di Ennio Abate
non sai stare fra le donne
beato
come sul filo delle onde
a fare il morto
il bimbo
che la madre portò in visita
da cugine e comarelle
s'insinua presto
fra maglie soffici
e corpi odorosi
ridacchia
punge
si svela
di Ennio Abate
non sai stare fra le donne
beato
come sul filo delle onde
a fare il morto
il bimbo
che la madre portò in visita
da cugine e comarelle
s'insinua presto
fra maglie soffici
e corpi odorosi
ridacchia
punge
si svela
m'intimarono di consegnare
gli orecchini - guizzi dorati -
che lei aveva portato ai lobi
avrei dovuto fare il martire
-
farmeli - nobilmente offeso -
strappare
ma da belva reagii
morsicando le mani
che mi agguantavano
devo
solo restare fermo alla finestra
quando
il buio m'arriva in petto
in
qualche suo invisibile angolo
(che
pare appartenermi e invece
invia
sussulti inesplorati)
i
fantasmi di persone care
in
riposo - inquiete
con
respiri
a
fatica immaginati
che
gorgoglia in gola
Scorri, buia campagna d’infanzia, mostra i tuoi sterpi.
Ci siamo fatti vecchi. Ci siam persi. Ma ai
bambini
che fummo – abbassaocchi, biascicanti favori,
baciamani
– somigliamo soltanto per la sofferenza dei
ricordi.
Dal braciere di povere fiabe scintillano ancora
immagini
pie. Conservarle devi contro i geli pugnalatori.
Cibi di compassione, marmellate di paure sono,
ma nutrono l’impazienza di altri combattenti.
Narreremo altre furie. E nella carne dei viventi.
Non più muti scenderemo negli irriconoscibili
cimiteri marini dei nostri padri dimenticati.
9 luglio 2025
* Una precedente versione qui:
https://www.poliscritture.it/2024/05/09/lavorando-a-narratorio/