tag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post8224743752438183456..comments2024-02-22T09:32:06.341+01:00Comments on MOLTINPOESIA : Ennio AbateSu sacro e poesiaMoltinpoesiahttp://www.blogger.com/profile/13401193672691074557noreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-64300181321346742202012-02-21T12:19:26.987+01:002012-02-21T12:19:26.987+01:00Di sacro trovo nel passaggio
nell'arrestare le...Di sacro trovo nel passaggio<br />nell'arrestare le fatiche<br />per leggerti poeta.<br /><br />EmyAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-13854305952774835282012-02-21T11:13:36.365+01:002012-02-21T11:13:36.365+01:00Ennio, vatti a rivedere, ti consiglio, La Nuova Sc...Ennio, vatti a rivedere, ti consiglio, La Nuova Scienza di Gian Battista Vico, sul sacro e la poesia: è un libro fondamentale.<br />Erminia P.https://www.blogger.com/profile/04965483455064961580noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5618133655638119700.post-13600233592022924012012-02-21T10:25:29.411+01:002012-02-21T10:25:29.411+01:00Caro Ennio, un simile argomento mi tira proprio a ...Caro Ennio, un simile argomento mi tira proprio a tenzone. Solo brevi considerazioni su un argomento enorme e spaventevole per la sua vastità. <br />Mi pare che la prima cosa sia definire il significato di "sacro". E già qui inizia il problema, perché pretendere di definire ciò che per sua natura è elusivo, sfugge all'esperienza razionale, si sottrae al flusso unidirezionale del tempo come noi lo conosciamo, è inconoscibile con gli strumenti della logica razionale, è molto difficile. Una simile impresa richiede la conoscenza di tutte le fonti e i testi, il che attiene più a uno storico delle religioni. Forse meglio sarebbe, almeno per me, che non ho tutti gli strumenti, provare a definirne le qualità, gli attributi, secondo quella che è la mia esperienza. Come specifica Eliade, e in questo concordo, il sacro è un elemento della coscienza e non un momento della sua storia. Sacro (il Numinoso di W.Otto) è ciò che sta al di fuori dello spazio-tempo. Il tempo del sacro, come dice Eliade, è circolare, non lineare. Si manifesta nella ripetizione del rito. L'esperienza del sacro è sempre puntuale e inattesa - non cercata, come l'illuminazione, il nirvana, del Buddismo. E' il Dharma indiano, la legge, la regola, l'ordine dell'universo. Il Mana, la potenza che si manifesta in tutta la sua terribilità. Il sacro non è certamente mutevole, poiché, sottraendosi allo spazio-tempo, non è impermanente (l'impermanenza del samsara). Non "scorre" come la realtà di cui abbiamo esperienza e in cui siamo immersi. E' l'apeiron perièchon dei greci, quella dimensione indisinta, non limitata, "esterna" e minacciosa nella sua inconoscibilità che circonda l'esperienza del conosciuto. E' la forma nella sua essenza eterna, come categoria antitetica dell'evento (Carlo Diano).<br />Dunque, mi pare che uno degli attributi fondamentali di quello che si definisce sacro, numinoso, apeiron periéchon, forma, Mana, Dharma ecc. sia la sua permanenza, il suo essere al di fuori dell'esperienza materiale e dello spazio-tempo. <br />Il sacro NON è la religione. La religione - qualunque religione - è una struttura umana che tenta di mediare e organizzare la percezione del sacro. Proprio come il significato etimologico del termine indica (religo - legare, collegare). Dalle culture sciamaniche alle religioni politeiste e monoteiste, il fine è quello di trovare dei mediatori tra il visibile e l'invisibile, all'inizio non come forma di potere, ma per l'immane e pericolosa potenza che il sacro possiede e che solo può essere "controllata", da agenti che ne assumano su di sé tutti i pericoli e i rischi. Da qui a un esercizio arbitrario di questo potere, soprattutto nelle religioni monoteiste, il passo è breve.<br /><br />Ma, dopo questa brevissima e necessariamente superficiale premessa, vorrei dire qualcosa sul sacro e la poesia.<br />La poesia nasce come musica. Agli inizi l'una ERA l'altra e il loro carattere inscindibile permane per tempi lunghissimi. Anzi, la musica nasce dalla parola e parola del mito. Dunque l'ambito in cui si muove alle sue origini è quello del mito, cioè del sacro. Più il mito perde il suo valore poietico e sociale, più la poesia si allontana dalle sue origini. Ma v'è un ambito in cui questo non avviene ed è la poesia dei mistici. Mi vengono in mente, così sparsi, Teresa D'Avila, Gerard Manley Hopkins, i poeti sufi e persiani, Rumi, ecc. <br />In tutti questi poeti il punto centrale è la "sete", la spinta, la ricerca della fusione e dell'annullamento del Sé. Poiché la dimensione del sacro non ammette distinzioni e separazioni e dunque emerge questo tendere alla dispersione dell'Io. Proprio l'opposto di ciò che fa molta della poesia (o di quella che erroneamente passa come tale) oggi.<br />Ci sarebbe da dire una valanga di cose, ma sono costretta per motivi contingenti a limitarmi. Però ringrazio Ennio di questa splendida discussione.Francesca Dianohttp://www.emiliashop.wordpress.comnoreply@blogger.com