Espongo
qui alcune critiche alle posizioni
“orientaleggianti” e di liquidazione del femminismo storico occidentale che
amiche e amici hanno espresso nei commenti al post su alcune poesie di Kamala
Das tradotte da Francesca Diano (qui). Spero di farlo con ragionamenti fondati e rispettando la «visione delle
cose» soprattutto di alcune mie interlocutrici che considero amiche. [E.A.]
1.
Si può partire dal mito (della Dea Madre) per valutare la
storia? Certo. Ma nei commenti del post
dedicato a Kamala Das si finisce per sostenere la superiorità del mito e a svalutare
la storia, presentandola come un pallido
riflesso di quello, una sua forma degradata e pervertita da negare per ritornare, se possibile, al mito.
Questo è lo schema che sottostà, secondo me, ai pensieri espressi in tutti gli
interventi. Le differenze tra le affermazioni di Francesca Diano, in soffitta,
Semy e lo stesso Mayoor non mancano, ma sono
dentro il medesimo paradigma: prima il mito, poi la storia; il mito superiore
alla storia; il mito che si abbevera
alla fonte sacrale dimenticata colpevolmente dalla storia. In altri termini, il discorso - che pur vuole polemizzare contro fissità e rigidità del
pensiero occidentale, dominio maschilista, consumismo e colonialismi vari - si
arrotola su di sé e diventa pur esso discorso fisso, rigido (e telelogico).