mercoledì 27 giugno 2012

Sandro Bajini
Ipogrammi


Klee, Paul - 1924 Actor's Mask

SANDRO BAJINI, Ipogrammi. Casabianca Edizioni, Sanremo 2011

(quoniam subesse malunt quam superesse)


SOLILOQUI                  

       ***

In casa mia
mi sento di troppo
anche quando
sono solo.

*
In bilico sopra una palla
che gira intorno al sole e su se stessa
non ti stupire
se in questo forsennato Luna Park
ogni tanto ti coglie un capogiro.

martedì 26 giugno 2012

CRITICA
Ennio Abate
A proposito di Kamala Das.
Mito e Storia, uno a zero?


Espongo qui  alcune critiche alle posizioni “orientaleggianti” e di liquidazione del femminismo storico occidentale che amiche e amici hanno espresso nei commenti al post su alcune poesie di Kamala Das tradotte da Francesca Diano (qui). Spero di farlo con ragionamenti fondati e rispettando la «visione delle cose» soprattutto di alcune mie interlocutrici che considero amiche. [E.A.]

1.
Si può partire dal mito (della Dea Madre) per valutare la storia? Certo. Ma nei commenti del post  dedicato a Kamala Das si finisce per  sostenere la superiorità del mito e a svalutare la storia, presentandola come  un pallido riflesso di quello, una sua forma degradata e pervertita da negare per ritornare, se possibile, al mito. Questo è lo schema che sottostà, secondo me, ai pensieri espressi in tutti gli interventi. Le differenze tra le affermazioni di Francesca Diano, in soffitta, Semy e lo stesso Mayoor  non mancano, ma sono dentro il medesimo paradigma: prima il mito, poi la storia; il mito superiore alla storia; il mito che si  abbevera alla fonte sacrale dimenticata colpevolmente dalla storia. In altri termini, il  discorso - che pur vuole polemizzare contro fissità e rigidità del pensiero occidentale, dominio maschilista, consumismo e colonialismi vari - si arrotola su di sé e diventa pur esso discorso fisso, rigido (e telelogico).

lunedì 25 giugno 2012

Giorgio Linguaglossa
Su "Il secondo dono"
di Sabino Caronia


Sabino Caronia Il secondo dono Progetto Cultura, Roma, 2012

Il secondo dono,  così semplicemente si intitola questa plaquette di Sabino Caronia, quasi a celare un pudore inespresso o a dissimulare una ritrosia più che manifesta, quasi a chiedere venia per tanta improntitudine di apparire quale autore di un mannello di liriche. E liriche d’altri tempi, quando ancora c’erano i bambini che giocavano con l’aquilone su nel cielo e calciavano il pallone ad ogni cantone del trivio o del quadrivio. Ma oggi che l’arte della simulazione si manifesta con la singolare propaggine della scaltra dissimulazione di massa, dico, oggi, che altro dire di una lirica che si rivolge ad altra lirica del passato come ad uno sconosciuto elitario interlocutore che mai più vedrà la luce se non nel segno di un altro segno o in una cosa chiamata sogno, che forse mai più incontrerà il proprio interlocutore?

Giorgio Linguaglossa
Su "Poemetto gastronomico
e altri nutrimenti"
di Tomaso Kemeny


Tomaso Kemeny Poemetto gastronomico e altri nutrimenti Jaca Book, Milano, 2012  

«è della massima importanza / intendere il processo di dissoluzione / dei linguaggi artistici» (T.K.)

Paradossale e politicamente «scorretto», stralunato, irriverente e bislacco questo libro di «invettive» e di «licenze» di Tomaso Kemeny contro «lo Spirito della Poesia Gastronomica» del nostro tempo dove il rapporto tra il «mitico» e lo «storico» appare trasmutato in «segno» linguistico, e quest’ultimo in effetto «gastronomico». In Kemeny è vivissimo il senso di un generale effetto di deriva, non soltanto della tradizione, ma di ogni concetto che voglia applicare un senso alle cose del mondo. Ciò che originariamente, per i mitomodernisti, era il rapporto ontologico tra «mito» e «storia» che caratterizzava il tardo Moderno, oggi, nelle condizioni del Dopo il Moderno non è più la Sensucht nostalgica quella che respira nei versi della poesia più evoluta ma una oggettività, un voler essere e voler apparire oggettivi o super partes in mezzo alla barbarie dei rapporti produttivi estranianti ed estraniati, talché il recentissimo è diventato, come apparenza e fantasmagoria, lo stesso antico, e l’antico (opportunamente modernizzato) è diventato il recentissimo (antichizzato), la merce segnaletica del cartellone mediatico.

domenica 24 giugno 2012

Anonimo francese
Allons, monsieur le Maire



Questo sonetto in francese sempre sulla faccenda Pisapia/Dalai Lama me l'ha passato  Indarno da tempo. Dice di averlo ricevuto da un suo cugino francese che sollecita una pubblicazione. Lo accontento. Così i "moltinpoesia" cominciano ad europeizzarsi. Però, 'sti milanesi che vanno sempre a piangere sulle spalle dei francesi per farsi aiutare! Non gli bastò Napoleone? Ne ho fatto una traduzione veloce, di servizio, passibile di vostre correzioni e miglioramenti.  [E.A.] 



Allons, monsieur le Maire, que pensez-vous ?
Que traiter d’une façon si cavalière
Un homme honnête et bon que vous et nous
Estimons tous et sa patrie vénère

Comme un saint, comme un chef de son troupeau,
Un héros national, un frère, un père,
Cela vous semble-t-il glorieux et beau ?
Je sais, vous dîtes : «C’est pour sauver l’Expo,

sabato 23 giugno 2012

Indarno da tempo
Pecunia non olet






I milanesi un tempo avevan fama
D’essere un po’ bauscia, però seri:
Persino in Borsa, per affari veri,
Bastava allora una stretta di mano.


Che cosa scopre adesso il Dalai Lama?
Che d’improvviso gli negano – oh no! – 
Per il timor di nuocere all’Expò,
Un onore del quale ha già quintali.


Che cosa avrebbe detto Vespasiano
Che ha dato il nome, fra i municipali
Celebri monumenti di Milano,


A quello ch’è rimasto senza eguali?
Che “pecunia non olet”? Beh, l’è vera:
Ma cosa avrebbe detto el scior Carera?
Indarno da Tempo


(22 giugno 2012)


*Nota per i  più giovani: “El scior Carera” è una statua di epoca romana, tuttora esistente, che per i milanesi è stata un po’ l’equivalente di Pasquino. 

CRITICA
Ennio Abate
A lato di una discussione
su «Le parole e le cose»
per un meridiano
delle poesie di Fortini



Pubblico anche su questo blog un mio lungo commento-riflessione su una discussione di cui non riassumo i termini. Gli interessati possono documentarsi direttamente  qui [E.A.]


Finora in questo post  ci sono stati spunti di discussione interessanti, ma di botto, emerse le differenti opinioni e menati gli ultimi fendenti [1] essa si è bloccata. Tento per conto mio di  rimettere  i pezzi finiti per terra sul tavolo e insistere. Tratterò due punti:

1. Meridiano delle poesie di Fortini: sì/no

Non sono addentro a nessuna faccenda editoriale. E ragiono solo per supposizioni e deduzioni dai dati che mi arrivano. Mi chiedo io pure: come mai la Mondadori, che pur ha già pubblicato «Saggi ed epigrammi» di Fortini, non accetta o ritarda la pubblicazione delle sue poesie? C’è o no questa *damnatio memoriae* cui allude Luperini? O magari opera in forme mascherate? Quali? S’è manifestata,  forse, successivamente alla pubblicazione del primo Meridiano dei «Saggi ed epigrammi»? Chi avesse dati per non farci sproloquiare a vuoto, è pregato di metterli a disposizione. Grazie.

giovedì 21 giugno 2012

SEGNALAZIONE
Gianna Zanafredi
Un'altra arte

G. Zanafredi, Pioppi, 1997 - gessetti su carta

Gianna Zanafredi
Un’arte altra
metamorfosi, mutazioni, paesaggi
Casalmaggiore 26 maggio - 1 luglio 2012
apertura: da martedì a venerdì ore 8,00 - 13,00; sabato e festivi 15,30-18,30
Museo Diotti, via Formis 17, Casalmaggiore (Cr)
tel. 0375 200416 www.museodiotti.it info@museodiotti.it
COMUNE DI CASALMAGGIORE

mercoledì 20 giugno 2012

CRITICA
Giorgio Mannacio
La poesia come oggetto




"Presto o tardi al commercio si arriva". Questo passaggio segna lo snodo di un'analisi ampia (si risale a Tommaso) che ripropone la questione poesia/mercato. Giorgio Mannacio la pone, per così dire, coi piedi per terra, in modi realistici e la sottrae alle soluzioni "estreme", con le quali implicitamente polemizza e che potremmo ancora chiamare degli "apocalittici" (anti Mercato) e degli "integrati" (apologeti di esso). Il saggio è interessante per la volontà di discutere della poesia non solo come oggetto estetico, ma anche economico e - perché no - sociologico. [E.A.]

I.
Pulchra enim dicuntur ea quae visa placent. ( San Tommaso: Summa theologica I,5,4 )
Con questa fulminea definizione sul bello, definizione che nessuno – fino ad oggi – è riuscito a confutare , il grande filosofo mette il dito in una delle piaghe che seguono i discorsi sulla poesia.
Una di queste è l’argomento della poesia come oggetto.

martedì 19 giugno 2012

Ennio Abate
Giorgio, adelante con juicio...
Ancora su alcune poesie
di Maria Rosaria Madonna



Riprendo e rilancio (spero!) in questo post la discussione sulle poesia di Maria Rosaria Madonna già sviluppatasi intensamente (qui). [E.A] 


Caro Giorgio [Linguaglossa],
 intervengo sulle poesie di Madonna (qui) tenendo conto sia della discussione a più voci  avvenuta finora   sia delle  tua analisi (integrative) di singoli testi della poetessa. Parto al solito dalle mie impressioni di lettura.

Può il merlo non gracchiare (specie se posato sul frontone di un tempio pagano)?
Può il mare non sciabordare (specie se entra in un peristilio)?
Può un narciso (con la minuscola?) non guardare nello specchio  la propria immagine riflessa?[1]

sabato 16 giugno 2012

Kamala Das
Poesie
tradotte da Francesca Diano


I VERMI
(da The Descendants 1967)

Al tramonto, sulla riva del fiume, Krishna
L’amò per l’ultima volta e se ne andò…

Quella notte tra le braccia del marito, Radha si sentì
Così morta che lui chiese: che hai?
Ti spiacciono i miei baci, amore? E lei rispose,
No, affatto, ma pensò, Che cosa importa
Al  cadavere se lo mordono i vermi?

THE MAGGOTS

At sunset, on the river ban, Krishna
Loved her for the last time and left...
That night in her husband's arms, Radha felt
So dead that he asked, What is wrong,
Do you mind my kisses, love? And she said,
No, not at all, but thought, What is
It to the corpse if the maggots nip?


venerdì 15 giugno 2012

SEGNALAZIONE
Prossimo incontro
del Laboratorio Moltinpoesia

alla Libreria Linea d’ombra di Milano
Via San Calocero 29 Milano
Telefono: 028321175
Fermata MM Linea verde Sant’Agostino 
Lunedì 18 GIUGNO 2012 ore 17, 30
Letture e dialoghi sul tema
Ironia Satira Grottesco
Introduce Sandro Bajini
 Gli incontri curati da Ennio Abate e Giorgio Mannacio sono aperti a tutti
I partecipanti potranno leggere testi propri o di altri
In preparazione di questo del 18 giugno qui sopra annunciato mi pare utile anticipare oltre alla nota di Sandro Bajini, che qui sotto leggete, anche quelle "integrative" di Giorgio Mannacio, che seguono subito dopo [E.A.]

L’ironia, la satira, il grottesco, a cui si dedica l’incontro del 18 giugno, non sono ingredienti tanto consueti nelle cronache letterarie. Alla mia tenera età continuo ancora a chiedermi come mai la letteratura satirica, che nell’antica Roma era così coltivata da assurgere a genere letterario di prestigio, sia andata nei secoli progressivamente perdendo il suo peso culturale. Dopo la grande stagione latina, nessuno ha mai potuto ripetere come Quintiliano: “Satura tota nostra est”.

martedì 12 giugno 2012

Indarno da tempo
L’Unicorno



“Alicorno prezioso,
Celeberrimo, raro,
Renna, rinoceronte
O dente di narvalo,
Esemplare squisito
Dalle virtù preclare,

Da quale punto arrivi
Dell’orizzonte estremo?
Chi sei, che fai, che vieni
qui da noi a che fare?
Prodigi noi vedremo
E accadimenti rari?”

Daniele Santoro
Da "Sulla strada per Leobschütz"
con una nota di Giorgio Linguaglossa



Daniele Santoro Sulla strada per LeobschützLa Vita Felice, Milano, 2012


nel cortile della morte

Cristo, l’ho visto io come tremava nudo
minacciato dal fucile che si era inceppato,
mica si scomponeva l’ufficiale
scambiava con il sottoposto una battuta
frattanto che ripristinava il percussore
e lo finiva - carponi nella pozza,
la nuca spappolata

pensate, aveva pure di che lamentarsi
l’assassino,    
del fatto che il fucile non sparava
(infatti era successo già altre volte),           
che fosse giunta l’ora di cambiarlo             
intanto sbadigliava


Adriano Accattino
Da "Poesia dell’impoetico"
con una nota di Giorgio Linguaglossa



Adriano Accattino Poesia dell’impoetico Mimesis, Milano, 2012

Molti corrono lungo la superficie
dell’esterno,altri al suo interno:
pochi all’interno dell’interno
e pochissimi si buttano fuori
dall’interno nel cavo sfondato.

Ma veramente speciali sono quelli
che spaziano su tutto e dall’esterno
dell’interno,e poi risalgono
nello spessore fra le due facce.

sabato 9 giugno 2012

SEGNALAZIONE
Altro oro
IX rassegna Poesiarte Milano

 Quintocortile
Viale Bligny 42 - 20136 Milano - tel. 338. 800. 7617

con la collaborazione di Milanocosa
Comunicato Stampa

IX RASSEGNA

POESIARTE MILANO
ALTRO ORO
Moneta e mondo – oro e terra. Termini e orizzonti entro i quali si colloca la necessità di definire il valore delle cose e delle persone. Possono i linguaggi delle arti restituire a queste smarrite identità un nuovo baricentro di senso e di valore?
11 e 12 giugno 2012
(h 17-20)

giovedì 7 giugno 2012

Ennio Abate
Una riflessione
per la serata del 7 giugno 2012
Palazzina Liberty di Milano


UNA PREMESSA E OTTO TESI  PER ESSERE (CRITICAMENTE) MOLTI IN POESIA[1]
di Ennio Abate
La ragione dell’ordine, la dimostrazione del disordine, e tu règgile. L’uno che in sé si separa e contraddice, e tu fissalo; finché non sia più uno. E poi torni a esserlo, e ti porti via.

(F. Fortini, L’ordine e il disordine,
da Questo muro, in Una volta per sempre, Einaudi, Torino 1978)

Premessa

Partiamo da qui: è crollata una chiara definizione dei confini della poesia, è stata svalutata dal prevalere della società dello spettacolo e dalla TV la lettura in generale  e lo studio di quei testi, che autorità riconosciute nel campo della critica e nella comunità dei poeti avevano fino a ieri garantito come  poesia. La poesia, come dopo un’esplosione, sembra disseminata  dappertutto: nelle canzoni,  nei testi di amici e conoscenti, nei poeti pubblicati dai massimi e dai minimi editori, nelle plaquette autoedite, sul Web…

domenica 3 giugno 2012

MARIA ROSARIA MADONNA
(1949 – 2002)
Poesie inedite


Anche in riferimento alla discussione su "Dopo il moderno" di Giuseppe Pedota,  che  vorrei, però, non interferisse con una considerazione autonoma di questi versi di Maria Rosaria Madonna, pubblico qui alcune sue poesie inedite accompagnate da una nota critica di Giorgio Linguaglossa. [E.A.]

*


Il merlo gracchiò sul frontone d’un tempio pagano
il mare sciabordando entrò nel peristilio spumoso
e le voci fluirono nella carta assorbente
d’una acquaforte. E lì rimasero incastonate.


Due monete d’oro brillavano sul mosaico del pavimento
dove un narciso guardava nello specchio
d’un pozzo la propria immagine riflessa e un satiro
danzante muoveva il nitore degli arabeschi
e degli intarsi.

Luca Chiarei
Sei poesie


Di bilico in bilico si cammina
sulla vetta dei minuti
nella coda dei secoli
lisi dal silenzio bianco che li conta


allora mistero non è presenza
ma indovinare l’assenza dello scavo
quel vuoto che assorbe
quella luce che tra noi abita vaga 
che fa la morte

mercoledì 30 maggio 2012

ESSERE MOLTINPOESIA
In vista della serata del 7 giugno
alla Palazzina Liberty di Milano


Pubblico qui, man mano che arrivano, i messaggi e i testi  di amici e amiche che non possono  essere presenti alla serata di letture del 7 giugno 2012.  [E.A.]


Ultima: ll 7 giugno ci sarà anche l’arpista Gabriella Monti  della Celtic Harp Orchestra di Como che suonerà l’arpa celtica. Alcuni pezzi saranno accompagnati dalla cantante soprano Tina Romanò. 

domenica 27 maggio 2012

SEGNALAZIONE
I moltinpoesia uno per uno:

Laboratorio Moltinpoesia

a cura di Ennio Abate


Martedì 29 Maggio ore 18

alla Palazzina Liberty, Piazza Marinai d’Italia, 1

Milano

Luigi Cannillo

presenta la raccolta di poesie

Derive

(edizioni il Cavedio-Varese)

di Luca Chiarei

“…forse foglie da lasciare andare

un limo di parole in cui restare”

  

Il libro contiene disegni del pittore Gaetano Blaiotta che parteciperà all’incontro.

Luca Chiarei vive a Varese, funzionario sindacale, ambientalista, da anni scrive poesie come tanti e come tanti le ha pubblicate per condividere una ricerca di senso personale e collettivo.

mercoledì 23 maggio 2012

DISCUSSIONE
Ancora su "Dopo il moderno"
di G. Pedota:
Giusi Maria Reale e Navio Celese

Pubblico due interventi - di Giusi Maria Reale e di Navio Celese - sul libro di Giuseppe Pedota (qui e qui). Il primo, constatando la pervasività del Web, rifacendosi a Benjamin e giudicando ormai asfittico il «mondo della letteratura» e le lotte dentro o sotto le sue mura, suggerisce a poeti e critici di accettare la sfida della «rivoluzione comunicativa in atto»  e pone il problema di pensare una poesia e una critica adatte a questi tempi (indecifrabilmente) “nuovi”.  Il secondo mette sotto accusa (fin troppo rudemente a mio parere) la critica letteraria «militante e non» ( quale? tutta? senza  eccezioni?) e consiglia a chi scrive poesia di «starne alla larga» o a preferire «le antologizzazioni nude e crude piuttosto che i resoconti ragionati». È una tesi  spesso riproposta nel Laboratorio Moltinpoesia. Personalmente sostengo che l’atto poetico ha già in sé (implicitamente) una valenza critica e la buona critica è maieutica: svela apertamente (e non è cosa di poco conto...) quello che “già si sa” ma solo con una certa approssimazione.  Questa la mia opinione personale, che per ora metto nel mazzo delle altre. Ben vengano calibrati approfondimenti della questione. [E.A.]

Robert Hass
Una poesia
da “Time and Materials” (2007)


La poesia è ripresa dal sito LE PAROLE LE COSE. Altre dello stesso autore si leggono qui [E.A.] 


The World as Will and Representation

When I was a child my father every morning -
Some mornings, for a time, when I was ten or so,
My father gave my mother a drug called antabuse.
It makes you sick if you drink alcohol.
They were little yellow pills. He ground them
In a glass, dissolved them in water, handed her
The glass and watched her closely while she drank.

lunedì 21 maggio 2012

Emilia Banfi
Ottocento



Chiuso nell’oleografica scritta
il volto di Leopardi, la sua più triste fine.

Più sotto
come in una catasta la poesia:

l’Ottocento ride
allo spregiato sguardo

Rita Simonitto
Dialoghi a perdere



Restituiscimi, tu puoi, le lunghe note
o la curva che aprì improvvisa sui destini
non solo miei e tuoi ma incolorò il mondo
coi pastelli, filtrati i suoni, contrastato
il tempo che imprime e vìola i sostegni,
e gli archi, le tenerezze delle sponde
ti prego qui ridammele così come
si specchiarono sul fiume, il nostro
ti ricordi, e poi ci fu una guerra
ma che non ricordo quale, forse
un mondo alla rovescia, un segnale
male interpretato, disfatte voci,
morì qualcuno, non mi dicesti niente
fammi appoggiare alla finestra, forse
non è che sono io che sto morendo
adesso?
Dimmi.

Paola Loreto
Quattro poesie


In chiave minore

Quando scopri che il Tutto
non è tutto e ha dei limiti
l’infinito, allora non lo vuoi
davvero tanto. Lo coltivi,
non rinunci, ma fai altro
contemporaneamente.
Liberi la mente dai falsi
pensieri, la lasci vagolare
illusa di una buona solitudine,
ottundi i sensi all’abitudine
e tiri avanti, convinta, giunta
adesso nel posto che cercavi,
dov’è ancora, molto, da fare.

Massimo Caccia
Due poesie



*

Fine marzo, un sole che scalda e inganna.
Ho da poco smesso di far lezione: giovani
pigri, filosofiche tirate, appelli lontani,

e che bello ora, qui, musica del silenzio
sotto e qualche timida rima senza screzio
s’insinua tra le grinze arrossate del vivere

venerdì 18 maggio 2012

DISCUSSIONE
Domande a chi recinge


Sul sito LE PAROLE E LE COSE (qui) è stata inaugurata una nuova rubrica a cura di Massimo Gezzi dedicata ai "poeti nati negli anni Ottanta". Ho lasciato questo telegrafico commento. Le citazioni in exergo sono quelle condivisibilissime di un  brillante e a me ignoto commentatore dei post di LPLC. [E.A.]

Lucio Mayoor Tosi
Stella che...


Stella che non vedi nel cielo notturno annuvolato
ma c'è, come qualcuno s'accendesse una sigaretta 
nel bosco degli alberi non più morti. 

Questo agglomerato tutt'intorno ai supermercati  
è solo spazio da riempire. Non fondamentale, dice l'architetto. 
Da qui a qui zona franca, posteggi, aiuole e divieti. 
Area per bimbi e cani, consolati e sedi della ASL. 
Tutto ciò che potrebbe servire, ma che non serve 
tra vita e non vita. 

Eppure lì, ne sono certo, c'è una stella che s'è tradita.

mercoledì 16 maggio 2012

Robert Walser
Sui poeti



da  R. Walser, Storie,   Adelphi  Ed.,  Milano 1982

1.  DI UN POETA
Un poeta si china sulle sue poesie, ne ha fatte
venti. Sfoglia una pagina dopo l'altra e trova che
ogni poesia risveglia in lui un sentimento tutto par-
ticolare. Si tortura penosamente il cervello per sco-
prire cosa sia mai quel non so che di sospeso sopra o
attorno alle sue poesie. Preme, ma non viene fuori
niente, spinge, ma non esce nulla, tira, ma tutto
rimane qual
è, vale a dire oscuro. Si abbandona sul
libro aperto tra le braccia conserte e piange. lo
invece, quel briccone di autore, mi chino adesso
sulla sua opera e scopro con infinita disinvoltura
qual
è il mistero.

Giuseppina Di Leo
Due poesie


Il tempo dell’appartenenza

Sotto i portici di piazza Cavour di Rimini una ragazza fa esercizi yoga.
Sulla adiacente strada la gente sfila veloce in bicicletta
sento il battere delle ali di un piccione.
L’aria è fredda e pioviggina, non c’è sole: sembra autunno.
Ma le ragazze sorridono comunque. Perlomeno ci proviamo.
La pioggia ha la sua buona parte di verità in questa domenica di fine luglio
una verità che rompe gli argini dell’ipocrisia
di quanti vorrebbero supporre il pensiero degli altri
gli abitanti indefessi del lato falso del mondo della poesia.

domenica 13 maggio 2012

Experimentum moltinpoesia:
Testi poetici (e non) da immagini

Stamattina ho ricevuto questa foto inviatami da Mayoor. Ho pensato: Ecco i moltinpoesia (vabbé mancano le signore...) se fossimo in Africa! Potrebbe essere anche un'immagine allegorica: il carro dei moltinpoesia nel deserto... Si potrebbe fare l'"esperimento":  versi o riflessioni a partire dalla foto...[E.A.]

....Comincia Emilia Banfi:
Guardate e pensate, quanto è importante il colore in questa foto.



MOLTI

Siamo sopra
sopra le nostre cose
sopra i nostri sforzi
Non perderemo nulla?
Saremo come nel colore
tutti da guardare
perderemo qualcosa?
un punto un equilibrio

e se andiamo è perché
siamo soli insieme.

Altri e altre nello spazio dei commenti...


sabato 12 maggio 2012

Paolo Pezzaglia
Quattro variazioni sulla rosa


A proposito di rose e ricordando ovviamente le rose di Ronsard (Comme on voit sur la branche, au mois de mai, la rose,/ En sa belle jeunesse, en sa première fleur,/  Rendre le ciel jaloux de sa vive couleur...) ecco le mie “rose” tra naturale sboccio di primavera e l’inevitabile entropia (che mi ossessiona). [P. Pezzaglia]

L’APPRENDISTA E LA ROSA

Legato alla ruota degli eventi
nel doloroso smuoversi
dell’eterno orologio,
spingendo anch’io la magìa
che tutto svolge,
si rivela la mia stessa
morte abbagliante e certa.

In una sola realtà, in una sola lusinga
rosa di donna  e fama.
Poi sgretolamento e ritorno…
……………………………..

venerdì 11 maggio 2012

Giorgio Mannacio
Scuola di poesia

Correggio, Maddalena leggente (dipinto perduto)


                                                                                                                                                                                  agli amici di Moltinpoesia

Velata l’emozione
si fa giorno. Dai tini
non scorre vino ormai, ma solo sangue
sino all’affusto dei cannoni. Muore
con la rosa la donna che la pose
sul suo petto fiorito.
Non lacrime, ma parole
cercano di posare sopra il niente
di velina strinata
testimonianza estrema.
La sua mano non trema.
Perché dovrebbe se di una stella spenta
oggi soltanto arriva lo splendore ?

Milano, 11 maggio 2012.

SEGNALAZIONE
Prossimo incontro
del Laboratorio Moltinpoesia


alla Libreria Linea d’ombra di Milano
Via San Calocero 29 Milano
Telefono: 028321175
Fermata MM  Linea verde Sant’Agostino 
Lunedì 14 maggio 2012 ore 17, 30
Letture e dialoghi sul tema
Fortini-Milano/Pasolini-Roma
Introduce Ennio Abate in dialogo con Giorgio Mannacio
…la città /che mi porta s’intorbida nei viali / sui battistrada di autotreni, muore /fra i ponti di bitume, fari, scorie. / Qui sarò stato vivo… (F. Fortini, Al di là della speranza)
e non lontano, / tra casette / abusive ai margini del monte, o in mezzo // a palazzi, quasi a mondi, dei ragazzi / leggeri come stracci giocano alla brezza / non più fredda, primaverile…(P.P. Pasolini,  Le ceneri di Gramsci)
  «Non è un accostamento deterministico. Non è che se Pasolini fosse arrivato a Milano, invece che a Roma, sarebbe  diventato un Fortini. E viceversa. Ma il capitalismo ci fa vivere in realtà anche fisicamente contraddittorie (città-campagna; centro-periferia) o accentua le contraddizioni preesistenti.  E le culture, le biografie, (forse persino gli psichismi) hanno - sotto il mantello omogeneo, globalizzante,  massificato - accentuazioni “locali”, “individuali”, “singolari”» (E.A., Appunti)
 Gli incontri, curati da Ennio Abate e Giorgio Mannacio, sono aperti a tutti.