E’ di notevole interesse la nota
manoscritta di Fortini aggiunta, la sera del 22 maggio 1973, al testo della
conferenza, tenuta all’Istituto Italiano di Cultura di Città del Messico, in
occasione delle celebrazioni per il centenario della morte di Alessandro
Manzoni.
Si potrebbe anche porre una distinzione tra l'uomo razionale e l'uomo ragionevole. Una persona ragionevole non è mai solo razionale perché sa per esperienza che la vita contiene entrambe le cose, il razionale e l'irrazionale; un uomo ragionevole è ragionevole. Un uomo razionale non è mai ragionevole perché impone la sua perfetta logica alla vita.
RispondiEliminaA proposito di professori e Manzoni: quel "siccome immobile" non è fastidiosamente pleonastico?
mayoor
Mi piace questo stile. Narrare argomenti difficili pur rimanendo nella semplicità. Cosa difficile da conquistare.Donato lo piò fare perchè è un pedagogista.
RispondiEliminaGrazie e attendo altri scritti
Angela
oh Donato , molto bene ti ritrovo è bello poterti leggere...E scoprire che sei come una buona Malvasia. Non ho mai letto nulla di Manzoni, nemmeno i Promessi Sposi. Negli anni 70 era stato bandito. E' una buon'occasione per imparare. Qualcosa. Grazie e grazie ad Ennio per questo suo sito ricco di perle
RispondiEliminaGiulia
Insomma, bisognerebbe prendere in considerazione ciò che non piace immediatamente, che non interessa il nostro istinto , i nostri desideri. Guardare dentro la menzogna della letteratura per scoprire una verità, quella dello scrittore o quella che intende il lettore? per quanto riguarda il piacere della lettura,mi sembra,che tu ti stia un po' contraddicendo rispetto a un post apparso proprio su questo Blog tempo fa.Io penso che bisognerebbe fare in modo che tutta la letteratura venga spiegata con quel tanto di irrazionale che rende la ragione un importante veicolo che servirà per spostare la mente in tutte le direzioni, soprattutto per costruire su di esse il nuovo. Grazie per questo posto che come tutti gli altri lasciano il desiderio di riflettere. Emy
RispondiEliminaPosto sta per post. Emy
RispondiEliminaMa insomma queste donnicciole che tendono ad intervenire solo per parlare del loro scrittore preferito. Fanno fare una meschian figura a tutto il sesso debole ...apprezzo Salzarulo ma le su efans sdolcinate no...
RispondiEliminaGiusi
Grazie per gli interventi e apprezzamenti.
RispondiElimina1) A Mayoor: si può sicuramente fare una distinzione fra l’uomo “razionale” e quello “ragionevole”. Ma io ho interpretato la massima di Hegel imparata a scuola “Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale” come tensione tra essere e dover essere. Dobbiamo sforzarci di far diventare realtà il razionale e di rendere razionale il reale (soprattutto se carico d’irrazionalità…). L’ho fatto ricordandomi un testo di Marcuse (“Ragione rivoluzione”) letto negli anni giovanili.
2) Ad Emy: non parlavo io “di piacere della lettura”, che volevo sostituirlo col desiderio, ma alcuni miei amici. Comunque, il piacere della lettura esiste (anche il vizio!). Sono proprio i giovani a dimostrarlo: preferendo, come di solito fanno, Leopardi a Manzoni. Fortini, che preferisce il secondo al primo (per varie ragioni che racconterò nel prosieguo del saggio), sostiene che bisogna sapersi negare certi piaceri. Se volete è, come quella di Manzoni, una “saggezza repressiva”. Anche volendolo, non è detto che si riesca. Tant’è che i giovani, nove volte su dieci, preferiscono “A Silvia” al “5 Maggio”.
Ancora grazie a tutti
Donato
«L'arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità»
RispondiEliminaT.W. Adorno "Minima moralia" (1951)
Ottimo aforisma. Grazie, Giorgio! Però, confrontato con quello di Fortini dove ci porta?...Mi piacerebbe comprenderlo meglio. Ciao
RispondiEliminaDonato
Caro Donato,
RispondiEliminaa me sembra che il concetto marxiano di «verità» come lo usava Fortini sia inquinato dalla spinta tutta fortiniana di aderire ad un baluardo forte per poter puntellare la propria progettualità critica e poetica dentro un recinto di paradigmi concettuali forti. Ma così come Fortini lo mette il concetto di «verità» resta inquinato dal sedimento teologico che quella parolina portava (e porta) con sé.
L'impiego del termine «verità» che ne fa Adorno oltre ad essere dialetticamente molto più evoluto e disinibito, ha il merito di liquidare lo stesso concetto che la letteratura (o la poesia) debba cibarsi del concetto di «verità». Adorno è ben cosciente (al contrario di Fortini) che al riparo della «verità» si sono commesse le peggiori scelleratezze (da parte di tutti), e inoltre preme ad Adorno liberare l'estetica da ogni concetto adulterato da influenza teologica come quello di «verità». In specie in Letteratura chi parla di «verità» o è un ingenuo (e quindi lo scusiamo) o è uno sciocco (dal quale però dobbiamo prendere le distanze).
Caro Giorgio,
RispondiEliminaper Fortini il vero non è del fatto e neppure delle interpretazioni. E' del futuro. E, comunque, Fortini conosceva benissimo l'opera di Adorno. In letteratura e, soprattutto in poesia, non è possibile rinunciare al "vero veduto con la mente" una volta per sempre.
Il bello, il vero, e il buono si condensano o, se preferisci, precipitano in unico suono...
Fraternamente
Donato
La menzogna è una verità mai esistita. Emy
RispondiElimina