprei identificare di nuovo con sicurezza. Che suscitino però pensieri diversi , come quelli da te espressi mi conforta molto, convinto come sono che quando la poesia raggiunge una certa armonia - lasciami dire magica (ho di queste debolezze) - poi funziona come uno strumento ben accordato: il lettore ne fruisce a modo suo, magari arricchendo il suo valore con nuovi significati, a volte altrettanto affascinanti.<br />In quella mia lunga poesia esprimo – in tempi e scene diverse - le mie ferme credenze in un mondo più spirituale che materiale, più tolemaico che copernicano, quindi più antiquato di quanto si possa immaginare. Lì tutto era, è, possibile; lì sta, secondo me, l’origine, mitica, della persa verità: eppure quella antica perdita è ancora qui a mordermi: mi fa sognare, soffrire e quindi scrivere.<br /> Immagino tu non condivida, se non in parte, eppure - questo mi conforta - c’è comprensione…<br />Grazie ancora<br />Paolo Pezzaglia <br />Monza 9/1/12Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-38159770138896661622012-01-08T19:30:08.413+01:002012-01-08T19:30:08.413+01:00“Solo a pochi forse è dato ancora un incontro”… “O...“Solo a pochi forse è dato ancora un incontro”… “Occorre districarsene con infinita pazienza” <br />Quale incontro? Con la cultura? Una rassegnata disposizione all’attesa per capire se quella prigione è transitoria o definitiva? A chi si rivolge il poeta? Al suo popolo? Ad un popolo dall’identità incerta, dalla lingua imbastardita e volgarizzata, dall’ analfabetismo di massa di ritorno. Gli strumenti linguistici tradizionali sono a disposizione di tutti, ma pochi li usano e li coltivano. “Al mio pur smorto ed afono vibrare forse qualcosa risponde”. Chi coltiva il buono dei padri si sente in un “mulino di ferro”, è consapevole che occorre districarsene con “infinita pazienza”, prende atto di una nera notte di morte della cultura perché intorno a sé si parla e si scrive un idioma ibrido che consente una comunicazione minima di bassissimo livello. Il padre della cultura ha fatto il contrario di Orfeo, se n’è andato senza voltarsi per non perdere la sua Euridice. Sono i padri che dovranno di nuovo prevalere. In questi nostri giorni assistiamo alla moltiplicazione di tentativi letterari che vanno ognuno per conto proprio e che non ubbidiscono a nessuna logica generale. Perché? Perché non c’è tradizione. Il paese è sbrindellato e privo d’identità. Anche se alcuni sono bravi autori, sono incapaci di darsi un vero orientamento. Facciamolo questo sforzo per recuperare i padri. Cerchiamo di non “morire” nella più feroce delle globalizzazioni. Evitiamo che si diffonda l’ approssimazione perché l’approssimazione è il tratto distintivo dell’assenza di identità culturale. Ci porta a “scivolare nell'attesa di un'altra notte, non morire”. <br />Mi sembra l’Orfeo di Pavese dei “Dialoghi con Leucò”: “L’ Euridice che ho pianto era una stagione della vita….E si scende nell’Ade a strappare qualcosa, a violare un destino. Non si vince la notte e si perde la luce. Ci si dibatte come ossessi….Non parlare di giorno, di risveglio. Pochi uomini sanno…” <br />Mi piacerebbe leggere un commento dell'autore.<br />g.b.Anonymousnoreply@blogger.com