venerdì 21 settembre 2012

Giorgio Linguaglossa
Su "Con l'inchiostro rosso"
di Giuseppina di Leo



Giuseppina Di Leo Con l’inchiostro rosso  Sentieri meridiani, Cosenza, 2012

Se c’è una tendenza in atto nella poesia contemporanea questa è senz’altro la tendenza ad allungare il verso oltre i limiti anticamente stabiliti dal verso libero; voglio dire che il verso della poesia recentissima sembra essersi liberato della libertà che faceva del verso libero una propria bandiera. Del resto, questa continua proliferazione della lunghezza della versificazione, come nel caso della poesia di Giuseppina Di Leo, significa anche un’altra cosa: la difficoltà ad afferrare il «reale», la difficoltà a racchiudere il «reale» nella scatola metrica e acustica della metrica tradizionale di novecentesca memoria. Di qui la pratica della Di Leo di un concetto di lirica come «cronaca privata», «diario libero», libera tematizzazione di oggetti, poesia di «occasioni» con la correlativa abitudine a fissare il giorno, l’anno e, spesso, anche gli orari delle composizioni.

Paolo Pezzaglia
Condivisione del dolore



Il dolore del mondo era
la coda di ogni creazione,
lo sapeva bene, e lo volle
fare lo stesso il mondo,
pro e contra valutati;
alla fine l’assemblea degli elohim
assentì - corriamo il rischio
la felicità dei nuovi beati
sarà la ricompensa per tutti,
il resto bruci e niente rimanga! -

Rita Simonitto
Perdite


Galleria di Francesco I, Perdita della gioventù perpetua


Tentasti di fiorire
ma venne la neve a primavera.
Poi ci fu maggio, e il sole roteava
come non mai travolgendo la terra
nei sui baci. Non portò frutti giugno.

Capitasti certo male, ragazzo,
e negli occhi che ti guardano guardi
invelenito e perso quel mucchio d’altri
che godette di primavere e estati.

E ti chiedi a che serve che sai
che loro mai sapranno
ciò che tu sai.

15.10.2011

mercoledì 19 settembre 2012

sabato 15 settembre 2012

Per Roberto Roversi
Due suggestioni

Ascoltate! Cavalchiamo cavalchiamo nel sangue
la paura del cielo che strappa manciate di stelle
oscura la voce un abbraccio di gelido fuoco poi silenzio
e silenzio
solitudine antica – la terra è nel vento di foglie strappate
una morte è in corso
le onde uguali si sciolgono gridando vendetta.
Forse è la morte annunciata del nostro pianeta?

(Parte terza, vv. 2548-2555).

giovedì 13 settembre 2012

Eugenio Grandinetti
Due poesie


         Il Savuto

Si vedeva
dall'alto di Potame il mare
tremulo tra i castagni.Si tornava
con gli occhi pieni di stupori.Il mare
era un sogno lontano,una promessa
vaga,un'attesa inappagata :
la sola acqua possibile era il fiume
a un'ora di cammino,
attraversando il bosco,la pietraia
e la strada asfaltata.E sull'asfalto
c'erano le bisce appena nate,
sottili come diti,già stordite
dalla calura.E c'era

mercoledì 12 settembre 2012

Giorgio Mannacio
Salutari provocazioni d’estate
(Agamben, De Angelis,Fortini)


Salutari provocazioni d’estate ( Agamben, De Angelis,Fortini )
Rifletto sulle salutari provocazioni di Ennio Abate e che ho individuato nel titolo.
Nonostante la diversità ( parziale ) dei loro oggetti finiscono per confluire nel grande fiume delle considerazioni sull’attualità. Le provocazioni hanno curiosamente una sorta di tratto comune apparentemente banale dal quale ritengo utile cominciare.
Inizio da Agamben (qui), autore del quale ho letto diversi saggi e che ritengo dotato di straordinario acume filosofico ( raccomando la lettura di Il linguaggio e la morte, Einaudi 1982 ).C’era bisogno, mi chiedo,di avvertire i lettori ( quasi intimidendoli ) che hanno a che fare con una delle dieci teste pensanti esistenti nel mondo ?
Quale mondo,poi?

martedì 11 settembre 2012

Giorgio Linguaglossa
La tematica esotica di Hafid Gafaïti


 Hafid Gafaïti La tentazione del deserto  La Vita Felice, Milano, 2012 trad. V. Surliuga  

Questa raccolta di  Hafid Gafaïti  è il terzo volume della trilogia meutres et fraternités / omicidi e fratellanze, inaugurata nel 2006 con la gorge tranchée du soleil / la gola tagliata dal sole, seguita da le retour des damnés / il ritorno dei dannati (2007).

Scrivevo di recente a proposito della poesia di Tomaso Kemeny: «Ciò che, in Italia, originariamente, per i mitomodernisti, era il rapporto ontologico tra «mito» e «storia» che caratterizzava il tardo Moderno, oggi, nelle condizioni del Dopo il Moderno non è più la Sensucht  nostalgica quella che respira nei versi della poesia più evoluta ma una oggettività, un voler essere e voler apparire oggettivi o super partes in mezzo alla barbarie dei rapporti produttivi estranianti ed estraniati, talché il recentissimo è diventato, come apparenza e fantasmagoria, lo stesso antico, e l’antico (opportunamente modernizzato) è diventato il recentissimo (antichizzato), la merce segnaletica del cartellone mediatico».

sabato 8 settembre 2012

Luca Ferrieri
Appunti su Fortini
e l’ecologia della lettura



«E’ sempre più difficile anche solo venire a conoscenza dell’esistenza dei veri libri che ci interessano, è sempre più difficile approvvigionarsi, scegliere, e infine separarsi dall’ondata di libri che ci viene buttata addosso: a qualcuno come compito di lavoro, a tutti come un caleidoscopio di assaggi e di avanzi, destinati a produrre una perenne lettura di Sisifo». Così scrive Luca Ferrieri in questo interessante saggio, pubblicato sul sito di POLISCRITTURE assieme agli altri interventi arrivati per il n.9 su Fortini che si possono consultare qui. Lo ripropongo anche sul blog MOLTINPOESIA perché contiene indirettamente spunti notevoli  per procedere a una necessaria e auspicabile  una “ecologia dei blog”. [E. A.]



Con questo intervento voglio raccogliere, anche se in forma non ancora sufficientemente elaborata e sistematica, alcune osservazioni sull’apporto che Franco Fortini ha dato al concetto e alla pratica dell’ecologia della lettura e ai suoi possibili sviluppi.
1. Nell’ultima fase della sua vita, Fortini mostrò molto interesse al tema dell’ecologia della lettura, sia dal punto di vista teorico che pratico. L’interesse nasceva sicuramente da un’elaborazione precedente, riconducibile ai molti luoghi della sua opera in cui si accenna alla necessità di un’ecologia della letteratura, della scrittura e della lettura, che, anche se non sono temi sovrapponibili, sono sicuramente collegati[1]. Ma si trattò anche di un’elaborazione profondamente legata al lavoro che Fortini svolse nella scuola e poi nell’università, e a quello nei giornali e nei mezzi di comunicazione di massa. Non a caso l’emergere della tematica è coeva all’accentuazione che Fortini impresse negli anni Ottanta e nei primi Novanta al lavoro politico nelle “redazioni”:
“Anni fa scrissi, enfaticamente, che il luogo del prossimo scontro sarebbero state le redazioni. Quel momento è venuto, il luogo è questo. Chi tiene famiglia, esca. Chi ha figli sappia che un giorno essi guarderanno con rispetto o con odio alle sue scelte di oggi”.

mercoledì 5 settembre 2012

Roberto Bugliani
Greetings from the New World


E' affollato più del solito quest’oggi il Nuovo Mondo
di Erinni smandruppate, Cassandre ammutolite
Atteoni rabberciati alla menopeggio
Andromede zitelle, Tesei usa-e-getta
Menadi zoppe, Eracli anoressici, Sisifi spiaggiati.
.
Ciò che resta dei miti primigeni
marmaglia priva di pathos
a cui basta un profilo new age per rimettersi in gioco
custodi di un Pantheon-trash
in attesa dell’okkei che li sdogani
con il loro corteggio di rituali cool
e posture trend per l’home page.
Liquidato il codazzo di centauri e ippogrifi
al border control di Tijuana, si mettono in fila
per un job di vigilante al Manhattan Mall
o di sguattero in un fast food del Bronx
e la postcard con l’alba mozzafiato sull’Hudson
Greetings from the New World
spediscono all’Olimpo (Greece), ammesso che
il postino si avventuri fin lassù
tra templi diruti e giacigli di homeless. 

Ennio Abate
Nove poesie
da "La polis che non c'è.
Straccetti, rodii, artigliate"
(raccolta inedita)

Tabea Nineo, In fuga, Lug. 2011

POESIA LUNGA DELLA CRISI LUNGHISSIMA

A Gianfranco La Grassa

che fare compagni/ di speranze raggrinzite?/

nella città si preparano non percepibili eventi/ dagli scantinati arrivano rumori di scalpelli/ e dopo pause allarmanti/schianti/ pavimenti immagino in disordine/ calcinacci/ assenze di mobilio/ e quanta industria culturale accolta in quei libri sparsi/ e negli opuscoli redatti su realtà provvisorie/ che ci convinsero a metà/ a tre quarti/ di sbieco/ conservati poi per scrupolo/ quando ancora c’illudevamo di sostituirli/ con dieci/ cento incontri/ spurgati dalle più equivoche passività/  lontani dal chiacchiericcio di via Vetere/ bandiera rossa/ sempre più stinta/ e penzoloni/ sotto le piogge lugubri/di inverni conclusi/ nei quali andarsene in giro ora/ traversando ancora la Milano guardata con sospetto e ira / in centinaia di cortei/ e ritrovar1a più immobile per noi/ che ci fingiamo estranei/ di passaggio/ e abbiamo occhi mollicci che più non prendono/ se non il chiacchiericcio testardo/ senza rigore/ dei pensionati/ e vorremmo ritelefonare/ ma non serve/ all’amico/ all’amica/ perduti di vista / ricontrollare distacchi/ inaridimenti/ sussulti di desideri affondati / inesplorate viltà/ sbrigative semplificazioni/

lunedì 3 settembre 2012

Navio Celese a Giorgio Linguaglossa
Lettera aperta su minimalismo
e conflitto d'interesse


Caro Giorgio Linguaglossa
   sto seguendo su Poesia2.0 il dibattito che si è alimentato con il tuo intervento sulla poesia di Milo De Angelis. Non sono sorpreso della piega che va assumendo. E’ certo che uno dei punti controversi e impliciti alla discussione riguarda il costume letterario. Le posizioni nel blog si stanno appassionatamente orientando pro/contro Milo De Angelis. La sua poesia c’entra poco. La cosa è più evidente ora che vengono messi in campo nomi importanti della critica facendo ricorso a una sorta di contundente principium auctoritatis. Prassi che non è estranea ai vari aspetti della società contemporanea: da quello della politica e dello sport, a quello della stampa e della cultura in generale. Pubblicare oggi non ha connotati molto diversi dalla scalata al potere di qualsiasi tipo. Sullo sfondo lo scambio solidale all’interno dell’establishment (per esempio, la circolarità delle recensioni e dei premi letterari che creano fidelizzazioni oltre che blasoni e credenziali). Perché il blog non s’incarica di indagarne numericamente i circuiti per poi pubblicarne i risultati? Tante recensioni io a te, tante a debito verso me; tanti premi a te e tanti a me; qui in giuria io e là tu. Avrebbero più efficacia di qualsiasi dibattito critico. Benché il costume sia oggetto proprio della sociologia e non della critica.

domenica 2 settembre 2012

Giorgio Linguaglossa
Sette poesie
da "La belligeranza del tramonto"



Nostra Signora dei morti
Perdona nobis Nostra Signora dei morti
se abbiamo bevuto il tuo sangue e mangiato la tua carne
seduti al banchetto nell'ultima cena.
Perdona nobis se abbiamo negoziato col nemico nel Tempio
e convenuto con la meretrice nel talamo nuziale
preparando la guerra nel tempo della pace.
Ora pro nobis Nostra Signora dei morti
se abbiamo seppellito i nostri cari
e dissotterrato l'ascia di guerra per i nemici.
Tutto
è stato vano.
Ti scongiuriamo Nostra Signora dei morti
di umiliarci sotto il tuo mantello di neve
il fratello col fratello, l'assassino col sicario.
Una falange macedone di morti.
Deponi ora che siamo morti
il possente elmo di pietra sopra la spiga di grano.
Misteriosa Atena, donaci la mano
accompagnaci nel luogo dove sono i molti.