Vorrei riprendere su
questo nostro blog ( in più spirabil aere
spero) la questione che Giorgio Linguglossa ha sollevato sul Poesia 2.0 (qui). Per
approfondirla e diradare l’offuscamento ideologico abbondante tra i commenti
letti. Un certo mio dissenso si rivolge
anche a Giorgio, ma so di potermelo permettere. Del resto egli ed altri/e sanno
che possono permetterselo con me. Vediamo se ci si intende di più …Mi scuso se negli appunti ci sono refusi e qualche incongruenza, ma ci tengo a pubblicarlo subito. [E.A.]
1.
Ha
avuto coraggio Giorgio Linguaglossa a sollevare il nodo in questione.
E
specie in questo momento, in cui Milo De Angelis è presentato come “il più
grande poeta vivente italiano” e a Fortini viene negato persino un Meridiano
della sua poesia, concesso invece a molti altri.. (Cfr.qui)
2.
È
un grande nodo generazionale ( tra un “padre del ‘68” e quei “Fratelli
amorevoli” che ebbero prima a che fare col ’68, poi col il “ritorno al privato”
e alla “parola innamorata”), politico e di storia della poesia, che andrebbe
indagato al di là dell’aneddotica apologetica che vorrebbe Fortini mentore del
giovane De Angelis e poi maestro
superato dall’allievo più giovane e geniale (quasi un ricalco del rapporto tra
il giovane Nietzsche e il suo maestro filologo evocato da Fortini in uno
scritto di Insistenze…). Ma
sollevarlo oggi in un post, presto
invaso da fans più o meno agguerriti di De Angelis, è stato
controproducente e insoddisfacente -
credo - per lo stesso proponente. Perché la sua proposta critica e ben presto stata affondata e deviata in una
sterile diatriba tra fans di De Angelis (molti) e qualche obiettore.