Su
Alfalibri supplemento al n.17 di alfabeta 2 ho letto la poesia di Stevens commentata da
Guido Mazzoni. La
ripropongo su questo blog, ma mi soffermo soprattutto sul commento. Per due motivi. Il
primo: vi ho colto un cenno al discorso di Lukács che avevo messo in bocca a Samizdat (qui): « Oggi il «volgo»,
dal punto di vista di Lukács, potrebbe essere il singolo imprigionato nella sua
«individualità privata personale», con minime e falsate relazioni con gli altri
e spesso solo di fronte alle «pure potenze astratte» che ci dominano. Pensa ai
disoccupati, ai poveretti che se ne stanno chiusi in casa al computer a spedire
curriculum a tutto spiano». Mazzoni, infatti, in modi simili scrive: «Lo stato
di cose che rafforza la dipendenza oggettiva degli esseri particolari dai
meccanismi alienati, incontrollabili dell’economia, della tecnica, della
politica è lo stesso che spezza ogni legame fra gli individui».
Il secondo: trovo inaccettabile la “rassegnazione all’americanizzazione” o al «destino dell’uomo occidentale», di cui già parlò Romano Luperini in L’incontro e il caso (Laterza 2007) [Cfr. un mio commento qui]. Mazzoni correda la sua lettura di dotti richiami al nichilismo teorizzato da Nietzsche e alla freudiana «pulsione di morte», che sarebbero « componenti normalizzate della vita psichica collettiva», e di due frasette dai (per me) “novissimi qualunquisti” Carver e Houellebecq. Nietzsche, Freud e i postmoderni: ecco il contenuto della valigetta della generazione accademica umanistica che oggi fa la spola tra Italia e USA e cura la formazione della massa studentesca precaria nelle nostre disfatte università; e tratta allo stesso modo - non è impertinente l'accostamento! - anche questioni politiche "locali" come quella della TAV (Cfr. qui) per non dire della "riforma del lavoro".
Il secondo: trovo inaccettabile la “rassegnazione all’americanizzazione” o al «destino dell’uomo occidentale», di cui già parlò Romano Luperini in L’incontro e il caso (Laterza 2007) [Cfr. un mio commento qui]. Mazzoni correda la sua lettura di dotti richiami al nichilismo teorizzato da Nietzsche e alla freudiana «pulsione di morte», che sarebbero « componenti normalizzate della vita psichica collettiva», e di due frasette dai (per me) “novissimi qualunquisti” Carver e Houellebecq. Nietzsche, Freud e i postmoderni: ecco il contenuto della valigetta della generazione accademica umanistica che oggi fa la spola tra Italia e USA e cura la formazione della massa studentesca precaria nelle nostre disfatte università; e tratta allo stesso modo - non è impertinente l'accostamento! - anche questioni politiche "locali" come quella della TAV (Cfr. qui) per non dire della "riforma del lavoro".
Non vorrei implicare lo stesso Stevens in questa
critica che rivolgo al commento di Mazzoni. E perciò chiedo: sono gli
occhiali postmoderni e disincantati di Mazzoni a produrre questa
interpretazione del testo di Stevens, che invece potrebbe essere letto anche in
altro modo? O è lo stesso testo qui esaminato che si presta e suggerisce solo tale
interpretazione? Mi piacerebbe sentire la vostra opinione. [E.A.].