Così in questi giorni un amico:
«Caro Ennio, avevo già letto l'articolo di Carlo
Formenti (qui), invece quello di Sergio Bologna (qui) non lo conoscevo: semplici, chiari e
acuti, come sempre. Io negli ultimi giorni avevo previsto il successo
elettorale di Beppe Grillo tanto che ho vinto una scommessa con dei colleghi,
però non l'ho votato. E avevo previsto anche l'ennesima sconfitta della
sinistra cosiddetta radicale che ormai si è ridotta a un'esigua minoranza.
Seguo con attenzione l'evoluzione del movimento
5 stelle, ma ci sono alcuni aspetti che non mi convincono. Hanno scelto di
entrare in Parlamento ma dicono di voler cambiare le regole della democrazia
rappresentativa. Vedremo come. Saranno addomesticati pure loro? E' troppo
presto per dirlo. Inoltre in questa situazione economica e finanziaria molti
dei punti del loro programma sono irrealizzabili senza rovesciare il mondo.
Troppi proclami! Comunque sono riusciti a dare uno scossone al sistema politico
italiano e questo non può che farmi piacere. Ciao, G. »
Io
non ho votato. Il mio scetticismo verso le forze politiche in campo è stato
totale. E non sono né piacevolmente sorpreso per l’exploit grillino né dispiaciuto per la nuova
batosta della sinistra. Resta il
problema di valutare il fenomeno: schiuma del sistema o spina nel suo fianco? Ulteriore segno di crisi (l’ingovernabilità) o iniziale, confusa
reazione ad essa?