«E’ sempre più difficile anche solo venire a conoscenza
dell’esistenza dei veri libri che ci interessano, è sempre più difficile
approvvigionarsi, scegliere, e infine separarsi dall’ondata di libri che ci
viene buttata addosso: a qualcuno come compito di lavoro, a tutti come un
caleidoscopio di assaggi e di avanzi, destinati a produrre una perenne lettura di Sisifo». Così scrive Luca
Ferrieri in questo interessante saggio, pubblicato sul sito di POLISCRITTURE
assieme agli altri interventi arrivati per il n.9 su Fortini che si possono
consultare qui. Lo ripropongo anche sul blog MOLTINPOESIA perché
contiene indirettamente spunti notevoli per procedere a una necessaria e auspicabile una “ecologia dei blog”. [E. A.]
Con questo intervento voglio raccogliere, anche se
in forma non ancora sufficientemente elaborata e sistematica, alcune
osservazioni sull’apporto che Franco Fortini ha dato al concetto e alla pratica
dell’ecologia della lettura e ai suoi
possibili sviluppi.
1. Nell’ultima
fase della sua vita, Fortini mostrò molto interesse al tema dell’ecologia della
lettura, sia dal punto di vista teorico che pratico. L’interesse nasceva
sicuramente da un’elaborazione precedente, riconducibile ai molti luoghi della
sua opera in cui si accenna alla necessità di un’ecologia della letteratura, della scrittura e della lettura,
che, anche se non sono temi sovrapponibili, sono sicuramente collegati[1]. Ma
si trattò anche di un’elaborazione profondamente legata al lavoro che Fortini
svolse nella scuola e poi nell’università, e a quello nei giornali e nei mezzi
di comunicazione di massa. Non a caso l’emergere della tematica è coeva
all’accentuazione che Fortini impresse negli anni Ottanta e nei primi Novanta
al lavoro politico nelle “redazioni”:
“Anni fa scrissi, enfaticamente, che il luogo del prossimo
scontro sarebbero state le redazioni. Quel momento è venuto, il luogo è questo.
Chi tiene famiglia, esca. Chi ha figli sappia che un giorno essi guarderanno
con rispetto o con odio alle sue scelte di oggi”.