venerdì 28 aprile 2023

Come se niente (cioè la guerra in Ucraina in corso) fosse, torna la "Grande Poesia a Milano"...

 di Ennio Abate

 Leggo su FB che "dal 2 al 23 maggio torna la #poesia all' Università degli Studi di Milano con "UNIMI Connect Poesia 2023. Grande Poesia a Milano”, nuova edizione del ciclo di incontri aperto alla comunità universitaria e cittadina "ospiti" dell’Aula Magna di via Festa del Perdono 7 , ogni martedì, alle ore 18.30.Con la cura artistica di Maurizio Cucchi e la partecipazione degli attori Paolo Bessegato ed Elena Sardi, l’iniziativa si articola in quattro incontri dedicati ad altrettanti poeti: 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐅𝐨𝐫𝐭𝐢𝐧𝐢 (Una volta per sempre, 2 maggio), 𝐆𝐢𝐚𝐧𝐜𝐚𝐫𝐥𝐨 𝐌𝐚𝐣𝐨𝐫𝐢𝐧𝐨 (Gli alleati viaggiatori, 9 maggio), 𝐀𝐥𝐝𝐚 𝐌𝐞𝐫𝐢𝐧𝐢 (La presenza di Orfeo, 16 maggio) e 𝐀𝐧𝐭𝐨𝐧𝐢𝐨 𝐏𝐨𝐫𝐭𝐚 (I rapporti umani, 23 maggio)."
Sono curioso di sapere che diranno di Fortini e di Majorino soprattutto. Per il momento mi rileggo quanto scrissi il 3 febbraio 2011 sulla loro "poesia critica" in un articolo intitolato "Da quali nemici e falsi amici si devono guardare i poeti (esodanti) [ Seconda puntata] su questo stesso blog (qui il testo completo):

venerdì 14 aprile 2023

MOLTINPOESIA APPUNTO 10: Rileggendo nel 2007 «Vergogna della poesia» (1949) di Fortini



 di Ennio Abate

 

Un equivoco forse resta nell’uso (utopistico?) che ho fatto finora del termine «moltitudine poetante». Credo mi abbia suggestionato l’idea, afferrata di corsa (da Eluard, ad esempio), che in questo scritto Fortini attribuiva ai surrealisti, profeti per lui dell’«avvento di una umanità in cui non si sarebbero stati più poeti perché tutti lo sarebbero stati, perché ogni comunicazione sarebbe stata automatica, assolutamente spontanea e immediata in un mondo di liberi» (pag. 1275).
Ma davvero, a distanza di tanto tempo dai surrealisti, condividendo la loro tensione, ho dato ad intendere che "essere molti in poesia" significhi "tutti (facilmente o già) poeti"?
Non mi pare. Mi è chiaro infatti che i molti in poesia, di cui oggi parlo, sono un segno della crisi della poesia (o di una nuova crisi della poesia) più che il segno di una sua diffusione vitale e prorompente.  E che bisogna proprio partire dalla crisi della poesia  invece di parlare genericamente solo di "cattivi poeti" odierni, come se la poesia godesse ottima salute.

venerdì 7 aprile 2023

Giancarlo Majorino e gli "scriventi poesia"



 Varie pagine di amici su Facebook hanno ricordato che  oggi, 7 aprile, è l'anniversario  della nascita nel 2028 di  Giancarlo Majorino, morto il 20 maggio 2021. Lo voglio ricordare io pure, trascrivendo una domanda e la sua risposta da una nostra conversazione del 5 giugno 2002  sul fenomeno degli "scriventi poesia". Da lì ebbe inizio la mia ricerca e la teorizzazione dei moltinpoesia.

 - Esiste oggi una tendenza a fare indagini sulla poesia soprattutto negli immediati dintorni del critico o poeta  (al limite fra i propri amici o coetanei). Ti pare del tutto utopistico, invece, una ricerca come quella che vorrei tentare su un consistente campione di quasi sconosciuti scriventi poesia? 

- L’esigenza di scrutare davvero e non così impressionisticamente  questa massa di scrittura poetica è positiva. I testi però, che arrivano sul mio tavolo,  a volte sono poesie per modo di dire. A  volte sono delle comunicazioni poeticistiche. Questo un po’ dà fastidio. Non lo dico per una difesa corporativa (almeno, per quel che mi riguarda,io sono attento a ‘sta faccenda). Il fastidio nasce perché tante energie vengono a volte imbrigliate per cose che forse non sono le vere cose che si cercano.Tante volte son forme di solitudine, di assenza di comunicazione; altre volte anche di bisogno di esserci, di avere una presenza.Così  tutto diventa subito un po’ ambiguo: come se uno sognasse che entrando di lì, dalla scrittura in versi (che mi obbliga a tener conto primariamente di ciò che sento necessario e non meno della possibilità di dare forma a ciò), potesse venirne chissà cosa. Mi sembra che ci sia una domanda muta che è ancora più forte, una insoddisfazione verso la vita che si fa. E questa è una grande molla di cambiamento. Ma, per esempio, se uno senza saperlo ripete forme poetiche già collaudate come se fossero proprie, in questo vedo un’illusione, ma anche un’ignoranza sul fatto che il ricorso a sé, all’interiorità di sé, non dà maggiore autenticità. Il  ‘sé’ è pieno di condizionamenti: è solo lo studio accanito, il confronto senza paura con l’altro da sé che può aiutare.

mercoledì 5 aprile 2023

MOLTINPOESIA APPUNTO 9: Il Territorio della Poesia. Le Riviste (2007)

 


di Ennio Abate

Questi sono gli appunti che usai per il mio intervento sul tema proposto all’incontro del 25 giugno 2007 dalla Casa della poesia al Trotter di Milano. 

Partiamo dal titolo di questa serata: Il territorio della poesia. Le riviste. Lo intendo come un invito a parlare della poesia pubblicata sulle riviste di poesia o su quelle che trattano anche altro; e mi pare sia sottinteso che le riviste siano ancora oggi i luoghi più investiti dai flussi vivi e magmatici della poesia che si facendo oggi in Italia; e che, quindi, andrebbero considerati i più attendibili per dar conto dello stato della poesia italiana assieme alle antologie di poesia, che in tali flussi dovrebbero mettere un po’ di ordine. Subito dopo mi chiederei: come operano le riviste di poesia e quelle  non esclusivamente di poesia nel territorio della poesia? Ma anche - questione per me importante - cosa fanno ai confini di questo territorio della poesia?

sabato 1 aprile 2023

MOLTINPOESIA APPUNTO 8: Quattro stralci da “Poesia e presente” (2005)


di Ennio Abate

Continuo in forma di appunti la selezione in ordine cronologico  di miei scritti inediti o apparsi su riviste oggi introvabili che siano riconducibili al concetto ‘moltinpoesia’.  Da un mio intervento del maggio 2005  al  Convegno della rivista di Massimo Parizzi, “Qui. Appunti dal presente”, già pubblicato per intero (qui) estraggo questi  4 punti: