tag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post7983059243174252407..comments2024-02-22T09:32:06.341+01:00Comments on MOLTINPOESIA : Letizia Leone, da "La disgrazia elementare".Moltinpoesiahttp://www.blogger.com/profile/13401193672691074557noreply@blogger.comBlogger11125tag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-38743094708140136382013-01-07T16:06:03.730+01:002013-01-07T16:06:03.730+01:00Uno scrittore, prima o poi, cade sempre nella tent...Uno scrittore, prima o poi, cade sempre nella tentazione di voler spiegare i propri libri. E se vi resiste, omettendo la nota d'autore come una lettera di consegna del libro al suo destino di carta, concentra intenzioni e significati nel titolo; così ne “La disgrazia elementare”, titolo del libro da cui è tratto il brano pubblicato, è racchiuso il senso dell'ispirazione, per usare una parola logora ma efficace, che mi ha guidato ad attraversare la condizione di incoscienza dell'uomo contemporaneo di fronte alla catastrofe. In questo senso l' “elementare” è riferito ai quattro elementi pitagorici di alchimistica memoria, acqua, terra, fuoco e aria, e alla febbre che li consuma.<br />Dunque il libro è puntellato dalla realtà dei fatti di cronaca che ci parlano quotidianamente della distruzione scellerata del pianeta, spia di un'alienazione interiore e psichica che attanaglia l'anima negata e scissa di quest'uomo che dovrebbe cominciare la sua cura dalla riscoperta della bellezza (in senso etico), quasi una ri-cucitura armonica con tutte le materie del regno infuse di anima e vita.<br />Il classificatore che si muove in queste pagine è uno scrittore allo stremo delle forze che ammassa pile di fogli dove riporta elenchi di oggetti, o prodotti “che hanno trattenuto tutta l'eccitazione che accompagna ogni strumento nel suo uso”. Il mito di Marsia e Apollo ad apertura del percorso, (sempre nelle intenzioni di chi ha scritto), è quasi un rito di iniziazione al canto, che deve ricominciare dal mutismo (in cui forse è ridotta oggi la poesia?), o forse una voce che deve ritrovare i suoni dispersi dalle perpetue agonie di un "io" lirico che ancor oggi non cessa mai di morire e si lamenta in eterno... Il mito, infine, si è rivelato chiave di lettura (o archetipo prezioso di comprensione) di situazioni storiche e interiori assolutamente recenti.<br />Ringrazio gli amici delle acute e approfondite riflessioni ed Ennio Abate per l'opportunità di arricchire l'interpretazione e fornire nuovi spunti.Un caro augurio per l'anno che verrà e un cordiale saluto. <br /><br />Letizia Leone <br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-67654202498732996372013-01-05T21:45:24.110+01:002013-01-05T21:45:24.110+01:00Mentre l'abusatissimo Mito di Giuseppe Conte r...Mentre l'abusatissimo Mito di Giuseppe Conte risuona come coazione all'ascolto , enunciato del Verbo trattato con la noiosissima temperie fideistica e salvifica che conosciamo , il Mito di Letizia funziona semplicemente da invito , da mano sulla spalla . Con il suo retrogusto favoloso e insieme quotidiano dà del tu alla cordialità e all'acribia . Bene !<br /><br />leopoldo attolico -Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-49134644069041963972012-12-28T05:11:36.568+01:002012-12-28T05:11:36.568+01:00Dovendo scegliere, tra vittima e carnefice sceglie...Dovendo scegliere, tra vittima e carnefice sceglierei me stesso per intero. Fossi solo carnefice, fossi solo come un dio, non avrei pietà nemmeno per me stesso. Quanto ad essere vittima chi lo vorrebbe? Abbia pazienza, bravissima Leone, ma son cresciuto coi racconti del martirio dei poveracci reclusi nei lager nazisti, e ora mi trovo a stare nel nazismo pulito del pareggio dei bilanci. Ne ho fin sopra i capelli di scimuniti. <br />mayoorAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-91432166212211968032012-12-27T18:20:28.329+01:002012-12-27T18:20:28.329+01:00Sei forte Donato, è un piacere davvero un piacere ...Sei forte Donato, è un piacere davvero un piacere conoscerti! EmyAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-69584009931321010282012-12-27T15:05:16.144+01:002012-12-27T15:05:16.144+01:00Detto questo, la poesia di Leone mi piace. Mi sono...Detto questo, la poesia di Leone mi piace. Mi sono subito venuti in mente i versi di Dante, del primo canto del Paradiso:<br />O buono Appollo, a l'ultimo lavoro<br />fammi del tuo valor sì fatto vaso,<br />come dimandi a dar l'amato alloro.<br />[…]<br />Entra nel petto mio, e spira tue<br />sì come quando Marsia traesti<br />de la vagina de le membra sue.<br /><br />Il senso dell’invocazione dantesca è chiaro. Per andare in Paradiso ha bisogno dell’armonia e della luce apollinea; deve abbandonare l’oscurità terrestre, rinascere abbandonando la pelle, la sua condizione mortale.<br />Dante ha alle spalle l’Ovidio delle Metamorfosi. Scorticato, il satiro subì la metamorfosi: «Il fertile terreno si bagnò delle lacrime cadenti, le accolse, le assorbì nelle sue viscere; e poi le mutò in acqua e le mandò fuori all’aperto. Di là, volgendo per ripe declivi verso il mare irrequieto, serbò il nome di Marsia, divenuto un limpido fiume di Frigia». <br />Intorno né uccelli né foglie<br />ma pelle<br />pelle eucaristica<br />stesa per un nuovo e fiammante corpo-tamburo.<br />Lenzuola rosa ad asciugare.<br /><br />Pelle eucaristica. Mi pare che Leone interpreti correttamente il mito come un sacrificio rituale e anticipazione figurale di un’altra “pelle eucaristica”: l’ostia cristiana. Tutti potremmo imparare a suonare un flauto (o a scrivere così bene poesie), da essere, insomma, dei Marsia in gara con la divinità. Se non sappiamo essere umili e decisi come Dante, ci attende il sacrificio rituale, lo scorticamento!...<br />Ciao<br />Donato <br /><br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-41489962001397861282012-12-27T14:11:21.662+01:002012-12-27T14:11:21.662+01:00Isolo e sottolineo alcune proposizioni:
1."In...Isolo e sottolineo alcune proposizioni:<br />1."In letteratura la volgarità è preferibile al nulla totale…", <br />2."Il piacere è ben lungi dall'essere un criterio critico infallibile: è però il meno ingannevole"<br />3. Ricercare e verificare le condizioni minime di una lettura come esperienza<br />4. Evitare le masturbazioni mentali, meglio tutto ciò che è vivido e piacevole, baci passionali e baseball compresi.<br />5. Nelle cattedre di Grammatica della devianza o della Rivoluzione comparata c’è sempre un puro più puro che ti epura…<br />6. Attenzione alle “interpretazioni selvagge” si rischia di finire come lo psicanalista della filastrocca di Benni…<br />Ciao<br />DonatoAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-18178758386456119912012-12-27T13:52:52.625+01:002012-12-27T13:52:52.625+01:00Chi si candida a una cattedra di Grammatica della ...Chi si candida a una cattedra di Grammatica della Devianza o di Istituzioni di Rivoluzione Comparata fa questa fine: c'è sempre un puro più puro che ti epura … Il co-autore di uno dei più terrificanti manuali di letteratura per le scuole superiori mi scroccò tempo fa una sigaretta su un verone del palazzo dell'Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, durante la pausa di un convegno a Venezia. Giacca grigia perfettamente intonata ai baffi e all'umore, non mostrò alcuna reazione a un mio motteggio sulla statua di Tommaseo che troneggia in Campo S. Stefano, chiamata «cagalibri» a causa dell'infelice decisione dello scultore di far colare dal retro della redingote del lessicografo una cascatella di volumi. <br /><br />Probabilmente aveva ragione. Noi possiamo ridere con la poesia La scuola più strana del mondo, inclusa nella gradevole raccolta Ballate, o grazie ai titoli escogitati da Benni per ipotetici temi della maturità ("Parlate di un libro che avete letto senza che fosse compreso nel programma scolastico e spiegate perché esso è notevolmente inferiore a quelli compresi nel programma, nonchè i motivi dell'inutilità di un suo eventuale inserimento nel programma"). In realtà siamo tenuti a indossare la redingote d'ordinanza: altrimenti gli studenti non capiranno, per esempio, la filastrocca sullo Psicanalista selvaggio, altroché: <br />Dottore, dottore <br />ho sognato un leone. <br />"Sarà una proiezione <br />dell'aggressività." <br />Dottore dottore <br />ho sognato un serpente. <br />"È un simbolo fallico <br />di eros latente". <br />Dottore dottore <br />ho sognato una gazzella. <br />"Di certo è un transfert <br />Forse di sua sorella…" <br />Dottore dottore <br />Ho sognato i caimani <br />"Lei invero fa sogni <br />Fantastici e strani." <br />Ma che strani, dottore <br />Lo vuole capire <br />Che sono nato in Zaire?<br /><br />Ciao<br />DonatoAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-8443430019816235612012-12-27T13:51:45.656+01:002012-12-27T13:51:45.656+01:00Sempre a proposito dell’articolo di Enzensberger:
...Sempre a proposito dell’articolo di Enzensberger:<br />«L'articolo di Enzensberger venne tradotto da Alfonso Berardinelli in piena vague logotecnocratica; l'italiano, in un saggio uscito nei defunti "Quaderni piacentini", rincarò la dose e, dopo aver evocato epifonemi di maestri come Auden ("In letteratura la volgarità è preferibile al nulla totale…", "Il piacere è ben lungi dall'essere un criterio critico infallibile: è però il meno ingannevole"), invitò chi insegna a ricercare e verificare le condizioni minime di una lettura come esperienza (Erlebnis) (Chirurgia estetica, in Il critico senza mestiere, Il Saggiatore 1983). Dibattiti d'altri tempi: è rimasto un residuo secco di gentili truismi, indorati da un linguaggio colto-libertario, proprio di studiosi forse elettrizzati dalla certezza di essere seduti sui banchi dei Cordiglieri e non della Palude. Invece nella Palude ci siamo tutti, lo spiritato Enzensberger, l'indocile Berardinelli, l'umoroso Cases e anche la mitica Susan Sontag di Against Interpretation (elogiata da Enzensberger per aver condannato l'apparato filisteo-culturale che si rifiutava di "lasciare in pace le opere d'arte"), sbertucciata - proprio lei - da Kevin Costner in Bill Durham e contrapposta, luttuosa istigatrice di masturbazioni mentali, a tutto ciò che è vivido e piacevole, baci passionali e baseball compresi. <br /><br />(Continua)<br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-54744456716073574092012-12-27T13:45:01.051+01:002012-12-27T13:45:01.051+01:00Stavo spolverando la mia libreria e mi è capitato ...Stavo spolverando la mia libreria e mi è capitato sotto gli occhi un numero di Quaderni Piacentini del 1978. Contiene uno scritto di Hans Magnus Enzensberger. Comincia così:<br />«Sono passato poco fa nella macelleria qui all’angolo per comprare una bistecca. Il negozio è strapieno di gente, ma la moglie del macellaio, appena mi vede, posa il coltello sul bancone, va alla cassa, tira fuori un foglio di carta e mi chiede se è roba mia. Io do un’occhiata al testo e confesso immediatamente la mia colpevolezza.<br />È la prima volta che la signora della macelleria mi lancia uno sguardo per così dire di fuoco. Fra i mormorii degli altri clienti viene in chiaro quanto segue.<br />Senza averne avuto il minimo sospetto, io sono intervenuto nella vita della figlia del macellaio che si sta preparando all’esame di maturità. L’insegnante di tedesco le ha messo davanti una poesia che avevo scritto molti anni fa con l’invito a mettere nero su bianco qualcosa in proposito. Risultato: un bel quattro, pianti e scenate a casa del macellaio, questi sguardi accusatori che mi trapassano letteralmente da parte a parte e, per concludere, una bistecca più dura del solito nel mio piatto».<br />(Hans Magnus Enzensberger, Una modesta proposta per difendere la gioventù dalle opere di poesia, in “Quaderni piacentini”, 1978, 66-67, 140)<br />Ciao Donato<br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-22780401509071193932012-12-27T11:29:55.108+01:002012-12-27T11:29:55.108+01:00
Ed ecco spiegata la ragione della eruzione anorga...<br />Ed ecco spiegata la ragione della eruzione anorganica e abnorme dei testi di Letizia Leone (Carte sanitarie è del 2008 e La disgrazia elementare del 2011), che chiede al lettore molto più di quanto questi forse sia in grado di offrire, e lo richiede in modo risolutorio, perentorio, accusatorio. Lo stile accusatorio qui va di pari passo con l’opzione della catacresi, dell’immagine sincretica e della indirezione, dello spostare la scena subito in re già all’inizio di ogni composizione. Ma le fratture della linearità temporale e spaziale sono pur sempre la spia dell’eclisse del soggetto legiferante in quanto laddove c’è problematizzazione formale non c’è «Legge» che tenga, in quanto il patto risolutorio tra l’autore e il lettore è rotto e non più aggiustabile con le panacee del riformismo moderato, con i lenitivi del misticismo, né con i ribellismi da scrittoio; addirittura, non si sa ormai neanche più che tipo di riformismo sia ancora in vigore se non quello dell’io finto e posticcio che decreta, illusionisticamente, la propria illusoria soluzione dei conflitti di quella «realtà» che ancora penetra (se penetra) nei testi residui. Non c’è più peso nelle cose. Non c’è più peso nelle parole. E perché dovrebbero averlo le parole? Non hanno più peso le parole all’interno della linearità liberata del verso libero come all’interno della linearità imprigionata del verso non liberato. All’interno della scatola acustica come all’interno della cornice ottica del quadro. Così, le parole e le cose aleggiano leggere e impolverate nell’aria. Vibrano delle vibrazioni dell’io, visibili nel raggio di luce che illumina la polvere.<br />Dinanzi alla scontrosità di certi testi della poesia moderna il lettore non può che ritornare timidamente sui propri passi, accucciarsi dietro lo schermo delle parole incompiute, inadempiute ed abnormi. E dormire. È il sonno della ragione che genera mostri. <br />E, analogamente, Letizia Leone non può che accompagnare con l’ambulanza dello stile il feretro delle parole come al proprio funerale. Res tua agitur. Il giocattolo s’è rotto. E ciò fa sì che il testo non si concluda alla propria fine, per così dire fisica, ma debba totalizzarsi attraverso il ritiro fisico dell’autore e del lettore, e che prosegua nella pagina seguente ma come un nuovo tentativo del medesimo inizio piuttosto che un nuovo inizio. C’è sempre un nuovo inizio che non riesce più a totalizzare un finale. Aleatorio e abnorme, attraverso l’esercizio della catacresi, il testo si sottrae a se stesso, abbandona l’enigma che non c’è. Di qui il ricorso al mito non più inteso come nei mitomodernisti come una suppellettile, una pertinenza della forma-poesia ma come una necessità di lettura del contemporaneo, come una guida. <br />giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-72405842847364414302012-12-27T11:28:33.149+01:002012-12-27T11:28:33.149+01:00Quanto meno il testo è letteralmente marcato, vogl...Quanto meno il testo è letteralmente marcato, voglio dire situato quale dirimpettaio del referente, tanto più la forma avrà la funzione di indicarlo. Assodato che per forma si intende tanto la composizione testuale quanto lo stile, chiediamoci: è necessario che il testo realizzi la differenza problemato-logica in quanto logos? Meno il problema della letterarizzazione del «reale» è letteralmente detto e più dovrà dirsi figurativamente, più la problematicità sarà il testo stesso come forma discorsiva. Più il testo si de-letteralizza, più il rapporto col reale diventa problematico, e più la problematicità, che è dunque un fatto formale, sarà il testo stesso a fornirlo come prova della propria sopravvivenza. Più il problema è formalizzato, più si scava il fossato tra il letterale e il figurato; voglio dire che meno il testo sarà risolutorio, meno esso sarà consolatorio, più conterrà sempre qualcosa di non-definitivo, di non-ultimato, di infermo, di infirmato, di scoria che eccede, di scabro che sopravvive alla combustione in quanto non c’è più una stazione ultima della formalizzazione data a-priori e una volta per tutte. In sostanza, più si scava il fossato tra il letterale e il figurato più la formalizzazione tenderà ad essere provvisoria, ad assumere la veste dell’abnorme, dell’indistinto, dell’inconsueto, insomma, del problematologico. <br />Nella poesia di Letizia Leone l’esoterismo va di pari passo con lo psicologismo e con il de-realismo (e, perché no, anche con una nuova forma di realismo!) e con le zattere significazioniste della Storia e del Mito, ma come divelte, scisse dal tutto (e dal lutto del tutto), come tessere schizzate via dal mosaico da una forza eruttiva (interiore-esteriore). <br />Leggiamo la scena dello scorticamento di Marsia ad opera di Apollo in La disgrazia elementare:<br /><br />giorgio linguaglossahttps://www.blogger.com/profile/15496613805588057103noreply@blogger.com