giovedì 17 novembre 2011

Enzo Giarmoleo
Giotto, il denaro, l’usura.




Risale a qualche settimana fa la notizia della scoperta del diavolo nascosto in una nuvola di Giotto, precisamente nella ventesima scena della vita di San Francesco. Un esempio, forse il primo, di manipolazione del cielo. Sicuramente un’anticipazione rispetto al cavaliere sulla nuvola immortalato da Mantegna. Sfuggito per otto secoli all’occhio attento di esperti, critici, fedeli, pellegrini, sacerdoti, questo diavolo inquietante mimetizzato nel cielo, appare accanto al santo patrono d’Italia. Certo il diavolo può essere onnipresente ma ora che la studiosa medievalista Chiara Frugoni l’ha recentemente scovato in questa nuvola con le corna e il naso adunco, siamo un  po’ perplessi.
Quasi a protezione, si può vedere il candido e vaporoso velo dell’angelo ad uno schioppo dal profilo del diavolo, ma anche se non è successo nulla di preoccupante per tanti secoli, la sua presenza diventa inquietante per chi nutre una grande ammirazione nei confronti del santo. Entrato nell’immaginario collettivo, Francesco figura mitica, per certi versi rivoluzionaria, impartisce lezioni straordinarie spogliandosi di tutti i suoi averi, cosa inimmaginabile per la “casta” italiana del 21° secolo. Da alcuni paragonato al giovane Guevara, che come Francesco inizia il suo viaggio dal fondo della disperazione sociale, dal fratello lebbra - simbolo per tutto il medioevo, della disperazione umana affiancato per secoli alla idealizzazione del “bacio del lebbroso” come prova estrema di coraggio e altruismo. Quello che non si capisce è la nonchalance con cui Giotto gioca con questa figura. La figura del diavolo nel medioevo, è associata al famoso “sterco del diavolo”, sua maestà il denaro. Giotto che pratica l’usura pesantemente, è un grande intenditore di denaro, non ha sensi di colpa, sistema il diavolo nella nuvole e lo mimetizza. Sarà perché il diavolo è un elemento indispensabile nella lotta tra il bene e il male? Si possono fare due ipotesi: o che Giotto fosse  schizofrenico e quindi nel momento in cui dà vita al diavolo non viene sfiorato minimamente da sensi di colpa, o che l’usura fosse da Giotto considerata fatto di normale amministrazione e quindi non poteva costituire elemento di inibizione. Difficile da stabilire se come dice Jacques Le Goff  “l'economia monetaria incontra l'usura come momento di massima ingiustizia terrena con effetti nefasti anche per la salvezza dopo la morte”.
Dopo la poesia di Ezra Pound “Contro l’usura”  mi sono permesso di scrivere :

Giotto o dell’usura

Quanti chili di polvere
per ogni metro di cielo
blu  stellato
Quanti occhi della testa
per ogni chilo di vera polvere
di lapislazzuli e azzurrite
Quali  i colori dell’usura?
E i semplici esecutori?
Pietro Lombardo
Duccio Pier della Francesca
Beato Angelico Botticelli ?
E tutti gli altri?
Conniventi con i rispettivi
committenti usurai di professione?
Giotto sfuggito a Pound ?
Giotto came not  by usura ?”
Giotto con  le bisacce colme
di tanti fiorini oro sonanti
Giotto che riscatta
l’anima usuraia di Reginaldo
immortala con sapienza ottica
il raggio di luce naturale
sulla mano usuraia di Enrico
Giotto sfuggito a Dante
che manda all’inferno
solo gli Scrovegni
Giotto che ruba il campo a Cimabue
Giotto  continuamente occupato
nell’esazione dei crediti
con i suoi numerosi legali
non esita a spezzar  le ali
a debitori morosi o insolventi.
Giotto moderno imprenditore
che dirige
la divisione del lavoro
dei suoi progetti
Giotto che restituisce
luce all’arte
la luce profonda del cobalto
accanto all’oro bizantino
per compiacere “ l’intelletto de savi”.
Giotto che vede in prospettiva
usa a pennello i metodi violenti della
speculazione finanziaria .





1 commento:

Anonimo ha detto...

Bravo ENZO!!! Mi mancava tanto la tua scrittura! Questa è davvero una sorpresa!

Giotto e il suo diavolo
Così suo, cosi invadente,
così nascosto ,di nuvole
che sempre vanno
che sempre tornano.


Ciao Emy