Ho letto gli spunti di Ennio Abate Per una poesia esodante e i commenti
agli stessi.
Devo dire che dal mio punto di vista
la discussione si concentra in pochi argomenti.
«
[….] oggi certe
tematiche non ci dicono più nulla, sono diventate talmente di pubblico dominio
che, come una massa monetaria, passano di mano in mano in modo irriflesso e
subliminale. In modo simile, riempire una poesia di “oggetti” riconoscibili
porta fatalmente quella poesia verso l'insignificanza, la noia, non risveglia
più la nostra attenzione; davanti a certe poesie il nostro cervello dorme [….].
La post-poesia (o poesia che esonda
dai propri argini e si riversa all'esterno della forma-poesia) va alla ricerca
di una nuova serie di “oggetti linguistici”. [….] si tratta di munirsi di un
pensiero critico che sia critico verso una intera cultura che ha prodotto certi
oggetti e altri ne ha invece interdetti. È che occorre essere coscienti che
l'esaurimento di una certa cultura implica anche l'esaurimento, la fine della
poesia che quella cultura ha prodotto [….] » – scrive Linguaglossa.
Dormire
dinanzi alle poesie dei simbolisti russi non è scandaloso ma non credo si
tratti della querelle des anciennes et des modernes.
Non c’è alcuna querelle in materia,
la tensione tra i due poli esiste in ogni vicenda ed esperienza umana e alla
fine il nuovo vince sempre.
Tornare
ciclicamente alla questione è soporifero quanto i simbolisti russi.